lunedì 27 febbraio 2017

Il fuoco

L’Isola è nata dal fuoco, il fuoco creatore, sprigionato dalla terra.
Il suo destino è essere sgretolata, erosa dal mare e dal vento.
Ma spesso l’uomo, che dovrebbe essere custode e non padrone,
usa il fuoco diverso, distruttore.
E non solo sull’Isola!
Pensando solo ai suoi interessi, usa il fuoco come strumento di potere,
di ricatto, verso gli altri uomini, strumento di sfregio verso la natura stessa.
Ponza è da sempre vittima degli incendi e degli incendiari.
Anni fa un vastissimo incendio, partito dal Frontone, aveva fatto danni gravissimi, mettendo quasi in ginocchio l’isola intera. Ogni parte dell’isola è stata più o meno colpita da un incendio, accidentale (causato dall’abitudine di bruciare le sterpaglie) o doloso.
Nell'agosto 2007 i danni sono stati ingenti, ha preso fuoco la zona del monte Guardia.
Io ricordo quello del 24 luglio 2011 quando nel pieno di una tempesta di maestrale il fuoco ha colpito la zona di Chiaia di Luna e i Guarini.
Uno scempio!!!
Il verde è importantissimo per l’equilibrio ambientale. La macchia mediterranea evita le frane che tormentano l’isola e permette il drenaggio della pioggia dalle colline. È fondamentale. È il rifugio di piccoli animali, di uccelli migratori, di specie vegetali ormai rare.
Inoltre una rigogliosa vegetazione fa dell’isola un meraviglioso giardino pensile.Coltivare e proteggere la terra è sicuramente meglio che incendiarla.
Il turista non vuole vedere una terra brulla e sentire l’odore di bruciato.
Ma riposare gli occhi ammirando un giardino, un gioiello in mezzo al mare.


Incendio luglio 1996



Luglio 1996



Incendio del monte Guardia agosto 2007


Agosto 2007

Un Canadair nella difficile impresa di spegnimento

(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)



24 luglio 2011...



Il mare in tempesta e l'incendio sulla falesia...24 luglio 2011



Un Canadair in azione...si vedono le fiamme sotto la casa rosa



Si prova a spegnere

(Foto di Marianna Licari)

venerdì 24 febbraio 2017

Il ricordo non muore mai...

Sono passati 11 anni dalla tua scomparsa ma non c'è stato un giorno in cui non ti abbiamo pensato...sei sempre con noi...ci manca tutto di te


Il mio papà, Ciro Iacono, maestro d'ascia dell'isola di Ponza

Il ricordo non muore mai...

mercoledì 22 febbraio 2017

Folco Quilici e la Liberty di Punta Papa

Folco Quilici ha sempre avuto per l'isola di Ponza un'attenzione particolare anche perchè proprio qui ha iniziato le immersioni subacquee da ragazzo.
Nell'antefatto personale del libro Relitti e tesori ecco cosa scrive: "Nelle acque dell'isola di Ponza, poco dopo aver imparato a sommozzare, presi ad immergermi nel fondale antistante il lato di ponente dell'isola, la cosiddetta Punta del Papa. Là giaceva un relitto di Liberty, una delle tante varate negli Stati Uniti per lo sforzo bellico della seconda guerra mondiale. Nel '44, navigando nel Tirreno centrale il suo equipaggio, completamente ubriaco, l'aveva fatta finire sulle rocce. Affondò velocemente, spezzata in due. Una parte, a pochi metri dalla riva, aveva reso possibile non solo il salvataggio di molti marinai, ma consentiva a noi ragazzi muniti solo di maschera, pinne e buon fiato di scendere sotto il pelo delle onde e gettare un'occhiata a un insieme d'elementi tragici e grandiosi: cupe ombre, luci guizzanti.
Nell'immensa carcassa scendevano in profondità palombari addetti al recupero di camion caricati nella stiva. Intravedevo appena alcuni momenti di quel lavoro e mi pareva estremamente rischioso. Allo stesso tempo cominciai a capire qual era il principale motivo per cui un uomo rischiava la vita addentrandosi in un relitto: la possibilità di mettere le mani su qualcosa di redditizio o addirittura prezioso.
Nel caso della Liberty, i camion portati in superficie rappresentavano un buon bottino per la ditta di recuperi.
Immerso nei pochi metri consentiti alle mie ancora incerte apnee, mi ero accorto di altri due uomini, non occupati al recupero del carico: muniti di un'attrezzatura subacquea particolare, e con due forti lampade accese illuminavano un camion mentre i palombari lo imbragavano per il recupero. I due indossavano tute di gomma e autorespiratori a ossigeno..."
"Stavano filmando l'operazione di recupero con una macchina da ripresa cinematografica."
"...Nella carcassa di Ponza dove tutto è iniziato, sono tornato più volte, anno dopo anno, testimone di un progressivo sgretolamento della grande nave.
Nel mio ultimo tuffo, nel 2009 della imponente Liberty naufragata a Punta del Papa restavano solo pochi rottami corrosi."




