domenica 29 novembre 2020

U fenucchièlle sarvateche

 In dialetto ponzese il finocchio selvatico si chiama fenucchièlle sarvateche.

Quest'estate, all'isola di Ponza, sulla strada dell'Acquedotto ho fatto diverse foto di questa pianta. Infatti si trova lungo le strade e nei terreni incolti delle isole Ponziane.

Qualche notizia l'ho appresa sul libro di G.e S. Mazzella Flora illustrata di Ponza.

Ecco una piccola descrizione:

"Pianta fortemente aromatica. I frutti vengono mescolati all'impasto del pane "biscottato" e dei taralli, ai quali dà un caratteristico aroma. Pochi chicchi, masticati dopo i pasti, favoriscono la digestione."

I fiori di questa pianta sono gialli disposti a forma di ombrello.










(Estate 2020)


venerdì 27 novembre 2020

La Dragonara

 Durante una puntata di Linea blu, di qualche anno fa, dedicata alla Calabria, hanno trasmesso un video di Folco Quilici Mari dell'uomo. Bestiari degli abissi in cui mi sono imbattuta nella figura della Dragunara. 

Secondo una tradizione calabrese la Dragunara è una donna drago abitante gli abissi marini che provoca le trombe marine che si combatte con l'arte delle parole e la forza di magici coltelli.
Mi sono incuriosita, ho cominciato a cercare ed ho scoperto qualcosa.
Il termine Dragunara (Tracunara) proviene da tracon che in greco vuol dire condotto di acque.
A Miseno c'è la grotta della Dragonara (Tracunaria) che è una cisterna d'acqua, scavata nel tufo, proprio come quella che abbiamo a Ponza, con opus reticolatum, ricoperta da uno stucco bianchissimo adatto ad un serbatoio d'acqua.
Ma anche a Sassari scorrono fiumi sotterranei i dragunaggi, vene d'acqua che scavano strade nel sottosuolo ed attraversano la città.
A quanto pare la parola Dragonara ha sempre a che fare con l'acqua (grotte o cisterne d'acqua)
Potrebbe essere che la zona della Dragonara, a Ponza, abbia preso questo nome proprio dalla cisterna e non viceversa.
Questa cisterna è già citata dal Pacichelli nel 1685 così: Più avanti è quella della Dragonara, che raffigura una peschiera di acqua sorgente assai buona, dove fanno acqua i navili, che talvolta per tempesta vi approdano...
Invece il Tricoli la descrive così: Vedesi incavata nella roccia in quadro per 150 palmi ogni lato, sostenuta da cinque ordini di piloni, è spalmata d'intonaco. Oggi è conserva d'acqua.






La scalinata che porta sulla Dragonara



Un angolo di questa zona


Il palazzo Rivieccio sulla Dragonara





La Cisterna della Dragonara

mercoledì 25 novembre 2020

Il culto di San Silverio a Ingeniero White, in Argentina

 Dall'altra parte dell'Oceano Atlantico, in Argentina precisamente a Ingeniero White, vive una comunità di origine ponzese che tra pochi giorni festeggia San Silverio, il nostro Santo patrono.

Sono emigrati verso la fine dell'Ottocento ma un nutrito gruppo arrivò nel 1924 e portarono con loro l'immagine o una statuetta di San Silverio. La statua del Santo che oggi viene portata in processione arrivò dall'Italia nel 1929.

Anche i nostri paesani nei momenti di difficoltà o pericolo invocano San Silverio.

Nel libro "San Silverio el origen de una hermandad" di Susana Beatriz Martos ci sono molte testimonianze di ponzesi.

