domenica 9 febbraio 2020

L'isola di Zannone attraverso il racconto di Mario Tozzi

Il geologo Mario Tozzi nel suo libro L'Italia intatta oltre a descrivere l'isola di Palmarola scrive anche di Zannone.
Ecco cosa la  sua descrizione:
"...Abbiamo successivamente dato àncora al battello oceanografico nella baia meridionale di Zannone. L'isola fa parte del Parco nazionale del Circeo e oggi la possiamo considerare intatta: le visite sono solo guidate oppure ristrette a ricercatori e operatori dell'informazione. Ma Zannone ha tracce antichissime della mano dell'uomo, fin dai Romani e anche prima. Approdando a remi al Varo si nota subito una peschiera romana (ce ne sono in tutte le isole Ponziane) e qualche residuo di opera di canalizzazione dell'acqua di epoca imperiale:  l'approvvigionamento idrico è sempre stato un problema per queste isole. I Romani antichi lo risolvevano come si fa ancora oggi, portando l'acqua con bettoline e innalzandola a pressione nei serbatoi di raccolta in quota, da dove poi veniva condotta per ricaduta. Quando però il numero degli abitanti è cresciuto, l'acqua non bastava più, così a Ponza hanno iniziato a costruire i tetti delle case in modo da convogliare e raccogliere l'acqua di pioggia in cisterne. Come forse si dovrebbe comunque fare. Peraltro, a Ponza l'idro-archeologo Leo Lombardi ha rinvenuto opere di conduzione dell'acqua così importanti da far ritenere che sull'isola si rifornisse parte della flotta imperiale romana. C'è addirittura una delle pochissime dighe romane che si sia conservata in Italia, oggi quasi irriconoscibile fra la vegetazione, che sbarrava il torrente Giancos, nella baia del porto.
Dal Varo mi sono arrampicato sul sentiero che conduce alla villa oggi diventata Casa del Parco. Il panorama dal porticato è magnifico: il monte Circeo a est, le altre isole a ovest, il Tirreno che avvolge tutto. Dentro la villa tracce di un lusso spartano che, sulle prime, non riuscivo a spiegarmi. Per esempio la doccia fatta con eleganti innaffiatoi di zinco da tirare con una corda legata al manico. Una villa molto grande e tutto sommato confortevole in un luogo così isolato.
Perchè? Riaffiora qui una vecchia storia che fece scandalo a suo tempo: questa villa fu ottenuta in affitto dal marchese Camillo Casati Stampa di Soncino, erede di una antica famiglia milanese, negli anni Sessanta del Novecento, dopo che aveva preso in sposa Anna Fallarino."

"...La villa giace oggi in un degrado fra mirti, cisti ed eriche. Nella macchia bassa si riconosce la ginestra efedroide, una specie endemica circumtirrenica che si ritrova anche in Calabria e in Sicilia settentrionale, come a segnare un collegamento vegetazionale e climatico. Resta poco dell'originaria foresta che ricopriva tutto l'Arcipelago ponziano, disboscata a partire dai Romani: lecci e allori al Cavone del Lauro sono una delle ultime testimonianze di quel mondo devastato.  I ratti hanno contribuito al degrado: arrivati con le imbarcazioni, hanno finito per predare le uova delle berte maggiori, uccelli marini che avevano fatto di Zannone la loro base. Fino ad azzerarne le nascite. Di sera il verso delle berte risuona fragoroso e accorato: sembra un urlo umano, tanto che questi uccelli vengono chiamati anche Diomedee ( Procellaria diomedea), in quanto, secondo gli antichi sarebbero state le anime degli abitanti delle isole Tremiti, scacciati dagli Illirici dopo la morte di Diomede e trasformati da Afrodite in uccelli per vegliare il sepolcro del re. Non so perchè, a Zannone mi sembra un urlo disperato di dolore."



Dall'isola di Zannone si vede Ponza



Panorama dall'alto



Dietro la villa ci sono i ruderi del monastero di Santo Spirito



Il faro di Capo Negro




Tra i ruderi la vegetazione

( Le foto sono di Enza Pagliara)

Nota:
La berta nel dialetto ponzese viene chiamata parlànte.

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