venerdì 28 dicembre 2018

A palamentate

A palamentate all'isola di Ponza è la festa della vendemmia che si svolge nella cantina il giorno in cui  si travasa,  s'ammotte, il mosto dal palmento alla botte.
Ernesto Prudente racconta così: Quando si "ammuttave", in ogni cantina era una festa. Il ricordo cade sulla cantina di Giustino che, ancora oggi, fa rivivere il passato. Come una prassi burocratica recapitava personalmente gli inviti agli amici e nel giorno stabilito erano tutti presenti.
Mancare significava possedere un alibi di ferro. Alcuni andavano con lui molto presto e con loro portavano le pietanze, comprese il ragù, che Anna aveva preparato a casa. Li seguiva a ruota Anna con le sue amiche. Anna è la moglie di Giustino, una signora nel senso vero della parola e fermiamoci qui altrimenti ci sarà la reazione di Giustino che non vuole essere secondo a nessuno. Gli ultimi ad arrivare erano i festeggiatori di Bacco: Tammiciana, Feccia, Bufera, Luigi u nire, Maurino, Giosuè, Valiante, Maiorca, Ernesto, Lello, Biagio Vitiello e altri. E quando questi arrivavano la sala da pranzo di Giustino al Fieno era già pronta. Un grosso telone ombreggiava il cortile antistante la cantina. Era un lavoro del primo gruppo che, dopo aver aiutato Giustino nel travaso provvedeva a sistemare e ad apparecchiare il lungo tavolato che a breve sarebbe diventata una tavolata.
Anna stava in cucina da tempo e, con l'aiuto di qualche ausiliaria, provvedeva alla cottura della pasta. A Giosuè piacevano i rigatoni e premeva su Anna per la scelta tanto che un pò tutti chiedevano, di tanto in tanto, subendo la ribellione di Giustino: Anna, ma se còcene sti rigatoni?
Finito il lavoro in cantina, Giustino si trasferiva all'esterno e riprendeva il lavoro, così ha sempre detto, di riempire i bicchieri già ognuno al proprio posto sulla tavola imbandita dove già erano stati sistemati alcuni cestini e insalatiere con gli antipasti. Non sono mai mancate le patelle e le alici sott'olio. Leccornie. Il "pèrette", un boccione di cinque litri finiva in un niente. Dopo si passava a due da 15 litri ognuno, che venivano sistemati ai due lati della lunga tavola e in ognuno vi era immerso un tubicino di gomma da cui si riempiva il bicchiere. Al grido di Anna: "tutti a tavola" c'era un arruffamento tra quelli che ancora erano all'impiedi. Giustino, a capo tavola, sembrava Noè.
I piatti fumanti uscivano dalla cucina a velocità impressionante e, a passamano, guadagnavano il posto a tavola. Bisognava tenere a bada il languorino in attesa che Anna pigliasse posto che veniva salutata da uno scrosciante applauso. L'applauso veniva ripetuto all'arrivo del dolce che metteva fine ad una lunga serie di portate.
Il sole era dietro Palmarola, illuminandone le alture, quando si prendeva la via del ritorno. La salita era aspra ma piacevole. Ti consentiva di ammirare uno degli spettacoli naturali  più belli che il globo possa offrire. Il mare, la grande distesa che si perdeva all'infinito, Palmarola, arrossata dal tramonto, Capo Bianco e Chiaia di Luna con la sua incantevole baia.
E dòppe chèlle chè mangiate che che vvuò cchiù d'a vite!






La Punta del Fieno

(Estate 2016)



Giustino Mazzella e Ninotto Mazzella



La tavolata di amici al Fieno



 Francesco D'Arco (Tammiciana) e Ninotto Mazzella



Gli amici del Fieno

(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)


Quando si prendeva la via del ritorno il sole era dietro Palmarola...