Ecco un brano, tradotto in italiano, con il racconto di Juan Bautista (Cacho) Marzocca tratto dal libro:

INCIDENTE SUL MARE E FEDE IN SAN SILVERIO

"...Al cinquantesimo anniversario dell'arrivo della statua di San Silverio, facemmo confezionare delle bandierine con l'immagine di San Silverio ed in ogni imbarcazione ne venne posta una. Quando venivano fatte le riunioni in Prefectura, io dicevo a tutti che mi sentivo sicuro solo se portavo al collo una medaglia della Vergine o del Santo. Il valore spirituale, secondo me, è quello che maggiormente ispira la vita di ognuno. Chi non crede in nulla, non nutre neanche speranza di nessun tipo"

"Mentre riparavamo la lancia lavorando con altri compagni, si verificò una terribile tempesta che ci affondò la barca. Era l'una di notte del 5 gennaio 1974 quando si scatenò prima una grandinata e poi ci colse un tornado che fece rovesciare la lancia. Io con un altro compagno rimasi chiuso nella stiva e non potevo fare altro che implorare: -San Silverio, aiutami!".

Infatti sicuramente saremmo morti...la lancia si era rovesciata con parte dell'albero sott'acqua verso l'alto. Io avevo indossato un equipaggiamento da pioggia. Quando la barca si rovesciò rimanemmo senza luce. Tutto intorno era buio".

"Era mia abitudine dormire con una scatolina di fiammiferi in tasca, la cercai a tentoni. Tutto era successo così rapidamente che i fiammiferi non si erano bagnati, li presi, accesi uno e vidi che la barca si era rovesciata. A causa della tormenta eravamo a tredici metri sott'acqua. Gli altri quattro compagni erano saltati fuori dall'imbarcazione e si erano afferrati ad essa. Quando cercai di uscire dal boccaporto vidi che la scialuppa di salvataggio si era posta di traverso o lo bloccava, per cui era impossibile uscire dalla stiva. Per Dio e la Vergine! Aiutami San Silverio!

Per fortuna, essendosi la lancia capovolta tanto rapidamente, avevamo ancora aria da respirare, anche se questa diminuiva man mano che la barca prendeva acqua. Era come una camera d'aria che si sgonfiava piano piano. In questo guazzare nell'acqua, ero disperato e il mio unico pensiero era al caro San Silverio. Dissi al mio compagno - Cesare, provo ad uscire. Mi tuffai e mi immersi per potermi liberare dell'imbarcazione". (A questo punto, Cacho Marzocca descrive le varie peripezie in quella buia prigione fatta di acqua, lottando con la necessità di respirare, trovandosi senza aria)

Alla fine riuscì ad uscire e racconta quello che vide: "Quando vidi la lancia rovesciata e la scialuppa incastrata... nuotando mi aggrappo all'asta del timone. Severino che si era afferrato allo stesso punto, era svenuto per i colpi della grandine molto grossa e il Ruso stava anche lui aggrappato all'asta del timone. Quando arrivarono i soccorsi da un'altra lancia. -Vado a cercare Cesare pensai. Nel frattempo l'acqua arrivava fino ai giubbotti salvavita dotati di pile che, bagnandosi, facevano accendere le lampadine. Allora con questa luce, riusciva a vedere qualcosa il mio compagno rimasto nella stiva...Egli non sapeva nuotare ma afferrò un pezzo di legno, ebbe paura perchè inciampò con delle reti...però alla fine uscì dalla lancia e vedemmo che la corrente dell'acqua se lo portava via. Era un momento disperato, ma riuscimmo a salvarlo!

La lancia riempendosi di acqua, per effetto della fisica, tornò a rovesciarsi e riprese la posizione normale. Il giorno dopo risalì in superficie. Successivamente potemmo svuotarla dell'acqua e togliere la sabbia rimasta dentro. Fu un lavoro arduo, ma alla fine mettemmo in sesto la barca, grazie a Dio, ci mettemmo tutti in fila e riprendemmo il ritorno verso Ingeniero White"

...Per Cacho Marzocca l'essersi salvati dall'incidente fu opera di San Silverio che aveva risposto alle sue preghiere. Se prima era devoto al Santo, ora lo è molto di più"

