Nei giorni che precedevano la Pasqua, a Ponza, nell'aria si sentivano i profumi di casatièlle e pastiere che le signore portavano a cuocere nei forni della zona.
Mia madre impastava una bella quantità di casatièlle in una scafarèje e ricordo ancora la forza che metteva. Poi divideva l'impasto nei ruoti e li metteva a lievitare nel posto più caldo della casa magari con qualche coperta sopra.
Appena lievitati noi ragazzine portavamo i ruoti avvolti nei canovacci, una sorta di mappatèlle, giù dal fornaio Temistocle, in via Corridoio. Ogni ruoto all'interno del bordo aveva il nome della famiglia che li portava ad infornare.
Quando portavamo a casa i casatièlle il profumo era inebriante...non vedevamo l'ora di assaggiare.
Ma dovevamo aspettare...
Il clou della Settimana Santa era la parte religiosa con la processione del Cristo morto e dell'Addolorata. Il momento più toccante era l'incontro tra Maria Addolorata e suo Figlio che a quel tempo avveniva sulla Punta Bianca.
La processione con l'Addolorata passava per la Parata, poi gli Scarpellini e scendeva sulla Punta Bianca. Ho ancora in mente i canti di Monsignor Dies.
Intanto un grande fucarazze sulla spiaggia di Sant'Antonio illuminava la notte del venerdì santo.
In via Corridoio aveva il forno Temistocle
(Estate 2016)
Casatièlle ponzese è dolce rispetto a quello napoletano
La statua dell'Addolorata
Il Cristo morto
La processione in Corso Pisacane
U fucarazze sulla spiaggia di Sant'Antonio
(Foto di Carlo Ponzi, 2015)
Nota:
Ruoto: teglia circolare per cuocere i dolci
Scafarèje: era un recipiente in cui si impastava, si pigiava
Casatièlle: dolce pasquale
Fucarazze: falò
Mappatèlla: roba avvolta in un canovaccio annodato
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