martedì 29 luglio 2025

Voci antiche

 Ponza, punto focale

dell'ardimento

di Fenici e Greci

e Volsci e Romani!...

di echi augusti

risuonano ancora le pareti

ornate di opera reticolata

dei trafori millenari.

Le loro voci antiche, 

dal murenario sacro

e fra gli infiniti

spelei che ti traversano

e sprofondano nel tuo seno buio, parlano ancora al ritmo

delle onde e delle maree

edificanti

a un mondo devastatore.

(Poesia di Tommaso Lamonica)



Tramonto a Chiaia di Luna, isola di Ponza (Foto di Rossano Di Loreto)

domenica 27 luglio 2025

La via dell'ossidiana

Fin dal Neolitico l'uomo ha frequentato le isole Ponziane questo perchè estraeva e lavorava l'ossidiana.

L'ossidiana è un vetro vulcanico di colore nero che si forma per il raffreddamento immediato della lava ed era utilizzata per preparare lame e utensili.
Questa scoperta è stata fatta da J.Friedlaender, studioso di geologia, nel marzo del 1900 che così scrive: "Alla P.ta del Fieno ho trovato due coltellini lunghi circa tre cm. e molti frammenti di ossidiana, nell'isola di Zannone, fra il convento e la cala del Varo, si trovano molti frammenti di ossidiana, probabilmente trasportata. In ambedue i siti si vedono frammenti di terraglia molto grossolana."
L'ossidiana proveniva da Palmarola in pietre, in ciottoli e veniva lavorata a Zannone per poi essere trasportata al Circeo da dove poi veniva inviata in altre località. Frammenti di ossidiana di Palmarola sono stati rinvenuti nel Sannio, in Umbria. L'ossidiana presenta diversità di colore e da questo si può capire il luogo di provenienza.
Per gli uomini primitivi l'ossidiana aveva un valore inestimabile.
Dell'ossidiana di Palmarola così scrive l'indimenticabile Ernesto Prudente: "Nel tempo in cui l'uomo ha fatto uso della ossidiana di Palmarola l'isola non poteva essere disabitata e non lo era. Troppe concomitanze di cose. Il tempo impiegato per raggiungere l'isola, il tempo per la ricerca e per la raccolta, il tempo per il caricamento del minerale, il tempo per il ritorno e soprattutto le condizioni meteomarine, avrebbero reso impossibile, più che difficoltoso e difficile, il rientro al luogo di partenza nello stesso giorno.. Per come sono situate le isole in relazione al Circeo è facile supporre che l'uomo abbia usato la stessa tecnica che oggi usa in montagna per la conquista di una vetta che presenta tante difficoltà: una serie di tappe, onde fissare i campi di trasferimento per sfruttare la conquista del terreno, per rendere più agevole e più facile il cammino del trasferimento per raggiungere il traguardo previsto e prefissato."
Con  l'età del Bronzo e quindi l'utilizzo dei metalli terminò l'era dell'ossidiana.


Isola di Palmarola, qui si trovava l'ossidiana (Foto di Rossano Di Loreto)


L'ossidiana è un vetro vulcanico dovuto al rapido raffreddamento della lava


L'isola di Zannone dove si lavorava l'ossidiana



La Punta del Fieno dove J.Friedlaender, studioso di geologia,scoprì frammenti di ossidiana

venerdì 25 luglio 2025

Scorrerie di pirati nelle acque di Palmarola

 Tra la fine del Settecento e i primi anni dell'Ottocento i pescatori ponzesi ogni giorno rischiavano di essere catturati dai saraceni e condotti in schiavitù in Africa.

