E' una ferita ancora aperta nel paesaggio di Le Forna, all'isola di Ponza.
Molte case non esistono più, sono state distrutte perchè la miniera pian piano si è estesa sempre di più. Intere famiglie si sono trasferite lontane dall'isola.
Già il Tricoli nella metà dell'Ottocento nomina un materiale adatto per le ceramiche, il Bianchetto.
Ma ebbe l'intuizione che in quella zona ci fosse un grande giacimento di bentonite l'ingegner Francesco Savelli e iniziarono a perforare la prima galleria nell'ottobre del 1935.
La zona di questo giacimento minerario era nella parte nord dell'isola di Ponza, a Le Forna, precisamente tra Cala dell'Acqua e Calacaparra.
La bentonite è impiegata per le ceramiche ma è utilizzata in svariati campi.
Questo minerale forma nel terreno uno strato impermeabile e quindi l'acqua piovana non può penetrare negli strati sottostanti. L'acqua scivola sulla bentonite per poi raggiungere uno strato diverso in cui infiltrarsi. Proprio da queste parti, sfruttando le caratteristiche del territorio, i Romani realizzarono un magnifico acquedotto creando una serie di cunicoli per raccogliere l'acqua che filtrava da quelle zone avendo come base la bentonite.
Inizialmente si scavò sottoterra ma poi si passò a scavare a cielo aperto per dare un impulso maggiore all'attività estrattiva.
Un'intera zona fu devastata.
La gente veniva sfrattata dalle proprie case e uno dei proprietari, Agostino Feola, usò la vela della sua barca come tenda sostando sul piazzale della chiesa.
Vennero cancellati terreni coltivati, intere colline, strade.
Venne cancellata l'identità di quella zona.
Quanto dolore!!!
Tutto ciò andò avanti per anni fino a quando un sindaco coraggioso, don Mario Vitiello, riuscì per miracolo a fermare quella macchina distruttiva.
Era il 1976.
La zona devastata dalla miniera di bentonite
Proprio dove ci sono i ruderi di Forte Papa
Operai che lavorano in miniera
Il pontile per le navi che venivano a caricare il minerale
Si caricava la bentonite sulle navi anche dal molo Musco
La paga di un operaio
Strutture minerarie
Le foto in bianco e nero sono dell'Archivio fotografico di Giovanni Pacifico
Qualche anno fa è stato realizzato un presepe nella chiesa dell'Assunta di Le Forna che mostra la zona distrutta dalla miniera e pare abbiano fatto delle ricerche attraverso foto d'epoca per renderlo più verosimile
Qualche foto
Nota:
Già nell'Ottocento si era a conoscenza di minerali nella zona di Le Forna. Ecco cosa scrive il Tricoli nella Monografia del 1855: " BIANCHETTO. Dopo del lavoro agricolo si distraggono i coloni alla manifatturazione della creta, bianchetto, insegnato loro dal sergente Cavone. Da grezzo che ricavano dalle miniere, la stemperano nelle aje che tengono presso le stesse, e messa in soluzione la materia si fa colare in altri alveari sottoposti, finchè restringe a calor di sole a divenir pastosa, onde ridurla a globbetti; lavorandone da due o tre mila cantaja l'anno, che smaltiscono alla capitale pei lavori di faenze. Molte sono le miniere in essa contrada, ma si decantano quelle di Peppeantonio, nonchè del Felìce pei filoni di creta vergine."
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