domenica 28 novembre 2021

U rasière

 U rasière così viene chiamato in dialetto ponzese il braciere utilizzato, un tempo, per riscaldarsi durante l'inverno. Oggi nelle nostre case abbiamo per riscaldarci i termosifoni ma un tempo le nostre nonne si accontentavano d'ù rasière.

U rasière era costituito da un vaso di rame in cui si teneva la brace ed intorno spesso ci si sedeva a conversare. Gli anziani raccontavano storie di vita, le donne cucivano o lavoravano a maglia. Ogni tanto qualcuno ravvivava la carbonella. Si mettevano anche delle scorzette di arancia o mandarino per aromatizzare la stanza.



U rasière (Immagine reperita in rete)








Isola  di Ponza com'era...

venerdì 26 novembre 2021

Il 20 giugno raccontato dalla confinata Cesira Fiori

 Alcuni confinati politici ci raccontano la Ponza di quei tempi, anni '30. Cesira Fiori racconta anche il 20 giugno, festa di San Silverio, patrono dell'isola. 

Ecco cosa scrive:

" Era il venti giugno la festa di San Silverio, patrono dell'isola, patrono dei confinati!

Raccontavano i vecchi isolani che San Silverio I°, papa, fosse stato confinato proprio a Ponza nei primi tempi del cristianesimo...

Poi, perchè non facesse più proseliti fra le guardie romane gli abitanti dell'isola lo avevano portato nella deserta selvaggia Palmarola ad ovest di Ponza, ricca di selvaggina, e ve lo avevano lasciato marcire, in compagnia degli uccelli, delle lepri, dei cinghiali, unici abitanti dell'isoletta...

Il 20 giugno avveniva la fastosa, spettacolare festa di San Silverio, e Ponza città adornava le finestre ed  i balconi, come tutti i paesi meridionali, di sgargianti coperte da letto, di tappeti variopinti, e palloncini veneziani e lampadine multicolori per la luminaria della sera. 

Un'aria speciale, grassa, greve, carica di odori diversi che ti prendevano alla gola. Frittura di pesce, di peperoni, di frittelle, freschissimo sentore di frutta, inebriante fragranza di zucchero filato, di mostaccioli al miele.

Richiami, risate, vocio, caos, grida di venditori e scampanii festosi e spari di mortaretti.

Verso le undici, nel suono a distesa di tutte le campane, di tutte le sirene del porto, tra gli assordanti colpi di petardi e delle castagnole usciva dalla chiesa la processione. 

Sotto il baldacchino di broccato cremisi, ritta su una sedia gestatoria, sulla grande "macchina" portata a spalla da otto pescatori la ingenua statua,dipinta in rosso scarlatto; turchino cielo, con un grande manto di broccato ricamato a palme d'oro, la testa sormontata dal triregno.

Su una mano a conchiglia, un globo d'oro e il braccio destro teso a benedire. La cosa strabiliante di questa simbolica, severa personificazione del confino, era una cascata di dollari.

Dollari pendenti dal braccio benedicente, dollari appesi al collo e oscillanti sul petto a guisa di medaglioni, dollari infilati alla cintura.

Dollari, dollari, dollari e la povera gente guardava estasiata ed inorgogliva di tanta ricchezza.

E le due bande a rincalzare tutte quelle grida di poveri inebriati alla vista di tanti dollari che, avrebbero sollevato tutte le loro miserie.

Ci si poteva ricomprare la barca perduta nella tempesta, farsi una casa bianca, un bel piccolo cubo col tetto piatto su cui seccare tanti fichi d'india, e le foglie dure, spade verdi e grigie, della pianta del sapone.

Suonavano sempre più frenetiche le due bande, dietro, salmodiando file e file di preti che benedicevano i piccoli ponzesi per la loro fede che si esprimeva in tanti dollari sudati nelle miniere, dollari sudati sottoterra a far fondamenta di case, dollari sudati nelle campagne razionalmente coltivate a cogliere frutta, omaggi umili dei meschinelli che avevano mangiato pane e pomodoro a risparmiarli, omaggi munifici per onorare il santo del confino.

Poi, dietro, il direttore della colonia che recava solennemente un gran cero in mano e al collo una gran catena dorata, a grandi maglie, da cui pendeva una decorazione, anch'essa aurea, una grande patacca larga quanto un piattino da caffè che gli sbatteva nel centro del petto..."

"...Dopo di lui tutte le autorità della colonia e del paese. anch'esse recanti, compuntamente gran ceri per il protettore "ab aeterno" di tutti i confinati defunti, presenti e da venire.

La processione passò per tutte le stradette tortuose, s'inerpicò, ridiscese sul lungomare...con la laude sempre più frenetica.