Punta del Papa
(Foto di Rossano Di Loreto, aprile 2015)



Punta del Papa
(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)



Il naufragio della Liberty LST 349



Il libro di Folco Quilici


Il video della Liberty...immagini di ieri e di oggi

Nota:
LST 349, nave da trasporto americana naufragata sugli scogli antistanti Punta del Papa il 23 febbraio 1944. Il relitto giace a 21 metri di profondità.

domenica 19 febbraio 2017

Dall'album dei ricordi

Sfogliando l'album di famiglia ho trovato questa foto che racchiude un pò le mie origini...dai volti sorridenti doveva essere una giornata felice.
Credo sia una Pasquetta...il luogo forse è Tre Venti...dietro si vede il monte Guardia.
Ci sono i miei nonni paterni Peppino Iacono e Olimpia Feola, i miei nonni materni Salvatore Conte e Assunta Mazzella. Poi zia Francesca Iacono, sorella di mio padre, con il marito Silverio Musella. Ed ancora zio Antonino Conte, fratello di mia madre, con la moglie Carmela D'Arco. Infine i miei genitori Ciro Iacono ed Elvira Conte.


In primo piano da sinistra zio Silverio Musella, zia Francesca Iacono, la donna al centro non la riconosco, nemmeno la bambina, mia madre Elvira Conte, mio padre Ciro Iacono. 
Dietro da sinistra zia Carmela D'Arco, zio Antonino Conte, nonna Assunta Mazzella, nonno Salvatore Conte, nonna Olimpia Feola, nonno Peppino Iacono e il signore a fianco non lo conosco

venerdì 17 febbraio 2017

La raccolta delle acque

L'acqua, si sa, in un'isola ha un'importanza vitale e i primi coloni giunti a Ponza nel '700 quando iniziarono a costruire le loro abitazioni per prima cosa scavarono un pozzo, 'a piscina.
Dal tetto convogliavano l'acqua piovana nel pozzo che solitamente era nella parte sottostante l'abitazione e dall'interno si poteva attingere con il secchio.
Era costruito in base ai bisogni della famiglia e veniva tenuto rigorosamente pulito.
A proposito del pozzo, così scrive Giuliano Massari nel libro E' stata dura: "...Il fondo pendeva leggermente verso il centro dove era scavata la "fontanella", una piccola vasca della capacità di 5/10 litri, che serviva a facilitare la raccolta dell'acqua della sciacquatura quando la cisterna veniva ripulita raschiando le pareti con scopetti fatti con ramoscelli di mirto e poi biancheggiata a calce."
Gli antichi Romani scavarono nella roccia imponenti cisterne che oggi sono testimonianza di ingegneria idraulica. Le navi di passaggio venivano a Ponza a far rifornimento d'acqua mentre ora abbiamo bisogno delle bettoline che ce la portano.
Un tempo, quindi, l'acqua piovana veniva raccolta sui tetti delle abitazioni e convogliata nei pozzi. 
Come però dovevano essere realizzati i tetti Giovanni Maria De Rossi ecco cosa scrive:  " ...anche qui, soprattutto sulla scia delle collaudate esperienze di molte zone di provenienza dei coloni, si ricorse alla struttura "a lamia", vale a dire a botte leggermente ribassata, con le falde perimetrali esterne ripiegate all'insù, proprio per raccogliere, a mò di canali, e poi opportunamente intubare le acque piovane. All'interno le volte appaiono o totalmente semicurve o a specchio, cioè con due mezze volte ai lati raccordate da un tratto centrale in piano."
 Ormai l'acqua non viene quasi più raccolta nei pozzi, forse ancora nelle case in campagna che la utilizzano per irrigare.
Oggi quando piove a Ponza ci sono dei veri fiumi d'acqua che scendono verso il mare.