(Per gentile concessione di Susana Beatriz Martos, l'autrice del libro)

Dove c'è un ponzese c'è San Silverio

Nota:

Juan Bautista (Cacho) Marzocca ha  sposato Lucia Conte, figlia di Domingo Conte, di origine ponzese



















San Silverio dei pescatori 
(Da Centro Laziale Bahia Blanca,  foto del 2018)

martedì 24 novembre 2020

L'affresco "La deposizione di Papa Silverio" in corso d'opera

 Nella chiesa madre dell'isola di Ponza, nel 1989, è stato realizzato un affresco che raffigura "La deposizione di Papa Silverio" dalla pittrice Florentine Wallner, ponzese d'adozione.

Ne ho già scritto in questo blog lo scorso anno.

Florentine gentilmente mi ha inviato i disegni e le foto scattate durante la realizzazione di questo bellissimo lavoro.

Tutto è nato da una stampa che don Salvatore  Tagliamonte ha fornito a Florentine, poi Maria Di Fazio ha dato il suo contributo facendo realizzare l'opera in memoria del figlio scomparso prematuramente.


La deposizione di Papa Silverio in una stampa 


Il primo schizzo, l'idea per realizzare l'affresco


Il disegno preparatorio nella grandezza reale


Mario, il marito di Florentine fa il modello


I bambini  di Florentine aiutano


I ponteggi per permettere la realizzazione dell'opera


Trasposizione del disegno dal cartone sulla parete con la tecnica dello spolvero (sinopia)


Particolare della composizione delle nuvole


La costa fino a Zannone

Il porto di Ponza


Il Santo


Mario, il marito di Florentine, fa il modello per realizzare il volto del Santo


I bambini aspettano che la mamma termini il suo lavoro




La scelta tra il potere terreno e l'eternità rappresentato dalla conchiglia, una "tofa"


Le foto e i disegni  sono stati concessi gentilmente da Florentine Wallner, l'artista.


domenica 22 novembre 2020

Una premonizione

 Questa storia è accaduta a La Galite, isola a nord della Tunisia, dove un gruppo di ponzesi si trasferì tra la metà dell'Ottocento e parte del Novecento. E' tratta dal libro di Silverio Mazzella "Le ore del giorno, i giorni dell'anno, gli anni della vita"

Ecco il racconto:

"Antonio D'Arco, il primo abitante residente dal 1843, raccontò che una roccia dalla vaga figura rassomigliante la Madonna con il Bambino, che si può riconoscere sulla parete a ovest del "porto", e che diede il nome al promontorio, "Punta della Madonna". Al "porto" essendo a ridosso dei venti del I e II quadrante si era soliti sostare con la barca, e proprio sotto la parete. Una notte, in sogno, si sentì chiamare così insistentemente da svegliarlo e constatando che i suoi compagni di bordo dormivano tutti, si rimise a dormire. Ancora una volta fu svegliato da quella voce misteriosa. Impaurito per il ripetersi del sogno convinse i compagni a spostarsi da quel ridosso con la barca, temendo un malefico sortilegio. Da lì a pochi minuti una enorme frana fece scivolare a mare una grande quantità di detriti, proprio nello specchio d'acqua dove erano con la barca. Se il vecchio D'Arco non avesse sognato quella voce sarebbero sicuramente morti investiti rovinosamente dalla frana."










L'isola La Galite

(Le immagini sono state reperite in rete)

venerdì 20 novembre 2020

Un vecchio proverbio

 "Chiste e' u paèse addò nun se jastèmme nè se preche a Ddje"

(Questo è il paese dove non si bestemmia nè si prega Iddio)

I nostri nonni lo dicevano per Palmarola. La tranquillità, la pace, la  non apprensione, il rilassamento, il meraviglioso paesaggio che ci avvolgono quando si soggiorna in questa stupenda isoletta ci  dona la sensazione di vivere in un mondo diverso per cui non c'è la necessità di invocare Dio nè di bestemmiare.

