Il 21 marzo 1918, durante la Prima Guerra Mondiale, nelle acque dell'Arcipelago Ponziano, venne affondata una goletta, Il Corriere di Ponza, colpita da un siluro lanciato da un sottomarino austriaco.
Il Corriere di Ponza, era una goletta di 150 tonnellate dell'armatore Erasmo Vitiello, che trasportava persone e merci tra Ponza e Gaeta..
Prima si chiamava Angelo Raffaele che era il nome di un altro battello non più utilizzabile.
La goletta venne colpita a 6 miglia ad est di Zannone ed il comandante del sottomarino austriaco diede mezzora di tempo per far mettere in salvo i passeggeri sulle scialuppe.
Ma su quella goletta, forse, c'era troppa gente, si fecero prendere dal panico e i superstiti raccontarono che una delle scialuppe si capovolse mentre veniva calata in mare.
Prima si chiamava Angelo Raffaele che era il nome di un altro battello non più utilizzabile.
La goletta venne colpita a 6 miglia ad est di Zannone ed il comandante del sottomarino austriaco diede mezzora di tempo per far mettere in salvo i passeggeri sulle scialuppe.
Ma su quella goletta, forse, c'era troppa gente, si fecero prendere dal panico e i superstiti raccontarono che una delle scialuppe si capovolse mentre veniva calata in mare.
Il capitano Salvatore Migliaccio con l'altra scialuppa si avvicinò al sottomarino cercando di conferire con il comandante spiegando che a bordo c'erano dei civili e portò con sè degli internati austriaci confinati a Ponza come interpreti. Si diresse poi verso Zannone per dare l'allarme tramite il faro ma, purtroppo, dal semaforo di Ponza videro il segnale troppo tardi.
I soccorsi da Ponza non partirono subito ma dopo 24 ore, il freddo, il buio ed il mare mosso provocarono la morte di 28 persone accertate. Alcuni erano militari ponzesi che dovevano tornare al fronte, c'erano dei civili e anche un sottufficiale che scortava degli internati austriaci.
I nomi delle vittime di questa tragedia sono incisi sul monumento eretto in piazza Pisacane ma sarebbe interessante conoscere le loro storie.
I soccorsi da Ponza non partirono subito ma dopo 24 ore, il freddo, il buio ed il mare mosso provocarono la morte di 28 persone accertate. Alcuni erano militari ponzesi che dovevano tornare al fronte, c'erano dei civili e anche un sottufficiale che scortava degli internati austriaci.
I nomi delle vittime di questa tragedia sono incisi sul monumento eretto in piazza Pisacane ma sarebbe interessante conoscere le loro storie.
Come quella del brigadiere di P.S Concetto Pappalardo che era su quella goletta per svolgere il suo servizio quale accompagnatore di internati o forse per deporre una testimonianza al tribunale di Cassino, come scrive il prefetto. Era siciliano, prestava servizio a Ponza, lasciò la giovane moglie Nunzia e quattro bambini piccoli, Rosa di 9 anni, Gaetana di 6, Maria di 4, Nunzio appena 2. Il piccolo Nunzio era nato a Ponza..
Perse la vita anche Giovanni Calisi, commerciante, marito di Rosalia Conte, sorella di mio nonno Salvatore.
Una madre nel tentativo di salvare il figlio neonato lo lanciò ad un marinaio che, purtroppo, mancò la presa e lo videro sparire tra le acque gelide. Probabilmente era il piccolo Antonino figlio di Luigi Aversano e di Cienzo Maria Assunta.
I corpi delle sorelle Brigida e Silveria Scotti furono trovati dopo quasi una settimana a Torvaianica, sul litorale laziale.
Tra le persone che si salvarono c'era il maestro Salvatore Vitiello.
Il relitto non è stato cercato anche se alcuni pescatori ponzesi hanno preso nelle reti dei rottami, probabilmente, del "Corriere di Ponza".
Una vera tragedia però dimenticata di cui si sa ancora poco...
Una vera tragedia però dimenticata di cui si sa ancora poco...
(Molte notizie sono state attinte dal libro di Domenico Scotti "Equinozio di primavera sul Corriere di Ponza")
Il brigadiere di P.S Concetto Pappalardo
(Per gentile concessione di Pietro Frisone, il nipote)
Il comandante del sottomarino austriaco Hans - Joachim von Mellenthian
La carta nautica che indica il luogo dell'affondamento (Immagine tratta dal libro di Silverio Mazzella "Ponzesi gente di mare. Storie di barche, di pesca, di navigazione")
Il maresciallo della Marina Angelo Musco che è anche in foto è il mio bisnonno, padre di mia nonna Emma Musco. Purtroppo era ancora giovanissimo quando perse la vita in questa tragedia e stava andando a prendere servizio, lasciò la moglie e 4 figli piccoli .
RispondiEliminaElio Zecca
Quella mattina fece tardi e non doveva partire raccontò la mia bisnonna, ma lui era preciso in virtù dell'incarico di Maresciallo della Marina Militare che rivestiva, ed era diretto a Napoli per prendere servizio . Alla sua morte nel 1918, la moglie Dorotea era incinta di Zia Angela "Angelina" (che appunto prese il nome del padre purtroppo mai conosciuto) mia nonna Emma aveva soltanto 2 anni , zio Graziano poco più grande e la zia Antonietta era del 1905 ed era l'unica che ricordasse il padre. Mio padre si chiamava come il nonno Angelo unitamente al cugino, anche mio figlio si chiama Angelo... È importante ricordare il passato affinché ci sia futuro!
RispondiEliminaUna tragedia immensa, che Dio lo benedica ovunque esso sia.
Elio Zecca
Grazie Elio per il tuo ricordo
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