mercoledì 14 ottobre 2020

Il tesoro del Fortino del Papa

 Sfogliando le pagine del libro di Silverio Mazzella "Le ore del giorno, i giorni dell'anno, gli anni della vita" si trovano sempre racconti interessanti

Eccone uno:

"Quel luglio del 1930 restò segnato nel suo animo e in quello dei suoi paesani in modo indelebile. Agostino Iodice anche quel giorno, dopo aver pranzato con la famiglia, si avviò verso i terreni che coltivava. il suo trisavolo aveva avuto quella proprietà a ridosso del Forte Papa da Ferdinando IV, re di Napoli, e la sua famiglia traeva da quelle terre, da cinque generazioni, il necessario per vivere dignitosamente. 12 catene, larghe e al riparo dai venti erano l'orgoglio che, nonostante l'età avanzata, ancora lo aiutava a lavorare nei campi. Il suo impianto di Biancolella, rinnovato sempre dalle stesse piante arrivate da Ischia cento e più anni prima, prometteva quell'anno un vino favoloso. Mai primavera era stata così prodiga di pioggia e le viti con i nuovi getti si presentavano carichi di promesse. Agostino dopo aver percorso il sentiero che si snodava tra le proprietà dei fratelli, utilizzando i canali d'impluvio, giunse sul ciglio del costone del Forte Papa e, come sempre, si fermò ad osservare con infinito orgoglio le sue terre. Ma notò una cosa strana che non riusciva a spiegarsi. Un brivido lo percorse per tutto il corpo. Una enorme buca era stata scavata sulle prime due catene. Quella buca aveva devastato la produzione più promettente e curata con tanta fatica. Chi poteva essere stato? E perchè? Trafelato raggiunse la buca e inorridito constatò che era profondissima, una voragine. Ma ancor più si spaventò nel vedere che era piena di marenghe d'oro. Mai aveva visto tanto oro e mai, neanche, aveva osato immaginare. Il luccichio abbagliante sotto il sole, il sudore che gli appannava gli occhi e una paura incontrollabile di chissà quale sortilegio lo indussero a scappare via guadagnando la via di casa. Con l'affanno e in preda al panico più violento spiegò tutto alla moglie  che lo consigliò di rivolgersi al parroco don Francesco Sandolo, medico premuroso delle loro anime. Questi era un buon uomo che aveva avuto l'incarico di quella parrocchia dopo aver girato molti paesi dell'entroterra formiano e ora, come ricompensa, anziano, era tornato al suo paese natio. Costui, dopo aver ascoltato il povero Agostino con tanta pazienza ed attenzione, lo rimproverò per non essere stato capace di afferrare la fortuna che gli era stata offerta. Bastava, gli disse, che avesse buttato nella buca un suo oggetto personale, anche il suo vecchio e liso basco poteva bastare, e tutto quell'oro sarebbe rimasto suo. Ora se fosse tornato sui terreni, così come da lì a poco fece, non avrebbe trovato più la buca; essa era richiusa completamente con tutto il suo immenso tesoro. Anche a volerlo scavare sarebbe stata fatica persa perchè avrebbe trovato solo cenere."











Il Forte Papa
(Estate 2016)


Don Francesco Sandolo



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