Spesso questi tendevano degli agguati proprio nelle acque di Palmarola.
I ponzesi da lontano vedevano questi esseri sullo scoglio Cappello mentre asciugavano e spidocchiavano i panni al sole. Infatti una parte di questo scoglio di Palmarola prese il nome di Puorte peducchje. 
Lo scoglio Sparmaturo era utilizzato dai corsari per tirare in secco le barche.
"fu  chiamato e si chiama tuttora lo Spalmentaio, perchè appo di esso, i corsari solevano spalmare le loro barche. Presso lo suddetto scoglio di porto-pidocchio è un altro grande scoglio, o piuttosto un'isoletta traversata da una vasta e bella grotta con un canale. In questa nascondevansi spesso alcuni corsari con i loro veloci legni, ed assalivano e predavano le barche e le navi che usavano in quei dintorni. Così, ad esempio, un cotal giorno alcuni pescatori ponzesi passarono in una barca fra questa isoletta e Palmarola, e furono inopinatamente assaliti dai pirati nascosti nella testè mentovata grotta. I pescatori non potendo fuggire con la barca si precipitarono tosto sul lido di Palmarola, e saliti sulla montagna, potevano facilmente col nascondersi nelle grotte salvare almeno le loro persone. Ma mentre si davano in fuga, i pirati esplodendo loro alle spalle colpi di fucile, ne ferirono uno alla gamba, il perchè seguitando la traccia del sangue, lo trovarono finalmente rimpiattito entro un cespuglio, d'onde strappatolo lo trascinarono seco in schiavitù. L'avvenimento mi fu raccontato a Palmarola stessa da un testimone oculare ed in presenza del figlio di questo schiavo.
Giovanni Tagliamonte ed il suo figlio Vincenzo mi raccontarono inoltre il seguente avvenimento accaduto ad esso stessi in compagnia di alcuni altri Ponzesi. Tutti questi Ponzesi si rattovavano insieme in una barca, pescando in qualche di stanza all'occidente di Palmarola quand'ecco a non molta distanza si veggono inseguiti da alcuni corsari, che essi impediti dai raggi del sole non avevano potuto ravvisare se non al loro avvicinarsi. I poveretti a mala pena si poterono scampare dell'imminente  pericolo e salvarsi sopra l'alta montagna di Palmarola, ove passarono la notte in una grotta. Giovanni Tagliamonte morto in età di centotre anni andava spesso da Ponza a Palmarola e mi raccontò varii di simili scontri coi corsari accaduti a lui non meno che ad altri Ponzesi nei dintorni di quest'isola. Egli aveva un'antica grotta tagliata nella rupe per abitazione vicino al piccolo porto di Palmarola; ma per paura dei pirati passava molte delle sue notti sulla montagna in qualche grotta senza far fuoco, per non essere scoperto dal fumo."

(Dal libro di Silverio Mazzella "Ponzesi gente di mare. Storie di barche, di pesca, di navigazione")



L'isola di Palmarola



Scoglio Sparmaturo il cui nome deriva, probabilmente, da un attrezzo usato dai calafatari per spalmare sulla carena delle imbarcazioni una speciale pittura per preservarne lo scafo

(Foto di Rossano Di Loreto)



Grotta di Mezzogiorno in cui i pirati tendevano agguati ai pescatori ponzesi

(Foto della Cooperativa barcaioli ponzesi)


Grotte scavate nella roccia adibite ad abitazioni



A sinistra della foto è lo scoglio Cappello
Su una parte di questo scoglio c'è una piccola insenatura chiamata Puorte peducchje (Porto- pidocchio)

(Foto di Rossano Di Loreto)


mercoledì 23 luglio 2025

Le Forna e il Disegnatore di Lune

 Non ti disegnano (quasi) mai e allora ci provo io...

Le Forna con vista su Forte Papa - Ponza
matite e acquerellabili su carta Amatruda
©®IL DISEGNATORE DI LUNE
Gianluca Campoli



lunedì 21 luglio 2025

La Madonna della Civita...ricordi

 Mi risuona ancora nelle orecchie la voce squillante di Adele Conte mentre intonava la canzone della Madonna della Civita sull'Aia degli Scotti, all'isola di Ponza.

Purtroppo è solo un ricordo...anche la mia mamma la cantava

Ienne a Costantinopoli

'Ncuntràie nà bella signòra

'Ncuntràie nà bella signòra

Maria della Civita, rifugie  i peccatùre

Chesta signòra chi era?

Era l'unica verginella

era l'unica verginella

e ci è venuta a liberà...

...Maria della Civita

che belle grazie fa


La Chiesetta della Civita con i colori del mattino (Foto di Daniele Balzano, luglio 2023)


Il quadro della Madonna della Civita nella chiesetta



Adele accanto alla reliquia di San Silverio

(Foto di Marianna Licari)


domenica 20 luglio 2025

San Silverio un mese dopo

 Il 20 luglio, un mese dopo la festa di San Silverio, la statua del Santo ritorna sul suo altare. 

San Silverio viene portato in processione fino alla punta del Molo Musco.

Passerà un altro anno prima che la statua di San Silverio possa essere sfiorata dalle nostre mani ed ognuno di noi ha un pensiero, una preghiera...San Silverio pensaci tu!!!

Un pò di foto del 20 luglio 2016











venerdì 18 luglio 2025

Il Monaco di Zannone

 La natura, tramite gli agenti atmosferici, ha modellato le rocce  dando forme particolari che gli isolani hanno raffigurato in esse persone, animali, oggetti... 

Come lo Scoglio del Monaco all'isola di Zannone che sembra proprio in preghiera. Già nella Monografia del Tricoli scritta verso la metà dell'Ottocento compare il nome dello Scoglio del Monaco di Zannone.

Zannone è stata abitata dai monaci  fino alla seconda metà del XV sec. e ci sono i resti di un convento.

Il Monaco di Zannone
(Immagine reperita in rete)


Isola di Zannone, in lontananza lo scoglio del Monaco (Foto di Dimitri Scripnic)




mercoledì 16 luglio 2025

Isola di Ponza, un disegno da una foto...Il Disegnatore di Lune

 Ogni tanto sperimentare fa bene all'anima...