(Foto di Rossano Di Loreto, dicembre 2018)


Cliccare qui per vedere il video  Dal minuto 42.20 al 54.30
In questo video dal minuto 42,20 raccontano del Fieno personaggi come Luigi 'u Nire, Giustino Mazzella,  Ernesto Prudente...da vedere

mercoledì 26 dicembre 2018

Il Faro di Zannone

Il Faro di Capo Negro  si trova nella parte nord dell'isola di Zannone, nell'arcipelago Ponziano.
La torretta del Faro è collocata sopra un caseggiato dove ci sono le abitazioni in cui, un tempo, dimoravano i fanalisti.
Circa quarant'anni fa ho visitato i locali del Faro di Zannone in cui il dottor Spadazzi, farmacista di Roma e amico di mio padre, trascorreva le vacanze.
Amava tanto Zannone e quando l'isola è stata inserita, nel 1979, nel Parco del Circeo ha dovuto lasciare, a malincuore, la casa del Faro.




Progetto del faro da costruirsi sull'Isola di Zannone, presso Ponza (Latina), nel Parco Nazionale del Circeo (dal fondo Prefettura - Contratti. 1879)
Il faro, attivato nel 1884, è alto 13 metri ed è attualmente funzionante.
All'epoca, Ponza era compresa nell'antica provincia di Terra di Lavoro.

(Archivio di Stato di Caserta)



Il Faro di Capo Negro sull'isola di Zannone
(Agosto 2018)


Il Faro di Capo Negro in una foto d'epoca

domenica 23 dicembre 2018

BUON NATALE!!!

L'isola di Ponza con le prime luci dell'alba...un presepe 
(Foto di Rossano Di Loreto, dicembre 2018)

Auguri di Buon Natale!!!













"Il Natale muove una bacchetta magica sul mondo ed ecco, tutto è più dolce e più bello."
Norman Vincent Peale

venerdì 21 dicembre 2018

Foto con il botto

Oggi per fare una fototessera ci vogliono pochi minuti ma un tempo ci voleva qualche giorno o addirittura una settimana come è successo a me.
Verso la metà degli anni Settanta, ero a Ponza, e dovevo rinnovare la carta d'identità quindi mi occorrevano delle foto.
Mi recai da Teresa D'Arco alias Teresa 'i Biasiell, la fotografa, che aveva il laboratorio fotografico alla Punta Bianca, dove ora c'è il negozio di nautica "Totonno".
Per fare le foto Teresa mi mise in posa, mi aggiustò il capello, tutto doveva essere perfetto...e...BUM...uno scoppio...
Saltai letteralmente dallo sgabello e chiusi di riflesso gli occhi.
Ritornai dopo qualche giorno, il tempo di sviluppare la pellicola ma le foto non erano utilizzabili.
Gli occhi devono restare aperti e non chiusi altrimenti la foto non è valida per il documento.
Bisognava rifarle...
Stessa modalità, tutto perfetto e...BUM...di nuovo occhi chiusi.
Dopo qualche giorno ritornai dalla fotografa...stavolta, decisi, non mi farò fregare...
Tenni gli occhi spalancati...aspettai lo scoppio ma...niente...
La fotografa aveva cambiato macchina fotografica, ne aveva usata una più moderna, senza scoppio.
Era ora!!!
Morale...
Foto con occhi spalancati, ma ero talmente stufa che le ho tenute.
Per cinque anni, ogni volta che guardavo la foto sulla carta d'identità mi veniva da ridere pensando a quelle scenette.



A sinistra della foto, dopo il portone, c'era il laboratorio fotografico



La foto di mio nonno Peppino Iacono sul libretto di navigazione



Il mio bisnonno Ciro Iacono



Zio Giovanni Iacono, fratello di mio padre



Mio padre Ciro Iacono



Mia nonna materna Assunta Mazzella



Zio Aniello Conte, fratello di mia madre

giovedì 20 dicembre 2018

Aspettando il Natale

Come ogni anno ci prepariamo al Natale...
Nelle nostre case abbiamo fatto l'albero, il presepe.
Ci auguriamo di trascorrere questi giorni di festa in serenità...
La nostra mente ritorna un pò all'infanzia....è inevitabile.
Il ricordo più bello che ho è quello di quando mio padre,Ciro, nella nostra casa di Ponza, preparava il presepe e noi piccoli lo aiutavamo passando i pastorelli.
Nel nostro presepe c'erano i pastòcchje (muschio), i frasche ( ramoscelli di pino),  i pugniènti (pungitopo) che profumavano la stanza.
Per me quello è il profumo del Natale, della mia infanzia.
I ricordi belli sono custoditi nel nostro cuore



