domenica 19 ottobre 2025

I ponzesi e San Silverio

Attraverso  le varie storie raccontate traspare il sentimento di rispetto che i ponzesi avevano verso San Silverio ma anche di confidenza.  Ci si rivolgevano come ad un padre ma se la grazia invocata tardava ad arrivare non esitavano ad esporre la statua all'acqua e al vento.

Don Luigi Coppa,  nel 1921, descrive in "San Silverio Papa e Martire" il rapporto tra i ponzesi e San Silverio.

" - Ed io stesso nei miei anni di vita  oh quante care impressioni e memorie ricordo del nostro S.Silverio. Ah! Ricordo che nelle più grandi tempeste che minacciavano di subissare l'isola, la gente impaurita correva alla chiesa a pregare S. Silverio; ed egli calmava le tempeste. Ricordo che nelle più grandi procelle di mare, mentre tante vittime umane si trovavano per mare, pure la gente veniva in chiesa e portando con fede S. Silverio perfino sotto i colonnati che son fuori la chiesa, lo lasciavano esposto al vento e all'acqua implorando grazie e misericordie per chi trovavasi in mare. E S. Silverio grondando perfino acqua e bagnato dalla pioggia largiva grazie e misericordie."

La statua di San Silverio


Una processione di San Silverio degli anni '20


La chiesa com'era un tempo con il colonnato


Il mare in burrasca e San Silverio in un dipinto di Salvatore Balzano (Ciciotto)

venerdì 17 ottobre 2025

Pippo

 "Pippo Dell'Acqua è un veneto di Conegliano trapiantato sull'isola di Ponza. Mantiene l'inconfondibile accento del suo paese di origine e la tradizionale "arte di vivere" dei veneti. E' un commerciante nato, sa essere abile come pochi con scatti felini quando si tratta di concludere un affare e abili mosse nei momenti difficili.  E' sempre ottimista, Filippo detto Pippo, anche quando la salute non è proprio al top. Ha una grande forza di volontà e sicurezza innata. Non sta mai zitto, gli piace parlare, discutere e bere un buon bicchiere di vino che fa arrivare appositamente dalle sua parti. Il suo bar, nel centro delle Forna, vicino la chiesa parrocchiale, è molto frequentato, specialmente d'estate quando viene ampliato con un civettuolo terrazzino all'aperto con pochi tavoli. Il  sempre presente Dell'Acqua passa in rassegna con piacere ricordi e aneddoti e parla volentieri di politica..."

"...La famiglia di Pippo è impegnata nel bar, soprattutto la signora Lina, sarda di Sassari; anche lei ha conservato la lingua - in questo caso non è un dialetto - della Sardegna. sono molto uniti i Dell'Acqua, come si usava una volta.  Dalla conoscenza dei due "ceppi" come quello veneto e sardo è nata una storia isolana, in quella piccola Ponza che ha sempre accolto tutti con favore e benevolenza, dagli albori del turismo fino al boom. La vita di Pippo è trascorsa sempre in locali pubblici, dietro il bancone di un bar è  praticamente a suo agio, un commerciante nato, riesce a proporti di tutto.  I dati parlano chiaro: le sue aziende sono andate sempre in crescendo. E' arrivato a Ponza nel 1970, proveniente da Zurigo dove faceva il fabbro costruttore, la moglie era una sarta, ed ha subito intuito che lì  poteva fare fortuna con un mare da favola e posti da sogno, tutto vero. "Sono  arrivato come turista con mia mamma Annamaria Susanna,  mi sono innamorato del posto ed ho deciso di restare con i miei. Ho imparato l'arte della pasticceria da mio fratello Zeno che ha aperto l'attività  Baia Domizia dal 1966. Presi presto in gestione il Caffè Amato fino al 1982 poi ho scelto le Forna, mi è dispiaciuto lasciare Piazza Pisacane al Porto dove c'era tanto lavoro. Ho avuto anche un pub vicino al Covo Nord Est, il Little Pub dal 1982 al 1987".

