IN RICORDO DI PAPA’ CIRO,
MAESTRO D’ASCIA A PONZA
In
un giorno di fino Febbraio 2006 l’isola di Ponza veniva privata,
improvvisamente, di una persona che certamente non passava inosservata,
era un pezzo di storia locale. Ciro Iacono, classe 1920, con i suoi
capelli bianchi, gli occhi azzurri e un sorriso beffardo, aveva sempre
una battuta scherzosa per chi entrava nella sua bottega. Era un maestro
d’ascia e negli anni cinquanta aveva incominciato a costruire le prime
barchette con cui i turisti visitavano calette, grotte, spiaggette
dell’isola. Avevano tutte una linea inconfondibile, un elegante
particolare, ad occhio subito si capiva chi le aveva costruite.
Ciro
lavorava in una bottega del porto borbonico dove, appena entravi,
sentivi nelle narici l’odore dei trucioli di legno. Quello che colpiva
di più erano le sue mani, in continuo movimento, che segavano e limavano
i pezzi di legno per poi assemblarli fino a formare lo scafo della
barca che stava costruendo. Quando la barca era pronta la portava fuori
dalla bottega per verniciarla.
Negli
anni sessanta costruì la barca che, riempita di garofani rossi, porta
in processione la statua di San Silverio, il santo protettore
dell’isola. Quando è andato in pensione si è messo a costruire
modellini, sempre in legno, di lance, gozzi, tartane, golette dai colori
bellissimi e perfettamente rifiniti. Molti si fermavano nella sua
bottega per ammirarlo e anche per fotografarlo mentre lavorava. Quando
conversavi con lui, tornavi indietro nel tempo e veniva fuori un
ritratto inedito di Ponza. Non raccontava solo il passato: la sua
conversazione spaziava in tutti i campi, la sua bottega spesso sembrava
un salotto, visitato da persone comuni e da qualche vip.
Era molto galante verso sua moglie Elvira, spesso le portava dei fiori e il loro amore era immutato da circa sessanta anni.
Questo era mio padre e il suo ricordo sarà sempre nel mio cuore.
Francesca Iacono
Pubblicato sul settimanale “Gente” n°37 del 14/09/2006
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