mercoledì 30 aprile 2025

Buon Primo Maggio!!!

  Oggi festeggiamo tranquillamente  il primo maggio, la festa dei lavoratori, ma, nel 1922,  durante il regime fascista era stata abolita e sostituita con  il 21 aprile, il Natale di Roma. 

A Ponza, isola di confino, si racconta che in quel giorno, il primo maggio,  i confinati erano controllati nei loro movimenti, era vietato vestirsi in modo elegante, oppure fregiarsi di qualcosa di rosso.

Guai a mettere il garofano rosso all'occhiello, si rischiava grosso come successe ad un confinato in Corso Principe di Napoli oggi Corso Pisacane che venne preso a calci dai militi con i loro scarponi chiodati e lasciato in un bagno di sangue.

I militi si mettevano fuori alle mense dei confinati per controllare persino il cibo che mangiavano. 

Per coloro che trasgredivano erano botte, bastonate, punizioni...

BUON PRIMO MAGGIO!!!


Isola di Ponza, corso Principe di Napoli



Isola di Ponza, la sede del comune che, un tempo, era sulla Punta Bianca 

domenica 27 aprile 2025

'U ciucciu indu 'u grano

 Questa storia è tratta dal libro "PONZA Mare" di Paolo Iannuccelli e Mario Marcelli

"I ponzesi quando erano in giro per la campagna isolana, spesso erano impegnati in attività illecite. Non di rado cacciavano di frodo, cioè senza licenza di caccia, che mai avevano richiesto. Oppure si davano a tipo di aucupio non consentito. A volte attingevano legname da ardere e da lavoro in boschetti demaniali senza autorizzazione. Poteva anche verificarsi che stessero pascolando il loro piccolo armento in un terreno di proprietà altrui. Gli abitanti dell'isola erano acquiescenti e solidali con questi trasgressori, per i quali provavano simpatia e nutrivano un istintivo bisogno di protezione. Quando usciva la pattuglia dei carabinieri in perlustrazione, verso la campagna, la gente sentiva il dovere di renderne edotti gli eventuali isolani in difetto. 

C'era una frase idiomatica che metteva in allarme gli irregolari e li induceva a guardarsi. Cento voci gridavano a squarciagola: " U ciucciu indu 'u grano" (" l'asino nel campo di grano"). 

A questo provvido avviso, i trasgressori scattavano e correvano ai ripari. Quel 24 maggio 1954, la scena  si ripetè secondo il collaudato copione e tutti si misero in salvo. 

C'era però Salvatore, già duro di orecchie per natura ed ora quasi sordo per età avanzata, che tardò a recepire l'avvertimento e, quando lo fece, i benemeriti erano a pochi metri da lui. Non lo videro perchè nascosto dai cespugli, ma lui scorse i due militi. Che fare?  La prontezza dei suoi riflessi lo salvò. Prese il suo vecchio fucile e lo piantò in un filare di viti tra gli altri pali, in modo  che non si distinguesse da essi e iniziò alacremente a sarchiare un campicello di "lummiccoli" ( lenticchie). I carabinieri che da lontano avevano visto in quei pressi uno con un fucile, chiesero: "Qui c'era un cacciatore, chi era?". "Si che c'era -  rispose Salvatore - Sparava e m'ha fatta 'na capa tanta, ma era forestiero e non lo conosco" . "Ed  ora dov'è andato?", vollero sapere i carabinieri. " E' ghiuto 'ncoppa au zemafuru appriesso  a 'na tortora ferita". 

Anche quel giorno l'allarme si rivelò della massima efficienza"




La vigna in aprile


Palmarola dalla Punta del Fieno

(Foto di Raimonda Buitoni tratte dal libro "PONZA PALMAROLA ZANNONE" )

venerdì 25 aprile 2025

Il presidente partigiano

 Sandro Pertini, il presidente partigiano, partecipò agli eventi che portarono alla liberazione dell'Italia dal nazifascismo. 

Sandro Pertini, futuro Presidente della Repubblica italiana, fu confinato all'isola di Ponza dal 1934 al 1939.

"Battetevi sempre per la libertà, per la pace, per la giustizia sociale.

