giovedì 31 ottobre 2019

La notte dei morti

Secondo la credenza popolare nella notte tra il 1 e il 2 novembre le anime dei defunti tornano dall’aldilà per visitare le loro case e i loro cari.
Mia nonna mi raccontava di processioni di anime che dal cimitero attraversavano le strade del paese.
A Ponza, ma non solo, si usava apparecchiare la tavola per dare, idealmente, ai propri cari un ristoro.
Da bambina, ricordo che si metteva la scarpa per ricevere i doni e che il giorno dopo però dovevamo andare al cimitero per ringraziare i morti.
Ricordo pure la grande esposizione di giocattoli dell’Emporio Musella proprio sulla salita della Madonna che porta al cimitero.
E noi bambini ci credevamo…
Altri tempi!!!
Ora invece si festeggia Halloween…


Il viale del cimitero



L'Emporio Musella. Sulla porta del negozio si intravede la proprietaria, Anna Avellino Musella. Purtroppo questo negozio ormai è chiuso.



La tavola imbandita nella notte dei morti

martedì 29 ottobre 2019

Il cimitero di Ponza

In questi giorni il piccolo cimitero di Ponza diventa un po' il fulcro della comunità ponzese. Ognuno si reca per portare un fiore, un lume, a parenti e amici.
E' il luogo della memoria di Ponza dove riposano non solo ponzesi ma anche coloro che l'hanno amata a tal punto da non volerla mai lasciare scegliendola come ultima dimora. Vediamo in alcuni punti del cimitero piccole cappelline con le ceneri di qualcuno che è diventato ponzese d'adozione come il cantante Mike Francis, solo per fare un esempio.
Il cimitero di Ponza, situato sulla collina della Madonna sui resti di una villa romana, fu sistemato nel 1892 quando era sindaco Vincenzo De Luca.
Furono costruite le cappelle dei notabili ma già nel '700 c'erano delle sepolture.
In questo luogo c'è la storia della nostra isola, lì ci sono i nostri antenati.
Una delle cappelle più antiche è il sepolcreto Tricoli del 1837 dove riposa Giuseppe Cesare Tricoli, autore della Monografia del 1855, che ci ha fornito tante informazioni sulla storia di Ponza.
Non tutti sanno che è sepolto lì.
Ecco cosa scrive Caterina Bon a proposito del cimitero di Ponza: "Nella riorganizzazione del cimitero venne mantenuta la primitiva collocazione sulla collina della Madonna, luogo ideale perchè, per la sua conformazione geografica, era naturalmente separato dal paese, un'isola nell'isola. Bisognò poi abbattere la batteria Leopoldo e trasformare le grotte, già dormitori delle truppe, in cappelle-sepolcreti, recintando il tutto con mura che sottolineassero la divisione fra città dei vivi città dei morti."
"...scendono verso il mare le strade delle città dei morti. Si intersecano ad angolo retto, una rete ordinata e perfetta di scisse e ordinate che sembra voler contraddire la disposizione spontanea e disordinata dei vicoli del paese giù al porto, alle Forna, dovunque sull'isola."

E proprio lì che un giorno vorremmo riposare...



Si intravede la chiesetta del cimitero



Le scalette portano alla piazzetta centrale del cimitero


Alcune cappelle

Qui riposa l'architetto e pittore Santovetti


Il monumento ai caduti



Una scalinata, quante tombe, quante persone conosciute



Qui riposa il cantante Mike Francis



Una fotografia su una tomba ci porta lontano nel tempo



Il sepolcreto Tricoli...qui riposa papà Ciro

(Estate 2019)

domenica 27 ottobre 2019

La Cappella della Santa Croce

Nel borgo sopra Sant'Antonio c'è un'antica Cappella dedicata alla Santa Croce che dà il nome a questo quartiere.
E' stata fatta costruire, verso la fine dell'Ottocento, da Candida Migliaccio, chiamata affettuosamente zì Tatella.
Nella Cappella c'è la Croce ed alcuni simboli della Passione.
Zì Tatella aveva doti di preveggenza infatti, ormai cieca, a coloro che passavano davanti alla sua abitazione indicava apparecchi che volavano nel cielo, una grande casa sullo scoglio della Ravia e i soldati che scendevano la strada da Le Forna.
Erano gli aerei, i soldati inglesi che occuparono l'isola durante la Seconda Guerra Mondiale e la casa sulla Ravia non era ancora stata costruita.
Lei non poteva sapere tutto ciò.
(Dal libro di Silverio Mazzella  Le ore del giorno, i giorni dell'anno, gli anni della vita)






