lunedì 30 marzo 2020

L'isola di Palmarola descritta dal geologo inglese Scrope

George Paulett Scrope nel 1824 scrisse MEMOIRS from the TRANSACTIONS of the GEOLICAL SOCIETY OF LONDON in cui scrive di Ponza ma anche di Palmarola.
Scrope era un geologo inglese, studiò i fenomeni vulcanici e durante le sue visite in Italia giunse anche a Ponza.
Ecco cosa scrive dell'isola di Palmarola:
" L'isoletta alta e rocciosa di Palmarola giace a circa quattro miglia e mezzo ad ovest di Ponza e in direzione parallela rispetto ad essa. E' lunga due miglia scarse ed ha una larghezza molto irregolare. Come Ponza, quest'isola sembra aver perduto molto della sua estensione originale. Gruppi isolati di scogli scoscesi si stendono ad una considerevole distanza da entrambe le sue estremità, a nord e a sud. Sul lato ovest si elevano tre o quattro enormi massi, simili per altezza e ripidezza e separati dall'isoletta principale. Questi e gli strapiombi scoscesi di cui è cinta, sono segni inequivocabili del potente degrado a cui è esposta, particolarmente sulla riva occidentale, per la violenza superiore dell'onda lunga, causata dai venti predominanti che soffiano da quel quadrante, il quale comprende un'area molto vasta di mare aperto. Questa forza distruttiva tende a dividere rapidamente l'isola in due parti più o meno uguali. Le opposte rientranze che si trovano verso la metà della sua lunghezza, chiamate la Forcina e il Porto, invero sono unite da un canale già angusto, praticabile per piccole imbarcazioni, nella cui formazione, comunque, sembra che l'arte abbia assistito la natura. Sull'altro lato di questo canale, l'isola si eleva ad una altezza dai quattro ai cinquecento piedi, dilatandosi gradualmente verso sud in una altura a forma di picco, sovrastante una ripida falesia di tufo e situata vicino a quello che si può supporre sia stato il presumibile centro dell'area originale dell'isola.
L'altezza settentrionale forma una massa scoscesa a forma di cupola, simile nel suo profilo, alla montagna della Guardia di Ponza.
La superficie di Palmarola è ben rimboschita e il suo aspetto, in modo particolare sul lato occidentale, è estremamente romantico e pittoresco. Non è abitata nè coltivata e quindi rivestita da una vegetazione esuberante e senza freni, adatta al clima e favorita dalla ricchezza del suolo. Il mirto, la palma nana e i fichi selvatici spuntano con particolare rigoglio, sebbene pochi piedi di prominenza rocciosa forniscano loro una sufficiente profondità di terreno: mentre il citiso (pianta affine al trifoglio), la ginestra, il cisto, e numerose tribù di erbe aromatiche occupano ogni crepaccio delle scoscese falesie."
Poi Scrope continua la descrizione dettagliata delle rocce dell'isola di Palmarola.















L'isola di Palmarola

(Foto di Rossano Di Loreto)

Nota:
George Julius Poulett Scrope, nato Thomson (Londra10 marzo 1797 – Cobham19 gennaio 1876) è stato un geologopoliticoeconomista e magistrato inglese.

venerdì 27 marzo 2020

Una foto, una storia...all'isola di Ponza


Il molo Musco alla fine degli anni '40.
Il binario venne installato per consentire il trasporto di massi che si resero necessari per la protezione della testata che presentava cenni di cedimento mettendo in pericolo la stabilità del Lanternino.
Il binario partiva dalla zona di ingresso del traforo di Chiaia di Luna dove i macigni estratti dal pendio di Monte Guardia, zona "Masseria", attraverso un canalone appositamente preparato, venivano fatti rotolare a valle e caricati sui carrelli che attraversavano S.Antonio e Corso Pisacane per raggiungere la testata del molo.
Il passaggio di tale e tanto peso ha determinato le lesioni delle volte dei magazzini sottostanti Corso Pisacane.
Durante i lavori morì un ragazzo investito da un carrello.

