mercoledì 30 dicembre 2020

BUON ANNO!!!

 Lasciamo un 2020 da paura...che ha sconvolto le nostre vite.

Speriamo che il nuovo anno, il 2021, sia migliore per tutti, che si possa ritornare a vivere normalmente e soprattutto in salute.

Possa la nostra isola, Ponza, uscire da quel degrado in cui versa ultimamente.

BUON 2021!!!




martedì 29 dicembre 2020

La mareggiata del 28 dicembre 2020

 Il 28 dicembre 2020, ieri, l'Italia è stata sferzata da venti fortissimi e nevicate copiose.

Il vento sui litorali ha ingrossato notevolmente il mare ed ha creato enormi danni.

Da Ponza giungono immagini di onde spettacolari scattate sul lato orientale dell'isola, soprattutto la Parata.

Eccole:













Le foto sono di Maurizio Musella

lunedì 28 dicembre 2020

I zampugnari

 Un tempo, quando ero piccola, all'isola di Ponza, nel periodo natalizio arrivavano "i zampugnari". Suonavano per le case, davanti al presepe, nenie natalizie. 

Ricordo che quando arrivavano in casa nostra, in Corso Pisacane, io scappavo nell'altra stanza perchè queste figure mi intimorivano anche se poi il suono delle zampogne mi incantava. Venivano soprattutto dall'Abruzzo, dal Molise e vestivano con abiti pesanti, da montagna.

Un pò di storia di questi personaggi:

"L'origine degli zampognari

Gli zampognari, letteralmente "coloro che suonano la zampogna", risalgono a fine Settecento, con la nascita di "Tu scendi dalle stelle", canto natalizio composto nel dicembre del 1754 a Nola, nel napoletano, dal vescovo (successivamente proclamato santo) Alfonso Maria de' Liguori, e che era la versione italiana dell'originale, creato pochi giorni prima, della canzone "Quanno Nascette Ninno". Quando questa canzone, che ebbe subito un grande successo, veniva cantata nelle strade, era proprio de' Liguori a raggruppare i lazzari napoletani, insegnando loro il testo e portandoli in giro a cantare e, contemporaneamente, espandere la loro conoscenza del cristianesimo. La zampogna arrivò poco dopo, per "coordinare" proprio il movimento del "gregge" pastorale ed il loro canto. E così, nacque la figura dello zampognaro che, per questo, era sempre in coppia: uno a suonare lo strumento, e l'altro a cantare. L'origine però è ancora più antica: lo zampognaro, infatti, ricalca la figura dei pastori dell'antica Roma che, con l'uso di uno strumento a fiato chiamato "utriculus", richiamavano a loro il gregge di pecore. Una figura che a sua volte era arrivata dal vicino Oriente e che in breve tempo si espanse nella classe agricola romana."

Da fanpage.it Napoli



L'ultimo presepe di papà Ciro, Natale 2005. Ai lati della capanna ci sono "i zampugnari"




I zampugnari

(Immagini reperite in rete)


domenica 27 dicembre 2020

Un evento eccezionale all'isola di Ponza

 Nella serata del 26 dicembre, giorno di Santo Stefano,all'isola di Ponza, si è verificato una grandinata eccezionale il tutto accompagnato da forti scariche elettriche.

Potrebbe trattarsi di un fenomeno chiamato graupel, neve tonda cioè palline di ghiaccio.

Questo fenomeno è sempre esistito come viene raccontato in vecchi diari dei secoli scorsi.

Ecco qualche foto che ho trovato in rete:



Corso Pisacane coperto da una coltre bianca

(Foto di Silverio Scotti)



Altra parte di Corso Pisacane



Località Sant'Antonio

(Foto di Francesco Feola)






Qualche foto della serata di ieri 

(Foto di Dimitri Scripnic)

venerdì 25 dicembre 2020

Il presepe

 Il presepe ci riporta all'infanzia, ai nostri ricordi.

Il ricordo più bello che ho è quello di quando mio padre,Ciro, nella nostra casa di Ponza, preparava il presepe e noi piccoli lo aiutavamo passando i pastorelli.
Nel nostro presepe c'erano i pastòcchje (muschio), i frasche ( ramoscelli di pino),  i pugniènti (pungitopo) che profumavano la stanza.
Per me quello è il profumo del Natale, della mia infanzia.
I ricordi belli sono custoditi nel nostro cuore

Un pò di foto di qualche presepe


Il presepe di Roberto Viscomi che raffigura con un pò di fantasia il porto di Ponza
(Da "IL MONDO DEI FARI")


Il presepe realizzato dentro la conchiglia della "Pinna Nobilis", trovato tanti anni fa in un mercatino


Il presepe della Kinder. Era delle mie figlie, di quando erano piccole, ora è nella mia classe


La Natività rappresentata dentro una pagnotta di pane nel reparto "forneria" di un supermercato


Il presepe marinaro di Annalisa Sogliuzzo



La Natività in ceramica realizzata da Guglielmo Tirendi


mercoledì 23 dicembre 2020

BUON NATALE!!!