La Cappella della Santa Croce


La statuina della Madonna Addolorata all'interno della cappella





La Cappella della Santa Croce e la salita per arrivarci

(Estate 2019)

venerdì 25 ottobre 2019

Il Faro della Madonna

Il Faro della Madonna è situato sul promontorio omonimo, all'isola di Ponza.
Lo racconta molto bene Annamaria Lilla Mariotti nel suo libro Fari.
Ecco cosa scrive, a  pag. 170, del Faro della Madonna:
Il vecchio faro dPunta Madonna fu edificato nel 1858: era costituito da una torre pentagonale con una lanterna poligonale illuminata elettricamente, capace di una portata di 15 miglia. In caso di mancanza della corrente elettrica entrava in funzione una lampada a 6 becchi ad acetilene che veniva alimentata a mano dai faristi. Nel 1954, a seguito del crollo di una cisterna posta al di sotto del faro, tutta la struttura fu dichiarata pericolante e i guardiani che vi abitavano vennero allontanati.
Il faro rimase comunque in funzione e nel 1957 il Genio Civile decise di fare dei tentativi di consolidamento, che si dimostrarono però insufficienti per recuperare la struttura. Nel 1958 iniziarono dunque i lavori per la costruzione di un nuovo faro a circa 30 metri dal precedente che venne demolito. Il nuovo faro entrò in servizio il 20 luglio 1959 e il 20 febbraio 1960 i guardiani, o fanalisti, come si chiamano in Italia, presero possesso dei nuovi alloggi adiacenti alla torre, dove abitano ancora oggi. Il nuovo faro ha una torre cilindrica bianca alta 8 metri,ma essendo costruito su un'alta falesia, risulta a 61 metri sul livello del mare. La sua ottica a luce fissa lancia tre lampi bianchi, seguiti da un 'eclisse di un secondo, e un quarto lampo bianco, seguito da un' eclisse di otto secondi, a una distanza di 25 miglia.
Grazie alla gentilezza di Cristoforo Tagliamonte, l'ultimo fanalista, ora in pensione, lo scorso anno ho potuto visitarlo.



























(Estate 2018)



Il Faro della Madonna com'era un tempo, una torre a base quadrata con le pareti bianche.

Quando calava la sera, il raggio del faro che col buio si posava d’autorità sul tappeto mettendone in rilievo il disegno, alla luce più dolce dell’estate si mescolò col chiaro di luna e scivolando gentile come per posare una carezza indugiava di soppiatto a guardare, per poi tornare di nuovo amorevole.
(Virginia Woolf)

mercoledì 23 ottobre 2019

Maria Galano

A Ponza è capitato spesso che qualcuno abbia dovuto ricorrere all'aiuto di Maria Galano.
Era bravissima nel togliere i corpi estranei penetrati nell'occhio e che potevano recare seri danni.
Questa pratica Maria l'aveva appresa da sua nonna paterna, Rusina, che usava solo la pezzetta di cotone.
Maria usava una lente d'ingrandimento, dei cotton fioc, pomate e bende.
Veniva chiamata affettuosamente l'oculista.
Maria è scomparsa, purtroppo, quattro anni fa.
Un altro pezzo di storia ponzese che non c'è più ma è bello ricordare.


