giovedì 30 dicembre 2021

BUON ANNO!!!

 Eccoci qui... sta per finire anche il 2021 e ci auguriamo che il nuovo anno sia quello della rinascita. 

Tanti auguri per un felice 2022



Una foto della Parata che ho scattato all'isola di Ponza nel 2020

mercoledì 29 dicembre 2021

Personaggi e simboli del presepe

 Noi ponzesi, data la nostra origine, amiamo fare il presepe ma facciamo riferimento a quello napoletano.

Nel presepe ogni personaggio ha un significato ma anche il paesaggio con i suoi elementi ha un ruolo importante.

Oltre ai personaggi della Natività, non può mancare Benino, il dormiglione, il pastore della meraviglia, che sogna il presepe.

Il bue e l'asinello rappresentano il Bene e il Male, due forze che mantengono l'ordine del mondo. 

La vecchia che fila rappresenta il tempo che passa e che s'incarna nel filo della vita.

La lavandaia rappresenta la levatrice che aiuta Maria a partorire e quindi stende panni candidi.

La zingara prevede il futuro del Nascituro.

Il vinaio simboleggia l'Eucarestia.

Guardando il paesaggio il ponte  indica il passaggio per l'aldilà mentre il fiume rappresenta il tempo.

Questi sono solo alcuni...



Benino, il dormiglione, sogna il presepe



La vecchia che fila rappresenta il tempo che passa e che s'incarna nel filo della vita




Nel presepe a casa della mia mamma sul balconcino, accanto alla capanna, c'è la zingara che prevede il futuro per il Nascituro. Nella capanna, dietro a Gesù Bambino, il bue e l'asinello che rappresentano il Bene e il Male.



La lavandaia che lava i panni rappresenta la levatrice che aiuta Maria a partorire. 


Il vinaio simboleggia l'Eucarestia


lunedì 27 dicembre 2021

Chiuso per non ferie

 Questo frammento di Ponza l'ho trovato nella pagina di "Velisti in Facebook" in cui Luciano Piazza racconta l'isola fuori stagione, precisamente in novembre. Ha soggiornato, con la sua barca, a Ponza ed ha scattato anche delle belle foto che ho allegato al post.

Eccolo:

CHIUSO PER NON FERIE

Il clangore dell'ancora del traghetto, che lasciata cadere di peso trascina la sua grossa catena a maglia rinforzata e la fa scorrere nell'occhio di cubia, desta il porto dal torpore autunnale. Il grosso mezzo ruota su se stesso al centro del bacino, davvero a pochi metri da Piazza Grande ormeggiata sul molo opposto, e con un breve ruggito del motore e il ribollio delle acque intorno porta la poppa in banchina. La manovra provoca una vibrazione che che si ripercuote sulla mia piccola imbarcazione facendo stridere le cime di ormeggio al ritmo della risacca.
La pioggia ha cessato da poco di cadere, il cielo è ancora grigio ma piccoli squarci di azzurro in lontananza promettono momenti di sole nelle prossime ore. La temperatura, comunque, è mite già così. Il basolato del molo, sgombero di persone come mai in estate, è ricoperto da un sottile strato di acqua che qua e là forma qualche piccola pozzanghera. Due uomini in divisa parlano tra loro di fronte ai mezzi navali dei rispettivi corpi di appartenenza, ingannando forse il tempo nella vacuità di incombenze urgenti.
Le isole minori hanno due volti: quello estivo, vacanziero e confusionario, e quello invernale, silenzioso, taciturno, quasi letargico. Andarci fuori dalla stagione turistica, un tempo ne offriva un'immagine arcaica dove emergevano stili di vita ancestrali che il clamore non permetteva di notare. Si potevano ritrovare ritmi di vita più lenti di quelli cittadini o apprezzare le piccole cose, come perdersi in chiacchiere con un locale che disponeva in abbondanza di quella ricchezza che chi vive in città non ha più: il tempo. E con esso la volontà e il piacere di donarlo a un forestiero.
Negli ultimi decenni il turismo - e tutto ciò che gli ruota attorno - ha soppiantato qualunque altra attività economica, e le piccole isole si sono ritrovate così a vivere ogni anno tre mesi di frenesia e nove di attesa che sconfina a volte nella noia. La pesca, complice anche il depauperamento degli stock ittici, è stata abbandonata quasi ovunque e spesso è tenuta in vita dall'ostinazione di alcuni appassionati, ridotta a mera testimonianza del passato. Altre attività, generalmente, nelle isole molto piccole se ci sono sono storicamente sempre state marginali.
Il paese è quasi completamente serrato. La sfilza interminabile di pub, ristoranti, bar, pizzerie e quant'altro ha le saracinesche abbassate e gli ingressi sprangati. Le pergole antistanti, senza tavoli né sedie risposti per proteggerli dalle intemperie, appaiono ingombranti e inutili di fronte al mare. I pochi esercizi commerciali aperti operano a regime ridotto. Tra questi, un paio di negozi di alimentari, la farmacia, un ferramenta, una piccola rivendita di materiale edile: in pratica quelle stesse attività che durante il lockdown sono state le uniche lasciate aperte dal governo perché ritenute indispensabili per la sopravvivenza.
Il destino di questi luoghi, tanto preziosi quanto fragili, sembra ormai segnato, al pari di quello di tanti centri storici delle città italiane: la loro bellezza è anche la loro condanna, perché una politica avida e miope li ha trasformati, o ha lasciato impunemente che si trasformassero, in parchi a tema dove l'elemento umano e sociale è stato messo stupidamente a margine. Un'isola, una citta, un qualunque posto, esistono in quanto tali quando le persone ci abitano, li animano, gli conferiscono un'impronta caratteriale propria, non quando si limitano a inscenare uno spettacolo stagionale per gli avventori
In mancanza di questo, tutti i luoghi finiscono per somigliarsi e alla prima crisi del turismo, come si è visto a volte durante la pandemia, appariranno come la maschera triste di uno show senza più spettatori. Ribellarsi alla trasformazione del mondo in una Disneyland globale vuol dire salvare i luoghi e consegnarli vivi alle generazioni future.
Rientro a bordo dopo aver fatto un po' di spesa al supermercato. Sul corso quasi deserto un paio di persone che camminano in senso opposto al mio mi scrutano curiose: le buste della Conad mi indicano implicitamente come uno che abita qui e loro sembrano domandarsi chi sia quest'uomo sconosciuto che ha sull'isola un posto dove cucinare, quindi una casa. I nostri sguardi si incrociano: ricambio il sorriso e il cenno di saluto, anche se la mia casa in questo momento è il mare.

sabato 25 dicembre 2021

Presepi marinari

 Io che sono nata all'isola di Ponza non posso fare a meno di cercare il mare ovunque...anche nel presepe

"Il Natale muove una bacchetta magica sul mondo ed ecco, tutto è più dolce e più bello."

Norman Vincent Peale

Qualche foto di presepe marinaro:



Questa bellissima Natività arriva dall'isola di Ponza (Foto di Annalisa Sogliuzzo)



Questa Natività sul mare l'ho trovata in rete



Questo presepe di Roberto Viscomi raffigura  con un pò di fantasia un angolo di Ponza 
(Dal MONDO DEI FARI)


Natività all'interno di una Pinna nobilis

giovedì 23 dicembre 2021

Buon Natale!!!

 Una canzone in dialetto ponzese mi riporta all'infanzia. 

E' dedicata a Gesù Bambino (Ninne belle peccerìlle )

Ninne belle peccerìlle
mariuncèlle arrobbacòre
vuò u mìe e teccatille
vuò u mìe e teccatille
nùn me stà chiù a nquietà
E ninnù bèlle e  nìnnù d'ammòre
sùle a tè vòglie amà.

BUON NATALE!!!



Il mio piccolo presepe

mercoledì 22 dicembre 2021

Pacchiaròtte e la notte di Natale

 A Ponza per  distinguere le persone, soprattutto quelle omonime, si affibbiavano dei soprannomi.

