venerdì 28 febbraio 2025

Scendendo dagli Scotti

 Questa foto "Scendendo dagli Scotti"  di Raimonda Buitoni è tratta dal libro "PONZA PALMAROLA ZANNONE"  De Luca editore,  pubblicato nel 1986.

E' molto bella, dà serenità.



mercoledì 26 febbraio 2025

Il falegname e il partigiano, storia di un'amicizia straordinaria

 Sandro Pertini, partigiano, futuro Presidente della Repubblica, durante il suo periodo di confino a Ponza instaurò un bellissimo rapporto di amicizia con un falegname, Salvatore Pacifico.

Questa storia la racconta Antonio De Luca nel suo libro Il falegname e il partigiano pubblicato qualche anno fa.
Pertini alloggiava durante quel periodo triste della sua vita in una casa sulla via Nuova. Ogni giorno doveva andare a firmare la presenza al Comando della Milizia e passava davanti alla falegnameria di Salvatore che era sulla stessa strada. Scambiavano quattro chiacchiere come due amici qualsiasi ma la cosa fu notata dalla Milizia. Fu intimato a Salvatore di non colloquiare più con Pertini altrimenti avrebbe passato un brutto guaio. Ne parlò con il suo amico Sandro che subito trovò una soluzione.
Pertini continuò a passare davanti alla falegnameria, si fermava, Salvatore lo aspettava ed entrambi volgevano gli occhi al cielo.
La loro amicizia era ben salda.
Pertini poi andò via da Ponza ma non dimenticò Salvatore. Era stato confinato a Ponza dal settembre 1934 al 1939.
Un giorno di fine settembre del 1973 arrivò con l'elicottero Sandro Pertini che, in quel periodo, era Presidente della Camera e si recò alla falegnameria a cercare Salvatore. Trovò solo suo figlio Gigino, Salvatore era morto qualche anno prima.
Sandro non aveva dimenticato il suo amico Salvatore.
Una storia bellissima che non conoscevo e grazie ad Antonio De Luca è venuta alla ribalta. Lui il giorno in cui Pertini arrivò con l'elicottero a Ponza c'era e quindi ha potuto raccontarci.
Anche questa è storia di Ponza...

Nota:
Salvatore Pacifico veniva chiamato "Pataccone" perchè da bambino chiamava patacche i bottoni con cui giocava. A quei tempi si giocava con poco, i bottoni venivano spinti con le dita, il pollice e l'indice, in una buca, sul terreno, chi la raggiungeva vinceva. C'era più fantasia di oggi...


La via Nuova com'era


Davanti alla falegnameria in via Nuova, il signore anziano è il falegname Salvatore Pacifico

La falegnameria


Targa ricordo


La via Nuova


Monumento dedicato a Sandro Pertini

lunedì 24 febbraio 2025

Il ricordo non muore mai

 Caro papà sono già passati 19 anni dalla tua scomparsa ma tu sei sempre nei nostri pensieri, nei nostri ricordi.

 "I ricordi hanno bisogno di molto tempo per sparire. 

Ma gli basta un nulla per riaffiorare. 

Una voce, un suono, un'immagine, un profumo, un odore."

Giorgio Faletti


Mio padre Ciro Iacono maestro d'ascia dell'isola di Ponza (21 / 09/ 1920 - 25 / 02 / 2006)


domenica 23 febbraio 2025

Il nostro protettore

 In queste foto che ha scattato Annalisa Sogliuzzo dal suo terrazzo una piccola statua di San Silverio scruta il mare della nostra isola. 

Oggi in questa zona dell'isola di Ponza, Le Forna, si festeggia il nostro Santo protettore a cui ci rivolgiamo nei momenti di difficoltà proprio come a un padre. 

Pensiamo ai nostri pescatori quante volte, durante le tempeste, lo hanno invocato. 

Da più di cento anni si festeggia anche a febbraio prima della loro partenza per i lunghi mesi di pesca.



 

venerdì 21 febbraio 2025

San Silverio dei pescatori

 Nell'ultima domenica di febbraio all'isola di Ponza, in località Le Forna, viene festeggiato San Silverio.