Ernesto Prudente  A Panje - I proverbi di Ponza



Tramonto sull'isola di Palmarola














L'isola di Palmarola

(Foto di Rossano Di Loreto)

mercoledì 18 novembre 2020

U tedesche d'a Ravia

Sullo scoglio della Ravia, acquistato negli anni '60 da una coppia di artisti  tedeschi, c'è una casa bianca dove trascorrevano le vacanze con le figlie.

Claus Wallner, pittore e Ursula Querner, scultrice, li potevi incontrare per le strade di Ponza insieme alle figlie, Florentine e Dorothee. Alla scomparsa della moglie Claus sposò Erika, sorella di Ursula, da cui ebbe una figlia Silveria. Già dal nome di quest'ultima figlia traspare l'amore per Ponza, San Silverio  è  il Santo protettore dell'isola.

Claus nato in Germania nel 1926 iniziò a dipingere già a 14 anni ed ha studiato pittura all'Accademia delle Belle Arti ad Amburgo. 

Un artista affermato che è mancato nel 1979.

Amava molto Ponza e lo scoglio della Ravia.

In occasione della mostra di Claus Wallner "Italienische impressionen" ecco cosa scrive il direttore dell'Istituto Italiano di Cultura di Amburgo, dott. Livio Olivieri:

"...Prima di accettare l'impegno definitivamente volevo vedere le sue opere a casa sua, nel suo ambiente che conosco già da alcuni anni, da quando ho potuto frequentare lui e Ursula Querner nella loro comunione di sposi ed artisti che hanno creato, nella loro casa, uno dei più vivaci centri della vita culturale di Amburgo.

 

Ho trovato ancora le tracce di Ursula e, adesso, anche la seconda moglie Erika, sorella di Ursula, e le sue figlie che sono molto dotate artisticamente. Ho visto tutti loro circondati dalle opere e strani oggetti, per la maggior parte raccolti in Italia, in un'atmosfera che trasforma, per cosi dire, questa abitazione in una copia della casa estiva che si leva su uno scoglio con vista su Ponza, direttamente sulle onde del mediterraneo.

 

Ho, cosi, trovato la chiave per capire la vera storia che si nasconde dietro i quadri che sono esposti stasera qui, dietro queste opere che Wallner stesso definisce "ltalienische lmpressionen". Queste opere non sono illustrazioni casuali dell’ambiente italiano visto da Wallner, ma sono davvero il frutto delle emozioni che ha raccolto dentro se stesso."

 

"...Nei quadri di Wallner appaiono gli stessi strani oggetti collocati a casa sua, che lui ha scelto personalmente con amore a Porta Portese, come "nature morte " davanti ad un paesaggio di mare a rinforzare i contrasti di luce.

 

Queste conchiglie, vasi, piccole ceramiche e statuette mediterranee sembrano emerse casualmente in questo istante dal mare. 


Ponza è il soggetto più importante della sua pittura, anche se qualche volta cerca altrove i suoi soggetti: monumenti veneziani e romani ed i trulli pugliesi. La maggior parte dei soggetti viene trattata con le medesime tonalità tenui, immersi in una luce infinitamente lontana dove svaniscono i contorni."

 

 


Claus Wallner mentre dipinge sullo scoglio della Ravia



Claus Wallner



La moglie di Claus, Ursula Querner, scultrice



L'isola di Ponza in un quadro di Claus Wallner



Questo dipinto è del 1978 e non è stato terminato perchè Claus non è più tornato sullo scoglio
















(Per gentile concessione di Florentine Wallner, la figlia, anche lei pittrice)


In questa litografia vediamo la spiaggia di Chiaia di Luna



La casa sullo scoglio della Ravia dove Claus Wallner trascorreva le vacanze con la sua famiglia

(Foto di Rossano Di Loreto)                                                                                                             

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