Mino Maccari, giornalista, in "Visita al Confino" descrive, nel 1929, anche l'altra parte dell'isola di Ponza, Le Forna.
Ecco cosa scrive:
"...Una strada inaugurata da poco conduce da Ponza per tutto l'isolotto, fino al villaggio delle Forna, dove ho visto, tuttora, alcune case trogloditiche. I dorsi delle colline, senza un albero, sono solcati da innumerevoli gradinate concentriche, che sorreggono filari di viti a fior di terra: mi fanno pensare alle "curve di livello" delle carte geografiche. Su questo fondo monotono e smorto, come su una tavolozza imbarcata, cantano festosamente, qua e là, le graziose casine dai vividi e sgargianti colori o candide da abbacinare la vista. Ognuna d'esse, in luogo del tetto, possiede la sua cupoletta che serve per raccogliere l'acqua piovana, di cui l'isola è sitibonda. Gli enormi, gesticolanti fichi d'India, dai tronchi nani e contorti, mettono una robusta nota di verde intenso, raccolgono un pò d'ombra, a contrasto di quelle tinte sfacciate e squillanti; e, intorno, il mare immenso, a perdita d'occhio, un silensio, una pace, che turbano e pesano; come se la vita si fosse fermata agli orizzonti. Il "senso dell'isola" incombe."
Cala Feola, una baia di Le Forna con le casette a cupola , i fichi d'India e il mare immenso
(Foto di Annalisa Sogliuzzo, marzo 2021)
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