domenica 16 marzo 2025

Reportage dal confino

 Negli anni '30 il fotografo Stefano Bricarelli venne inviato da Mussolini all'isola di Ponza per documentare il modo di vivere dei confinati.

Doveva realizzare un servizio fotografico per la rivista Life e mostrare agli americani che il confino non era un Gulag. La rivista americana però poi non pubblicò il reportage.

Il fotografo doveva mostrare la parte bella del confino ma, purtroppo, non era così come leggiamo dai racconti dei confinati. 

Gli stessi militi fascisti, nelle lettere ai familiari, definiscono il confino la "vita da cani", "fuori dal consorzio umano" in cui erano costretti.

Altro che "villeggiatura", i confinati quotidianamente subivano angherie, vessati, alcuni venivano pedinati tutto il giorno.


Antifascisti confinati a Ponza al controllo quotidiano obbligatorio di polizia


Il capoluogo dell'isola


Due intellettuali dal balcone del loro alloggio


Un confinato (in secondo piano) al lavoro in un piccolo cantiere nautico


Altri che aggiustano reti da pesca


Un confinato affacciato sul porticciolo di Ponza 


Un confinato nella sua camera


Confinati nell'unico bar del paese per un caffè


Un internato mentre dà il mangime ai polli del suo allevamento



Il loro circolo di lettura per lo la lettura dei quotidiani


Confinati in una via di Ponza, 1938


La rivista  "STORIA" pubblicata nel 1987 da cui ho tratto il reportage del fotografo Stefano Bricarelli


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