Nel 1898 iniziarono i lavori per sistemare il porto di Ponza e vennero impiegati i palummari per migliorare il fondale.
Ma chi è u palummare?
Così scrive Ernesto Prudente: Palummare (palombaro). Operaio specialista capace di immergersi e lavorare sott'acqua. L'apparecchiatura che lo protegge si chiama scafandro.
Il palombaro usava una imbarcazione su cui era installata una pompa d'aria che, azionata da un operatore, gli mandava l'aria, permettendogli di respirare. Egli si immergeva sospeso all'imbarcazione da una corda legata alla cintola. Questa corda era anche il mezzo di comunicazione con le persone che stavano sulla barca. La "conversazione" tra il palombaro, sul fondo, e la guida, sulla barca, avveniva tramite leggeri strattoni che, chi aveva necessità di comunicare, dava alla corda.
Il riemergere del palombaro da una profondità superiore ai quindici metri doveva avvenire in modo lento e graduale. Questo procedimento, che ha norme precise, va sotto il nome di decompressione.
Il palombaro munito di scafandro è una figura quasi all'estinzione. Il ricordo, a Ponza, va a Nicola Fragliassi, un palombaro che, nella decade a cavallo degli anni cinquanta, si immerse a Punta Papa per recuperare parte della nave LST 349. Oggi ci si immerge coperto da una muta e usando l'autorespiratore. Il palombaro è diventato un sub.
Il palombaro
Foto di fine Ottocento quando ci furono i lavori al fondale del porto
Dal libro di Silverio Mazzella "Ponzesi, gente di mare. Storie di barche, di pesca, di navigazione"
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