La libertà senza la giustizia sociale non è che una conquista fragile, che si risolve per molti nella libertà di morire di fame."

Sandro Pertini

Ora e sempre 25 aprile


Sandro Pertini, 25 aprile 1945

giovedì 24 aprile 2025

Buon 25 aprile!!!

 Ottanta anni fa l'Italia veniva liberata dal nazifascismo.

Quanta sofferenza, quanto sangue versato per la libertà. 

Non tutti sono riusciti a vivere questo giorno, come il partigiano Guido Galimberti che vediamo in  questa foto del 1 maggio 1929 proprio a Ponza 

Il partigiano Guido Galimberti fu confinato prima a Lampedusa, poi a Ustica e infine a Ponza. Questa foto è un piccolo esempio di Resistenza. La data del 1 Maggio non è casuale. La festa era stata abolita durante il fascismo nel 1922 e sostituita con il 21 Aprile "Il Natale di Roma". Anche l'abbigliamento è un segno di riconoscimento. Galimberti indossa la cravatta alla lavallière, tipica dei “sovversivi” e degli artisti. Segno ulteriore di Resistenza è il libro "La madre" di Maksim Gor’kij, uno dei libri della “biblioteca formativa” dei militanti antifascisti.

Dopo la fine del confino, Guido Galimberti entrò nella 53a Brigata Garibaldi.

Morì fucilato nel novembre del 1944.


"Dormi sepolto in un campo di grano

Non è la rosa, non il tulipano

Che ti fan veglia all'ombra dei fossi

Ma sono mille papaveri rossi..."

(Fabrizio De Andrè)


Nota:
Il fiore del 25 aprile è il papavero rosso simbolo della Resistenza, libero perchè cresce spontaneamente.

Ha i petali delicati come ali di farfalle ed è rosso fuoco come il sangue.

Buon 25 Aprile!!!








martedì 22 aprile 2025

Mike Francis, un ricordo

 Il cantautore Mike Francis, all'anagrafe Francesco Puccioni, scomparso il 30 gennaio 2009, amava tanto l'isola di Ponza. 

Negli ultimi anni della sua vita abitava in una villa bianca sopra Lucia Rosa da cui ammirava i tramonti su Palmarola e componeva canzoni. 

Ha amato tanto Ponza che le  sue ceneri  sono nel cimitero di Ponza 


    

  Nel cimitero di Ponza riposa Mike Francis


La casa in cui abitò negli ultimi anni della sua vita


Il tramonto su Palmarola

(Foto di Rossano Di Loreto)



lunedì 21 aprile 2025

Ciao papa Francesco

 In questa foto il sindaco dell'isola di  Ponza, Francesco Ambrosino, incontra papa Francesco.

Un papa che ha cercato in tutti i modi di scuotere le coscienze per la pace, l'accoglienza ma chissà...speriamo

(Foto tratta dal profilo Facebook di Francesco Ambrosino, sindaco di Ponza)



sabato 19 aprile 2025

BUONA PASQUA!!!

 Con la speranza di un mondo migliore, di speranza e soprattutto di pace

BUONA PASQUA!!!


Isola di Ponza, foto di Annalisa Sogliuzzo

giovedì 17 aprile 2025

U fucarazze

 Durante la processione del Venerdì Santo, nell'isola di Ponza, a Sant'Antonio, c'è l'incontro tra Gesù morto e la Madonna Addolorata. 

Anni fa si incontravano sulla Punta Bianca.
Il momento è molto toccante e sulla spiaggia brucia un grande fucarazze
Nei giorni precedenti i ragazzi si danno da fare per prepararlo, vanno alla ricerca di legna scartata, di tralci secchi di vite, tutto deve essere pronto.
Un tempo se ne preparavano anche in altri quartieri come sulla Parata, a Giancos ma quello più grande e più importante restava quello di Sant'Antonio.
Anche u fucarazze fa parte delle antiche tradizioni di Ponza che non bisogna perdere.