L'ultimo presepe realizzato da mio padre, Ciro
Era dicembre 2005.

lunedì 17 dicembre 2018

Pacchiaròtte e la notte di Natale

A Ponza per  distinguere le persone, soprattutto quelle omonime, si affibbiavano dei soprannomi.
Uno di questi era Pacchiarotte alias Silverio Conte che era basso e tarchiatello e con la sua barca trasportava le persone dal porto a Cala Inferno. C'è addirittura uno scoglio che porta il suo nome.
Ci racconta di questo personaggio Ernesto Prudente nel libro "Fogli Sparpagliati": 
Pacchiaròtte era il mitico personaggio della sua epoca. Era dotato di una voce possente e tonante, per cui gli venne affidato il compito di cantare, nella notte di Natale, la pastorale, tratta da quel celebre canto natalizio scritto da Alfonso Maria de Liguori, eminente figura della storia della chiesa tanto da essere santificato. Chi non conosce: Tu scendi dalle stelle / o Re del cielo /  e vieni in una grotta / al freddo e al gelo.
La sua presenza in chiesa, la notte di Natale, era diventata una regola, un rito, una usanza difficile da cancellare.
Quante volte è stato ritardato l'inizio della messa per l'assenza di Pacchiaròtte.
Quante volte i parroci dell'epoca, dopo averlo atteso invano, sguinzagliavano i ragazzi, in cambio di una sedia da occupare sulla balconata dell'organo, per rintracciarlo.
Era la voce della festa tanto che, in uno degli anni che vanno dal 30 al 33, nella settimana precedente il Natale, durante un trasporto di tre donne a cala d'Inferno, Pacchiaròtte, forse distraendosi per l'avvenenza delle utenti, andò a finire su uno scoglio proprio davanti al fortino di Frontone che, da quell'avvenimento, si conosce come la "chiana dPacchiaròtte". La barca sbandò su di un lato e si capovolse. Nel trambusto che ne seguì una delle passeggere morì. Pacchiaròtte venne arrestato per omicidio colposo e trasferito nelle carceri dell'isola in attesa del trasferimento in quelle di Littoria.
Ponza, di quei tempi aveva le carceri perchè sede mandamentale di Pretura.
Si era giunti all'antivigilia di Natale e il parroco, il celeberrimo "u parrucchiane Tagliamonte", pur impegnandosi, non riuscì a trovare un sostituto per Pacchiaròtte.
Non avendo altra alternativa, si recò dai Carabinieri e dal giudice e, con il suo procedere da santo, come veniva definito, riuscì ad ottenere la libertà provvisoria per Pacchiaròtte.
Il magistrato, facendo uno strappo alle regole, autorizzò, sotto scorta dei carabinieri, a cui aveva addossato eventuali responsabilità di fuga, l'uscita di Silverio Conte, ammanettato, dal carcere per il tempo strettamente necessario per quello spezzone di funzione religiosa che lo vedeva impegnato.
Il paese intero era a conoscenza del disastro causato da Pacchiaròtte, del suo arresto e delle relative conseguenze ma non sapeva, nessuno sapeva, le conclusioni dell'incontro tra il parroco e il magistrato che fu e restò un segreto.
In chiesa c'era un certo fermento per come venisse condotta la funzione. Le tradizioni in materia religiosa sono importanti.
Quella  sera la chiesa era gremita, come al solito, in ogni ordine di posto. Tanta gente era all'impiedi accalcandosi l'una all'altra. Il parroco non aveva fatto parola della sua richiesta al giudice, aveva, però, incaricato, all'inizio del rito, un suo collaboratore, il rev. Don Raffaele Aprea, di portarsi sulla soglia della chiesa per aprire il varco ai carabinieri quando si sarebbero presentati.
Tutto funzionò alla perfezione e appena dopo la Consacrazione i fedeli sentirono,
stupefatti, riecheggiare la voce tenorile di Pacchiaròtte che, accompagnato dalle note dell'imponente organo alla cui tastiera sedeva il rev. Don Luigi Parisi e ai mantici, per dargli fiato, il giovane Ciro Vitiello, prozio dell'attuale direttore della centrale elettrica, aveva intonato, con più trasporto, data la sua particolare situazione di carcerato, Tu scendi dalle stelle / o Re del cielo.