Uno di questi era Pacchiarotte alias Silverio Conte che era basso e tarchiatello e con la sua barca trasportava le persone dal porto a Cala Inferno. C'è addirittura uno scoglio che porta il suo nome.
Ci racconta di questo personaggio Ernesto Prudente nel libro "Fogli Sparpagliati": 

"Pacchiaròtte era il mitico personaggio della sua epoca. Era dotato di una voce possente e tonante, per cui gli venne affidato il compito di cantare, nella notte di Natale, la pastorale, tratta da quel celebre canto natalizio scritto da Alfonso Maria de Liguori, eminente figura della storia della chiesa tanto da essere santificato. Chi non conosce: Tu scendi dalle stelle / o Re del cielo /  e vieni in una grotta / al freddo e al gelo.
La sua presenza in chiesa, la notte di Natale, era diventata una regola, un rito, una usanza difficile da cancellare.
Quante volte è stato ritardato l'inizio della messa per l'assenza di Pacchiaròtte.
Quante volte i parroci dell'epoca, dopo averlo atteso invano, sguinzagliavano i ragazzi, in cambio di una sedia da occupare sulla balconata dell'organo, per rintracciarlo.
Era la voce della festa tanto che, in uno degli anni che vanno dal 30 al 33, nella settimana precedente il Natale, durante un trasporto di tre donne a cala d'Inferno, Pacchiaròtte, forse distraendosi per l'avvenenza delle utenti, andò a finire su uno scoglio proprio davanti al fortino di Frontone che, da quell'avvenimento, si conosce come la "chiana dPacchiaròtte". La barca sbandò su di un lato e si capovolse. Nel trambusto che ne seguì una delle passeggere morì. Pacchiaròtte venne arrestato per omicidio colposo e trasferito nelle carceri dell'isola in attesa del trasferimento in quelle di Littoria.
Ponza, di quei tempi aveva le carceri perchè sede mandamentale di Pretura.
Si era giunti all'antivigilia di Natale e il parroco, il celeberrimo "u parrucchiane Tagliamonte", pur impegnandosi, non riuscì a trovare un sostituto per Pacchiaròtte.
Non avendo altra alternativa, si recò dai Carabinieri e dal giudice e, con il suo procedere da santo, come veniva definito, riuscì ad ottenere la libertà provvisoria per Pacchiaròtte.
Il magistrato, facendo uno strappo alle regole, autorizzò, sotto scorta dei carabinieri, a cui aveva addossato eventuali responsabilità di fuga, l'uscita di Silverio Conte, ammanettato, dal carcere per il tempo strettamente necessario per quello spezzone di funzione religiosa che lo vedeva impegnato.
Il paese intero era a conoscenza del disastro causato da Pacchiaròtte, del suo arresto e delle relative conseguenze ma non sapeva, nessuno sapeva, le conclusioni dell'incontro tra il parroco e il magistrato che fu e restò un segreto.
In chiesa c'era un certo fermento per come venisse condotta la funzione. Le tradizioni in materia religiosa sono importanti.
Quella  sera la chiesa era gremita, come al solito, in ogni ordine di posto. Tanta gente era all'impiedi accalcandosi l'una all'altra. Il parroco non aveva fatto parola della sua richiesta al giudice, aveva, però, incaricato, all'inizio del rito, un suo collaboratore, il rev. Don Raffaele Aprea, di portarsi sulla soglia della chiesa per aprire il varco ai carabinieri quando si sarebbero presentati.
Tutto funzionò alla perfezione e appena dopo la Consacrazione i fedeli sentirono, stupefatti, riecheggiare la voce tenorile di Pacchiaròtte che, accompagnato dalle note dell'imponente organo alla cui tastiera sedeva il rev. Don Luigi Parisi e ai mantici, per dargli fiato, il giovane Ciro Vitiello, prozio dell'attuale direttore della centrale elettrica, aveva intonato, con più trasporto, data la sua particolare situazione di carcerato, Tu scendi dalle stelle / o Re del cielo."

Foto di presepi nella Chiesa di Ponza porto, negli anni passati e la chiesa com'era un tempo...