In quella zona, un tempo, c'erano molti pescatori che andavano a pescare per lunghi periodi in Sardegna, in Toscana e in altre località quindi non potevano festeggiare il loro Santo patrono, San Silverio, il 20 giugno.
Si pensò di istituire la festa di San Silverio dei pescatori, cosa che avvenne, mi pare, nel 1915, grazie a  don Francesco Sandolo, con il consenso dell'arcivescovo di Gaeta.
E fu scelta proprio l'ultima domenica di febbraio, poco prima della partenza dei pescatori.
Oggi i pescatori sono diminuiti ma questa bellissima festa continua...
Bisogna fare in modo che queste belle tradizioni non si perdano.


Gran Santo protettore
Silverio venerato
il popolo adunato
a te s'inchina





Foto di Rossano Di Loreto, febbraio 2019

mercoledì 19 febbraio 2025

Vecchi pescatori

 "Il sole non era ancora apparso all'orizzonte ma un diffuso chiarore faceva già vedere più che intravedere, le Formiche.

Zio Totonno, vecchio pescatore, era sulla Parata a scrutare questi scogli. Voleva e doveva rendersi conto di come tirava la corrente.

Le acque del mare sono soggette, fino ad un certo spessore di profondità, a spostamenti più o meno regolari da non confondersi con il moto ondoso che è limitato alla sua superficie ed è dovuto all'azione del vento.

Questi spostamenti sono dovuti alle correnti che non producono onde. Esse sono percettibili per il loro effetto di trasporto di materiale e per una leggera scia che producono specialmente nelle vicinanze degli scogli.

Perchè si potesse svolgere attività di pesca, in quel posto,  era necessario la corrente "arbine" , corrente da levante, e che avesse una determinata velocità. Quante volte, giunto sul posto,  era stato costretto a tornare in porto perchè la corrente, pur favorevole, era fresca, troppo veloce.

La corrente "arbine" spingeva i pesci verso gli scogli ed era quello che cercava.

Accertatosi della corrente favorevole, zio Totonno tornava a casa, svegliava i figli, mandando uno di essi a chiamare gli altri marinai.

Spinto da quattro remi il gozzetto  giungeva alle Formiche.

Il sole aveva fatto appena la sua comparsa all'orizzonte.

Prima di iniziare le operazioni si segnava. Tutto doveva avvenire secondo la volontà di Dio.

Dava l'ancora perchè la barca non venisse spinta contro gli scogli e, sull'ancora, la cui cima veniva continuamente filata o assuccata, calava la rete a semicerchio.

Il recupero avveniva immediatamente.

Questa operazione veniva ripetuta, nel corso della giornata, svariate volte.

Spesso capitava di doversi spostare più a destra o più a sinistra. Dipendeva dall'ammagliamento dei pesci nelle "vannate" , laterali della rete.

Bisognava seguire il corso dei pesci.

L'abbondanza o meno del pescato dipendeva da tutto ciò.

Quando tutte  le condizioni  erano favorevoli riusciva a mettere a bordo anche 20 - 30 chili di pesce.

La qualità del pescato era sempre la stessa:"retunne", zero.

Molte volte, mentre si pescava, la corrente cambiava direzione, allora si tornava a terra o ci si recava in un altro posto sperando di trovare corrente favorevole.

Quasi sempre il prodotto delle prime pescate si portava a terra per venderlo subito. Occorreva danaro fresco per comprare il pane quotidiano, come occorreva danaro contante per comprare il cotone necessario per risarcire la rete che giornalmente aveva bisogno di rammendi.

Si pescava tra gli scogli e le reti erano di cotone oltre che vecchie. Tempi tristi. Vita dura, durissima, che i giovani di oggi non riescono nemmeno ad immaginare."

(Tratto dal libro di Ernesto Prudente "Cronaca di cose ponziane")




Alba alla Parata (Foto di Rossano Di Loreto)


Alba alla Parata, in lontananza gli scogli delle Formiche (Foto mia, novembre 2022)


Barche da pesca


Rutunni di Ponza

(Foto di Marianna Licari)


domenica 16 febbraio 2025

Accadde nel 1890

 Dalla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia del 7 marzo 1890.

