sabato 28 febbraio 2015

Ponza tra Passato e Presente ( terza parte)

La terza parte delle foto di Marianna Licari.
Per la prima parte con la spiegazione del progetto, clicca qui. E qui per la seconda parte.

Sbarco al molo
Vista del porto
Andando verso Mamozio
Giochi di strada a Giancos
Una processione di San Silverio

giovedì 26 febbraio 2015

Aprirò la Grotta del Serpente

"Aprirò la Grotta del Serpente", è il titolo di un articolo apparso in questi giorni sul Giornale di Latina.
Il sindaco di Ponza, Piero Vigorelli, è intenzionato a recuperare i Beni Archeologici e questa volta punta sulla Grotta del Serpente.
Il pezzetto di terra proprio davanti all'ingresso della Grotta è di un privato e si è deciso durante il Consiglio Comunale di espropriarlo visto che costui ha chiesto cifre enormi.
Vorrei proprio capire che se ne fa il privato di un misero pezzo di terra....invece di metterlo a disposizione della collettività.
Vabbè che a Ponza si accampano diritti ovunque, si litiga anche per un muretto divisorio o per un passaggio in comune.
Tutto molto ridicolo!!!
Ma ritornando ai siti archeologici di Ponza... la novità  è che saranno mappati tutti..
Sarebbe ora che si metta l'anima in pace chi ancora accampa diritti su cisterne, necropoli e quant'altro...
E dopo la cisterna della Dragonara in questi giorni si sta ripulendo quella di Via Comandante.
Prossimamente anche la grande cisterna di Via Parata...che oltre all'immondizia ha costruzioni abusive al suo interno. Più di trent'anni fa arrivarono a Ponza quelli della Soprintendenza per mettere fine agli abusi ma qualcuno mise tutto a tacere.
Speriamo questa volta sia diverso...
Ecco l'articolo di giornale:


martedì 24 febbraio 2015

Il ricordo non muore mai...

In questa foto mio padre, Ciro Iacono, maestro d'ascia dell'isola di Ponza.


Il ricordo non muore mai...

La nostra memoria è un mondo più perfetto rispetto all'universo: restituisce la vita a quelli che non esistono più.

Guy de Maupassant

domenica 22 febbraio 2015

Ponza tra Passato e Presente (seconda parte)

Ecco la seconda parte delle foto di Marianna Licari.
Per la prima parte con la spiegazione del progetto, clicca qui.

Ciro Iacono sul Lanternino
Cala Fonte
Il negozio di Gennaro i'Tatillo
Case sul porto
Un prete fuori la chiesa

venerdì 20 febbraio 2015

Ponza tra Passato e Presente (prima parte)

Ospito sul mio blog un post di mia figlia, Marianna Licari.
Eccolo:

"Il nostro è un Paese senza memoria e verità, e io per questo cerco di non dimenticare." 
Leonardo Sciascia 

Sono sempre stata affascinata dalle foto “storiche”, in particolare quelle riguardanti l’isola di Ponza.  Già con il video Frammenti del passato di Ponza avevo cercato un senso dietro a quelle foto in bianco e nero, un po’ sgualcite. Non tutti afferrano la magia che si trova dentro a una fotografia del passato. Magia? Sì, proprio magia. Una macchina fotografica e qualche processo chimico hanno fissato un momento, un frammento di memoria irripetibile. Sono la descrizione di un attimo. Mettere insieme tutti quei frammenti d’immagine, ci permette di restituire almeno un’idea di un passato che è inesorabilmente svanito. Le persone di questi scatti sono scomparse o invecchiate. I luoghi sono cambiati. Alcuni negozi hanno chiuso da anni. Il vento e il mare hanno cambiato il paesaggio. E’ la natura dell’isola, è la natura della vita. Tutto cambia. Ma abbiamo una preziosa testimonianza grazie a queste foto. Persone come Giovanni Pacifico, passano il loro tempo a raccogliere e condividere con noi queste piccole gemme di memoria.