(Da "PONZA il tempo della storia e quello del silenzio" di Ernesto Prudente)

martedì 24 marzo 2020

La strage delle Fosse Ardeatine

Quella delle Fosse Ardeatine, il 24 marzo 1944, fu una delle stragi più cruente della nostra storia moderna in cui persero la vita, per opera dei nazisti, 335 italiani.
E' legata da un filo sottile con l'isola di Ponza...
Tra quei morti c'era anche Mario Magri sposato ad una ponzese, Rita Parisi.
Mario conobbe Rita a Ponza, nell'isola in cui fu confinato in quanto antifascista.
Così scrive Silverio Corvisieri nel libro Zi' Baldone:
"Il 26 gennaio 1944 Rita invano attese il ritorno a casa del suo Mario che era stato arrestato insieme a Placido Martini in un ristorante vicino al Pantheon. Cominciò allora la stagione più tragica della sfortunata coppia.
Gli scherani fascisti consegnarono Magri ai torturatori nazisti che si accanirono con la consueta ferocia su di lui e i suoi compagni.
Dopo alcuni giorni Rita venne a sapere che i tedeschi avevano scoperto la vera identità di suo marito e quindi non esitò, nonostante i consigli in senso contrario dei suoi amici, a presentarsi al portone del carcere di via Tasso per consegnare la biancheria nuova e ritirare la sporca.
Si può immaginare con quanto dolore si avvide che gli indumenti di Mario erano intrisi di sangue e che in mezzo ad essi si trovavano gli occhiali con le lenti spaccate.
Il 24 marzo 1944 Rita Parisi si recò in via Tasso per il settimanale cambio di biancheria ma quel giorno il pacco non fu accettato; le dissero di ripassare il giorno successivo. I nazisti stavano organizzando, in quelle ore, la strage delle Fosse Ardeatine dove uccisero 335 italiani per vendicarsi dei 32 militari tedeschi, morti il giorno prima in via Rasella.
Tornata l'indomani in via Tasso, Rita e le numerose altre donne che erano con lei si sentirono tutte dire la stessa frase agghiacciante:"non ci risulta più quindi non possiamo accettare la biancheria".
Le donne notarono che molti ufficiali delle SS si scambiavano strette di mano mentre la radio suonava a tono altissimo. Erano contente le jene insieme ai loro degni compagni fascisti.
La comunicazione ufficiale dell'uccisione di Mario le giunse quasi un mese più tardi: "Mario Magri è morto il 24 marzo 1944. Gli oggetti di uso personale rimasti possono essere rilevati presso questo ufficio della Deutschen Sichereitspolizei (polizia di sicurezza) in via Tasso 15."
L'amore fatale di Rita per Mario non fu troncato dalla macelleria nazista.
La donna, vissuta fino al 1996, non volle mai più sposarsi o avere un compagno. Poco prima di morire confessò che ogni giorno pensava a lui."
Alle Fosse Ardeatine furono trucidati anche Silvio Campanile, marito della ponzese Maria Bosso, Placido Martini, confinato proprio nella nostra isola e Francesco Savelli, l'ingegnere che scoprì la bentonite a Ponza.



Rita Parisi con il marito Mario Magri

lunedì 23 marzo 2020

La benedizione della barca

Quando si varava una barca dopo la benedizione del sacerdote anche il maestro d'ascia benediva la sua creatura.
Questa cosa l'ho appresa leggendo il libro di Silverio Mazzella "Le ore del giorno, i giorni dell'anno, gli anni della vita" che ha raccolto la testimonianza del maestro d'ascia Domenico Biagio Porzio che aveva il cantiere a Santa Maria.
Ecco le parole:
Si dichiarava il nome della barca e poi si procedeva al rito.
Il tuo nome è Nettuno.
Ti benedico dal primo giorno che ne abbiamo parlato,
Ti benedico il giorno del contratto che abbiamo fatto,
Ti benedico i soldi che mi hai dato,
Ti benedico il giorno che ti ho messo il primo chiodo,
Ti benedico per la prima tavola che ti ho tagliato,
Ti benedico per quanta stoppa ho calafatato,
Ti benedico per quanta pittura ti ho dato,
Benedico quanto mare dovrai affrontare,
Ti benedico chè tu possa affrontare tutti i cicloni,
Ti benedico per quanti viaggi dovrai fare,
Ti benedico per quanti pesci prenderà il tuo padrone,
Auguro che i Santi e soprattutto San Silverio
proteggano i proprietari e questa barca che con amore ho costruito.