Il pozzo della Torre dei Borboni in via Madonna



Uno dei due pozzi "dìnte u Casine", Scotti di Basso



Questa sembra una "vera" di pozzo ma non ne sono certa, è sugli Scotti



La "bocca" del pozzo all'interno della falegnameria Pacifico



La "bocca" del pozzo dell'antico palazzo Tagliamonte oggi palazzo Coppa-Conte in piazza Gaetano Vitiello



Questo è lo "schizzo" del pozzo del palazzo rosa in via Parata 

lunedì 13 febbraio 2017

L'isola di Zannone

Dal 1979 Zannone  fa parte del Parco Nazionale del Circeo che in effetti ha un po' protetto l'isola dalle masse estive e dalla caccia. Ma credo che, fino a qualche tempo fa, non si sia capito il valore reale dell'isola, si puntava tutto su Palmarola.
Zannone è l'isola verde dell'Arcipelago Ponziano. In primavera ed in autunno si fermano gli uccelli migratori. Sarebbe interessante farla conoscere ai ragazzi. Ma a quanto pare i sentieri versano in cattive condizioni ed anche la casa del guardiano.
Nel 1897 Johann Karl Graeser visitò le isole Ponziane e nel "Viaggio alle isole del confino" così scrive di Zannone: "Dopo quattro ore di viaggio ci avviciniamo all'isola di Zannone. E' simile a un grande giallo budino sul piatto azzurro del mare. Zannone, o Sinonia come anticamente veniva chiamata, non è abitata che da un guardiano con la sua famiglia. Si è installato sui resti di quello che una volta era un convento cistercense.
Una comoda stradina di pietre sgrossate, tenute da malta cementizia, ci porta, in leggera salita, dall'approdo verso la cima (di mt. 179). Camminiamo per questa stradina su uno strato di pietre vulcaniche, dure e acuminate. Naturalmente sono molto meravigliato.
"Questa strada l'ha fatta costruire il "cavaliere-sindaco" per la sua casa di caccia!," mi viene risposto. "In primavera e in autunno, quando è il passo delle quaglie, lui viene sull'isola per qualche giorno a caccia".
La stradina di pietra nuda che conduce alla casina del sindaco di Ponza mi infonde un grande rispetto.
Mentre salgo, piacevolmente immerso nella luce del sole, mi vengono alla memoria i bagni di S. Calogero a Lipari e rifletto sulla assurdità del mondo. Là hanno costruito uno stabilimento splendido nel deserto però hanno dimenticato la strada e qui, invece, abbiamo solo la strada, una strada che genera illusioni fastose, ma che sbocca nel vuoto.
C'è qualcosa di "signorile", di "cavaliere" in questa strada che serve soltanto due volte l'anno ad agevolare la caccia a stanchi uccelli migratori del "cavaliere-sindaco". Nelle isole questi piccoli animali vengono presi con reti di ogni sorta. Zannone è forse il posto più frequentato per questo vile sport in cui si gareggia allo sterminio di utili uccelli canori. Del resto questa è un'abitudine comune anche al resto d'Italia.
Monasteri e castelli di predoni si trovano sempre sui punti più belli e non fa eccezione il convento di S.Benedetto.
Zannone emerge dall'acqua come la calotta di una palla affondata. 
Dalle rovine del vecchio convento lo sguardo vaga liberamente in ogni parte nella "lontananza azzurra della primavera che non è possibile comprendere". Una solitudine impenetrabile, come se la grande distesa d'acqua avesse trasportato dall'intera terra tutti qui i tormenti e le pene. anche i picchi più alti che si levano alti nell'aria, sono come pietose lapidi commemorative su un campo di battaglia. 
Per questo i monaci si sono installati nell'isola, calma e silenziosa, per dimenticare e mortificare ogni desiderio, così da ottenere la pace fino a che la terra non li avesse accolti".
A Zannone ci sono i resti di un monastero cistercense ed anche una peschiera romana quindi è interessante anche dal punto di vista archeologico.
Il Tricoli definì Zannone guscio di testuggine marina per la sua forma e pare che già nell'Ottocento fosse contesa perchè i ponzesi erano interessati alla sua legna, al calcare per fare la calce ma anche per andare a caccia.
Circa trent'anni o poco più visitai la casa del Faro di Capo Negro che aveva in concessione il dottor Spadazzi, un farmacista di Roma, amico di mio padre.
Un posto affascinante e silenzioso...rotto solo dai versi dei gabbiani e dal motore di qualche barca di passaggio.
Con l'entrata di Zannone a far parte del Parco, Spadazzi è dovuto andare via da quella casa dove ha lasciato però il suo cuore.
Nell'altro versante, scendendo al Varo, sono salita fino alla villa Casati Stampa dove c'era il guardiano di quel tempo, un ponzese di cui non ricordo il nome.
Speriamo che questo lembo di terra incontaminato, in mezzo al mar Tirreno, resti un angolo di paradiso.