Proprio davanti alla Piana Bianca c'è la chiana di Pacchiaròtte
(Foto di Rossano Di Loreto, maggio 2018)












Presepi realizzati nella chiesa di Ponza porto anni fa



La chiesa com'era un tempo, prima del 1940

(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)



L'interno della chiesa, anno 2013

Nota:
Don Raffaele Tagliamonte fu parroco dal 18 maggio 1920 a gennaio 1934.
(da "Isola di Ponza. Appunti per un libro" di don Salvatore Tagliamonte)
Altra Nota:
Chiàne significa scoglio affiorante, secca

venerdì 14 dicembre 2018

La visita del sismologo Mercalli a Ponza nel 1892

Nei giorni 15 e 16 novembre 1892 ci furono delle scosse di terremoto a Ponza che spaventarono molto gli abitanti dell'isola. 
Un mese dopo, il giorno 11 dicembre, quando tutto sembrava essere passato, ci fu una replica.
A Ponza in quel periodo c'erano circa 400 relegati rinchiusi nel Bagno Penale che impauriti dalle scosse cominciarono a protestare e vennero lasciati liberi dalle autorità.
Si verificò quindi anche un problema di ordine pubblico e venne incaricato dal Ministro dell'Interno per delle verifiche il sismologo Giuseppe Mercalli che giunse a Ponza il 15 dicembre.
Fece dei sopralluoghi dal 16 al 19 dicembre visitando tutte le isole del gruppo ponziano. 
Pubblicò una relazione, Note geologiche e sismiche sulle isole di Ponza, il 28 dicembre, da cui emerge che l'arcipelago è soggetto ad eventi sismici che raramente raggiungono il sesto grado della scala da lui inventata.
Mercalli scrive che i fenomeni del 1892 non erano di origine vulcanica ma dovuti al fatto che nel sottosuolo di Ponza ci sono delle cavità causate dalle lave eruttate in cui persiste qualche residuo di attività chimica che sviluppa materie gassose.
Durante una scossa, a Palmarola, si staccarono massi dalle rocce a picco sul mare alla Forcina, e furono distrutte alcune parracine.
Il Capoposto semaforico descrive una delle scosse del 15 novembre così: "Trovandomi a letto sveglio io e altre persone di famiglia sentimmo prima come un cupo rumore sotterraneo e poi traballare il letto sempre in senso sussultorio, con rumore di quanto vi era in casa, ed anche un grosso cassettone pieno di abiti e di altri mobili. Io calcolai la durata di 12 secondi. Uscimmo di casa al più presto che potemmo per timore, e corremmo in piazza al largo...In alcune case vi furono rotture di campane di vetro, lampade di notte spente, schricchiolio d'imposte e tintinnio di vetri di finestre"
Erano le 11 e 20 della sera.
Nel tempo, ci sono state altre scosse sismiche a Ponza, circa 33, dal 1 novembre 1755 all'agosto 1890.
Mercalli notò però che i periodi sismici furono di pochi giorni, poche settimane, e accompagnati da boati provenienti dal sottosuolo. Molte notizie le attinse da un manoscritto di un certo Ferdinando Ranieri, originario di Ventotene, che verso la fine del '700 fu giudice a Ponza.
Anche il Tricoli scrive qualcosa a proposito di terremoti :"La stessa Ponza spesso à sentito delle scosse più o meno sensibili nei tempi di ricordo, causate forse da altri scondiscimenti in tai prossimi sotterranei. Furono notabili quelle del dì 11 gennaio 1781, di modo che lesionò il pennello del Molo all'angolo dove principia la rampa della Batteria, ed indi ingrandita coll'altra del 24 luglio 93; e parimenti produsse la fenditura alla Torre di Ventotene, ed in diverse parti delle stesse ed altre Isole; ed in fine l'ondulazione del 22 giugno 1824 replicata per più giorni."