Nota:
Don Raffaele Tagliamonte fu parroco dal 18 maggio 1920 a gennaio 1934.
(da "Isola di Ponza. Appunti per un libro" di don Salvatore Tagliamonte)















La Piana Bianca con la "chiana di Pacchiaròtte"
(Foto di Rossano Di Loreto)

domenica 19 dicembre 2021

I pastòcchje

 In dialetto ponzese il muschio viene chiamato pastòcchje. 

In questo periodo dell'anno i pastòcchje le utilizziamo per pavimentare il presepe.  E' una pianta che cresce nei luoghi umidi ma anche sui tronchi degli alberi.

Oggi, pare, sia protetta e bisogna stare attenti nel raccoglierla.






Immagini reperite in rete

venerdì 17 dicembre 2021

Il Principe dell'Isolotto

 Durante un  filmato RAI, "Di là dal fiume e tra gli alberi",  dedicato alla Sardegna è emersa la figura di un pescatore di origine ponzese, Gaspare Cristo.

Il pescatore Gaspare dopo aver lavorato per una vita sul mare voleva realizzare un sogno: coltivare sull'Isolotto d'Ogliastra davanti alla costa di Arbatax.

Chiese i permessi dovuti e finalmente realizzò il suo sogno diventando il Principe dell'Isolotto. 

Gaspare si recava con la sua barchetta ogni giorno all'Isolotto insieme alla moglie Marietta ed al cane. Piantò le piante portate da Ponza e fece diventare quel luogo un piccolo Eden. Non c'era acqua sull'Isolotto e Gaspare la portava con delle taniche. Costruì un ricovero, un caminetto e le barche di zona sostavano per  ristorarsi.

Che bella storia!!!


L'Isolotto dell'Ogliastra


Gaspare Cristo con la moglie Marietta







Le foto sono tratte dal documentario "Di là dal fiume e tra gli alberi"

mercoledì 15 dicembre 2021

Le isole di Ponza e Palmarola attraverso le foto di Fosco Maraini

 In rete si trovano cose straordinarie 

Nell'Archivio Alinari ci sono foto scattate da Fosco Maraini delle isole di Ponza e Palmarola. Sono molto interessanti.

Le foto di Ponza sono state scattate tra il 1950 e il 1959. Quelle di Palmarola sono del 1930 circa.

Eccole:

Chissà se qualcuno riconosce questa signora sulla spiaggia di Palmarola...















Ed ora l'uscita dal tunnel di  Chiaia di Luna...




Nota:
Fosco Maraini era antropologo, fotografo, scrittore

Altra nota:
L'Archivio Alinari è il più antico archivio fotografico al mondo, dal 1852

martedì 14 dicembre 2021

Sant'Aniello

 Questo frammento mi è stato inviato da Maria Conte, ponzese che vive a Padova, cultrice delle tradizioni ponzesi.

Eccolo.

"Oggi, 14 dicembre, ricorre la festa di Sant'Aniello, Santo dal nome inusitato, ma venerato ed invocato nel Napoletano: a Sorrento c'è una chiesa a Lui dedicata e si possono incontrare tanti Aniello.

Nell'isola, oggi, hanno la meglio i nomi strani, ma, anni addietro, Aniello, era una testimonianza di fede.

Il Santo era venerato ed invocato quale protettore delle gestanti, che, a Lui rivolgevano suppliche perchè il nascituro fosse sano e bello, senza difetti fisici.

La  ragione?

Pare che il santo non fosse particolarmente dotato di aspetto leggiadro, anzi, forse, aveva addirittura la gobba. Non so se ciò corrisponda al vero. 

Ricordo tuttavia che un tempo, ora molto meno...quando si vedeva una persona poco piacente, si diceva: " Quant'è brutta Sant'Aniello mio"."