L'isola di Ponza vista da Zannone



Il faro di Capo Negro visto dall'alto







I ruderi del monastero di S.Spirito



Il faro visto dal mare



Il faro di Capo Negro



La casa del faro 






Foto scattate all'isola di Zannone nel 2016

(Per gentile concessione di Enza Pagliara)



L'isola di Zannone che viene definita dal Tricoli guscio di testuggine marina
(Agosto 2015)



Il vecchio guardiano di Zannone in un ritratto del Mattei, nel 1847,che rischiò di essere colpito da uno schioppo improvviso di archibugio sparato da qualche cacciatore


Nota
Il cavaliere-sindaco era Vincenzo De Luca che amministrò Ponza dal 1867 al 1898 che il Graeser descrive dall'aspetto fisico simile al Crispi.

giovedì 9 febbraio 2017

La filuga ponzese

Una bella barca è ancorata in un angolo di porto e sta sfidando le mareggiate di questo inverno. Ogni giorno la possiamo vedere attraverso la webcam posizionata sull'Hotel Mari, quella che inquadra il molo.
La barca è una filuga ponzese, Il Re del fuoco, costruita nel 1938 e fatta restaurare dall'attuale proprietario.
Ma cos’è la filuga ponzese?
È il termine con cui viene chiamato il tipico gozzo che possiamo trovare nelle acque dell’isola di Ponza.
Praticamente è il gozzo sorrentino che i maestri d’ascia locali hanno modificato adattandolo al mare di Ponza.
Il Tricoli nella sua “Monografia per le isole del Gruppo Ponziano”, scritta nell’Ottocento, cita le “felluche” con cui gli Ischitani portavano il pescato a Napoli.
La filuga veniva costruita secondo le esigenze del pescatore, il tipo di pesca che praticava, e questo valeva anche per le dimensioni.
Venivano costruite delle filughe più grandi per arrivare a pescare in Sardegna, in Toscana, all’isola La Galite (in Tunisia).
In origine erano a remi poi sono state dotate di vela e successivamente di motore.
Il maestro d’ascia sceglieva con cura il tipo di legno per la sua creazione, ne usava diversi per le varie parti dello scafo.
Mio padre, Ciro, maestro d’ascia, negli ultimi anni della sua vita costruiva, nella sua bottega, meravigliosi modellini di filuga che fanno bella mostra in alcuni ristoranti ma anche in qualche abitazione.
Il mio modellino di filuga ponzese è azzurro…e non poteva essere altrimenti…visto che è il colore che amo…
Anche il Santo patrono di Ponza, San Silverio, viene portato in processione su una filuga piena di garofani rossi costruita ovviamente da mio padre negli anni 60.
Qualche anno fa ha scritto un libro interessante su questo argomento Giovanni Hausmann.


In primo piano la filuga ponzese Il Re del fuoco...febbraio 2017
(Foto di Silveria Aroma)



La filuga in tutto il suo splendore...febbraio 2017
(Foto di Rossano Di Loreto)



La filuga Il Re del fuoco...dicembre 2016
(Foto di Rossano Di Loreto)



Disegno della filuga ponzese a vela latina del 1950 restaurata da Giovanni Hausmann




La filuga che porta San Silverio in processione



Modellino della filuga di San Silverio



Il mio modellino di filuga 

martedì 7 febbraio 2017

La Chiesa parrocchiale di Ponza

La Chiesa che vediamo oggi nella zona porto non venne costruita subito con l'arrivo dei primi coloni,  ma soltanto nel 1775 furono gettate le fondamenta e fu consacrata nel 1778 dal vescovo Pergamo.