La sua è una filosofia semplice: "Vado d'accordo con tutti - dice Pippo -mi sono trovato bene a Ponza usando questo metodo di vita".  Il vino - particolare da non sottovalutare - è imbottigliato in famiglia a Conegliano, è un delizioso bianco "Ramandolo" che viene servito freddo come aperitivo nel Bar Pippo, naturalmente."

( Brano tratto dal libro "PONZA Mare" di Paolo Iannuccelli e Mario Marcelli)

Pippo, purtroppo, è scomparso qualche anno fa e riposa nel cimitero di Ponza. Sicuramente molti lo ricorderanno. Scherzava spesso con mio padre Ciro che costruiva le barche "abbasce u Mamozio" proprio sotto il bar di Pippo.


Pippo dietro al bancone del bar (Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)

Pippo con il suo sorriso


Centro storico dell'isola di Ponza in Piazza Pisacane c'era il Bar Pippo (ex Caffè Amato)

mercoledì 15 ottobre 2025

Il Porto di Ponza verso la fine degli anni '40

 Le fotografie sono testimonianze preziose di un tempo passato che, purtroppo, si sta dimenticando.

Questa foto è tratta dal libro di Silverio Mazzella "Ponzesi gente di mare. Storie di barche, di pesca, di navigazione"

"In fondo alla banchina la Goletta "Maria G" ormeggiata nel porto di Ponza verso la fine degli anni quaranta. Il bastimento era già attrezzato di cabina per opera di Guido Tricoli, falegname anche lui come il fratello Silverio. 

Da notare l'infilata di bitte di ormeggi del periodo borbonico, che furono eliminate e malamente "dismesse" anzichè conservate.  In punta del molo ci sono i blocchi di cemento che servirono per l'ampliamento della piazzola. 

Erano tempi in cui si potevano stendere le reti sulla banchina ad asciugare al sole.

Penultimo bastimento a un solo albero, è la "Madonna di Montenegro". Il gozzo grande che sta approdando con tre persone a bordo è il "Sant'Anna" di Silverio Conte detto "Cendrella". Mentre il primo gozzo ormeggiato in basso nella foto è di Giuseppe Califano detto "Peppiniello"."



domenica 12 ottobre 2025

Passeggiata al Faro

 Così racconta Norman Douglas, in Isole d'estate, la sua passeggiata al Faro della Guardia quando, nel 1908 visitò Ponza:

"Visitando l'isola non bisogna trascurare la passeggiata al Nuovo Faro (effettuandola possibilmente di pomeriggio, quando c'è un pò d'ombra).
La torre si trova appollaiata su una guglia rocciosa, all'estrema punta meridionale di Ponza, ed il sentiero per arrivarci inizia inerpicandosi sulla collina che è alle spalle del paese.
Ecco distendersi l'intera isola ai nostri piedi: la sagoma circolare del porto ( un cratere vulcanico estinto), e sullo sfondo una serie di colline ove spicca, simile ad una miriade di puntini bianchi, la moltitudine di bianchi casolari.
Proseguendo il cammino s'incontra ben presto una biforcazione: un ramo ripidamente in salita si dirige verso Monte Guardia, la più alta cima di Ponza che ospita un semaforo ed una stazione radio.
L'altro ramo invece passa sotto quelle balze color pece e, dopo aver traversato gallerie e superati taglienti spigoli rocciosi, s'inerpica fino a giungere ad uno spiazzo artificiale sul quale, all'estrema punta del promontorio, s'erge la torre del faro.
Resta un enigma come i ponzesi siano riusciti a portarla fin lì.
Indubbiamente questa strada costituisce un brillante lavoretto ingegneristico:
non stupisce che abbia richiesto in sacrificio d'un certo numero di vite umane.
La roccia del promontorio è semplice trachite, ma ciò non impedisce che-  veduta dal mare, alla prima luce del mattino- l'intera montagna appaia carica di riflessi rosati così intensi da sembrare finti, come prodotti da un sogno. 
Questo è l'incanto di Ponza."

