Ricordo molto bene quel novembre del 1965 quando, a Ponza, celebrammo la festa degli alberi nella scuola media "Carlo Pisacane". Noi piccoli alunni della scuola elementare, insieme ai ragazzi più grandi delle medie, recitammo poesie, filastrocche, dedicate agli alberi.
Io recitai insieme a Vincenzo Il testamento dell'albero di Trilussa.
Il parroco, don Michele Colaguori, benedisse un piccolo albero.
Anche allora come oggi si cercava di far amare gli alberi.
Un pò di storia degli alberi all'isola di Ponza...
Un tempo il territorio dell'isola di Ponza era coperto di alberi ma con l'arrivo dei nuovi coloni vennero dissodati i terreni persino sulle cime delle colline.
Gli alberi servivano, come scrive il Tricoli, "...a resistere alle intemperie, attutire la violenza dei venti, a frapporre ostacoli alle acque piovane coi rami, e radici delle piante suddividendole a filtrare, e la mancanza di tal tessuto, oltre la penuria del combustibile, à fatto scomparire le perenni sorgenti, e col fatto orgogliosi vi dominano i venti, mentre le cadenti acque trascinano a mare la terra vegetale."
Conrad Haller, nel 1822, scrive della zona di Chiaia di Luna così: "...Questa vallata, che non è se non altro grande giardino, offre una passeggiata quanto mai piacevole, ombreggiata da centinaia di alberi da frutto, che sono protetti dai venti da un succedersi di poggi ricoperti di bei vigneti."
Quindi nei primi anni dell'Ottocento ancora c'erano un bel pò di alberi.
In piazza Pisacane ci sono dei lecci sui cui rami trovano rifugio i passarièlli.
In giro per l'isola ci sono alberi che hanno un particolare valore paesaggistico, naturalistico.
Nel giardino della chiesa madre dell'isola di Ponza c'erano due alberi alti più di sessanta metri, ora ne è rimasto solo uno.
Il parroco, don Michele Colaguori, benedisse un piccolo albero.
Anche allora come oggi si cercava di far amare gli alberi.
Un pò di storia degli alberi all'isola di Ponza...
Un tempo il territorio dell'isola di Ponza era coperto di alberi ma con l'arrivo dei nuovi coloni vennero dissodati i terreni persino sulle cime delle colline.
Gli alberi servivano, come scrive il Tricoli, "...a resistere alle intemperie, attutire la violenza dei venti, a frapporre ostacoli alle acque piovane coi rami, e radici delle piante suddividendole a filtrare, e la mancanza di tal tessuto, oltre la penuria del combustibile, à fatto scomparire le perenni sorgenti, e col fatto orgogliosi vi dominano i venti, mentre le cadenti acque trascinano a mare la terra vegetale."
Conrad Haller, nel 1822, scrive della zona di Chiaia di Luna così: "...Questa vallata, che non è se non altro grande giardino, offre una passeggiata quanto mai piacevole, ombreggiata da centinaia di alberi da frutto, che sono protetti dai venti da un succedersi di poggi ricoperti di bei vigneti."
Quindi nei primi anni dell'Ottocento ancora c'erano un bel pò di alberi.
In piazza Pisacane ci sono dei lecci sui cui rami trovano rifugio i passarièlli.
In giro per l'isola ci sono alberi che hanno un particolare valore paesaggistico, naturalistico.
Nel giardino della chiesa madre dell'isola di Ponza c'erano due alberi alti più di sessanta metri, ora ne è rimasto solo uno.
Sono dei Pini del Paranà (Araucaria), originari dell'America meridionale e dell'Australia.
La prima pianta è stata donata da una famiglia ponzese e la seconda è nata dai semi della prima.
Qualche albero in giro per Ponza (Foto di Annalisa Sogliuzzo)
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