Racconta dei ponzesi all'Asinara Gianfranco Massidda, l'ultimo guardiano del Faro di Punta Scorno dell'isola.
Silverio Mazzella ha raccolto la sua testimonianza in un'intervista telefonica nel settembre 2017 e pubblicata nel bellissimo libro "Ponzesi gente di mare. Storie di barche, di pesca, di navigazione".
"Le barche dei ponzesi, di 7 o 8 metri a vela raggiungevano prima Montecristo e poi attraversavano dritte all'Asinara per la pesca delle aragoste.
Carmine Pagano con il figlio Biagio e Morlè avevano il gozzo a motore. Altri a vela, almeno nei primi anni, come Luigi Aprea, pescavano con le nasse che costruivano loro stessi e, solo verso gli anni Sessanta, anche con le reti come nel caso dei Pagano.
Alcuni ponzesi affittavano all'Asinara le barche degli isolani, come per esempio Cipriano Rivieccio e i quattro figli prendevano il "San Pasquale" di Guglielmo Massidda che era in pensione dall'impiego del locale telegrafo di Cala Oliva. Cipriano, ormai vecchio, rimaneva a terra a costruire le nasse e marruffi ed espletava anche la guardia alle aragoste accumulate a Cala Sabina.
Ricordo la "Maria Assunta", il bastimento dei fratelli Sandolo, e quella che chiamavano "la motonave" (era il motoveliero "Madonna di Trapani" di Silverio Tagliamonte) che venivano a caricare le aragoste per portarle a Marsiglia. Le aragoste piccole di circa 1 Kg. facevano più prezzo rispetto a quelle più grandi. I ponzesi essiccavano al sole i pesci e polpi catturati nelle nasse e li spedivano a Ponza con la "Maria Assunta" per essere consumati durante l'inverno.
I polpi, pescati in quantità, essiccati al sole erano pure utilizzati come esca nelle nasse. Le tartarughe catturate venivano mangiate durante il soggiorno in Sardegna e il carapace rivoltato ed esposto al sole, serviva a ricavare l'olio, Aggiungendovi durante l'esposizione al sole anche i fegati degli squali e delle razze. L'olio così ricavato era utilizzato per diluire le pitture usate per le barche.
La pesca durava dalla Pasqua a tutto ottobre quando i ponzesi ritornavano a Ponza.
Il "Gennarino" era in Sardegna per la pesca delle aragoste ma spesso era utilizzato per trasportare merce come quando naufragò sugli scogli di Punta Sabina era carico di laterizi da portare ad Alghero. Mentre il bastimento "La Nuova rosalia Bonaria", pure incagliato sugli scogli di Punta Sabina, ebbe più fortuna perchè si riuscì a salvarla grazie ad un pontone giunto da Porto Torres."
Grandi i nostri pescatori ponzesi, quanti sacrifici, quanto lavoro, ma tanta forza di volontà.
Quante storie straordinarie!!!
Isola dell'Asinara, Cala Oliva
Naufragio della goletta "Gennarino"
Naufragio del bastimento "La Nuova Rosalia Bonaria"




Nessun commento:
Posta un commento
I vostri pensieri