L’idea di confrontare foto attuali con foto del passato mi è venuta un paio di anni fa. Ovviamente non è un’idea originale, ma l’ho scoperto solo dopo. La fusione in un’unica immagine di foto del passato e del presente è stata già esplorata ampiamente dal fotografo russo Sergey Larenkov con un lavoro su foto di guerra tra ieri e oggi, dal fotografo americano Shawn Clover (vedi qui). Anche il magazine francese Golem 13 ha svolto un foto confronto simile, unendo foto di inizio Novecento con foto attuali. In Italia, di grande impatto è il progetto di Roma Ieri Oggi

Unire due foto sembra una cosa facile, ma non lo è affatto. Riuscire a riprodurre esattamente la stessa inquadratura e prospettiva di una foto fatta anni e anni fa non è cosa semplice. Io ce l’ho messa tutta. Alcune foto sono più riuscite di altre, altre zoppicano un po’. Ovviamente non ho rifatto alcune inquadrature perché impossibili per me (per esempio le riprese aeree). Queste sono le prime cinque della serie. Spero vi piacciano.

n.b. Diverse foto sono dell’Archivio di Giovanni Pacifico.



Un matrimonio in piazza
Corso Pisacane
Corso Pisacane, dove c'era il negozio di Nanninella
La banchina Di Fazio
Cappella della Croce a Punta Incenso

mercoledì 18 febbraio 2015

La fotografia diventa storia...

Sbirciando nell'Archivio fotografico di Giovanni Pacifico mi sono imbattuta in due foto che ci riportano indietro di circa quarant'anni, un episodio avvenuto a Ponza nel 1975.
Io non ero presente....ero fuori dall'isola per motivi di studio...
Lo racconta Ernesto Prudente in "Cronaca di cose ponziane".
Ecco cosa scrive: " Quella sera del 1 giugno 1975, come tutte le sere del periodo primavera-estate, la banchina del porto di Ponza pullulava di pescatori.
La maggior parte erano "zaccalajuole" (pescatori con la lampara), in quell'epoca riuniti in cooperativa, ma vi erano anche pescatori di attività diversa. Quasi tutta la marineria di Ponza era sul molo per un evento straordinario di cui solo essi erano a conoscenza.
Il via-vai di tutta quella gente non destò alcun sospetto. Era una cosa normale vedere, ogni sera, la banchina affollata di pescatori. Si recavano al lavoro.
Il porto era pieno di barche. Oltre alle barche di Ponza vi erano anche un centinaio di panfili. Molti erano ormeggiati anche in quarta fila, alle due banchine del porto; chi non aveva trovato posto in banchina era alla fonda nella rada.
Fra quelle barche c'erano, quella sera, tante che partecipavano alla regata Fiumicino-Ponza organizzata da Mario Pallavicini, un romano tra i primi frequentatori di Ponza.
Al molo Musco, come tutte le sere, era ormeggiato il "Falerno", la nave di linea che collegava Ponza con il continente.
Ma non vi erano a Ponza soltanto barche da diporto con i loro equipaggi, sull'isola vi era qualche migliaio di turisti per trascorrervi il ponte festivo.
La piazza era affollata di gente. I tavoli dei bar e dei ristoranti erano gremiti.
L'ora X scattò alle nove e mezzo.
Le barche da pesca, una alla volta, mollarono gli ormeggi e incominciarono ad uscire. Il disincaglio delle ancore, uno spettacolo serale a cui non mancava di assistere il pubblico affacciato alla balconata del porto, avvenne con molta difficoltà, data la presenza di tante barche.
La serata era calma. Non soffiava un alito di vento. Il mare era piatto e liscio come olio.
Le barche, una volta giunte sulla testata della scogliera, ricevevano disposizioni sul da farsi da un gozzetto su cui avevano preso posto i coordinatori.
La prima barca prese posto a contatto con la Ravia, legandosi alla bitta posta sullo scoglio. Le altre, una dopo l'altra, si legarono ad essa e fra di loro in direzione della scogliera.
Non era trascorsa mezz'ora dall'uscita del primo peschereccio che la "Pompea", ultimo ad uscire, attaccandosi alla barca che l'aveva preceduta, mise la cima sulla scogliera che toccava quasi con la prua.
Dalla Ravia alla scogliera una catena di natanti aveva chiuso la baia e l'ingresso al porto di Ponza.
I pescherecci erano così vicini, l'uno all'altro, che nemmeno una canoa poteva passare.
Perchè avevano fatto questo?
I pescatori avevano capito, più degli altri, che un paese che basa la sua economia sul turismo nautico e sulla pesca non può non ammettere a priorità assoluta la sua portualità. Quella di Ponza presentava inadeguatezza e insufficienza alle reali necessità del paese.
Essi, che vivevano, in ogni momento, questa pesante situazione si erano stancati di implorare e passarono alle vie dei fatti.
Volevano far esplodere il problema e l'unico modo per far giungere la loro voce a Roma, visto il disinteresse delle autorità locali, era quello di bloccare a Ponza le barche da diporto e i turisti che si trovavano.
Passò del tempo, un bel po' di tempo, prima che da terra si accorgessero di quanto avvenuto.
Come un tam-tam la voce si sparse per tutta l'isola.
A frotte la gente si recava, abbandonando anche i tavoli dei ristoranti dove stava mangiando, alla testata del molo Musco e sulle colline dominanti la baia, per vedere l'accaduto.
La situazione, che all'inizio aveva solo della spettacolarità, divenne ben presto tesa.
Diverse persone, con gommoni e battelli, si recarono vicino ai pescherecci per chiedere il motivo di tale operazione.
Resosi conto che all'indomani non avrebbero avuto la possibilità di raggiungere il continente per riprendere le loro attività informarono della cosa gli organi di polizia.
Quella notte successe di tutto.
Il buonsenso dei pescatori non accettò nessun tipo di provocazione.
Essi capivano la situazione in cui era venuta a trovarsi tutta quella gente che aveva messo piede a Ponza per una vacanza e che ora le si bloccava la possibilità del rientro ma volevano che questo loro gesto avesse una vasta risonanza per svegliare dal letargo chi aveva il dovere e la competenza di interessarsi a quel problema dell'isola, il primo e il più importante.
Il 2 giugno tutti i giornali riportarono la notizia di quanto stava succedendo a Ponza.
La pressione della gente, costretta a Ponza, fece intervenire personaggi e autorità a tutti i livelli. 
Una commissione di pescatori varcò, il 3 giugno la soglia di Palazzo Chigi per essere ricevuta dall'on. Salizzoni, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri."
Questo il racconto di Ernesto, ma a distanza di quarant'anni non è cambiato niente.....