Dopo la cerimonia si offrivano zeppole, nocchette ed altre squisitezze



Il parroco Dies benedice una barca da pesca...si vede anche Maurino Di Lorenzo




Sulla spiaggia di Santa Maria


sabato 21 marzo 2020

U sfùnnele

L'Arca Noae (Arca di Noè) è un mollusco che vive nei nostri mari e a Ponza viene chiamato in dialetto sfùnnele ma anche scùmme.
Vive nei fondali marini attaccato alle rocce tramite il bisso.



U sfùnnele (Arca di Noè) raccolto da me



L'Arca di Noè

(Immagine reperita in rete)

mercoledì 18 marzo 2020

San Giuseppe nel tempo

Già nell'Ottocento gli abitanti di Santa Maria, all'isola di Ponza, pensarono di dedicare la loro Chiesa in costruzione a San Giuseppe.
Erano molto devoti e lo scrissero anche nella lettera che inviarono al Papa chiedendo di intervenire affinchè i lavori della loro Chiesa terminassero .
Per loro era difficile andare alla chiesa del porto anche perchè la galleria era ancora inagibile e quindi dovevano percorrere sentieri tortuosi.
La Chiesa fu consacrata il 21 giugno 1895.
Ho trovato qualche foto della processione di San Giuseppe di tanti anni fa.









martedì 17 marzo 2020

San Giuseppe all'isola di Ponza

Nel mese di marzo com'è consuetudine, a Ponza, nella frazione di Santa Maria, si festeggia San Giuseppe ma quest'anno, purtroppo, a causa della pandemia dovuta al coronavirus covid - 19  non si potrà fare festa. 
I festeggiamenti sono rimandati ad altra data, si spera il 1 maggio.
A due passi dalla spiaggia di Santa Maria, c'è una chiesa che è un gingillo, un amore, tenuta benissimo, dedicata proprio a San Giuseppe.
La chiesa di San Giuseppe fu costruita sul terreno donato da Pietro Mazzella detto "Pietr uapp", ma pare che già nel 1228 esistesse una chiesa a Santa Maria.
 Infatti il "Codex Cajetanus", riporta, sotto la data del 1 dicembre 1228, l'accettazione da parte di Leone, prete della chiesa di Santa Maria, nell'isola di Ponza, di un legato a favore di detta chiesa fatto da D.Maria Gattola (fonte: Fabrizio M.Apollonj Ghetti "L'arcipelago pontino nella storia del Medio Tirreno")
La prima pietra venne benedetta il 4 marzo 1828, dal vescovo di Gaeta Monsignor Parisio ma i lavori furono interrotti dall'improvviso crollo del tetto.
E pensare che gli abitanti di quella zona ci tenevano tanto alla loro chiesa....avevano trasportato le pietre durante i lavori per costruirla.....
Il 15 novembre 1886, dopo aver sperato inutilmente che riprendessero i lavori, gli abitanti di Santa Maria e dei Conti mandarono una petizione al papa Leone XIII chiedendo un aiuto.
Già in quella petizione scrivono di San Giuseppe come Protettore.
Fanno presente che la chiesa di Ponza Porto è distante e durante l'inverno non riuscivano ad andare a Messa.
Finalmente i lavori della chiesa ripresero ed il 21 giugno 1895 venne consacrata dal vescovo di Gaeta.
Venne affidata al sacerdote don Antonino Conte, anche lui si era prodigato scrivendo una lettera al Re chiedendo il completamento  della chiesa. E poi ancora don Aniello Conte, nipote di don Antonino Conte, di cui ho già raccontato in altri post.
Per molti anni è stato parroco della chiesa di Santa Maria don Salvatore Tagliamonte.



La statua di San Giuseppe



L'interno della chiesa






La frazione di Santa Maria com'era...
Don Antonino Conte a cui venne affidata la chiesa nel 1895.



L'edicola votiva dedicata a San Giuseppe posta sul muro dell'abitazione che un tempo era di don Aniello Conte e che ora è di Alessandro Balzano.

sabato 14 marzo 2020

Viva l'Italia

In questo momento così drammatico per l'Italia solo uniti ce la faremo



L'Italia vista dallo spazio...che spettacolo!!!