Ponza vista dall'alto
(Foto di Rossano Di Loreto, marzo 2015)


Le scosse di terremoto avvenute a Ponza nel 1892
(Dati raccolti dal geologo Salvatore Paternò)



Il sismologo Giuseppe Mercalli con il Vesuvio alle spalle
3 febbraio 1914
(Immagine reperita in rete)

Nota:
Mercalli studiò gli effetti dei terremoti e inventò la scala che porta il suo nome. 
La scala Mercalli serve per misurare l'intensità del sisma proprio osservando i danni e le modifiche ambientali.

mercoledì 12 dicembre 2018

Il tredici dicembre è Santa Lucia

Nella chiesetta della Madonna della Salvazione, situata nel cimitero di Ponza fu aggiunta, nel 1824, una navata, dedicata a Santa Lucia. 
Fu offerta dalla famiglia Farese.
Nella navata c'è un bel quadro di Santa Lucia che è stato fatto restaurare, qualche anno fa, da Maria Conte una ponzese che vive a Padova.
Maria ha esaudito il desiderio di sua sorella Giovanna che era molto devota a Santa Lucia.



La chiesetta del cimitero



Il quadro con l'immagine di Santa Lucia nella navata destra della chiesetta

A Santa Lucia il giorno più corto che ci sia

E' rimasto il proverbio perchè prima dell'avvento del calendario gregoriano il solstizio d'inverno cadeva il 13 dicembre

domenica 9 dicembre 2018

Ponza in terra d'Africa, raccontata da Giuseppe Tricoli, il Barone

Ponza in terra d'Africa
- di Giuseppe Tricoli

La nave con le sue 105.000 tonnellate si lascia alle spalle il porto di Tunisi, rotta per Palma di Majorca, previsto arrivo nella tarda mattinata del giorno dopo. Nostro figlio Alfredo sin dalla partenza si è assunto il compito di leggere il "Today" e informarci sul programma. Questo pomeriggio l'evento clou è l'incontro con il comandante della nave con la segreta speranza di "rimediare" una fugace visita alla plancia. Sino alle 18 posso tranquillamente starmene sul terrazzino della "8253" sperando di fotografare qualche interessante nave in transito in questo tratto di mare trafficatissimo tra Gibilterra e Suez.
Ad un tratto Alfredo mi ripete, leggendolo lentamente, "alle 19 sulla sinistra vedremo l'isola de La Galite" e mi chiede spiegazioni.
Guardo il monitor che ci presenta la rotta seguita e non ho più dubbi: stiamo costeggiando la costa tunisina, verso Biserta, e quella che avvisteremo intorno alle 19 è proprio "un pezzo di Ponza in terra d'Africa" come dice il sottotitolo di una mostra fotografica dell'aprile 1985 che campeggia nel manifesto incorniciato nel mio studio di casa.
Non voglio mancare di rispetto al Comandante della nave, ci mancherebbe, ma anche la remota possibilità di visitare la plancia perde di importanza di fronte all'occasione, per me la prima in assoluto, di poter finalmente vedere nella sua reale collocazione quest'arcipelago le cui foto mi hanno affascinato da oltre vent'anni. E a Ponza non sono il solo.
Esco dalla cabina, mi sistemo sulla poltrona in veranda, inizio a fissare il Mediterraneo che mi scorre davanti a 20 nodi e comincio a mettere a fuoco cosa rappresenti per me, ponzese, quest'isola che sto per scoprire, ma che mi sembra di conoscere da sempre.
Torno indietro ai miei primi approcci con questa terra, spesso indicata con il nome dialettale di "Gialita", ai racconti dei vecchi pescatori che purtroppo non ci sono più (uno per tutti, Ferdinando Scarpati), quelli che in gioventù, a vela e a remi, da ultimo con un piccolo "Bolinder" di emergenza, avevano fatto rotta dalla nostra Ponza, passando per l'Elba e la Sardegna, verso quest'altro lembo di
terra. Vi si erano stabiliti a poco a poco, l'avevano "sentito" talmente proprio da dare ai luoghi gli stessi
nomi a noi tanto familiari, "La Guardia" (Mont de la Garde) e "Punta della Madonna" (Le Cap de la
Madone), edificare una chiesetta ed avere anche lì, come in ogni luogo in cui il ponzese arrivava, la presenza di San Silverio.

