domenica 4 maggio 2025

Storie di mare: un attacco di fame a bordo della goletta Giuseppe padre

 " Partirono alla fine di novembre per caricare i capitoni nei canali di Prevese, nella Gracia Ionica. La Goletta era sprovvista di motore e la propulsione era data solo da due vele auriche, Trinchetta e Maestra, e tre vele triangolari ancorate al bompresso, Trinchettina, Fiocco e Controfiocco.

Ai primi di dicembre, passato lo Stretto di Messina, al largo di Punta Stilo, nel Golfo di Squillace furono investiti da un temporale violento con raffiche di vento fino a 200 Km. all'ora, una vera e propria Bora.

In breve tempo le vele furono squarciate e la goletta-vivaio si trovò in pericolo di naufragio. Agostino, legato, fu issato in cima all'albero di trinchetto dove fissò un grosso segnale a vento formato da pantaloni  e altri indumenti cuciti insieme per essere gonfiati dal vento.

Quel segnale significava che l'imbarcazione aveva bisogno di aiuto. Il tempo li sospingeva verso Catania e loro favorivano quella rotta nella speranza di salvarsi. Arrivati al largo del porto della città furono avvistati dalla locale Capitaneria e soccorsi da un rimorchiatore che li trainò nel porto.

Riparati i danni, ripartirono dopo una settimana per la Grecia, non prima però di aver fatto celebrare a bordo una messa in devozione di San Silverio e di ringraziamento per lo scampato pericolo. Caricarono circa 100 quintali di capitoni e ripartirono per Napoli.

Furono coinvolti in un altro fortunale al largo di Crotone, il mare era particolarmente agitato ma la goletta-vivaio non poteva essere portata in un ridosso per non far morire il carico di capitoni. Rimasero al largo e in navigazione però per il mare molto mosso non era possibile neanche accendere il fuoco nel fusto sulla coperta per cucinare. 

Dopo due giorni finirono le riserve di gallette e la fame incominciò a farsi sentire. L'equipaggio sapeva che gli armatori avevano comprato dei dolci tipici greci che portavano a casa per Natale e presi dalla fame quella notte successiva ne svuotarono la dispensa grazie al coraggio e alla giovane età di Agostino che, spalleggiato dagli altri dell'equipaggio, entrò silenziosamente nella cabina dei due armatori che dormivano al buio, avvolti in una vela.

Arrivati al molo Santa Lucia a Napoli e, venduti i capitoni, rientrarono a Ponza.

Agostino volontariamente confessò del saccheggio dei buoni dolci comprati in Grecia ma solo dopo aver percepito la paga a lui spettante."

Nota:

Agostino Vitiello a 24 anni, nel 1930, si imbarcò sulla goletta Giuseppe padre. Gli armatori erano Antonio Sandolo detto "Carocchia" e suo genero Aniello Sandolo

(Racconto tratto dal libro di Silverio Mazzella "Ponzesi gente di mare. Storie di barche, di pesca, di navigazione")


Isola di Ponza, la goletta  Giuseppe Padre durante la discesa a mare sulla spiaggia di Santa Maria


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