Cantiamo per la nostra patria e per gli italiani in difficoltà

Viva l'Italia
Viva l'Italia
l'Italia liberata
l'Italia del valzer
e l'Italia del caffè
l'Italia derubata
e colpita al cuore
Viva l'Italia
l'Italia che non muore....

Francesco De Gregori



Il nostro tricolore

giovedì 12 marzo 2020

San Silverio proteggici!!!

In questi giorni proviamo un'ansia interiore per tutto ciò che sta accadendo intorno a noi.
Non avremmo mai immaginato che un virus ci avrebbe costretti a stare chiusi in casa.
Noi abituati alla vita frenetica di tutti i giorni ci sentiamo impotenti davanti a questa minaccia che sta diventando globale, il coronavirus Covid - 19.
Forse per chi è credente non ci resta che pregare affinchè tutto passi in fretta e soprattutto indenni.
Noi ponzesi ci affidiamo al nostro Santo protettore, San Silverio che con la sua mano è intervenuto tante volte per proteggere chi lo ha invocato.
Nell'antichità la statua di San Silverio è stata fatta uscire dalla chiesa diverse volte quando c'era un pericolo, chiedendo la Sua protezione, ma credo che in questo caso non sia possibile.


San Silverio proteggici!!!

martedì 10 marzo 2020

Il cinema di via Corridoio

Un tempo a Ponza c'era il cinema anche perchè era abitata stabilmente e le famiglie ponzesi erano numerose.
Ci racconta qualcosa Ernesto Prudente in un suo libro.
Ecco la parte interessante:
"Negli anni precedenti la seconda guerra mondiale Regine rilevò un locale cinematografico che Pasquale Tricoli, un falegname, artista del legno, aveva creato, anni prima, nel pianterreno del palazzo del Giudicato, in via Corridoio.
Funzionò fino agli anni settanta. Venne sostituito da un altro cinema che Alberto Migliaccio costruì ncòppe i ualane, via Galano, la strada che da S.Antonio porta a Chiaia di Luna.
Con alcune arcate di sostegno vennero eliminate le pareti di tre stanze così da ottenere un salone di circa dodici metri di lunghezza per quattro di larghezza dove potevano prendere posto circa un centinaio di spettatori.
Nel lato esterno della sala venne costruito un soppalco di una decina di mq. dove l'accesso aveva un prezzo maggiorato.
Nella parte vicina allo schermo, al posto delle sedie vi erano alcune file di panche. Era il posto per i ragazzi che pagavano un biglietto ridotto.
Nel dare a Cesare quello che è suo, come è doveroso, siamo tenuti a dire che Michele Regine fece di tutto e di più per migliorare la situazione e dare ai ponzesi, nel cui ambiente si era ben inserito, un passatempo culturale di cui la comunità aveva bisogno.. Come prima cosa cambiò la macchina di proiezione e, con l'aiuto di amici e collaboratori, fra cui Luigi Ambrosino, maestro intarsiatore, selezionava accuratamente la richiesta dei filmati. Non faceva mancare la proiezione di documentari e cortometraggi, fra cui spiccavano quelli della Settimana Incom, di buona rilevanza culturale che incontravano, oltretutto, i favori dei giovani.
L'ingresso e la biglietteria erano in una piccola stanza, laterale alla sala di proiezione, con entrata sempre su via Corridoio e in essa funzionava anche un servizio ristoro.
Minicuccio ne era il gestore.
Minicuccio era una figura caratteristica di quel periodo. Aveva un piccolo negozio, sarebbe meglio dire un bazar, lungo il corso Principe di Napoli, come allora si chiamava la meravigliosa balconata del centro storico di Ponza, e gli era stato riconosciuta anche la possibilità di venditore ambulante di pesce. Inoltre era il banditore. Era dotato di una voce stentorea e quando arrivava una barca carica di carbone, di calce o altre derrate, Minicuccio su incarico del proprietario della merce girava per le strade del paese bandendo il prodotto che era arrivato con invito alla compera. 
Minicuccio, Domenico all'anagrafe, era un analfabeta e qui sta il busillis, qui sta il difficile. 
Non si capiva come riuscisse a vendere, tenendo conto delle frazioni del chilo e della ripartizione della lira in centesimi, essendo egli analfabeta e digiuno di nozioni aritmetiche.
Si era creato un sistema, personale e particolare, per sviluppare i numeri e per le varie operazioni.
Non sbagliava. I curiosi erano sempre tanti e in modo particolare i bambini che a scuola praticavano una problematica differente e diversa."
"...In tutti i pomeriggi o nelle serate in cui si proiettava un film, Minicuccio era lì con la sua bancarella e il suo canestro. In una teneva i dolciumi e i semi di piante come lupini, noccioline e anche quelli di zucca. Nel canestro teneva le bibite, che in genere erano le celeberrime gassose"