Foto di Rossano Di Loreto, 2024




martedì 15 aprile 2025

Un pò di Ponza sulla nave Amerigo Vespucci

 Nella tappa della nave Amerigo Vespucci a Brindisi, di qualche giorno fa, c'era anche un pò di Ponza.

Nella foto, l'ammiraglio di origine ponzese Salvatore Vitiello con Andrea Pagano, figlio di mia sorella Olimpia Iacono, imbarcato sull'Amerigo Vespucci. 

La nave più bella del mondo, un orgoglio italiano.

Dopo il tour intorno al mondo ora l'Amerigo Vespucci è in giro nel Mediterraneo e fa tappa nei porti italiani.




domenica 13 aprile 2025

Storie di mare: un'avventura della goletta San Salvatore

  Il San Salvatore era una bella goletta costruita a Torre del Greco, apparteneva alla famiglia Sandolo, era adibita al trasporto di aragoste vive e capitoni.

Questa storia è tratta dal libro di Gino Usai "I pescatori ponzesi in Sardegna dal Settecento ai giorni nostri" che ha raccolto in un'intervista le parole di Italo Sandolo, figlio di Raffaele. 

Ecco il suo racconto:

" Sul finire degli anni Trenta, in prossimità del Natale, il  "S. Salvatore " caricò a Prèvesa, in Grecia, una stiva di capitoni destinati al porto di Napoli. Il capitano era Gennarino Sandolo, al suo fianco il giovane fratello Raffaele, il nostromo Biagio Rivieccio e tre marinai. Giunti nel Salento, a ridosso delle coste del Leccese, il vento di Maestrale rinforzò e li spinse verso sud costringendoli a riparare a ridosso di Malta. Ma la tempesta non gli diede tregua e li sballottò per tutto il Mediterraneo. Il forte vento strappò le vele e sottocoperta era un continuo rattoppar di tele; più volte furono sul punto di naufragare. Poi il vento li spinse sulle coste dell'Africa ed approdarono ad Alessandria d'Egitto. Qui gli inglesi li guardarono con sospetto scambiandoli per spie: quel burchiello con la stiva sforacchiata e piena di capitoni gli sembrava una nave pirata sbucata dalla tormenta infernale. Ma non erano pirati : erano i temerari marinai ponzesi, guidati dai fratelli Sandolo di Le Forna. 

Intanto a Ponza li aspettavano, e aspettavano invano. Erano attesi in famiglia per festeggiare il nuovo anno. Il vecchio Salvatore Sandolo attendeva con ansia i propri figli da una settimana, ma del bastimento nessuna notizia; le comunicazioni a quel tempo erano quasi inesistenti. Si cominciò a pensare al peggio e nella famiglia si diffuse la paura e la disperazione. A Salvatore non rimase che telegrafare al noleggiatore del carico a Catania per aver notizie. Ma lo stesso noleggiatore non aveva notizie. 

Allora Salvatore si recò in terraferma presso un convento di monaci alle pendici di un monte per una divinazione. I monaci nel silenzio della notte, tra una preghiera e un salmo, udirono il rumore di un motore e predissero l'arrivo del bastimento. Il giorno successivo giunse finalmente un telegramma da Alessandria: "Tutti salvi!"

Il vecchio Salvatore pianse in cuor suo e festeggiò i figli ritrovati."

La goletta San Salvatore venne colpita mortalmente da un sommergibile olandese ed affondò. Era la notte tra il 21 e il 22 novembre 1941.

Isola di Ponza, goletta San Salvatore, foto di Biagio D'Arco, agosto 1927

venerdì 11 aprile 2025

Walter e Silvia un amore al confino

 Tante piccole storie contribuiscono a fare la STORIA.

La storia d'amore di Walter e Silvia  è nata al confino all'isola di Ponza ovviamente ostacolata visto il periodo,  in pieno regime fascista.

Giordano Walter Busi, nome di battaglia Michele, nacque a Bologna nel 1907,  confinato a Ponza sposò nel luglio 1933 la ponzese Silvia (Silveria) Vitiello. Dal loro amore nacque nel maggio 1934 il figlio Spartaco.