Maria Galano con la lente d'ingrandimento

(Foto di Salvo Galano)

domenica 20 ottobre 2019

Un antico mestiere: 'A capere

A' capere è l'antesignana del parrucchiere odierno che, però, esercitava a domicilio quindi era lei che si recava in casa delle clienti.
A proposito di questo mestiere Luigi Sandolo così scrive nel libro "Su e giù per Ponza":
"Così veniva chiamata la pettinatrice o acconciatrice dei capelli che non mancava in occasione di matrimoni e feste. All'igiene ed alla pettinatura quotidiana la donna, che portava i capelli lunghi, si faceva aiutare da una parente o amica".
A Ponza, un tempo, veniva un parrucchiere, un certo Vitullo, ma ho un vago ricordo, mi pare esercitasse in Corso Umberto.
Però il parrucchiere che ha acconciato tante teste ponzesi è stato Silverio Spignesi che aveva il negozio in Corso Pisacane, Silverio 'u parrucchiere, poi subentrò suo figlio Vittorio, ma col tempo hanno lasciato questa professione per fare tutt'altro.
 Sul corso Pisacane, in estate, apriva il suo negozio di coiffeur Madame, una bella signora francese, la moglie di Marcel Botton del ristorante Ippocampo, io m'incantavo nel vederla lavorare...
Poi, ha aperto il negozio, Oriana, una marchigiana, prima giù alla Banchina Nuova ed ora è a Giancos.
 American Beauty di  Maria Pia Mazzella tutto l'anno garantisce, con professionalità, alle donne ponzesi e non, di poter acconciare i propri capelli.
Da qualche anno c'è anche il negozio di Ersilia Parisi in via Panoramica.
La bellezza di una donna sta anche nell'avere dei bei capelli curati.
Ma ritornando alla capere...
Un tempo le donne portavano capelli lunghi che raccoglievano in un tupè, 'u tuppo.
Io ricordo i bellissimi capelli di mia nonna Olimpia raccolti in un tupè






Madame con il marito Marcel e la nipotina Francesca

(Foto gentilmente concesse da Francesca Brunelli)



Nonna Olimpia con nonno Peppino. Ricordo i bellissimi capelli di nonna raccolti in un tupè.

(Dall'album di famiglia)



Dei bellissimi capelli

(Foto American Beauty di Mariapia Mazzella)

venerdì 18 ottobre 2019

Il Fieno

All'isola di Ponza quando dici la parola Fieno subito si pensa al vino.
In questa lingua di terra, alle pendici del monte Guardia, si è sempre prodotto il miglior vino dell'isola fin dall'arrivo dei primi coloni.
Il terreno è a gradoni, le catène, con le parracine, i cosiddetti muri a secco, dove trovi lunghi filari di vite soprattutto biancolella, un tipo d'uva portato da Ischia dai primi coloni.
Per arrivare al Fieno bisogna salire per il sentiero che porta al monte Guardia per poi scendere verso questo promontorio oppure via mare.
Un tempo i contadini si fermavano a lavorare per tutta la settimana al Fieno e tornavano a casa solo la domenica.  Si ricoveravano nelle grotte e i viveri venivano portati dai familiari.
Ci sono diverse cantine ma la più famosa è quella del compianto Giustino Mazzella.
Anche il Mattei, nel 1847, raffigura una cantina del Fieno in un suo disegno.
Al Fieno sono state trovate tracce di frequentazioni dell'uomo fin dal Neolitico attraverso frammenti di ossidiana.
Questa scoperta è stata fatta da J.Friedlaender, studioso di geologia, nel marzo del 1900 che così scrive: "Alla P.ta del Fieno ho trovato due coltellini lunghi circa tre cm. e molti frammenti di ossidiana, nell'isola di Zannone, fra il convento e la cala del Varo, si trovano molti frammenti di ossidiana, probabilmente trasportata. In ambedue i siti si vedono frammenti di terraglia molto grossolana."



La Punta del Fieno, una lingua di terra alle pendici del monte Guardia

(Estate 2018)






La Punta del Fieno

(Foto di Rossano Di Loreto)



Grotta al Fieno, disegno del Mattei, 22 aprile 1847 



Amici al Fieno: in primo piano Giustino e Ninotto Mazzella



Altro amico del Fieno: Benito Costanzo



Amici in compagnia al Fieno

(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)

L'ossidiana è un vetro vulcanico di colore nero che si forma per il raffreddamento immediato della lava ed era utilizzata per preparare lame e utensili.

mercoledì 16 ottobre 2019

La vecchia barca di San Silverio

Sfogliando l'album di famiglia ho trovato una foto in cui si vede chiaramente la vecchia barca che ha portato San Silverio in processione fino ai primi anni '60.
Precedentemente San Silverio veniva portato in processione su un trono.