Foto di Rossano Di Loreto, settembre 2025








venerdì 10 ottobre 2025

Enrico a Chiaia di Luna

 Molti arrivano in vacanza a Ponza credendo di potersi bagnare nelle splendide acque di Chiaia di Luna e restano profondamente delusi quando apprendono che è interdetta già da diversi anni.

Chiaia di Luna, una spiaggia bellissima ma inaccessibile per il pericolo di frane che purtroppo ha causato, negli anni, anche qualche vittima.
Sono anni che si parla di come metterla in sicurezza ma finora non sono bastate le reti per renderla fruibile, ci vuole qualcosa di più.
Non ci resta intanto che ammirarla dal piazzale sovrastante.
Però quanta emozione si provava uscendo dal tunnel romano., vedere la falesia di Chiaia, la spiaggia, roba da togliere il fiato.
C'erano diverse attività su quella spiaggia, persone che l'amavano svisceratamente, alcune non ci sono più come Enrico Migliaccio
Nel  libro di Francesco De Luca, "Frammenti di Umanità", ho trovato un brano in cui ricorda Enrico, il caro "Enricuccio", che ci ha lasciato il cuore a Chiaia di Luna.
Così scrive Francesco De Luca: 
".....che lì Enrico offriva la pezzetta imbevuta d'olio ai forestieri che s'erano inzaccherati di pece. Udranno come una favola che il buon Enrico, negli anni della pensione, si dedicava agli svaghi proprio in una grotta accanto all'arco d'accesso alla spiaggia. Trascorreva il tempo lavorando il legno che il mare gli regalava. In estate però non era possibile concentrarsi su nulla, distratto e attratto dalle frotte di turisti che si recavano al bagno a Chiaiadiluna, dato che è spiaggia accessibile a piedi.
Nell'andarsene però lamentavano d'essersi sporcati di pece, presa camminando fra le pietruzze. Questo disagio dei turisti Enrico non lo tollerò, e ancor più le loro maldicenze. Invitava, chi volesse, a detergere le macchie nere con una pezzetta imbevuta di olio.
 Sorridente il viso, cordiale l'invito, augurale il saluto.
Un signore, Enrico!"

Che dire, un bel ricordo di Enrico.


Chiaia di Luna (Foto di Rossano Di Loreto)



Chiaia di Luna  (Foto di Annalisa Sogliuzzo)


Chiaia di Luna com'era


Enrico è davanti alla sua grotta con un gruppo di studenti e biologi di una Università tedesca che stavano svolgendo una ricerca scientifica nel mare di Chiaia di Luna. Il periodo è primi anni 80. (Per gentile concessione di Salvatore Migliaccio, il figlio)

mercoledì 8 ottobre 2025

Il centro storico di Ponza e il Disegnatore di Lune

 La mia anima... è Ponza..

Il centro storico

Ponza possiamo ammirarla non solo attraverso le foto ma anche con i disegni, i dipinti.

©®IL DISEGNATORE DI LUNE
Gianluca Campoli





lunedì 6 ottobre 2025

Il giglio di Santa Candida

Il giglio di Santa Candida è un' Amaryllis ed è di colore rosa. 

Il suo nome comune, giglio di Santa Candida, è legato ad un'usanza dell'isola di Ponza in cui si dà un soprannome al  fiore che fiorisce nel periodo in cui si festeggia un Santo.

Questo fiore sboccia verso la fine dell'estate proprio  nel periodo in cui si festeggia Santa Candida, il 20 settembre, che è la patrona dell'isola di Ventotene, nell'Arcipelago Ponziano.

La stessa cosa come per il giglio di Sant'Antonio o per il garofano di San Silverio.


Giglio di Santa Candida all'isola di Ponza (Foto di Lella Iacono, mia sorella)


Giglio di Santa Candida (Immagine reperita in rete)


La statua di Santa Candida nella chiesa di Ventotene

domenica 5 ottobre 2025

Artèteche

 Poco tempo fa in una trasmissione televisiva dedicata al Cilento, zona in cui si parla il dialetto campano, è spuntata la parola artèteche. 

