In dialetto ponzese i spàlece sono gli asparagi.
Ernesto Prudente in un suo libro così scrive:
" Pianta selvatica della macchia mediterranea. Nasce a cespuglio e i rami sono ricoperti da foglie spinose, rigide e pungenti. Una volta con i rami dell'asparago si confezionavano ghirlande.
In primavera dalle radici, che sono dei rizoma, nascono i germogli o turioni che costituiscono la parte commestibile della pianta. I ricercatori sono tanti anche se la raccolta, per vari e differenti motivi, non è cosa semplice. Si cucinano in diversi modi: in primo luogo a frittata con uova, pecorino grattugiato, prezzemolo, sale e pepe. A tal proposito bisogna ricordare che i vecchi contadini di Palmarola nella frittata aggiungevano qualche uccelletto tritato e poi, cosa molta importante, le uova che usavano erano quelle di gabbiano.Le raccoglievano dai nidi, situati sempre su rocce scoscese e pericolose, tanto che spesso si legavano con una fune, e prima di romperle, le mettevano in un recipiente pieno d'acqua. Quelle che si posavano sul fondo erano buone mentre quelle che rimanevano a galla erano "sciacque" , contenevano già il pulcino. Il risotto con gli asparagi è cosa sublime. Eccellenti sono lessi conditi all'insalata con olio crudo, aglio e limone. Ninotto Scotti, il papà del dottore Isidoro, ne usciva pazzo. Infine, lessati leggermente in acqua e aceto, asciugati per bene vanno riposti in un barattolo riempito di olio di semi . Formano un componente dell'antipasto che per pregio sovrasta gli altri."
A Ponza c'è la Macchie i spàlece una zona chiamata così sopra gli Scotti, verso il Bagno Vecchio probabilmente ricca di asparagi.
Gli asparagi(Immagini reperite in rete)
In lontananza l'isola di Palmarola
(Foto di Rossano Di Loreto)
Entroterra dell'isola di Palmarola (Foto di Dimitri Scripnic)