Mio fratello Peppino Iacono accanto alla vecchia barca di San Silverio nel cortile della chiesa di Ponza
La barca fu sostituita con un'altra più simile alle tipiche imbarcazioni ponzesi. Ogni 20 giugno porta il Santo in processione piena di garofani rossi.
Questa barca pare sia stata mandata in Sardegna ma no so altro.

(Dall'album fotografico di famiglia)



San Silverio in processione sulla vecchia barca


San Silverio fuori la chiesa sulla vecchia barca






La barca che porta San Silverio in processione. E' stata costruita nei primi anni '60 dal maestro d'ascia Ciro Iacono, mio padre.

(Foto di Polina Ambrosino, giugno 2019)

domenica 13 ottobre 2019

Un antico acquedotto romano all'isola di Ponza

A Ponza c'è un antico acquedotto romano che attingeva da una sorgente situata a Le Forna (fontana Tagliamonte) che viene già descritta dal Tricoli nell'Ottocento così: "Sorgente delle Forna- Sulla Cavata di Vitiello, soprapposta alla bianca lava, vi è la crosta tufacea-calcarea stratificata, che assorbendo le acque piovane, le trapela per istillicidio, e sulla detta calcaria è incavata la località per dar campo al suditorio."
Secondo il De Rossi da questo punto, che ora è murato e prosciugato, l'acqua veniva fatta confluire in un cunicolo per poi farla sbucare a Cala Inferno. Qui alimentava una cisterna che è servita a rifornire le imbarcazioni anche in tempi recenti come durante la seconda guerra mondiale.
Però il condotto proseguiva e fino a Santa Maria si vedono le tracce nella roccia.
Il Tricoli scrive ancora: ..."Accumulava ivi in opportuna vasca molt'acqua, per urtare sul formale che poco alto del livello del mare, per cinque miglia, acconsentendo le sinuosità della costiera. Tributava nel suo corso per le abitazioni ove s'imbatteva, senza privarne a quegli situati presso l'attuale porto, in cui termina la traccia"
Probabilmente c'era un sistema di valvole che regolava il flusso dell'acqua avvalorato dal ritrovamento di un epistomio di bronzo nel 1774, conservato nel Museo Nazionale di Napoli.
Apollonj Ghetti scrive che tra il X e il XIII secolo l'acquedotto era in funzione e ne fruivano sicuramente i monaci del convento di Santa Maria.
Probabilmente, l'acquedotto serviva anche a rifornire d'acqua le imbarcazioni che erano nel porto all'interno di Santa Maria (mare 'ncoppe), quindi sia ai marinai che ai corsari.
La cosa certa è che l'acquedotto romano di Ponza è un gioiello di ingegneria idraulica.
Ponza non è solo mare...






















L'acquedotto romano dell'isola di Ponza

(Foto concesse gentilmente da Giuseppe Cristo)




Tracciato schematico dell'acquedotto dell'isola di Ponza

(Leonardo Lombardi "PONZA impianti idraulici romani")



Cala dell'Acqua, qui c'era la fontana Tagliamonte (la sorgente)



Il condotto antico, largo 60 cm. e di altezza variabile tra m. 1.20 e m. 1.70, rivestito di cocciopesto, si dirigeva poi verso Sud-Est, raggiungendo il versante opposto dell'isola, il località "Cala d'Inferno"
(Carla M. Amici)

(Foto di Rossano Di Loreto)


Nota:
Il cocciopesto è una malta impermeabile usata come rivestimento di tenuta per strutture idrauliche (cisterne, serbatoi, vasche e condotti) e come rivestimento protettivo di terrazze o ambienti umidi. La malta era realizzata con una miscela di una parte di calce molto fine, due parti di sabbia o pozzolana e una parte di detrito di mattoni o tegole.
(Leonardo Lombardi)


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