Di questo cinema in via Corridoio ricordo che in prima elementare, con la mia classe, siamo andare a vedere il film della Disney Biancaneve e i sette nani

Oggi Ponza non ha più niente...


In via Corridoio c'era il cinema di Regine



In Corso Principe di Napoli Minicuccio aveva il suo piccolo negozio

(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)



Proprio dietro questa edicola votiva dedicata alla Madonna del Carmine in via Corridoio c'era il cinema di Regine 


Il proiettore del cinema di via Corridoio custodito nel Museo Etnografico di Gerardo Mazzella a Frontone

(Foto di Marianna Licari)

Nota:
Michele Regine era ischitano e oltre al cinema aveva un'oreficeria in Corso Pisacane

sabato 7 marzo 2020

Le donne ponzesi

Nella storia di Ponza, le donne ponzesi hanno avuto un ruolo importante a volte un pò in sordina, ma ci sono state sempre.
Già nell'Ottocento ne scrive il Tricoli, ed anche il Mattei racconta delle donne che con la forza dei remi andavano a pescare verso Palmarola.
Quelle che voglio ricordare, ora, sono le donne coraggiose che per amore dei loro uomini, confinati a Ponza, hanno sfidato il regime fascista.
Negli anni '30 - '40 Ponza era un luogo di confino dove vennero mandati gli oppositori al regime.
Giunsero uomini colti, interessanti, determinati nelle loro idee che fecero innamorare alcune ragazze ponzesi.
Queste donne non hanno avuto paura davanti alle angherie dei militi fascisti, vennero anche giudicate male dalla comunità ponzese, hanno difeso strenuamente i loro compagni, non hanno esitato a lasciare le loro famiglie.
Voglio ricordarne qualcuna...
Maria Vitiello, sorella di don Mario, sindaco di Ponza dal 1975 al 1980, divenne partigiana per amore. Sposò Gianbattista Canepa, nome di battaglia, nella resistenza, "Marzo".
Elena Vitiello, sorella di Maria, sposò Cencio Baldazzi, antifascista.
Maria Migliaccio, moglie di Mario Monti, operaio comunista, donna tenace, coraggiosa. Fece scudo con il suo corpo a Germaine, moglie di Giorgio Amendola, che era in stato di gravidanza, durante una rivolta a Ponza.
E che dire di Giuseppina Mazzella che non è riuscita, purtroppo, a vivere il suo sogno d'amore con Sandro Pertini per varie vicissitudini.
L'amore tra Rita Parisi e Mario Magri fu impetuoso ed è rimasto tale anche dopo che lui fu ucciso, il 24 marzo 1944, nell'eccidio delle Fosse Ardeatine. Rita è vissuta fino alla fine dei suoi giorni nel ricordo del suo Mario.
In vista della festa dedicata alle donne il mio pensiero va a loro...


L'isola di Ponza

(Foto di Rossano Di Loreto)


Maria Vitiello, la prima partigiana d'Italia, accanto al marito Gianbattista Canepa, il comandante "Marzo"


Rita Parisi con il marito Mario Magri ucciso alle Fosse Ardeatine

(Foto tratte dal libro "All'isola di Ponza" di Silverio Corvisieri)




Maria Migliaccio con il marito Mario Monti

(Per gentile concessione di Vera Mazzella)

L'amore è la sola libertà del mondo, perchè eleva lo spirito a tal punto che le leggi dell'umanità o i fenomeni della natura non ne alterano il corso.