Io ricordo anche questa espressione che veniva recitata facendo il segno della Croce: "Sant'Anièlle sequenzia, dritte, triste e belle"


Immagine di Sant'Aniello con la preghiera

domenica 12 dicembre 2021

Un'antica tradizione per Santa Lucia

 Secondo una vecchissima tradizione isolana, 2 - 3 giorni prima della ricorrenza di Santa Lucia, si mettono a mollo un po' di chicchi di grano, quantità a scelta; se non hai grano, sostituisci con orzo perlato. Il giorno precedente, sostituisci l'acqua e fai bollire il grano, sino a buona cottura. Raffreddato, sgocciolato, lo poni in una terrina, o tazza capace, e lo copri di ottimo vincotto ponzese, portato apposta da Ponza, in ottobre. Ogni tanto, rimescola il tutto. Il Giorno di S. Lucia, chi lo desidera, e ci crede, invoca la protezione della vista con una preghiera alla Santa e, poi, mangia 2- 3 cucchiai di grano con vino cotto, tra l'altro gradevolissimo. Pare che l'immagine del chicco di grano sia stata scelta perché ricorda quella dell'orzaiolo e del calazio, disturbi tipici dell'occhio, noiosi, anche se non gravi. Bella, no? La tradizione è segno di civiltà, e conservarla, lo è il doppio.


Il racconto di questa antica tradizione mi è stato inviato da Maria Conte, ponzese ma lontana da Ponza.
Questa tradizione in Sicilia viene chiamata "cuccìa".


Il quadro che raffigura Santa Lucia è conservato nella chiesetta del cimitero di Ponza. E' stato fatto restaurare, qualche anno fa, da Maria Conte per volontà della sorella Giovanna. 



La cuccìa (Immagine reperita in rete)

venerdì 10 dicembre 2021

Quel naufragio del 23 aprile 1778

 Il 23 aprile del 1778, all'isola di Ponza, morirono in un naufragio delle persone parenti tra loro, tra cui un mio antenato, Michele Iacono.

Michele morì insieme al fratello Vincenzino di 19 anni, ai cognati Biagio Tagliamonte, Nicola Colonna ed un parente Agostino Califano, un ragazzo di soli 13 anni.
Questo naufragio è certificato nel registro dei defunti presso la chiesa madre ed è firmato dal regio cappellano Nicola Verde.
Così è scritto:
"In giorno 23 di aprile dell'anno 1778, Biagio Tagliamonte, Michele Iacono, Nicola Colonna, Vincenzino Iacono e Agostino Califano resero l'anima a Dio, naufragati in mare con la loro imbarcazione..."
Ovviamente non si conosce la causa di questo naufragio.
Michele Iacono lasciò la moglie Carmela Tagliamonte e due figli in tenera età, Silverio e Aniello.
Io discendo da Aniello che perse il papà all'età di un anno.
Aniello sposò Maria Concetta Albano ed erano i trisavoli di mio padre Ciro Iacono.
I genitori di Michele erano Pietro Paolo Iacono ed Elena Di Tomasso.
In quel naufragio persero due figli, Michele Vincenzino, due generi, mariti delle figlie Maria Antonia e Candida Iacono.
Una tragedia!!!
I nonni Pietro Paolo Iacono ed Elena Di Tomasso adottarono il piccolo Pietro Tagliamonte di 4 anni.
Pietro Paolo Iacono era giunto a Ponza da Ischia e aveva stipulato il contratto che gli concedeva in enfiteusi il terreno da coltivare, in zona Scarpellini, davanti al notar Palombo il 29 novembre 1769.
Erano quindi dei coloni, della povera gente che era giunta a Ponza da Ischia in cerca di un futuro migliore.
Una brutta pagina di storia ponzese...


Mare in tempesta e in lontananza Palmarola
(Foto di Annalisa Sogliuzzo)


Il documento che certifica la morte di Biagio Tagliamonte, Michele Iacono, Vincenzino Iacono, Nicola Colonna e Agostino Califano. E' redatto dal regio cappellano Nicola Verde ed è nel registro dei defunti nella chiesa madre di Ponza


I terreni concessi ai coloni
Agostino Grosso. Pianta dell'isola di Ponza e altre isole XVIII sec.



Territorio di Pietro Paolo Iacono a Scarpellini

(Dal libro "Pontio. L'isola di Pilato." di V.Bonifacio)

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