Sbirciando nell'Archivio fotografico di Giovanni Pacifico mi sono imbattuta in due foto che ci riportano indietro di circa quarant'anni, un episodio avvenuto a Ponza nel 1975.
Io non ero presente....ero fuori dall'isola per motivi di studio...
Lo racconta Ernesto Prudente in "Cronaca di cose ponziane".
Ecco cosa scrive: " Quella sera del 1 giugno 1975, come tutte le sere del periodo primavera-estate, la banchina del porto di Ponza pullulava di pescatori.
La maggior parte erano "zaccalajuole" (pescatori con la lampara), in quell'epoca riuniti in cooperativa, ma vi erano anche pescatori di attività diversa. Quasi tutta la marineria di Ponza era sul molo per un evento straordinario di cui solo essi erano a conoscenza.
Il via-vai di tutta quella gente non destò alcun sospetto. Era una cosa normale vedere, ogni sera, la banchina affollata di pescatori. Si recavano al lavoro.
Il porto era pieno di barche. Oltre alle barche di Ponza vi erano anche un centinaio di panfili. Molti erano ormeggiati anche in quarta fila, alle due banchine del porto; chi non aveva trovato posto in banchina era alla fonda nella rada.
Fra quelle barche c'erano, quella sera, tante che partecipavano alla regata Fiumicino-Ponza organizzata da Mario Pallavicini, un romano tra i primi frequentatori di Ponza.
Al molo Musco, come tutte le sere, era ormeggiato il "Falerno", la nave di linea che collegava Ponza con il continente.
Ma non vi erano a Ponza soltanto barche da diporto con i loro equipaggi, sull'isola vi era qualche migliaio di turisti per trascorrervi il ponte festivo.
La piazza era affollata di gente. I tavoli dei bar e dei ristoranti erano gremiti.
L'ora X scattò alle nove e mezzo.
Le barche da pesca, una alla volta, mollarono gli ormeggi e incominciarono ad uscire. Il disincaglio delle ancore, uno spettacolo serale a cui non mancava di assistere il pubblico affacciato alla balconata del porto, avvenne con molta difficoltà, data la presenza di tante barche.
La serata era calma. Non soffiava un alito di vento. Il mare era piatto e liscio come olio.
Le barche, una volta giunte sulla testata della scogliera, ricevevano disposizioni sul da farsi da un gozzetto su cui avevano preso posto i coordinatori.
La prima barca prese posto a contatto con la Ravia, legandosi alla bitta posta sullo scoglio. Le altre, una dopo l'altra, si legarono ad essa e fra di loro in direzione della scogliera.
Non era trascorsa mezz'ora dall'uscita del primo peschereccio che la "Pompea", ultimo ad uscire, attaccandosi alla barca che l'aveva preceduta, mise la cima sulla scogliera che toccava quasi con la prua.
Dalla Ravia alla scogliera una catena di natanti aveva chiuso la baia e l'ingresso al porto di Ponza.
I pescherecci erano così vicini, l'uno all'altro, che nemmeno una canoa poteva passare.
Perchè avevano fatto questo?
I pescatori avevano capito, più degli altri, che un paese che basa la sua economia sul turismo nautico e sulla pesca non può non ammettere a priorità assoluta la sua portualità. Quella di Ponza presentava inadeguatezza e insufficienza alle reali necessità del paese.
Essi, che vivevano, in ogni momento, questa pesante situazione si erano stancati di implorare e passarono alle vie dei fatti.
Volevano far esplodere il problema e l'unico modo per far giungere la loro voce a Roma, visto il disinteresse delle autorità locali, era quello di bloccare a Ponza le barche da diporto e i turisti che si trovavano.
Passò del tempo, un bel po' di tempo, prima che da terra si accorgessero di quanto avvenuto.
Come un tam-tam la voce si sparse per tutta l'isola.
A frotte la gente si recava, abbandonando anche i tavoli dei ristoranti dove stava mangiando, alla testata del molo Musco e sulle colline dominanti la baia, per vedere l'accaduto.
La situazione, che all'inizio aveva solo della spettacolarità, divenne ben presto tesa.
Diverse persone, con gommoni e battelli, si recarono vicino ai pescherecci per chiedere il motivo di tale operazione.
Resosi conto che all'indomani non avrebbero avuto la possibilità di raggiungere il continente per riprendere le loro attività informarono della cosa gli organi di polizia.
Quella notte successe di tutto.
Il buonsenso dei pescatori non accettò nessun tipo di provocazione.
Essi capivano la situazione in cui era venuta a trovarsi tutta quella gente che aveva messo piede a Ponza per una vacanza e che ora le si bloccava la possibilità del rientro ma volevano che questo loro gesto avesse una vasta risonanza per svegliare dal letargo chi aveva il dovere e la competenza di interessarsi a quel problema dell'isola, il primo e il più importante.
Il 2 giugno tutti i giornali riportarono la notizia di quanto stava succedendo a Ponza.
La pressione della gente, costretta a Ponza, fece intervenire personaggi e autorità a tutti i livelli.
Una commissione di pescatori varcò, il 3 giugno la soglia di Palazzo Chigi per essere ricevuta dall'on. Salizzoni, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri."
Questo il racconto di Ernesto, ma a distanza di quarant'anni non è cambiato niente.....
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