E si avviò al porto.

Nel porto erano pronti tanti barconi, barche, barchette e sui bordi drappeggiate eran coperte sgargianti di seta, di velluto, e damaschi ricamati a fiori ed uccelli di seta in oro, in argento.

Il santo ascese nella più grande in un alone azzurrino d'incenso, e lentamente,  si staccò da terra seguita dal corteo delle imbarcazioni in cui si issavano gli stendardi, i candelabri, i ceri, gli emblemi, le croci; le coperte e i damaschi sfioravano le onde azzurre in mezzo al fragore delle sirene, degli scoppi, mentre le navi alzavano il gran pavese per salutare il santo esiliato che tornava a salutare le bestie di Palmarola"

(Dal libro della confinata politica Cesira Fiori "Una donna nelle carceri fasciste")



San Silverio sul trono. Il signore con la camicia bianca, accanto al marinaio, è mio nonno Peppino Iacono



La processione torna dal porto


Le barchette seguono il Santo


San Silverio a Sant'Antonio

(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)

mercoledì 24 novembre 2021

Il navigante e l'astronomia

 Il navigante di notte guardava il cielo e si orientava osservando le stelle.

Un tempo non c'era la strumentazione che c'è ora, si navigava di notte soprattutto grazie all'abilità del marinaio e la sua conoscenza del cielo che serviva per orientarsi.

I vecchi marinai ponzesi  la Via Lattea  la chiamavano Strada di San Giacomo. Osservavano le Pleiadi, un ammasso di stelle nella Costellazione del Toro conosciute anche come le sette sorelle, i marinai ponzesi le chiamavano  la Gallina.

Più su dell'Orsa Maggiore (Gran Carro) c'è l'Orsa Minore tra cui la Stella Polare, la più luminosa,  indica il Nord. Grazie alla Stella Polare si poteva navigare di notte, era il loro punto di riferimento.

La vita per mare era molto difficile ed il navigante si affidava alle sue conoscenze altrimenti rischiava grosso.

Posso solo immaginare il marinaio in mezzo al mare scrutare il cielo di notte tappezzato da miliardi di stelle ma lui studiava i punti di riferimento per arrivare alla sua meta.





La  Via Lattea


Via Lattea e una meteora



La Via Lattea


Il pianeta Marte e le Pleiadi chiamate anche le sette sorelle


Il Semaforo sul monte Guardia

(Le foto sono di Dimitri Scripnic)

domenica 21 novembre 2021

I cartelli per i sentieri

Questo racconto mi è stato inviato da Maddalena Del Ponte. 

Ecco le sue parole :

"Provo a raccontarti questa bella storia vissuta da me con il tuo immenso papà. Non ricordo esattamente l'anno ma lavoravo in Pro loco di Ponza con il mio amico e fratello Antonino Conte (Nino). Vista la grande richiesta dei turisti per quanto riguardava i percorsi a piedi decidemmo di metterci al lavoro di nostra iniziativa.

Nino, esperto naturalista fece un attento sopralluogo dei percorsi fattibili e ne individuammo un paio che ci sembravano appropriati. Inoltre decidemmo anche un percorso via mare che prevedeva la visita alle grotte in canoa. Ci diede una mano in questo e soprattutto le canoe il grande Salvatore Perrotta. Partenza da Chiaia di Luna  ed esplorazioni mozzafiato delle tante grotte accessibili su quel versante fino a Lucia Rosa più o meno. 

Ritorniamo alle nostre escursioni via terra. Ci serviva ripulire un poco i sentieri e mettere un po' di segnaletica. Mi venne in mente il buon Ciro che vedevo tutti i giorni andando a lavoro. Sempre sorridente ed affettuoso mi accolse nella sua storica bottega e messo a conoscenza della situazione si mostrò subito disponibile ( io non avevo dubbi riguardo al suo si ) . Mi disse di portargli dei pezzi di legno per poterne fare delle frecce e di fargli un disegno della direzione in cui dovevano essere fatte le punte e poi di scrivere ovviamente i luoghi da indicare. 

Quando dopo un paio di giorni mi disse " piccire'  i frecce so' pronte" non immaginate che gioia. Poi aggiunse:  l'unica cosa che mi sono permesso di aggiungere sono le mie  iniziali,  C. I. e naturalmente non accettò nessun compenso. Erano bellissime scritte con una calligrafia impeccabile. Le ricoprì addirittura con il coppale. 

Grande Ciro!"

I cartelli indicavano i sentieri per il Bagno Vecchio, Il Monte Guardia, Il Faro, il Fieno...qualcuno c'è ancora...