Una signora che stende i panni in una Ponza assolata di altri tempi
matite e acrilico su carta

®IL DISEGNATORE DI LUNE
Gianluca Campoli


Il disegno


La foto originale

domenica 13 luglio 2025

Dove c'è un ponzese c'è San Silverio

In ogni famiglia ponzese, anche in quelle che vivono lontano dall'isola di Ponza, c'è una statuetta di San Silverio. 

Questa è della famiglia Silvestri che vive  in Corsica. 

Dove c'è un ponzese c'è San Silverio


 

venerdì 11 luglio 2025

Un'antica espressione ponzese

 Sante i chièse e diavule i case

(Santo in chiesa e diavolo in casa)

Espressione usata per quelle persone che osservano assiduamente i percorsi religiosi ma che al di fuori della chiesa manifestano malignità e acredine

( Dal libro di Ernesto Prudente "A Panje - i proverbi di Ponza -")


Isola di Ponza, chiesa madre, foto antecedente al 1940, in attesa di una processione


mercoledì 9 luglio 2025

Cala Brigantina

 "La Cala Brigantina a Palmarola prende il nome da questi vascelli (brigantini) che, di poggiata, a causa dei forti venti da ponente a grecale, si rifugiavano in quella baia che noi chiamiamo Vardella da "varde", basto, sella per bestie da soma. 

Vardella è il punto di approdo di Palmarola per chi deve recarsi sulla Grotta dell'Acqua. Chi va su deve portare il basto pieno. Questa usanza è ancora vigente."

(Da "ALFAZETA " di Ernesto Prudente)






Cala Brigantina (Foto della Cooperativa Barcaioli Ponzesi)


Nella Grotta dell'Acqua a Palmarola


Un brigantino (Immagine reperita in rete)

domenica 6 luglio 2025

I chiapparièlli

 Nel dialetto ponzese i chiapparièlli sono i capperi.

Queste piante si possono trovare all'isola di Ponza sulla parete prima della galleria che da Giancos porta a Santa Maria e credo stiano lì da tantissimi anni.
A Ponza le piante le troviamo soprattutto in luoghi rocciosi o nei muri di contenimento.
Il cappero è il bocciolo del fiore non ancora aperto.
Si conservano sotto sale oppure sott'olio.

Fiori di chiapparièlli (Foto di Annalisa Sogliuzzo)




venerdì 4 luglio 2025

Il disegnatore di Lune e Ponza

 Oh magica luna ..

... tu che accendi la mia anima ...
...mentre ammiro te...
...sopra questo magnifico luogo...
PONZA
acquerellabili su carta Hahnemühle
©®IL DISEGNATORE DI LUNE
Gianluca Campoli



mercoledì 2 luglio 2025

Abbasce a Funtàne

 All'isola di Ponza, a Le Forna, in località Cala dell'Acqua, c'era la sorgente Tagliamonte che riforniva l'acquedotto romano.

Quell'acqua veniva prelevata anche da molte persone come ci racconta Salvatore Balzano (Ciciotto) nel suo libro "Navigando la vita".

"...La sera andava, insieme ad altre donne a rifornirsi di acqua alla fonte sorgiva, che stava a Cala dell'Acqua, che le occorreva per bere e che conservava in bottiglioni di vetro e damigiane impagliate.

L'acqua del pozzo non veniva usata per dissetarsi perchè essendo acqua piovana era dura ed era adatta per cuocere i legumi ed era priva di sali minerali e non aveva quei requisiti igienici buoni, perchè il vento, la polvere e il terriccio che si depositava sui tetti con gli escrementi degli uccelli la rendevano non potabile. 

Tutte le persone di Le Forna andavano ad attingere l'acqua alla Fontana che era un vero e proprio rito con schiere di persone che scendevano e salivano le scale che dalla strada portavano alla sorgente, che aveva un flusso che non si interrompeva nè di giorno nè di notte e molta acqua si perdeva nel mare sottostante. Tutti muniti di recipienti a turno prendevano l'acqua e facevano attenzione a non scivolare sul muschio che si formava alla base della stessa per non cadere sulle rocce taglienti degli scogli. 

La lontananza dalle abitazioni poste anche a diversi chilometri non scoraggiavano i tanti e così donne, uomini e bambini creavano enormi processioni. L'acqua della sorgente era leggera, fresca e limpida, ma in seguito fu dichiarata non potabile a causa della costruzione delle condotte fognarie che potevano inquinare le falde acquifere e per l'emanazione di leggi più severe riguardanti l'igiene alimentare. Fino ad allora aveva dato da bere a tante persone senza mai causare problemi a nessuno dal punto di vista sanitario."





Cala dell'Acqua, qui c'era l'antica sorgente (Foto di Rossano Di Loreto)


Ragazza attinge acqua dalla "fontana" di Cala dell'Acqua
(Foto tratta dal libro di Silverio Mazzella "Le ore del giorno, i giorni dell'anno, gli anni della vita")
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