MADDALENA, 6 - Ieri sera presso il semaforo di Capo Ferro furono sbattuti dalle onde i resti di una nave.

Il comandante marittimo prontamente inviava un rimorchiatore per le debite constatazioni.

Il semaforo di Capo Ferro avendo annunziate grida provenienti dall'isola Bisce, d'ordine del Comando marittimo partivano stamane immediatamente rimorchiatori che salvarono due individui ignudi in detta isola. La tramontana, che è durata impetuosa quattro giorni, si è oggi calmata. 

La nave naufragata presso l'isola delle Bisce, è la tartana Candia di Ponza, con sette uomini di equipaggio. si salvò solo  Vitiello Michele di anni 14.

Il  pretore del mandamento ed il capitano del porto ritrovarono i cadaveri del capitano Cosso Aniello e del marinaio Migliaccio Silverio.

(Documento che mi ha inviato Massimo Velati)

Le barche ponzesi solcavano i mari del Mediterraneo ma qui, a La Maddalena, durante una tempesta la loro tartana Candia, purtroppo, naufragò. Era il 6 marzo 1890.

Sicuramente ci sono tante altre storie...

Nota:

Il capitano era Bosso Aniello non Cosso.

Altra Nota:

La tartana è un'imbarcazione a vela latina con un solo albero


Una tartana all'isola di Ponza 





La Maddalena (Immagini reperite in rete)

venerdì 14 febbraio 2025

Pescatori che riparano le reti

 Pescatori che riparano le reti alle Piscine Naturali 

(Foto tratta dal libro "L'ISOLA" di Salvo Galano)

Un bellissimo libro con foto di persone e scorci dell'isola di Ponza.


 

mercoledì 12 febbraio 2025

Un'antica immagine

 In questa antica immagine è raffigurato San Silverio che si venera a Le Forna, isola di Ponza, probabilmente, è degli anni '50 del secolo scorso. 

Questa immagine di San Silverio è posta sulla parete dello studio, proprio di fronte alla scrivania, dello scultore Eduardo Filippo di origine ponzese.

Dove c'è un ponzese c'è San Silverio...

(Per gentile concessione di Eduardo Filippo)



domenica 9 febbraio 2025

Un medico venuto da lontano

 Il lungomare di Giancos, a Ponza, è intitolato a Giuseppe Cesarano, un medico venuto da lontano, una figura che pochi conoscono.

