mercoledì 19 luglio 2023

La nave "Silvia Onorato" e Italo Balbo

 La nave Silvia Onorato fu acquistata verso la metà degli anni '20 da Vincenzo Onorato, armatore ponzese, che le diede il nome della moglie. 

Della Silvia Onorato racconta Ernesto Prudente, il cui papà, Umberto,  era il capitano della nave.

Ecco cosa scrive:

"La nave, "Silvia Onorato", navigava verso la Sardegna. Era partita nel pomeriggio da Castellammare di Stabia, dopo aver fatto scalo a Torre Annunziata, con direzione Cagliari. Era una nave in ferro azionata da una macchina a vapore che sviluppava una velocità di circa dieci miglia l'ora. Le navi con macchine a vapore erano definite piroscafi. Il "Silvia Onorato" era il primo "vapore" della marineria ponzese che a quei tempi era ricca di bastimenti a vela, con piccoli motori ausiliari, che collegavano diversi porti del golfo di Napoli con altrettanti scali sardi per il trasporto di qualsiasi genere di derrate. Alcuni addirittura sbarcavano le merci  nelle spiagge per mancanze di strade di collegamento tra le città dotate di porto e i paesi rivieraschi. In  Sardegna si portava tutto dal continente, dalle patate alla frutta, dalle ceramiche di qualsiasi genere alle stoviglie, dalla pasta alla birra, alle verdure. Nei porti sardi si caricava per il continente formaggio, bestiame, sughero e, da Olbia, anche le cozze. 

Di quella nave, il cui armatore era Vincenzo Onorato, mio padre era il capitano. L'equipaggio era formato da quindici persone, nove di coperta e sei di macchina. 

A quell'ora il turno di guardia era formato da tre uomini in plancia, nostromo e due timonieri, e due in macchina, caporale e fuochista. Gli altri riposavano nelle rispettive cabine in attesa del loro turno di guardia. All'improvviso il marinaio che stava sulla aletta notò le luci di posizione di un aereo che volava a bassa quota, a poche decine di metri dalla testata degli alberi della nave, e richiamò subito l'attenzione dei colleghi.

L'aereo, che era apparso di poppa, superò la nave e dopo breve tempo invertì la direzione di volo ritornando sulla nave sulla quale fece, poi, una serie di giri.

I marinai capirono che l'aereo era in difficoltà per cui pensarono bene di avvertire il capitano che in quel momento riposava. Uno di loro scese immediatamente dalla plancia bussando alla porta della cabina di mio padre. Entrò e riferì minimamente dell'accaduto. 

Mio padre diede ordine di tenere la prua sempre sull'aereo, di svegliare il macchinista, perchè preparasse la macchina alla manovra, e tutto l'equipaggio. 

Tutto avvenne in un momento.

Quando raggiunse la plancia, l'aereo toccava la superficie del mare. L'impatto, per la bravura del pilota , fu dolce. Mentre la nave si avvicinava lentamente all'aereo venne calato il canotto dove presero posto due marinai che agirono con la dovuta previdenza e opportunità per legare una cima a prua e uno a poppa dell'aereo per poterlo affiancare alla nave senza l'uso dell'elica. Si volle evitare qualsiasi urto che potesse generare la catastrofe. 

Sistemata ogni cosa, mio padre disse  al fratello di raggiungere la carlinga sull'ala dell'aereo per far uscire i componenti l'equipaggio. Tutto avvenne secondo gli ordini impartiti. Il personale dell'aereo, uno alla volta, raggiungeva la nave camminando sull'ala. Quando mise la testa fuori un signore con la barba, mio zio, impressionato dalla notorietà del viso, rivolgendosi a mio padre disse:" Fratiè ca ce stà pure l'eccellenze" e mio padre, di rimando, con la sua solita ironia, dettata anche dalla particolarità del momento: "buttalo nel bidone".

Esaurita la fase riguardante il trasbordo del personale si provvide all'aereo per il suo rimorchio.

Quando mise piede nella sua cabina notò subito che quel signore con la barba era veramente "l'eccellenza" come gli aveva preannunziato il fratello.

Era Italo Balbo, Maresciallo dell'Aria e governatore della Libia.

Mio padre lo ragguagliò subito della situazione: il "Silvia Onorato" non aveva la stazione ricetrasmittente per cui non poteva comunicare con la terraferma per dare loro notizie; la nave era diretta a Cagliari che avrebbe raggiunto nella mattinata seguente e che per dare notizia nel più breve tempo si doveva fermare il postale Cagliari- Napoli, munito di apparecchiature radiotelegrafiche. 

Si optò per questa soluzione. 

Dopo circa due ore di navigazione, come previsto dai calcoli affiorarono all'orizzonte i fanali del "Mocenico" che da Cagliari era diretto a Napoli. 

Dal "Silvia Onorato" vennero fatti segnali che indussero la nave a rallentare e a fermarsi. Il "Silvia", essendo molto più piccolo, si portò sottobordo e mio padre con il megafono raccontò l'accaduto e chiese che mettessero in mare una scialuppa per il trasbordo di quelle persone.

Tutto avvenne regolarmente. Sulla piattaforma della scala reale, prima di prendere posto sull'imbarcazione, Balbo ringraziò mio padre e l'equipaggio e nell'abbracciarlo gli disse anche che lo avrebbe fatto nominare Cavaliere d'Italia. Al che mio padre espresse il desiderio che tale nomina fosse destinata all'armatore della nave: Vincenzo Onorato. cosa che avvenne. 

Con mio padre si era creato solo un rapporto di amicizia che a Balbo, puntualmente, in ogni ricorrenza importante, piaceva ricordare."

La nave "Silvia Onorato" durante la Seconda Guerra Mondiale venne militarizzata al servizio della Regia Marina facendo la spola tra La Maddalena ed il continente.

Il 20 luglio 1943 venne affondata durante il viaggio tra Bastia e La Maddalena  da un sommergibile inglese. Persero la vita i ponzesi Silverio Onorato e  Raffaele Tagliamonte. 


La "Silvia Onorato" prima nave da carico di Vincenzo Onorato, 1924


L'idrovolante di Italo Balbo

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