Nota:

Mio padre Ciro Iacono era molto amico del papà di Maddalena, Pasqualino 



Il cartello con l'indicazione per il Bagno Vecchio. Sotto ci sono le iniziali C.I. (Ciro Iacono)



Indicazioni per il Monte Guardia ed il Faro

(Le foto sono state gentilmente concesse da Maddalena Del Ponte)


Ed ora facciamo un'escursione all'isola di Ponza con queste belle foto di Rossano Di Loreto (aprile 2015)
















venerdì 19 novembre 2021

A scarpe d'à Madònne

 La cymbalaria muralis (ciombolino comune) viene chiamata in dialetto ponzese a scarpe d'à Madònne.

E' una pianta che possiamo trovare sui muri dell'abitato del porto di Ponza ma anche sulle fessure delle rocce.

I fiori hanno la corolla color lilla.

Questa è una pianta officinale, ha proprietà antinfiammatorie, astringenti e diuretiche.

(Notizie attinte dal libro di G. e S. Mazzella "Flora illustrata di Ponza Gavi Palmarola Zannone Ventotene S.Stefano")



Foto di Armanda Giacomini (tratta dal gruppo Facebook "Erbe selvatiche d'Italia")



Cymbalaria muralis (Immagine reperita in rete)


Cymbalaria muralis (Immagine reperita in rete)



L'abitato dell'isola di Ponza in una foto antica

mercoledì 17 novembre 2021

Pescatori ponzesi a Golfo Aranci

In rete ogni tanto si trovano cose interessanti come questa bella foto del 1955 di un pescatore di origini ponzesi  a Golfo Aranci. E' Ugo Pagano e la foto è stata scattata da  Marianne Sin Pfältzer 

I pescatori ponzesi ogni anno nei primi giorni di marzo andavano a pescare in Sardegna. Con le loro piccole barche risalivano la costa Laziale facevano provviste ed arrivavano in qualche isola toscana per poi costeggiare la Corsica,  infine la Sardegna. Alcuni hanno fatto fortuna e si sono fermati con le loro famiglie in diverse zone della Sardegna.

Ovviamente con loro c'era sempre San Silverio che il 20 giugno viene festeggiato dove c'è una comunità ponzese.

E' sempre bello ricordare...





San Silverio a Golfo Aranci

domenica 14 novembre 2021

Il guardiano del faro

 Il guardiano del faro detto anche fanalista è un mestiere in via d'estinzione. Ormai tutto è automatizzato e questa mitica figura sta scomparendo. Eppure sono tante le storie in cui si racconta che proprio grazie a queste figure ci sono stati salvataggi in mare. Grazie ai lampi di luce dei fari il navigante sentiva che c'era un porto sicuro da quelle parti.

Il guardiano del faro è addetto alla manutenzione e al controllo della lanterna. 

Un tempo nella casa adiacente il faro abitava il guardiano e la sua famiglia. 

All'isola di Ponza c'è il Faro della Guardia sull'omonimo promontorio dove in quella casa hanno vissuto molti fanalisti ed i loro figli hanno ricordi meravigliosi. Purtroppo versa in pessime condizioni ma ha sempre il suo fascino. 

Sul promontorio della Madonna torreggia un faro tutto bianco che ha sostituito l'altro più antico intorno agli anni '60. E' stato abitato dai fanalisti fino a pochi anni fa ma ora gli ultimi due, Cristofaro e Silverio,  sono andati in pensione e pure qui il nulla.

Molto interessante anche il Faro di Capo Negro all'isola di Zannone la cui casa adiacente per molti anni era il luogo del cuore del dottor Spadazzi, farmacista romano. Qui un tempo c'erano tre fanalisti che facevano turni di quindici giorni ed una settimana di riposo. Due erano sempre presenti nel faro.

Ma affascinante è anche il Lanternino  che con la sua luce rossa accoglie di notte le navi nel porto di Ponza.



Il Faro della Guardia, isola di Ponza  (Foto di Giancarlo Giupponi) 



Faro della Madonna, isola di Ponza (Foto di Dimitri Scripnic)



Il Faro di Capo Negro all'isola di Zannone  (Foto di Marco Mazza)




Il Lanternino al porto di Ponza (Estate 2016)


Cristofaro Tagliamonte, uno degli ultimi guardiani di fari all'isola di Ponza (Foto di Marianna Licari)


Vincenzo Ferraiuolo, guardiano del faro a Zannone (Foto tratta dal settimanale Epoca, agosto 1955)


Guido Vitiello, guardiano del faro,  che armeggia con il pallone nero, 1955 (Foto tratta da Epoca)

venerdì 12 novembre 2021

La barca a vela arenata a Chiaia di Luna

 Era la metà degli anni '70 quando una violenta mareggiata di ponente fece arenare sulla spiaggia di Chiaia di Luna, all'isola di Ponza, una barca a vela. In seguitò si insabbiò.

