In tutto questo tempo si è trascurata completamente la parte archeologica che possiede Ponza.
Penso
che molte cose siano distrutte dalla negligenza e dall’incuria. C’erano
molte e ampie cisterne romane ricavate nella roccia viva, con pilastri
di sostegno a più navate che potevano contenere molte cubature di acqua.
Molte di queste sono state distrutte, in altre addirittura alcuni hanno
ricavato mini appartamenti.
Un esempio è la Cisterna di Via Parata, che durante la Seconda Guerra
Mondiale fu utilizzata come rifugio antiaereo. Negli ultimi anni i
proprietari di case attigue alla cisterna hanno sfondato il muro e hanno
costruito camere, bagni ed altro per il loro personale utilizzo.
Non
c’è controllo. Tanti anni fa vennero a Ponza anche incaricati della
Sovrintendenza del Lazio ma tutto venne messo a tacere. Chissà!!!
E pensare che la vicina Ventotene ha recuperato le sue cisterne, che sono visitabili dai numerosi turisti che lo richiedono.
Anche
Formia ha recuperato il suo Cisternone, che era pieno di immondizia, ed
ora è visitabile facendo scoprire l’ingegno e l’abilità dei romani.
E
che dire del Museo che Ponza NON possiede: chissà dove sono finite le
anfore ritrovate su un relitto anni fa. Recuperando queste opere si
darebbe un’impronta culturale al turismo, si potrebbero impegnare dei
giovani come guide. Ponza potrebbe avere non solo un turismo balneare,
ma anche culturale.
A
lato pianta Cisterna in via Parata. In giallo i pozzi di luce e di
presa d’acqua; in marrone le strutture moderne, elevate per ricavare
vani abitabili a ridosso della cisterna;in verde le murature antiche di
rinforzo.
Tratto dal libro
Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale
“Le Isole Pontine attraverso i tempi” a cura di G.M. De Rossi, 1986
Guido Guidotti Editore
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