Vedendo in TV le immagini del carcere di Santo Stefano sono affiorati nella mente di mia madre tanti ricordi. Lei su quello scoglio c'è stata da piccola perchè suo zio, don Aniello Conte, era il cappellano di Santo Stefano e qualche volta è andata a fargli visita.
Mi ha raccontato che proprio nella chiesetta di Santo Stefano ha ricevuto la Prima Comunione e poi di quando con suo zio, andavano a pregare nel piccolo cimitero dell'isola.
Era lì anche il 23 luglio 1943, giorno precedente all'affondamento del Santa Lucia, quando gli aerei cercarono già di colpire il piroscafo e poi mitragliarono la lavanderia di Santo Stefano. Mia madre insieme a sua sorella Olga, con le nipotine, trascorsero, impaurite, la notte in una grotta.
Mamma era andata a Ventotene il 18 luglio per dare una mano a sua sorella che aveva le bambine piccole il cui marito prestava servizio sull'isola come guardia di pubblica sicurezza. Un tempo le ragazze giovani andavano ad aiutare le sorelle maggiori che avevano figli piccoli.
Quel 24 luglio mamma aspettava una sua amica ponzese, Antonietta Galano, sua coetanea, che arrivava a Ventotene per andare da una sorella.
Dalla finestra dell'abitazione dello zio cappellano vide l'orribile spettacolo dell'affondamento del piroscafo che si inabissò in pochissimi minuti con il suo carico di vite umane.
Anche la sua amica Antonietta Galano perse la vita.
Un'immagine che non dimenticherà più.
Il carcere di Santo Stefano visto dall'alto
Il piroscafo Santa Lucia in un dipinto di Luca Ferron nel museo di Ponza
Il piroscafo Santa Lucia mentre entra nel porto di Ponza
Don Aniello Conte, cappellano del carcere di Santo Stefano, in una foto di giornale riguardante il caso Corbisiero
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