L'incontro nel 1984 con il fotoreporter Giuseppe Farace, reduce da un reportage in queste acque sulla pesca del corallo, l'idea di mettere insieme ed esporre il materiale da lui raccolto nella mostra "La Galite dei Ponzesi", la ricerca dei nostri pescatori che avevano avuto questa esperienza africana, la sciagurata dispersione di tutto il materiale raccolto che sicuramente ora farebbe bella mostra di sé nel nostro Museo comunale, il chiedere sempre notizie e foto a chiunque tornasse da queste terre, fino alla lettera, scritta a più mani, inviata all'ambasciatore tunisino a Roma per sensibilizzarlo ad un gemellaggio tra le nostre isole: tutto questo mi torna in mente mentre mi convinco che questa di La Galite sarà sicuramente una delle più piacevoli sorprese di questa crociera.
Come non comprendere e ammirare i nostri antenati che intorno al 1860, giunti sin qui, rimasero conquistati da questo paesaggio. La somiglianza con Palmarola è semplicemente eccezionale. Ho l'impressione di essere di fronte agli scogli "Le Galere", e tagliando la foto con attenzione potrei pensare di aver fotografato la "Piana 'u viaggio".
Continuo a fotografare e provo ad immaginare i Mazzella, i Vitiello, i D'Arco che pescano aragoste in queste acque, preparano il pane nel forno di quel gruppo di case che vedo sempre più lontano, cominciano a terrazzare questi terreni come avevano fatto a Ponza, a Palmarola e, prima ancora, ad Ischia. Provo ad individuare i resti di quel Cimitero di cui ho visto più di una foto. Non ho difficoltà ad avvistare la vecchia chiesetta ora Stazione radio della Marina tunisina.
Mi viene da pensare che, come Sandro Pertini dall'esilio di Ponza giunse al Quirinale, Habib Bourguiba, confinato quaggiù e amico dei pescatori ponzesi, arrivò al vertice della Repubblica tunisina, dimostrando l'ennesima similitudine tra le nostre due isole.
Le prime ombre mi velano a poco a poco il panorama nella foschia di questa serata settembrina e, ormai, è tempo di riordinare i miei appunti, lasciare il "Ponte Napoli" e rientrare nella cabina di questa nave che lunedì era nelle acque di Ponza, oggi è quaggiù e ci sta facendo viaggiare con ogni comfort dei nostri tempi. Non posso fare a meno di ripensare, con orgoglio, ai nostri mari nai/pescatori/armatori che nel secolo scorso, con degli autentici "gusci di noce", solcavano il Mediterraneo da Ponza a Biserta, da Tunisi a Marsiglia, si stabilivano in Sardegna e poi all'Elba, si facevano onore ed erano ben voluti. Mi raccontano che uno di loro, a Marsiglia, divenne presidente della locale Camera di commercio.

Altri tempi, altra tempra, altra Ponza, altri ponzesi...
Di una cosa sono sicuro: tornerò in queste acque, certamente con altri amici, per sbarcare finalmente a terra, la prossima volta non sarà per caso.


Questo scritto è di Giuseppe Tricoli,  l'indimenticabile Barone, che durante una crociera sulla Costa Fortuna, nel settembre 2006, ha fatto un incontro ravvicinato con La Galite, l'isola tunisina tanto cara ai ponzesi.










Qualche foto della Galite

(Immagini reperite in rete)



Giuseppe Tricoli, l'indimenticabile Barone che ci ha lasciati improvvisamente sei anni fa. 
Mi piace immaginarlo scrutare l'orizzonte, dal cielo, alla ricerca di navi di passaggio che erano la sua passione.


venerdì 7 dicembre 2018

Otto dicembre giorno dell'Immacolata

Domani è l'otto dicembre ed è la festa dell'Immacolata. Nella piccola isola di Ponza all'alba, quando è ancora buio, si snoda per le strade una singolare processione. E' composta da soli uomini che con i loro canti inneggiano a Maria.
Chesta è santa sta jurnata
è a Madonna Immacolata...
Quest'anno mi mancherà la telefonata a zia Titina, scomparsa lo scorso agosto, che proprio il giorno dell'Immacolata festeggiava l'onomastico.
Lei ci teneva tanto...


L'alba sul porto di Ponza
(Foto di Rossano Di Loreto, 2018)



La processione di soli uomini per le strade di Ponza
(Foto di Rossano Di Loreto, 8 dicembre 2014)



La statua dell'Immacolata, dicembre 2018
(Foto di Mariarita Coppa)


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