Ecco cosa scrive a tal proposito il Tricoli : "Con solennità rituale poi nel dì 7 agosto 1775 dal parroco Verde, con l'intervento de' monaci e funzionari, vennero gittate le fondazioni della nuova Parrocchia, modellata rotonda, avendo l'ampio volta sferoida, sormontata dal lenternino, con maestosa scalinata, che immette sul perestilio; l'ordine e decorazioni sono composti, tenendo indossato il Monistero, i di cui estremi si fanno simmetricamente sporgenti da' fianchi della  Chiesa, in dove sono l'orologio e campanile, presentandosi di prospettiva al porto. Nell'emiciclo di mezzo vi è l'altare col grosso quadro rappresentante la Triade, titolo della Chiesa, e nei due laterali vi sono le cappelle pel tutelare S.Silverio, e della S.Vergine. Nel dì 4 settembre 1778 dal vescovo di Gaeta Pergamo essa Chiesa fu consacrata, riponendo sul primo altare, privilegiato, le reliquie de' ss.mm. Costanzo, Tuccindino, e Reparato, con decretarvi 40 giorni d'indulgenza per coloro che lo visitavano in detto anniversario."
Prima c'era un'altra Chiesa parrocchiale che fu costruita nel 1738 i cui ruderi si vedono ancora in un disegno del Mattei realizzato nel 1847 ma era inadeguata al contesto architettonico.
Sui ruderi di questa chiesa fu costruito nel 1853 il palazzo Gambardella.
Don Salvatore Tagliamonte in Appunti per un libro così scrive:" La primitiva Chiesa Parrocchiale dell'Isola fu fondata da Carlo III di Borbone il 26 maggio 1738, sabato di Pentecoste e fu eretta a Parrocchia. essa sorgeva nei pressi della Torre Militare ridotta poi a carcere mandamentale, mentre la prima Cappella, non parrocchiale, piccola e angusta, si trovava a 50 metri di distanza nel fondo di Andrea Cassase, e poi proprietà del defunto Luigi Tagliamonte."
 Forse questa Cappella è la Chiesa del Salvatore che troviamo citata in alcune piantine del XVI Secolo.
Ma tornando alla chiesa attuale il Mattei osserva che sul lato sinistro c'è...una torricella per l'orologio, costrutta di pianta in semplici ma euritmiche proporzioni e severità di forme, ma senza esser priva di gusto, ed anche di bellezza...
La Chiesa e la Palazzina costituivano le sedi del potere religioso e civile-militare.
Nel 1940 Il parroco Dies decise di ampliare la Chiesa trasformandola dall'originaria pianta centrale a longitudinale, venne chiuso il pronao e ridotta la scalinata. Tutto il paese collaborò, sia donne che uomini, trasportando le pietre dal Bagno Vecchio.
La Chiesa è dedicata alla SS.Trinità mentre la parrocchia prende il nome dei Santi Silverio e Domitilla. Fino al 7 agosto 1775 il titolo della Chiesa era "SS.Silverio e Domitilla" e presso il governo italiano è denominata con questo titolo.
Come scrive il Tricoli nel registro della Parrocchia c'è questa epigrafe: " I.M.I. Ad usum venerabilis regalis Ecclesiae Curatae SS.Trinitatis, sanctorumque Silverii et Domitillae insulae Pontiae, status haereditariae serenissimi Caroli nostri Regis utriusque Siciliae, anno 1738."
Negli ultimi anni però la parte esterna della nostra Chiesa versa in cattive condizioni...speriamo di non ritrovarci come nel 1968, mi pare, che chiusero per un periodo la Chiesa perchè ritenuta pericolante. La statua di San Silverio fu portata nell'edificio dove c'erano le suore, oggi caserma della Guardia di Finanza, e nella cui cappella si celebrava la Santa Messa.
Fu un brutto periodo per la comunità religiosa di Ponza porto...lo ricordo bene...