Questa storia è tratta dal libro di Silverio Corvisieri  "Zi' Baldone (accadde a Ponza nel Novecento)"

"Silvia Vitiello s'innamorò di Walter Busi, muratore comunista di Bologna, suscitando la collera di suo fratello Filippo e la viva apprensione della madre. Fin dal 1933, quando i due non erano ancora sposati, il direttore della colonia di Ponza chiese al ministero dell'Interno di trasferire il confinato dal momento che non si potevano escludere "incidenti" vista la posizione di fascista del fratello ed il carattere deciso della madre..."

"...In questo clima infuocato i due innamorati non potevano mai incontrarsi ma ciononostante, in alcune occasioni, grazie a Maria Migliaccio riuscirono a scambiarsi qualche biglietto. Scoperta questa corrispondenza, considerata una violazione del Testo Unico di P.S., Busi dovette comparire davanti alla commissione per l'esecuzione della legge di P.S. , che era stata istituita anche a Ponza (ne facevano parte il parroco Raffaele Tagliamonte, il medico e seniore della milizia Andrea Buonsante e il direttore della colonia commissario Amerigo Di Marzo) . La commissione condannò il confinato a 20 giorni di carcere perchè - così si legge nella sentenza - col suo comportamento aveva turbato la madre e il fratello  di Silvia i quali "non senza ragioni minacciano vendetta verso di lui". Il giorno stesso Silvia abbandonò la casa dei suoi genitori e andò a vivere in un appartamento preso in affitto, in attesa che Busi - trasferito a Ventotene dopo la condanna - potesse tornare a Ponza per sposarla.

Dopo un ultimo fuoco di sbarramento  dei familiari, Silvia potè  sposare Walter e andare a vivere con lui a Ventotene; ritornò a Ponza soltanto per partorire un bel maschietto e attendere il ritorno del marito. Cosa che avvenne nell'aprile del 1934 ma durò soltanto un paio di anni perchè Busi fu nuovamente arrestato col sospetto  che raccogliesse i fondi per i combattenti antifranchisti in Spagna. Lei rimase per qualche tempo a Bologna presso i suoceri che però erano molto poveri; il 19 aprile 1937 la prefettura di Bologna riconobbe che le condizioni economiche di Silvia e di di suo figlio erano "veramente critiche" e dette parere favorevole alla concessione di un sussidio. Le fu impedito,  nello stesso anno, di recarsi a Ventotene a visitare il marito nuovamente confinato perchè Walter - così scrisse il direttore di quella colonia - era "un pessimo elemento, immeritevole di qualsiasi benevola considerazione" . La madre di Silvia, aggiunse il commissario, viveva in condizioni agiate ed era disposta ad accogliere la figlia ma a condizione ch'ella si separasse dal marito. 

Nel 1938 Busi fu condannato ad altri cinque anni di carcere per reati politici ma parte della pena fu poi condonata; nel 1941 egli fu di nuovo spedito al confino a Ventotene mentre Silvia era costretta a tornare a Ponza.

I due poterono riunirsi soltanto dopo la caduta di Mussolini ma ben presto Busi si rituffò nella lotta politica in uno stato di semiclandestinità perchè il nuovo governo di Pietro Badoglio si mostrava estremamente prudente nel ripristino delle libertà fondamentali. Dopo l'8 settembre e l'invasione tedesca, Busi fu nominato commissario politico di una formazione partigiana che operava nella città di Bologna. Gli furono fatali i combattimenti del novembre 1944 quando i partigiani - ritenendo molto prossimo l'arrivo degli Alleati - tentarono di liberare la città. Furono invece lasciati soli ed i grandi difficoltà. Il 18 novembre Busi, catturato da brigatisti neri, fu immediatamente torturato e poi fucilato. Aveva 37 anni e ne aveva vissuti 19 tra carcere e isole di confino.

A guerra finita Silvia si trovò a Bologna, insieme a suo figlio, senza una casa e senza un lavoro. Ma il sindaco Giuseppe Dozza che di Busi aveva condiviso le idee e le lotte, provvide a farla sistemare in due stanze di una villa requisita e la fece assumere come operaia alle Manifatture Tabacchi. L'ultima battaglia di Silvia fu quella di ottenere da parte dello stato italiano il riconoscimento di suo marito come combattente caduto per la liberazione..."

