Tra la fine del Settecento e i primi anni dell'Ottocento i pescatori ponzesi ogni giorno rischiavano di essere catturati dai saraceni e condotti in schiavitù in Africa.
Spesso questi tendevano degli agguati proprio nelle acque di Palmarola.
I ponzesi da lontano vedevano questi esseri sullo scoglio Cappello mentre asciugavano e spidocchiavano i panni al sole. Infatti una parte di questo scoglio di Palmarola prese il nome di Puorte peducchje.
Lo scoglio Sparmaturo era utilizzato dai corsari per tirare in secco le barche.
"fu chiamato e si chiama tuttora lo Spalmentaio, perchè appo di esso, i corsari solevano spalmare le loro barche. Presso lo suddetto scoglio di porto-pidocchio è un altro grande scoglio, o piuttosto un'isoletta traversata da una vasta e bella grotta con un canale. In questa nascondevansi spesso alcuni corsari con i loro veloci legni, ed assalivano e predavano le barche e le navi che usavano in quei dintorni. Così, ad esempio, un cotal giorno alcuni pescatori ponzesi passarono in una barca fra questa isoletta e Palmarola, e furono inopinatamente assaliti dai pirati nascosti nella testè mentovata grotta. I pescatori non potendo fuggire con la barca si precipitarono tosto sul lido di Palmarola, e saliti sulla montagna, potevano facilmente col nascondersi nelle grotte salvare almeno le loro persone. Ma mentre si davano in fuga, i pirati esplodendo loro alle spalle colpi di fucile, ne ferirono uno alla gamba, il perchè seguitando la traccia del sangue, lo trovarono finalmente rimpiattito entro un cespuglio, d'onde strappatolo lo trascinarono seco in schiavitù. L'avvenimento mi fu raccontato a Palmarola stessa da un testimone oculare ed in presenza del figlio di questo schiavo.
Giovanni Tagliamonte ed il suo figlio Vincenzo mi raccontarono inoltre il seguente avvenimento accaduto ad esso stessi in compagnia di alcuni altri Ponzesi. Tutti questi Ponzesi si rattovavano insieme in una barca, pescando in qualche di stanza all'occidente di Palmarola quand'ecco a non molta distanza si veggono inseguiti da alcuni corsari, che essi impediti dai raggi del sole non avevano potuto ravvisare se non al loro avvicinarsi. I poveretti a mala pena si poterono scampare dell'imminente pericolo e salvarsi sopra l'alta montagna di Palmarola, ove passarono la notte in una grotta. Giovanni Tagliamonte morto in età di centotre anni andava spesso da Ponza a Palmarola e mi raccontò varii di simili scontri coi corsari accaduti a lui non meno che ad altri Ponzesi nei dintorni di quest'isola. Egli aveva un'antica grotta tagliata nella rupe per abitazione vicino al piccolo porto di Palmarola; ma per paura dei pirati passava molte delle sue notti sulla montagna in qualche grotta senza far fuoco, per non essere scoperto dal fumo."
Dal libro di Silverio Mazzella Ponzesi gente di mare. Storie di barche, di pesca, di navigazione.
L'isola di Palmarola
Scoglio Sparmaturo il cui nome deriva, probabilmente, da un attrezzo usato dai calafatari per spalmare sulla carena delle imbarcazioni una speciale pittura per preservarne lo scafo
(Foto di Rossano Di Loreto)
Grotta di Mezzogiorno in cui i pirati tendevano agguati ai pescatori ponzesi
(Foto della Cooperativa barcaioli ponzesi)
Le grotte scavate nella montagna adibite ad abitazioni
A sinistra della foto è lo scoglio Cappello
Su una parte di questo scoglio c'è una piccola insenatura chiamata Puorte peducchje (Porto- pidocchio)
(Foto di Rossano Di Loreto)
L'Arco di Mezzogiorno com'era. Crollò durante una violenta mareggiata negli anni '60
A sinistra lo scoglio Cappello e quel che resta dell'Arco di Mezzogiorno
(Immagine reperita in rete)
Grazie per il prezioso lavoro di cocumentazione
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