 In questo Natale così particolare possa Gesù Bambino scaldare il nostro cuore messo a dura prova dalla pandemia che ha cambiato il nostro modo di vivere

BUON NATALE!!!


Una canzoncina che mi riporta all'infanzia. Eccola:

Caro mio Bambino Gesù

vieni vieni non tardar più

vieni a nascere nel mio cuore

caro mio Bambin d'amore









Il presepe di casa mia

martedì 22 dicembre 2020

I zèppule

 L'antivigilia di Natale zia Giovannina, sorella di nonno Peppino, ci mandava le zèppule. Il compito di distribuirle ai parenti era affidato al nipote Mauro. Era una tradizione! Poi in seguito da noi arrivavano le zèppule di Maria, la dolce signora d'altri tempi, cugina di mia madre. Buonissime!!!

Ci racconta delle zèppule Ernesto Prudente:

"Dolce di acqua e farina impastata, con un pizzico di sale, e lievitata. Quando ha raggiunto il massimo della lievitazione, a piccole quantità, si stacca il pezzetto di pasta cresciuta e lo si mette in una padella dove l'olio è bollentissimo. Brevi attimi, una girata, e si toglie usando una schiumarola. Si mettono in un vassoio e si cospargono di zucchero. si mangiano calde e i  buongustai le inzuppano nel vino cotto. La zèppola vide la luce nelle prime decade del '700 e sotto i Borboni si diffuse divenendo una specialità della cucina partenopea. Agli inizi del 1800, un pasticciere napoletano, il famoso e celeberrimo Pintauro, ebbe l'idea di friggerle sul marciapiede davanti alla sua bottega. Non c'era passante che non si fermasse a mangiare almeno una zèppola. Fu un lancio impressionante. In breve tempo tutta Napoli sapeva delle zèppole di Pintauro e tutti correvano a prendere, logicamente pagandole, le zèppole per portarle a casa o regalarle. A Ponza le zèppole vennero inserite nei menù di alcune feste comandate: San Giuseppe, la vigilia di Natale,il giorno del varo di un natante, il giorno dell'uccisione del maiale, il giorno in cui il contadino finiva di potare il vigneto. Le zèppole poi si regalano; si regalano a tutti: parenti, amici, vicinato, si regalano al fidanzato."

In Sicilia i zèppule vengono chiamati "sfinci".





I zèppule

domenica 20 dicembre 2020

San Silverio a Zannone

 Sull'isola di Zannone, nell'Arcipelago Ponziano, in una nicchia, c'è un busto che raffigura San Silverio scolpito su una pietra da un soldato in servizio durante la Prima Guerra Mondiale



Il busto di San Silverio

(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)




L'isola di Zannone vista dal mare

venerdì 18 dicembre 2020

Un artista ponzese: Salvatore Balzano

 A Ponza scopriamo di avere degli artisti che non immaginavamo di avere. Persone che hanno la passione di dipingere realizzando dei quadri bellissimi e molto colorati. E' il caso di Salvatore Balzano (Ciciotto) che questa passione la coltiva fin da ragazzo ed ora che ha più tempo a disposizione ha realizzato quadri fantastici prendendo spunto dai panorami stupendi della nostra isola. L'ultimo è di questi giorni  dipingendo Cala Fonte com'era...

























(Per gentile concessione dell'autore, Salvatore Balzano)

martedì 15 dicembre 2020

Il Vesuvio visto dall'isola di Ponza

 Nelle terse giornate, soprattutto all'alba, dall'isola di Ponza si può ammirare oltre a Ventotene, Ischia, Capri,  sua maestà il Vesuvio.

Sicuramente dalla nostra isola si saranno viste le eruzioni di questo vulcano, l'ultima è stata nel marzo 1944.

Chissà se c'è qualcuno che ancora la ricorda...

L'obiettivo di Rossano Di Loreto che fotografa delle bellissime albe e non solo, ha catturato delle immagini in cui si vede il Vesuvio.