La Chiesa dedicata a San Silverio e Santa Domitilla (Foto estate 2016)



La Cupola della Chiesa (Foto estate 2016)



L'interno della chiesa (Foto estate 2015)



L'altare maggiore (Foto estate 2015)



Nel disegno del Mattei, 1847, si vede la chiesa con "la torricella con l'orologio"



Nel disegno del Mattei, 1847, sotto la Torre i resti della vecchia chiesa


sabato 4 febbraio 2017

Scosse di terremoto vicino Ponza

Ieri sera, mentre stavo al computer a casa mia, vicino Roma, la sedia ha cominciato a muoversi. Pensavo fosse l'ennesima scossa di terremoto che colpiva l'Italia centrale...io le sento tutte, abito ad un piano alto.
Il mio stupore è stato grande quando alcuni amici ponzesi di Facebook hanno scritto terremoto, allora ho capito che doveva essere in mare per forza se si era sentito a Ponza.
Ho provato un senso d'inquietudine...alcuni erano molto spaventati...
Tutti hanno raccontato di un boato simile ad un tuono e poi una forte scossa.
Questo alle ore 22,33...ho cercato sui vari siti di capire l'intensità e l'epicentro.
La prima scossa è stata di magnitudo 3,7, dopo mezzanotte un'altra di 3,5.
Comunque già un mese fa c'è stata una piccola scossa di magnitudo 2,3 però più a sud delle isole.
Anche nei secoli scorsi a Ponza ci sono state scosse ma sempre di media entità di cui ho già scritto in questo blog.
Nel 1892, a seguito di scosse di terremoto, venne a Ponza per dei rilievi il sismologo Mercalli.
Verso la fine del '700 una scossa lesionò il molo.
Anche questa è storia di Ponza






L'isola di Ponza dall'alto...marzo 2015
(Foto di Rossano Di Loreto)



La sequenza di scosse di terremoto che si sono verificate vicino Ponza e Palmarola




Il terremoto di Ponza nel 1892
(Dati raccolti dal geologo Salvatore Paternò)
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