Questa parola mi ha incuriosita e mi sono messa a cercarla nel libro di Ernesto Prudente "ALFAZETA - voci del dialetto ponziano" e l'ho trovata.

Artèteche nel dialetto ponzese significa vivacità, irrequietezza, smaniosità, instabilità, argento vivo, caratteristiche dei ragazzini. 

" Gesù stu uaglione tene artèteche" era la frase che parlando di me, si diceva a mia madre, così scrive Ernesto Prudente.

Probabilmente u uaglione (il ragazzo) Ernesto era molto vivace, aveva l'argiento vivo ncuollo (l'argento vivo addosso).


Il piccolo Ernesto Prudente a destra, con Giannino Conte, 1941, in divisa da collegiale


Sulla Dragonara dove Ernesto giocava (Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)

venerdì 3 ottobre 2025

Una finestra sui Faraglioni della Madonna

 Isola di Ponza, una finestra sui Faraglioni della Madonna 

Questi Faraglioni prendono il nome dalla Madonna della Salvazione, venerata dai naviganti, la cui cappella è proprio su l promontorio adiacente.

Sui faraglioni della Madonna ci sono resti di un muro di contenimento, pezzi di reticolato e blocchetti di calcare. Si suppone che nell'antichità potesse esserci un punto di avvistamento con un faro.

Può darsi anche che facessero parte della villa imperiale poco distante.

In epoca remota i due scogli erano uniti tra loro ed erano collegati con la Punta della Madonna.

(Foto di Marianna Licari, agosto 2025)













martedì 30 settembre 2025

Un proverbio ponzese

 Quanne è buon tièmpe ògne cannèlle pèsche

(quando il tempo è bello ogni canna pesca)

Quando c'è lavoro in abbondanza tutti, anche gli incapaci, trovano posto

(Dal libro di Ernesto Prudente "A Pànje - i proverbi di Ponza -")


Isola di Ponza (Foto di Lella Iacono, mia sorella, settembre 2025)

domenica 28 settembre 2025

Il caffè Amato

 Questa storia è tratta dal libro "PONZA Mare" di Paolo Iannuccelli  e Mario Marcelli ed è accaduta nei primi anni'50.

"La strada che risaliva dal porto verso il paese s'immetteva in un largo all'inizio di corso Pisacane, dove aveva sede il caffè Amato. Locale elegante, modernamente attrezzato in grado di soddisfare ogni richiesta, ogni gusto. Era gestito con polso fermo dal proprietario, che aveva trasferito in esso le regole di ordine, disciplina e precisione che vigevano nella Marina Militare, presso il quale egli aveva passato lunghi anni prestando servizio in qualità di sottufficiale, guadagnandosi onori e decorazioni. Il personale addetto era scelto, altamente preparato e addestrato alla solerzia, alla cortesia. Il locale era frequentato dall'èlite dei turisti, che in esso ritrovarono la stessa accoglienza, la stessa civile cordialità dei famosi caffè delle città dalle quali essi provenivano.

Nulla sfuggiva al controllo del proprietario , maresciallo Amato. Non solo l'amministrazione e l'andazzo generale erano  strettamente seguiti, ma anche il comportamento dei dipendenti verso la clientela. Ricordo che anche il figlio avvocato, quando  i gravosi impegni forensi glielo consentivano, serviva nel bar in aiuto al genitore. 

Un giorno presero posto in un tavolo esterno alcuni cineasti, tra cui Sofia Loren, che ordinarono alcune bevande. Il maresciallo Amato, ritenendo questi clienti persone di riguardo, volle servirli personalmente. Prese il cabaret con le consumazioni e si diresse verso il tavolo, ma a causa della sua avanzata età, le mani gli tremavano facendo tintinnare i bicchieri. Sofia Loren scattò: "Faccio io, faccio io". Fece finta di prendere la guantiera, ma in effetti non lo fece e tutto rovinò a terra. Il maresciallo, nonostante la sua tarda età, capì che gli era stato fatto uno scherzo di cattivo gusto e rampognò Sofia con uno di quei liscio e busso che soleva fare ai marinai suoi dipendenti. In stretto dialetto pose anche in dubbio l'onorabilità della ragazza. Sofia Loren, napoletana, certo capì, ma non reagì. Pagò i danni e con un forzato sorriso, andò via verso Punta Bianca."