Ernesto Prudente racconta la storia di questo medico nel libro Fogli Sparpagliati.
Ecco cosa scrive: "Dal 1953 al tronco stradale che attraversa la parte bassa del rione è stato dato il nome di Lungomare Cesarano.
Giuseppe Cesarano, Cavaliere della Corona d'Italia e medaglia d'argento per le benemerenze alla Salute Pubblica, è un medico. Un medico che una commissione di isolani, nata per ricercare un sostituto al sanitari che aveva abbandonato l'isola lasciando la comunità ponzese senza assistenza medica, riuscì a rintracciare a Napoli.
Il dottor Giuseppe Cesarano si era rifugiato a Napoli dopo aver anch'esso, abbandonato Scansano, un comune del grossetano dove esercitava la sua professione, perchè l'ultimo dei suoi quattro figli si era ammalato di malaria. Gli altri tre li aveva perduti a Berbenno, un comune in provincia di Sondrio, dove era stato incaricato di reggere la condotta medica. Sia a Berbenno che a Scansano gli vennero riconosciuti meriti per i suoi straordinari servigi sanitari che, purtroppo, non furono di freno per farlo rimanere.
Questo gruppo di isolani, dopo giornate di implorazioni, riuscì a convincerlo. Il difficile fu, però, persuadere la moglie, dopo le disgrazie che le erano capitate, ad accettare questa nuova sede che presentava difficoltà naturali.
Superato l'ostacolo versarono immediatamente l'anticipo del primo stipendio. Quando la famiglia Cesarano si presentò all'imbarco per raggiungere la nuova destinazione, il figlio era ancora affetto da febbre malarica.
A Ponza venne accolto come un salvatore della patria. E lo fu.
Un anno dopo, nell'anniversario della sua venuta a Ponza, il consiglio comunale, con proprio deliberato gli manifestò la riconoscenza, la fiducia e l'affetto dell'intera cittadinanza.
Il dottor Cesarano visse a Ponza per oltre vent'anni. In questo lungo periodo, la sua distrazione consisteva in qualche mezza giornata di svago durante il passaggio delle quaglie, in primavera, e delle beccacce in autunno. Era un cacciatore.
Abitava sulla collina della Madonna, di fronte alla Torre Farnese, nella casa che oggi è proprietà della famiglia Vitiello.
Iniziava al mattino molto  presto la sua attività professionale per disporre del tempo necessario per recarsi in giro, "arrampicandosi per strade e balze scoscese e dirupate, su e giù per le colline, per viottoli impervi, conoscendo gli anfratti e le casette, i tuguri e le grotte via via trasformate, con la sua collaborazione, in saluberrime abitazioni.
Il suo sguardo, entrando, correva sui pavimenti e le pareti, prima che sugli inquilini. Tutto doveva essere candido di calce viva, fin dalle terrazze antistanti, le stalle e le strade di accesso.
Il secchio e il relativo pennello e la sua provvista di calcina e il fresco odore della recente imbiancatura erano lì a testimoniare che venivano rispettate rigorosamente e non per compiacerlo, le regole di igiene da lui dettate nelle tristi contingenze delle epidemie di tifo, colera, morbillo, influenza che monna terraferma di volta in volta inviava.
Nell'imperversare della epidemia colerica, qui sulla nostra derelitta isola, c'era il dottor Cesarano, armato esclusivamente della sua abnegazione e del suo coraggio, virtù che avrebbero rasentato l'incoscienza se non si fossero appoggiate a somma cultura, arte, serenità e buonsenso e specialmente al più alto senso sentimento della propria responsabilità e del proprio dovere.
Non v'era ora di giorno o di notte che, con qualunque tempo, piovoso o ventoso, o sereno o accecante di sole, si arrestasse l'opera sua di soccorso.
L'ammalato non ha ore ma quelle di notte pesano di più."
Per i suoi meriti la Prefettura  di Terra di Lavoro, oggi Caserta, gli assegnò per ordini superiori, il Diploma di nomina a Cavaliere della Corona d'Italia e, successivamente, la stessa Prefettura di Terra di Lavoro gli notificò un decreto firmato da Sua Maestà con il quale si conferiva la medaglia d'argento della Salute Pubblica per essersi distinto nella propagazione del vaccino durante la diffusione di malattie infettive.
Per questi ed altri meriti il Comune di Ponza gli dedicò quella strada."
Dalle parole di Ernesto si capisce bene che il dottor Cesarano svolse la professione di medico come una missione.
Certo per la Ponza di quei tempi, 1877, l'arrivo di questo medico fu una fortuna, che prese a cuore la sorte  degli isolani, conquistando la loro fiducia.
I medici di oggi sono chiusi nel loro studio e raramente vanno a visitare a casa i loro pazienti.


Il medico Giuseppe Cesarano abitava sulla collina della Madonna (Foto di Rossano di Loreto)


Lungomare Cesarano (Giancos)


In questo gruppo di persone il medico Giuseppe Cesarano e il sindaco Vincenzo De Luca (con i baffi bianchi)


La Spiaggia di Giancos (foto di Annalisa Sogliuzzo)




Spiaggia di Giancos, lungomare Cesarano (Foto di Rossano Di Loreto)

venerdì 7 febbraio 2025

Una tragedia dimenticata

 Il 21 marzo 1918, durante la Prima Guerra Mondiale, nelle acque dell'Arcipelago Ponziano, venne affondata una goletta, Il Corriere di Ponza, colpita da un siluro lanciato da un sottomarino austriaco.

