Più di quarant’anni fa, su una piccola isola delle Ponziane, Santo Stefano, esisteva un penitenziario a prova di fuga.
Molti
nomi della storia italiana passarono per quel carcere come Luigi
Settembrini, Sandro Pertini, Gaetano Bresci e tanti altri.
Fu
progettato da Carpi, verso la fine del settecento ed era una struttura
semicircolare, a ferro di cavallo con al centro la cappella esagonale.
Per diversi anni, fu cappellano di quel carcere, un ponzese, don Aniello Conte.
Finì
sui giornali dell’epoca per aver fatto scarcerare una persona detenuta
innocente. Don Aniello aveva raccolto la confessione di un detenuto che
oltre ai suoi crimini aveva commesso un omicidio per il quale era stato
accusato un’altra persona.
La persona innocente, per ironia della sorte, si trovava anche lui nel carcere di Santo Stefano.
Il
cappellano, legato al segreto confessionale, non poteva rivelare la
verità. Solo alla morte del colpevole, don Aniello svelò quel segreto.
A Ponza fecero il processo e l’innocente venne liberato.
Questo fatto di cronaca credo sia avvenuto negli anni cinquanta, purtroppo non ne so di più.
Finita
la sua missione nel carcere di Santo Stefano, don Aniello si ritirò
nella sua casa sui Conti, dove si spense nel luglio del 1961.
Il carcere fu chiuso definitivamente nel 1965.
Foto tratta dal libro di Gin Racheli
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