Kahil Gibran

mercoledì 4 marzo 2020

U Casecavallo

Vicino alla Ravia, entrando nel porto di Ponza, c'è uno scoglio dalla forma particolare e, a tal proposito, leggiamo cosa scrive Luigi Sandolo nel libro "Su e giù per Ponza":
"E' uno scoglio che sembra una mano con il dito puntato verso il cielo.
L'erosione ha trasformato questo scoglio il quale ancora nei primi anni di questo secolo veniva indicato con una grossolana qualifica.
Si raccontava che le donne sterili vi andassero in pellegrinaggio di notte considerandolo un talismano. In una notte tempestosa un fulmine, la pioggia torrenziale o le onde del mare ne fecero crollare la sommità mettendo fine alla superstizione.
Chi scrive ricorda che la sommità della scoglio era stagliata a forma di fungo e si bisbigliava il nome di un'anziana sposa resa felice dalla nascita di un figlio dopo un notturno pellegrinaggio al talismano."


Accanto allo scoglio della Ravia si staglia "u Casecavallo"


U Casecavallo

(Foto di Rossano Di Loreto)



Un primo piano dello scoglio Casecavallo





Vecchie foto del Casecavallo

(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)

Nota:

Luigi Sandolo quando scrive dei primi anni di questo secolo si riferisce al'900.

domenica 1 marzo 2020

La feluga ponzese

Così viene chiamato il tipico gozzo che possiamo trovare nelle acque dell’isola di Ponza.
Praticamente è il gozzo sorrentino che i maestri d’ascia locali hanno modificato adattandolo al mare di Ponza.
Il Tricoli nella sua “Monografia per le isole del Gruppo Ponziano”, scritta nell’Ottocento, cita le “felluche” con cui gli Ischitani portavano il pescato a Napoli.
La feluga veniva costruita secondo le esigenze del pescatore, il tipo di pesca che praticava, e questo valeva anche per le dimensioni.
Venivano costruite delle felughe più grandi per arrivare a pescare in Sardegna, in Toscana, all’isola La Galite (in Tunisia).
In origine erano a remi poi sono state dotate di vela e successivamente di motore.
Il maestro d’ascia sceglieva con cura il tipo di legno per la sua creazione, ne usava diversi per le varie parti dello scafo.
Mio padre, Ciro, maestro d’ascia, negli ultimi anni della sua vita costruiva, nella sua bottega, meravigliosi modellini di feluga che fanno bella mostra in alcuni ristoranti ma anche in qualche abitazione.
Il mio modellino di feluga ponzese è azzurro, e non poteva essere altrimenti, visto che è il colore che amo.
Anche il Santo patrono di Ponza, San Silverio, viene portato in processione su una feluga piena di garofani rossi costruita ovviamente da mio padre negli anni 60.
Qualche anno fa ha scritto un libro interessante su questo argomento Giovanni Hausmann che della feluga così scrive:
"La filuga ponzese è stretta e lunga e sembra disegnata dal mare. Quando naviga non muove acqua, non fa onde perchè è concepita per ridurre al massimo la resistenza dell'acqua e fare in modo che i pescatori, remando, facessero il "minimo" sforzo."
Una bella feluga ponzese che solca le acque di Ponza è il Re del Fuoco fatta restaurare dall'attuale proprietario. Venne costruita dal maestro d'ascia Lucio Serto, Nduluniello.
Molto bella anche quella di Claudio Romano, la Zannone 1954 costruita dal maestro d'ascia Gennaro Aprea a Terracina. L'abbiamo potuta ammirare in alcune scene della fiction L'amica geniale.






La feluga ponzese il "Re del Fuoco" appartenuta a Salvatore Schiano ora è di Armando Raponi che l'ha fatta restaurare

(Foto di Marianna Licari)




La bellissima "Zannone" di Claudio Romano costruita nel 1954










Alcuni particolari di questa bellissima barca



Zannone 1954 in una scena della fiction "L'amica geniale"

(Per gentile concessione di Claudio Romano)




Disegno della feluga ponzese, La Fenicia, a vela latina, del 1950, restaurata da Giovanni Hausmann



La feluga che porta San Silverio in processione realizzata da Ciro Iacono, mio padre, nei primi anni'60.



Il modellino di feluga realizzato da mio padre



Il maestro d'ascia Ciro Iacono nella sua bottega

(Foto di Giovanni Hausmann)
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