Oggi nel porto di Ponza ci sono perlopiù imbarcazioni ai fini turistici mentre da pesca ne sono rimaste pochissime, sopravvissute alla grande flotta che ha fatto conoscere i pescatori ponzesi in tutto il Mediterraneo.
Secondo Giulio Vitiello in "Ponza brevis insula...brevis historia", le imbarcazioni di proprietà dei ponzesi tra il 1901 e il 1939 erano tante e ne traccia un quadro rilevante. Molte erano adibite al trasporto di aragoste che rifornivano i mercati di Genova, Marsiglia, Barcellona.
Ecco cosa scrive Ernesto Prudente in "Cronaca di cose ponziane": "Il bastimento vivaio, "mbrucchièlle", non è una creatura ponzese, nè italiana. E' spagnola.
Raffaele Vitiello fu il primo ponzese a trasferirsi in Sardegna per la pesca delle aragoste e fu il primo a portare le sue aragoste a Marsiglia, dove esisteva un mercato che richiedeva una maggiore quantità di aragoste rispetto alle altre città."
"...Le aragoste venivano sistemate in cesti e coperte da un telo di juta che veniva continuamente bagnato. Solo così le aragoste riuscivano a sopravvivere per qualche giorno fuori dall'acqua.
Arrivati a Marsiglia le aragoste venivano immesse in vasche contenenti acqua marina.
La mortalità, durante il viaggio, era davvero rilevante.
Le aragoste a Marsiglia arrivavano anche dalla Spagna con lo stesso sistema.
Un bel giorno, però, il Vitiello notò che da una barca spagnola, ancorata in rada, venivano scaricate aragoste prelevate direttamente dalla stiva del bastimento. Scattò subito l'allarme nel suo cervello ma non gli fu possibile ispezionare il bastimento.
Quando tornò a Ponza, per fine pesca, parlò della faccenda ai suoi tre fratelli li entusiasmò in modo tale che decisero di comprare un bastimento per adibirlo al trasporto delle aragoste vive.
Si recarono a Livorno dove comprarono la "Ida", una barca a vela della lunghezza di 22 metri. La portarono a Torre del Greco dove c'erano i migliori carpentieri campani a cui esposero le loro idee e quelli modificarono l'interno del bastimento con una serie di paratie e forarono la carena per l'ingresso dell'acqua.
Sotto coperta, per tutta la lunghezza della nave, vennero incastrate e legate, alle strutture del natante, una serie di botti vuote per consentirne la galleggiabilità.
A maggio la barca fu messa in acqua e portata in Sardegna dove caricò le aragoste e fece vela su Marsiglia.
Il viaggio fu un disastro. Per poco non ci lasciarono anche la pelle.
La barca non reggeva in alcun modo il mare. Le aragoste, per lo sbatacchiare, morirono tutte."
Bisognava in tutti i modi scoprire il segreto di quella barca spagnola...
"...Erasmo Vitiello, fratello di Raffaele e capitano della "Ida", aveva conosciuto nel porto di Marsiglia il capitano del veliero spagnolo adibito al trasporto delle aragoste vive. Incominciò a raggirarlo e a circuirlo facendogli fare giornalmente il giro delle bettole nei bassifondi di Marsiglia con sonore bevute di mistral.
Dai oggi e dai domani arrivò anche il giorno in cui il capitano spagnuolo lo invitò a bordo della sua nave a bere un buon Cardinal Mendoza.
Era quello che aspettava.
Si fece accompagnare da mastro Gennaro, un carpentiere torrese che lavorava in quel porto, a cui aveva confidato le sue intenzioni.
Presero una lancia e si avviarono verso il battello spagnolo ancorato in rada.
Una volta a bordo, il Vitiello scese sotto coperta con il capitano dove cercò di intrattenerlo il più a lungo possibile per dar modo a mastro Gennaro di vedere com'era fatta l'interno di quella barca.
Mastro Gennaro aveva tolto una tavola del boccaporto ed era sceso nella stiva dove, oltre ad adocchiare, prese anche delle misure con il metro che si era portato dietro.
Ad un certo punto il capitano spagnuolo fece un salto in coperta a chiamare Gennaro per offrirgli da bere.
Lo vide uscire dalla stiva mentre si infilava il metro in tasca. Capì tutto e andò su tutte le furie. La sua reazione con il capitano Vitiello fu veemente. Alla fine questi riuscì a rabbonirlo spiegandogli in quali condizioni era caduta la sua famiglia per l'avventurarsi in questa impresa.
Lo spagnolo pretese un giuramento sulla non divulgazione di quanto visto perchè sarebbe stata in pericolo la sua vita.
Il ritorno a Torre del Greco della "Ida" fu immediato. Il veliero venne tirato a secco e subito cominciarono i lavori di modifica, sulla scorta di quanto avevano visto a Marsiglia.
Finiti i lavori il bastimento venne messo in mare ma risultò leggermente appruato, cosa che gli è rimasto per tutta la vita, nonostante una zavorra di massi a poppa.
Era nato così il primo bastimento-vivaio, la prima "mbrucchièlle" della marineria ponzese."
Negli anni trenta Ponza aveva l'unica marineria italiana adibita al trasporto dei crostacei.
Velieri nel porto di Ponza nei primi anni del Novecento
Una tipica imbarcazione nel mare di Ponza
Velieri nel porto di Ponza...mio nonno Peppino Iacono ha navigato a vela per moltissimi anni
Imbarcazioni al molo
Un veliero
(Le foto provengono dall'Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)
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