Finalmente
dopo un anno ritorno nella mia isola, Ponza. Man mano che la nave si
avvicina e l’isola si staglia all’orizzonte, vengo presa da una forte
emozione, è come se la vedessi per la prima volta. Un tuffo al cuore e
comincio a riconoscere le case con i loro colori pastello, le rocce
dalle forme più buffe. La nave accosta alla banchina, gli ormeggiatori
raccolgono le cime per fissarle alle bitte, si apre il portellone e noi
passeggeri possiamo scendere. Negli anni scorsi ad aspettarmi sul porto
c’era mio padre in sella alla sua bicicletta, purtroppo ciò ora non è
più possibile, poiché è mancato lo scorso anno.
Attraverso
tutta la banchina per avviarmi verso casa, districandomi tra la gente
che fa la spesa o fa la fila per andare in barca.
Ad
un certo punto mi trovo davanti ad una porta azzurra con due
balenottere bianche dipinte sopra, chiusa ormai da troppo tempo. Dietro
quella porta c’è la bottega dove mio padre, Ciro, per buona parte della
sua vita, ha lavorato duro costruendo barche di legno. Non poteva
permettersi distrazioni, doveva mantenere una moglie e ben cinque figli.
In quella bottega lui aveva lavorato fino all’ultimo giorno della sua
vita, completando il modellino di un gozzetto.
Negli
ultimi anni era molto amareggiato perchè poteva accedervi solo
parzialmente: la parte interna era ostruita dalla terra che era caduta
dalla strada sovrastante, che conduce a Piazza Pisacane. Qualche anno fa
era franata e non potevano più passare le automobili, quindi si era
creato un grande disagio per la cittadinanza.
Mio
padre, grande galantuomo, acconsentì a far cadere la terra nella parte
interna della sua bottega per far riaprire al più presto la strada, in
quanto la stagione estiva incombeva. Tutto ciò con la promessa che il
più presto possibile tutto sarebbe tornato come era prima, con
interventi di rimozione del terriccio e rinforzo della strada.
Sono
passati degli anni ormai, la palla è balzata da un’istituzione
all’altra, buona parte del terriccio è ancora lì e il rinforzo della
strada ha danneggiato la sua bottega, che in questo momento è in
condizioni veramente indecenti!!!
Non
so di chi è la colpa, ma è certo che in questo momento si sta
offendendo la memoria di una persona che ha creduto di fare una buona
azione.
Spero che dopo tutto questo tempo qualcuno si faccia carico di questa situazione e riporti la bottega ad uno stato di agibilità.
La
prossima volta che ritorno nella mia isola, Ponza, vorrei, aprendo
quella porta, poter immaginare mio padre Ciro alle prese con la
costruzione di una barca e vederlo sorridermi.
Francesca
Utente non iscritto alla Community di Libero
RispondiEliminaAnonimo il 03/09/07 alle 20:29 via WEB
io mi ricordo di ciro iacono; sono passato davanti alla sua bottega decine di volte e, oltre al suo viso serio e gentile, mi colpiva la costanza con cui, tutti i giorni, lui era presente nella sua bottega a costruire o sistemare le barche. Che belle parole hai trovato per raccontarlo. Ciao franca e complimenti sandro