(Notizie attinte dal libro di Silverio Mazzella ""Ponzesi gente di mare. Storie di barche, di pesca, di navigazione")



La barca arenata a Chiaia di Luna

(Foto tratta dal libro di Silverio Mazzella)


Chiaia di Luna com'era




Chiaia di Luna dall'alto

(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)


mercoledì 10 novembre 2021

La magia del mare

 Questo racconto lo ha pubblicato su Facebook, Rosalba Mazzella, una giovane donna con una sensibilità fuori dal comune. Ha trovato una bottiglia contenente un messaggio all'isola di Ponza tra la Parata degli Scotti e quella del Bellavista.

Ecco cosa scrive:

"La magia del mare
Il mare a volte può portarci sorprese inaspettate..
Ricordo l'estate appena trascorsa;
...mentre passeggiavo sulla spiaggia fatta di grandi ciottoli e raccoglievo tutti i rifiuti che la mia busta potesse contenere, prima del ritorno a casa...
...incastrata tra gli scogli notai una bottiglia di vetro con dentro un biglietto.
Con delicatezza riuscii a estrarre il biglietto, ma
purtroppo nella bottiglia un po' d'acqua era riuscita ad entrare e il messaggio si era bagnato. Lo misi ad asciugare, sperando che una volta asciutto avrei potuto provare a decifrare ciò che vi era scritto.
Il biglietto conteneva una lettera scritta da due bambini, Justin e Julia, che di ritorno in barca a vela da una vacanza nel sud della Sardegna, con l'aiuto dei loro genitori, hanno deciso di scrivere una lettera e affidarla al mare.
Nella lettera Justin e Julia chiedevano, a chi avesse trovato la loro bottiglia, di inviare una cartolina del posto in cui la bottiglia fosse stata ritrovata al loro indirizzo di Rotterdam nel Nederland.
Beh! Come potevo non accontentare la richiesta di due bimbetti speranzosi!
Così ho comprato una bella cartolina di Ponza e l'ho spedita.
...e oggi con mia grande sorpresa vedo arrivarmi un'altra lettera con un cuore disegnato sul francobollo.
Nella lettera Justin e Julie mi ringraziano perché a loro la mia cartolina e piaciuta molto.
Insomma...che dire!?
Il mare ci restituisce ciò che l'uomo vi riversa dentro, purtroppo spesso si tratta di spazzatura che andrà a inquinare l'ecosistema o a riversarsi sulle spiagge.
...ma questa volta no, perché il mare ha fatto da ponte tra due paesi lontani,
...questa è la magia del mare!"












Per gentile concessione di Rosalba Mazzella


La zona in cui è avvenuto il ritrovamento della bottiglia, la Parata

domenica 7 novembre 2021

Un vecchio proverbio ponzese

 A menate a chiave fòre u scuògle russe

(Ha buttato la chiave in mare all'altezza dello scoglio rosso)

Modo di dire per chi è partito e non è più ritornato 

(Da "A Panje" di Ernesto Prudente)



Lo scoglio Rosso

(Estate 2021)



Ancora lo scoglio Rosso

(Estate 2019)




In lontananza lo scoglio Rosso, sotto il promontorio della Madonna



Lo scoglio Rosso con i colori dell'alba

(Foto di Rossano Di Loreto)

giovedì 4 novembre 2021

Quei ragazzi che hanno combattuto nella Prima Guerra Mondiale

 Oggi, 4 novembre 2021, sono cento anni che il Milite Ignoto riposa all'Altare delle Patria.  Una mamma che aveva perso il figlio in battaglia scelse questo ragazzo senza nome.

Davanti ad undici salme ne scelse una.

Il Milite Ignoto è stato scelto come simbolo dei giovani soldati italiani morti sul campo di battaglia.

Anche dalla nostra isola di Ponza partirono molti ragazzi tra cui mio nonno Peppino Iacono ma lui fortunatamente tornò sano e salvo.

Alcuni di loro, purtroppo, non sono tornati a casa, come il tenente Vincenzo Di Fazio, comandante di una Compagnia e già medaglia di bronzo per meriti acquisiti in battaglia. 
Il tenente Di Fazio cadde colpito da un proiettile nel giugno del 1918 e gli fu conferita la medaglia d'argento.

Per non dimenticare...


Nonno Peppino Iacono a destra nella foto


Nonno Peppino Iacono insieme agli altri soldati

(Dall'album di famiglia)


Il funerale del Tenente Vincenzo Di Fazio morto in battaglia nel giugno 1918

(Archivio fotografico di Giovanni Pcifico)

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