venerdì 13 febbraio 2015

Scale e scalette

A Ponza si cammina molto e ci sono anche tante scale....salirle a volte è faticoso ma con un pò di esercizio ci si abitua....
Ecco qualche foto che ho fatto durante la scorsa estate....


Questa scalinata è in via Parata



Queste scalette portano da via Corridoio a Corso Pisacane



Corso Umberto...queste scalette portano al ristorante EEA



Questa scalinata conduce al piazzale della chiesa



La scalinata che porta a via Galano



Le scalette della Dragonara



Altre scale della Dragonara



Scala a Cala Feola in località Le Forna



Scaletta dietro la chiesa




Scale in questo bel portone di una palazzina sulla Punta Bianca (Palazzo di Clorinda) ex palazzo Tagliamonte
(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)

La strada della vita attraversa il presente e non il domani. A volte è larga a volte stretta. Corre in salita oppure in discesa ma va sempre avanti in direzione dell'oggi.

Romano Battaglia

martedì 10 febbraio 2015

L'importanza delle cisterne romane a Ponza...

Le cisterne d'acqua al tempo dei Romani avevano una grande importanza in un'isola come Ponza.
Si raccoglieva in questi grandi serbatoi tutta l'acqua possibile per soddisfare la popolazione che era numerosa in quel periodo, ma anche per rifornire le navi di passaggio.
L'acqua prima di giungere in banchina subiva un processo di decantazione.
Ecco a tal proposito cosa scrive don Luigi Dies in "Ponza perla di Roma" nel 1950: "La fistola pescava in una vasta cisterna al livello del mare. Questa, a sua volta, riceveva da un'altra cisterna soprastante l'acqua già riversata in essa da una terza. La terza aveva raccolte le acque piovane dai depositi scavati in superiori altezze e disposti su tutte le colline dell'isola. L'imponente massa d'acqua che trascinava con sè ciottoli e detriti, raccolta in altitudine, si veniva purificando, man mano che era decantata nei depositi immediatamente sottostanti, fino a diventare potabile al livello del mare. Nel Corso Umberto, presso la Parata, è visibile uno di questi magnifici serbatoi che ancora attestano il senso pratico dei Romani. Osserviamolo.