Nota:

Il caffè Amato si trovava dove è ora il Bar Incontro



Il luogo dov'era il caffè Amato, all'inizio di Corso Pisacane


La salita che dal Molo porta al luogo dov'era il caffè Amato


Sofia Loren che era a Ponza per girare il film "Africa sotto i mari", 1953 (Per gentile concessione di Lina Raso)

venerdì 26 settembre 2025

Le Cisterne romane all'isola di Ponza

 Di Cisterne romane, a Ponza, ne sono state censite più di trenta ma, per ora, ne sono state recuperate solo due, quindi c'è ancora molto da fare.

Per anni sono state ridotte ad immondezzai, sfruttate, violate con costruzioni abusive, oggi, finalmente, si è capito che recuperarle è molto importante.
Sono fruibili la Cisterna della Dragonara e quella del Corridoio in via Comandante che ho trovato stupende. Ora tocca, forse, alla Grotta del Serpente e speriamo in futuro prossimo a quella più grande di via Parata.
Durante le visite c'erano persone molto interessate, stupite da tanta bellezza, che hanno formulato domante pertinenti.
Questo è il turismo che ci vuole a Ponza!!!
A proposito di Cisterne ecco come le descrive Giovanni Maria De Rossi nel libro Ponza Palmarola Zannone: "Tipologicamente e strutturalmente le cisterne sono molto simili, tutte scavate nella roccia tufacea, si articolano su una serie di corridoi con incroci perpendicolari tra loro, lasciando così dei piloni risparmiati a parziale sostegno delle gallerie. La zona centrale è di solito più curata ed articolata delle parti periferiche, soggette a successive modifiche ed ampliamenti. Interventi in muratura, presenti in maniera più o meno rilevante, sono da mettersi in relazione alla diversa consistenza del banco tufaceo, dove se necessario, anche le volte vengono foderate per evitare cedimenti. Uno spesso strato di cocciopesto, solo parzialmente conservato, isolava pareti e piano di calpestio; uno zoccolo aggettante ne proteggeva l'angolo di intersezione.
Altra caratteristica comune è la notevole altezza interna delle gallerie, per aumentarne la superficie filtrante, favorire una buona circolazione dell'aria ed evitare l'imputridirsi dell'acqua stagnante. Tracce di calcare, ancora visibili sulle pareti, mostrano che il livello medio dell'acqua all'interno non superava i 30 - 40 cm. sul piano di calpestio. Dei pozzi praticati nel soffitto permettevano di attingere l'acqua nei serbatoi; salvo in rari casi, è però difficile stabilirne l'autenticità o la forma originale, per crolli o successive modifiche.
Il prolungato uso ed il sistema costruttivo dei serbatoi non ne permettono una datazione precisa, la tecnica degli interventi in muratura, comunque non necessariamente contemporanei allo scavo iniziale, e spesso eseguiti in momenti differenti anche nell'ambito della stessa cisterna, indica un periodo che va dall'età augustea al II sec. d. C.
Attualmente la maggior parte delle cisterne è in cattivo stato di conservazione per i cedimenti della roccia, alcune inoltre, in mancanza di precisi vincoli archeologici, vengono utilizzate come scarico di immondizie, o adattate ad abitazione, murandone le aperture e approfondendone i vani praticabili."

