domenica 3 luglio 2022

Il Principe dell'Isolotto

 Ne ho già scritto qualche mese fa del "Principe dell'Isolotto"  un ponzese che viveva in Sardegna, una storia molto affascinante.

Mi è giunto un bellissimo racconto scritto dalla nipote Patrizia Cristo in cui traspare tanto amore e ammirazione verso i propri nonni. Mi è stato inviato da Margherita Musella che ringrazio.

Ecco il racconto "Il Principe dell'Isolotto":

 " Mi hanno sempre affascinata ed appassionata i racconti di storie di famiglia, ma quella di nonno Casparro (Gaspare) vorrei farla conoscere a tutti.

Nei primi anni Cinquanta, egli decise di dare il comando della barca al suo figlio maggiore, Ciro (Zio Girotto), cosicchè lui potesse dedicarsi a fare altro.

Nonno Casparro è sempre stato curioso ed intraprendente e non era solo un pescatore, amava molto fare anche il contadino. La famiglia Mereu gli diede un gran pezzo di terreno da coltivare nella zona di San Gemiliano, dove c'erano tante barbabietole da zucchero ed ogni tipo di ortaggi e verdure. Egli era un pollice verde e tutto ciò che si proponeva di seminare, cresceva rigogliosamente. Parlava spesso di un desidero ricorrente: gli sarebbe piaciuto provare a coltivare qualcosa sull'Isolotto dell'Ogliastra. Quella gran donna di sua moglie, Nonna Marietta, accettò di buon grado l'idea del marito e fu così che presentarono una richiesta alla Capitaneria di Porto per poter diventare "I custodi dell'Isolotto".

Iniziò così una splendida avventura per i miei nonni, sempre accompagnati dal loro fedelissimo amico a quattro zampe, Lupo.

Tutte le mattine salivano a bordo della loro barca, direzione Isolotto, e provarono a coltivare ortaggi e legumi che mio nonno già da ragazzo, aveva provato a seminare nella sua isola natìa, Ponza.

Per chi non lo sapesse, l'Isolotto d'Ogliastra ha due "facciate", una che dà verso il promontorio di Arbatax e l'altra che si può ammirare da Santa Maria Navarrese. Si iniziò a coltivare nella prima parte; la terra era particolarmente dura e arida, loro però non si sconfortarono e continuarono a zappare. Con i sassi costruirono delle "terrazze" chiamate dai ponzesi "parracine". Fu così che iniziò la coltivazione di cipolle, aglio, piselli, lenticchie, ceci, patate e pomodori. In poco tempo ogni cosa seminata, cresceva prospera e lussureggiante e man mano che trascorreva il tempo, veniva aggiunto alla coltivazione, qualcos'altro.

Date anche le avversità meteorologiche, costruirono una "stanzetta" nella quale potersi riparare e poter riporre l'attrezzatura. Riuscirono a costruire un piccolo camino dove preparavano ottimi pranzi ed ospitavano parenti ed amici che volessero sostare all'Isolotto. Ho splendidi e preziosissimi ricordi di Pasquette felici, tutti insieme.

Per poter coltivare un così gran numero di ortaggi e legumi, era necessaria un'importante quantità d'acqua. Inizialmente bastò munirsi di qualche tanica che loro stessi portarono da casa, ma successivamente non fu più sufficiente. Il loro secondogenito, zio Peppino, andò in esplorazione sull'Isolotto, propose di utilizzare una sorta di pozzo naturale che era presente e che loro stessi adattarono e migliorarono per poter utilizzare l'acqua piovana presente  sull'isola. Dopo aver superato il problema "acqua", continuarono la coltivazione della terra anche nella parte di isola che si affaccia verso Santa Maria Navarrese. Lì fiorì: vite, grano, arachidi, ravanelli bianchi (arapest) e cicerchie, che in dialetto ponzese chiamavano "chicherch". Non soddisfatti, vollero provare a coltivare anche qualche pianta da frutta, e scelsero il fico poichè necessitava di poca acqua. Avevano bisogno anche di alcuni alberi per potersi riparare all'ombra, nelle caldissime giornate estive. Per far fronte anche a questa esigenza, mio Zio Salvatore e mio padre Emiddio, recuperarono alcuni pini dalla pineta che stava nascendo nello spazio adiacente alla Cartiera.

Oltre alla coltivazione di tutto ciò che avete appena letto, mio nonno decise di allevare i conigli. Pensava che non avessero bisogno di grandi cure e che "si allevavano da soli". Portò, quindi, sull'isola una coppia di conigli ed in breve tempo, si potevano ammirare più conigli che gabbiani.

Fu così che si compì il sogno di nonno Casparro, desiderio di una vita: ricreare una piccola Ponza sull'Isolotto d'Ogliastra e diventarne custode e "principe".

Spero vivamente che abbiate potuto godere di questo breve racconto. Che siate riusciti anche solo per un attimo, a visualizzare nei vostri pensieri, quello che ai miei occhi, è sempre stato "un piccolo giardino dell'Eden." 

Patrizia Cristo



Gaspare e Marietta

(La foto è tratta dal documentario "Di là dal fiume e tra gli alberi")




L'Isolotto d'Ogliastra

(Immagini reperite in rete)

4 commenti:

  1. Complimenti come sempre per questi aneddoti a molti ancora sconosciuti, articoli sempre interessanti! Saluti Elio Zecca

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  2. "Davvero una storia affascinante. concordo con Elio...grazie Francesca, ci regali sempre storie fantastiche che ci fanno almeno un poco sognare e ci insegnano tante cose. Maddalena Del Ponte" Questo commento mi è stato inviato da Maddalena che ringrazio per le belle parole

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  3. Non conoscevo questa storia. Ho seguito su Rai scuola un bellissimo documentario dedicato all’Ogliastra e fra le tante storie magiche anche questa.

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