Il Corriere di Ponza, era una goletta di 150 tonnellate dell'armatore Erasmo Vitiello, che trasportava persone e merci tra Ponza e Gaeta..
Prima si chiamava Angelo Raffaele che era il nome di un altro battello non più utilizzabile.
La goletta venne colpita a 6 miglia ad est di Zannone ed il comandante del sottomarino austriaco diede mezzora di  tempo per far mettere in salvo i passeggeri sulle scialuppe.
Ma su quella goletta, forse, c'era troppa gente, si fecero prendere dal panico e  i superstiti raccontarono che una delle scialuppe si capovolse mentre veniva calata in mare. 
Il capitano Salvatore Migliaccio con l'altra scialuppa si avvicinò al sottomarino cercando di conferire con il comandante spiegando che a bordo c'erano dei civili  e portò con sè degli internati austriaci confinati a Ponza come interpreti. Si diresse poi verso Zannone per dare l'allarme tramite il faro ma, purtroppo, dal semaforo di Ponza videro il segnale troppo tardi.
I soccorsi da Ponza non partirono subito ma dopo 24 ore, il freddo, il buio ed  il mare mosso provocarono la morte di 28 persone accertate. Alcuni erano militari ponzesi che dovevano tornare al fronte, c'erano dei civili e anche un sottufficiale che scortava degli internati  austriaci.
I nomi delle vittime di questa tragedia sono incisi sul monumento eretto in piazza Pisacane ma sarebbe interessante conoscere le loro storie.
Come quella del brigadiere di P.S Concetto Pappalardo che era su quella goletta per svolgere il suo servizio quale accompagnatore di internati o forse per deporre una testimonianza al tribunale di Cassino, come scrive il prefetto. Era siciliano, prestava servizio a Ponza, lasciò la giovane moglie Nunzia e  quattro bambini piccoli, Rosa di 9 anni, Gaetana di 6, Maria di 4, Nunzio appena 2. Il piccolo Nunzio era nato a Ponza..
Perse la vita anche Giovanni Calisi, commerciante, marito di Rosalia Conte, sorella di mio nonno Salvatore.
Una madre nel tentativo di salvare il figlio neonato lo lanciò ad un marinaio che, purtroppo, mancò la presa e lo videro sparire tra le acque gelide. Probabilmente era il piccolo Antonino figlio di Luigi Aversano e di Cienzo Maria Assunta. 
I corpi delle sorelle Brigida e Silveria Scotti furono trovati dopo quasi una settimana a Torvaianica, sul litorale laziale.
Tra le persone che si salvarono c'era il maestro Salvatore Vitiello.
Il relitto non è stato cercato anche se alcuni pescatori ponzesi hanno preso nelle reti dei  rottami, probabilmente, del "Corriere di Ponza".
Una vera tragedia però dimenticata di cui si sa ancora poco...

(Molte notizie sono state attinte dal libro di Domenico Scotti "Equinozio di primavera sul Corriere di Ponza")




Isola di Ponza primi anni del '900


Il brigadiere di P.S Concetto Pappalardo
(Per gentile concessione di Pietro Frisone, il nipote)


Angelo Musco maresciallo della Marina Militare, una delle vittime in quella tragedia


Il capitano della goletta Salvatore Migliaccio




Il comandante del sottomarino austriaco Hans  - Joachim von Mellenthian


Il sottomarino UB 49



La carta nautica che indica il luogo dell'affondamento (Immagine tratta dal libro di Silverio Mazzella "Ponzesi gente di mare. Storie di barche, di pesca, di navigazione")

mercoledì 5 febbraio 2025

Un proverbio ponzese

 A febbràie pìsce a pànare

(A febbraio pesci a ceste)

E' tra i mesi più pescosi dell'anno, almeno così si credeva un tempo

Isola di Ponza 

I pesci



u Panàre (Cesta)

domenica 2 febbraio 2025

Ncòppe a Parata com'era un tempo...

All'isola di Ponza,  in questo angolo della Parata, un tempo, c'era il Ristorante e Pensione di Linda Verde poi è stato costruito l'Hotel Bellavista. 

Al Ristorante Bellavista hanno festeggiato, nel 1959, il loro matrimonio Aniello Iacono e Renata Iossa come possiamo vedere nelle ultime due foto.






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