Ogni Cisterna ha una particolarità, ognuna ha una storia.
Quella di via Parata nell'antichità veniva chiamata Palazzo o Grotta di Pilato ed è segnalata su alcune piantine del XVI - XVII secolo. Ha avuto molteplici usi oltre a quello di essere cisterna d'acqua, era fabbrica del vetro, Bagno penale, Rifugio antiaereo durante il secondo conflitto mondiale.
Della Grotta del Serpente, la leggenda vuole che ad un certo punto del percorso qualsiasi fuoco, acceso per illuminare, venisse spento come da un soffio maligno. Può darsi che questa cisterna rifornisse la villa imperiale poco distante o il porto di Santa Maria. Prende il nome sempre da una leggenda perchè  pare che un serpente dimorasse proprio in quella grotta spaventando chiunque si trovasse a passare da quelle parti.
Qualcuno, a torto, ritiene che il recupero delle cisterne sia inutile, io non la penso così, andassero a visitare il Cisternone di Formia o la Piscina Mirabilis di Bacoli per capire.
Questa è cultura!!!
Sono convinti che la gente viene a Ponza solo per il mare, invece potrebbero venire anche per la storia, per l'archeologia.
Andrebbero però pubblicizzate di più.


Cisterna della Dragonara


Cisterna del Corridoio


Grotta del Serpente


La Cisterna di Via Parata piena d'immondizia


La Locandina per visitare le Cisterne Romane



giovedì 25 settembre 2025

Chialiuna

 'A luna state cantanno?

Ma addu nuie nun c'è juorno dell'anno

ca nce vase nfronte 'a sera,

manco fosseme i frate cchiù senceri.

Tene nu posto preferito

addò si iate, sicuro 'a vedite.

E'  'na spiaggia chiara, longa, 

tagliata ind' 'a muntagna comme 'na conca.

'U mare azzurro 'a bagna

e le fa da cumpagna.

'A luna esce ind' 'u cielo

e se cunnelea

comme fosse mbraccio  a mamma soia.

Nu chiarore se spanne attuorno

ca pare juorno.

'I prete janche s'arapeno a 'sta luce

e cu ll'onne rireno doce doce, 

furmanno nu paradiso p' 'i nnammurati.

Si ce iate, ve n'addunate.

A Chialiuna l'ammore nse cuntrolla

e si 'a uagliona sta teseca, ns'ammolla, 

dopo nu poco, a chillu panorama, 

è essa propete ca votte 'i mmane.

Comm'è bella 'a spiaggia lucente

ind' 'a notte d'argiento;

l'onne iocano c' 'a luce d' a luna

e tutt' 'u munno pare che llà s' 'aùna. 


(Poesia di Francesco De Luca tratta dal libro " ''all'anema ' i ponza")


Nelle foto: Isola di Ponza, Chiaia di Luna, agosto 2025)






martedì 23 settembre 2025

Imbarcazioni del '900 all'isola di Ponza

 Oggi nel porto di Ponza ci sono perlopiù imbarcazioni ai fini turistici mentre da pesca ne sono rimaste pochissime, sopravvissute alla grande flotta che ha fatto conoscere i pescatori ponzesi in tutto il Mediterraneo.

Secondo Giulio Vitiello in "Ponza brevis insula...brevis historia", le imbarcazioni di proprietà dei ponzesi tra il 1901 e il 1939 erano tante e ne traccia un quadro rilevante. Molte erano adibite al trasporto di aragoste che rifornivano i mercati di Genova, Marsiglia, Barcellona.

Qualche imbarcazione ponzese del '900

 Nella prima foto, Isola di Ponza, Cutter Filomena Madre ormeggiato alla punta tra Sant'Antonio e Giancos dell'armatore Giuseppe Andreozzi

Nella seconda foto, il bastimento Raffaele Sandolo ex Mariù, trasportava le aragoste a Marsiglia e i capitoni a Napoli

Poi il Bastimento Papà Vincenzino dei fratelli Mazzella (Sigaretta) che trasportava merci da Formia a Ponza

Ed ancora la Maria Pace ex San Ciro costruita nel 1923 di Antonio Feola (Totonno primo)

Anni '40, in primo piano il cutter Santuario di Pompei del mio bisnonno Ciro Iacono e poi raffigurato in un quadro che avevano i miei nonni.









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