LA VASTISSIMA CISTERNA DEL BAGNO

A livello di strada, l'ingresso pietosamente incustodito, il che è tanto strano, quanto significativo, ha tutto l'aspetto d'un Ninfeo o tempietto, sacro...forse a divinità acquarie. Probabilmente l'irregolarità dell'ambiente, che risalta a chi entra, è dovuta alla natura della roccia in cui venne scavato l'antro. Gli architetti dovettero pensare d'adibire a cisterna una cava di tufo da costruzione, che ampliarono nel senso non ancora perforato della montagna. Questa cisterna è detta del bagno, perchè i Borboni vi posero, a loro tempo, il dormitorio) dei forzati qui dedotti per la esecuzione del piano di colonizzazione; diventò per questo un bagno penale.
Sono imponenti gli archi a crociera, tagliati nel tufo, corrono quattro lunghissime navate, divise da tredici pesanti pilastri ricavati dallo stesso taglio. Grande cura fu posta nell'ampliare al massimo questo deposito, il cui scavo arriva fin sotto la collina degli Scotti.
Il laterizio e l'opus reticolarum furono ottimi mezzi per risanare e rafforzare fondi e pilastri, minacciati da sabbia, pomice o vene meno compatte del tufo. Tutta la superficie interna è ricoperta d'intonaco signino e a terra non mancano i pulvini.
Si calcola che in questo deposito potevano essere raccolte molte migliaia di tonnellate d'acqua. Le due cisterne inferiori hanno la stessa forma e ampiezza."
Il Dies scrive ancora che "....oltre la scarpata borbonica per il tiro a secco delle barche da pesca è stato innestato nel muro un piccolo rubinetto di ottone che distribuisce l'acqua della cisterna pubblica detta del portone".
Forse si riferisce alla cisterna Tagliamonte, sotto l'hotel Mari, detta anche del Portone (Portone di Pascarella) che riforniva l'area portuale.
Speriamo che si riescano a recuperare un po' tutte le cisterne....si potrebbe ricostruire il percorso dell'acqua...
Sarebbe veramente interessante...
Un'eventuale scoperta di un collegamento tra la cisterna di via Parata e quella di via Comandante, come penso io, sarebbe incredibile e chissà se c'è un nesso anche con quella Tagliamonte nel Portone di Pascarella.


Il Portone di Pascarella....da queste parti c'è la cisterna Tagliamonte 
(foto di Marianna Licari)



Il Portone di Pascarella durante la pioggia. L'acqua che scende dagli Scotti, attraversa via Parata, via Corridoio, giunge in Corso Pisacane e poi in mare. Un tempo l'acqua finiva nelle cisterne.
(foto reperita in rete)



Una fistola aquaria



Una fistola aquaria ritrovata ad Ercolano



Una volta a crociera 

Nota:
La fistola aquaria è una conduttura idrica solitamente in piombo, ma anche più raramente, in terracotta
(fonte Wikipedia)

lunedì 9 febbraio 2015

Nuvole...nel cielo di Ponza...

Le nuvole viaggiano nel cielo dell'isola in modo repentino....a momenti tutto è cupo,scuro, dopo un po' ecco spuntare l'arcobaleno e poi ancora un raggio di sole....
Sull'isola è così....il cielo è in continuo mutamento.....ed il paesaggio sembra cambiare...
Rossano Di Loreto con le sue foto ci fa vedere il cielo dell'isola di Ponza in una giornata di febbraio




















venerdì 6 febbraio 2015

Abbascio 'u Mamozio

Abbascio 'u Mamozio è quella parte della zona del porto di Ponza in cui mio padre, Ciro Iacono,  aveva il suo magazzino nel quale costruiva barche in legno.
Era un maestro d'ascia.
Proprio in questo scalo di alaggio si tiravano in secco le barche per qualche manutenzione.
Prende il nome da una statua ritrovata nel '700, Mamozio.
Un pò di foto antiche dell'Archivio Fotografico di Giovanni Pacifico


Abbascio 'u Mamozio com'era...... 



Quante barche tirate in secco.....


Solo barchette piccole....ci sono anche quelle costruite da mio padre....



La porta del magazzino dove mio padre, Ciro Iacono, costruiva delle bellissime barche in legno


Abbascio 'u Mamozio visto da Corso Pisacane

martedì 3 febbraio 2015

La quiete dopo la tempesta

Giungono da Ponza foto stupende di Rossano Di Loreto del 2 febbraio 2015...
La quiete dopo la tempesta
Ponza è sempre spettacolare...










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