"...Busi fu infine riconosciuto per quello che era stato e alla vedova fu concessa la pensione prevista dalla legge. Silvia non ha più voluto risposarsi."

Una grande storia d'amore che ha sfidato il tempo. 

Sarebbe bello trovare qualche foto di Silvia, la immagino come una donna di gran carattere e coraggiosa. Sicuramente era  bellissima.


Il santino del funerale di Giordano Walter Busi (Fondo fotografico ANPI, istituto Parri, Bologna)


Le foto segnaletiche nel suo fascicolo personale presso l'Archivio di Stato di Bologna




L'isola di Ponza com'era

mercoledì 9 aprile 2025

Una parola dal dialetto ponzese

 Ogni tanto mi vengono in mente delle parole in dialetto ponzese un pò desuete ed è un vero peccato perderle.

Come "scerettùre" 

Il significato di questa parola vuol dire che è giunta sull'isola aria fresca, secca, ad esempio quando arriva il vento di maestrale.

I contadini approfittano per travasare il vino nelle botti. 

Si imbiancano le case così asciugano presto.

Nelle foto di Rossano Di Loreto l'isola di Ponza, marzo 2025








domenica 6 aprile 2025

venerdì 4 aprile 2025

La feluga ponzese

 Feluga così viene chiamato il tipico gozzo che possiamo trovare nelle acque dell’isola di Ponza.

Praticamente è il gozzo sorrentino che i maestri d’ascia locali hanno modificato adattandolo al mare di Ponza.
Il Tricoli nella sua “Monografia per le isole del Gruppo Ponziano”, scritta nell’Ottocento, cita le “felluche” con cui gli Ischitani portavano il pescato a Napoli.
La feluga veniva costruita secondo le esigenze del pescatore, il tipo di pesca che praticava, e questo valeva anche per le dimensioni.
Venivano costruite delle felughe più grandi per arrivare a pescare in Sardegna, in Toscana, all’isola La Galite (in Tunisia).
In origine erano a remi poi sono state dotate di vela e successivamente di motore.
Il maestro d’ascia sceglieva con cura il tipo di legno per la sua creazione, ne usava diversi per le varie parti dello scafo.
Mio padre, Ciro, maestro d’ascia, negli ultimi anni della sua vita, costruiva nella sua bottega, meravigliosi modellini di feluga che fanno bella mostra in alcuni ristoranti ma anche in qualche abitazione.
Il mio modellino di feluga ponzese è azzurro, e non poteva essere altrimenti, visto che è il colore che amo.
Anche il Santo patrono di Ponza, San Silverio, viene portato in processione su una feluga piena di garofani rossi costruita ovviamente da mio padre negli anni 60.
Qualche anno fa ha scritto un libro interessante su questo argomento Giovanni Hausmann che della feluga così scrive:
"La filuga ponzese è stretta e lunga e sembra disegnata dal mare. Quando naviga non muove acqua, non fa onde perchè è concepita per ridurre al massimo la resistenza dell'acqua e fare in modo che i pescatori, remando, facessero il "minimo" sforzo."
Una bella feluga ponzese che solca le acque di Ponza è il Re del Fuoco fatta restaurare dall'attuale proprietario. Venne costruita dal maestro d'ascia Lucio Serto, Nduluniello.
Molto bella anche quella di Claudio Romano, la Zannone 1954, costruita dal maestro d'ascia Gennaro Aprea a Terracina. L'abbiamo potuta ammirare in alcune scene della fiction L'amica geniale.



La feluca "Il Re del Fuoco" , foto di Marianna Licari




La feluca "Zannone 1954" di Claudio Romano


La feluca che porta San Silverio in processione


Il modellino di feluca realizzato dal maestro d'ascia Ciro Iacono, mio padre

mercoledì 2 aprile 2025

Primavera all'isola di Ponza

 Primavera all'isola di Ponza,  pendici del monte Guardia, chiesetta della Madonna della Civita

 Foto tratte dal libro della fotografa Lou Embo "Isole Ponziane", 1997




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