mercoledì 13 luglio 2022

Storia di un confinato

 Qualche giorno fa mi ha scritto Peter Verc dicendomi che si trovava in vacanza a Ponza e voleva sapere se c'erano luoghi o monumenti in ricordo dei confinati.

Suo nonno Romano Pahor è stato internato a Ponza per ben due volte dal 1929 al 1932 e dal 1936 al 1937.

Si sposò a Le Forna facendo venire a Ponza la sua fidanzata, nonna di Peter.

Peter Verc ha appena pubblicato un libro su suo nonno in sloveno, sua madre lingua, in cui  "c'è tanta Ponza".

Ecco la storia di Romano Pahor raccontata da Peter:

"Si, mio nonno è stato condannato al confino nel 1928 ed è giunto sull'isola nel gennaio 1929. Siccome era il promotore di diversi circoli culturali e studenteschi sloveni a Trieste (il fascismo non tollerava organizzazioni non italiane) , è stato reputato "moralmente responsabile" dell'omicidio di un appartenente sloveno delle milizie fasciste presso Divaccia (ora Slovenia). Quell'omicidio fu commesso da un gruppo terrorista iugoslavo (Orjuna) che nulla aveva a che fare con l'attività perlopiù culturale di mio nonno e di chi, come lui, e un altro confinato a Ponza, Jože (Giuseppe) Dekleva, era a capo dell'Unione dei circoli giovanili sloveni. Lo scopo di questi circoli era conservare la lingua e la cultura slovena che la politica nazionalista fascista voleva cancellare. La prima volta mio nonno avrebbe dovuto rimanere a Ponza per 5 anni, ma ci fu l'amnistia in occasione del decimo anniversario della marcia su Roma. Il motivo della seconda condanna al confino, anche questa di 5 anni, è una storia per molti versi toccante. Nella notte di Natale del 1935, mio nonno organizzò un'azione capillare che consisteva nella distribuzione di pacchi regalo con libri di favole e filastrocche slovene per i bambini delle famiglie povere di Trieste e dintorni. Giunto a Ponza nel febbraio 1936 godette dell'amnistia in occasione dell'accordo di collaborazione tra Italia e Jugoslavia del 1937 (Ciano-Stojadinović). Non tornò più a Ponza, ma fu prima internato a Istonio Marina (oggi Vasto Marina) in Abruzzo nel 1940 e poi, a seguito di condanna, rinchiuso a San Gimignano dal 1941 al 1944. Ebbe poi vita breve (morì nel 1951), resa difficile anche dalle autorità jugoslave del dopoguerra."

A proposito del matrimonio  dei suoi nonni a Ponza  Peter scrive ancora:

"La cosa forse più singolare del suo "soggiorno" a Ponza (e più romanzesca) e che si è sposato nella chiesa di Le Forna il 18/2/1932. La sposa, mia nonna Angela Grmek, è venuta in treno da Trieste e ha dovuto attendere a Gaeta per ben due giorni causa un'insolita nevicata. Il matrimonio è stato celebrato la mattina presto, le indicazioni delle autorità era fare presto e senza che nessuno sappia. Tuttavia, mia nonna (che purtroppo non ho conosciuto) ha raccontato di aver avuto in dono da degli abitanti di Ponza - godeva della loro accoglienza - un spilla. Anni fa, purtroppo, è stata rubata a mia zia che la custodiva in casa."



Romano Pahor nel luogo in cui è stata scattata la foto negli anni di confino

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