Il Vesuvio visto dall'isola di Ponza
(Foto di Rossano Di Loreto)


domenica 13 dicembre 2020

L'uocchje i Santa Lucia

 L'uocchje i Santa Lucia è l'opercolo calcareo che chiude la conchiglia di un mollusco, l' Astrea rugosa, e quando questo muore si stacca, le correnti lo portano sulle spiagge o finiscono nelle reti dei pescatori.

Si fanno dei gioielli molto belli.

L'uocchje i Santa Lucia è simbolo di conoscenza e saggezza la cui spirale simboleggia lo sviluppo e il movimento. Protegge dalle forze maligne.

E' legato alla leggenda di Santa Lucia. Eccola:

"La tradizione italiana di questa pietra nasce a Siracusa, in Sicilia. Qui, una nobile ragazza dal nome di Lucia dopo varie preghiere alla Vergine Maria affinchè guarisse la malattia incurabile della madre, ottenne una miracolosa guarigione. A seguito di quest'evento, la ragazza si dedicò al culto e alla devozione verso Maria e si strappò gli occhi gettandoli in mare per evitare di essere deviata dalla sua fede. Totalmente dedicata alla preghierà Lucia iniziò a fare miracoli e, in risposta a questa devozione, la Beata Vergine le restituì la vista donandole gli occhi più belli e luminosi che mai si fossero visti. In Italia l'occhio di Santa Lucia viene comunemente indossato come protezione dal malocchio."


L'astrea rugosa con l'opercolo calcareo


Uocchje i Santa Lucia


L'astrea rugosa ed un gioiello creato con l'opercolo appunto "l'uocchje i Santa Lucia"                        

(Le immagini sono state reperite in rete)                                                                                                         


venerdì 11 dicembre 2020

La raccolta dell'acqua piovana all'isola di Ponza

 In questo periodo così piovoso, un tempo, i nostri antenati avrebbero raccolto tutta quest'acqua facendola convogliare in pozzi e cisterne.

Sicuramente non avrebbero sprecato neanche una goccia d'acqua.
Oggi invece scendono a valle fiumi d'acqua che finiscono in mare.
L'acqua, si sa, in un'isola ha un'importanza vitale e i primi coloni giunti a Ponza nel '700 quando iniziarono a costruire le loro abitazioni per prima cosa scavarono un pozzo, 'a piscina.
Dal tetto convogliavano l'acqua piovana nel pozzo che solitamente era nella parte sottostante l'abitazione e dall'interno si poteva attingere con il secchio.
Era costruito in base ai bisogni della famiglia e veniva tenuto rigorosamente pulito.
A proposito del pozzo, così scrive Giuliano Massari nel libro E' stata dura: "...Il fondo pendeva leggermente verso il centro dove era scavata la "fontanella", una piccola vasca della capacità di 5/10 litri, che serviva a facilitare la raccolta dell'acqua della sciacquatura quando la cisterna veniva ripulita raschiando le pareti con scopetti fatti con ramoscelli di mirto e poi biancheggiata a calce."
Gli antichi Romani scavarono nella roccia imponenti cisterne che oggi sono testimonianza di ingegneria idraulica. Le navi di passaggio venivano a Ponza a far rifornimento d'acqua mentre ora abbiamo bisogno delle bettoline che ce la portano.
Un tempo, quindi, l'acqua piovana veniva raccolta sui tetti delle abitazioni e convogliata nei pozzi. 
Come però dovevano essere realizzati i tetti Giovanni Maria De Rossi ecco cosa scrive:  " ...anche qui, soprattutto sulla scia delle collaudate esperienze di molte zone di provenienza dei coloni, si ricorse alla struttura "a lamia", vale a dire a botte leggermente ribassata, con le falde perimetrali esterne ripiegate all'insù, proprio per raccogliere, a mò di canali, e poi opportunamente intubare le acque piovane. All'interno le volte appaiono o totalmente semicurve o a specchio, cioè con due mezze volte ai lati raccordate da un tratto centrale in piano."
 Ormai l'acqua non viene quasi più raccolta nei pozzi, forse ancora nelle case in campagna che la utilizzano per irrigare.



Il pozzo da cui si attingeva l'acqua dalla Cisterna del Corridoio in via Comandante


La "bocca" del pozzo nella falegnameria Pacifico


La "bocca" del pozzo nel palazzo Tagliamonte, un tempo, sede del Comune oggi proprietà di M.Cristina Coppa



Il pozzo del cimitero


Pozzi "dinte u' casine"

La "vera" di pozzo in via Comandante, accanto all'hotel Feola, com'era un tempo...
(Foto di Marianna Licari)


Il Portone di Pascarella trasformato in un torrente d'acqua durante una forte pioggia
(foto di Benedetto Sandolo, ottobre 2013)

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