L'isola di Palmarola, nell'Arcipelago Ponziano, prende il nome dalla palma nana che troviamo nel suo territorio.
In dialetto ponzese la palma nana viene chiamata ciafagliòne.
E' un cespuglio con un tronco breve e a volte contorto con foglie disposte a ventaglio.
Questa pianta appartiene alla famiglia dei vegetali più antica della Terra ed è una specie a rischio.
I ponzesi, un tempo, usavano la sua fibra per fabbricare corde, con le foglie facevano le scope per spazzare il forno prima di cuocere il pane.
L'isola di Palmarola
(Foto di Rossano Di Loreto)
La palma nana
(Immagini reperite in rete)
venerdì 31 maggio 2019
mercoledì 29 maggio 2019
Il giorno della Prima Comunione
Il giorno della Prima Comunione i bambini ponzesi lo aspettavano con tanta ansia.
Ricordo che ci preparavano a ricevere il sacramento le suore e si entrava in chiesa con in mano un fiore candido, profumatissimo, u gigle janche ( il giglio bianco)
Si cantava: Oh, che giorno beato, il ciel ci ha dato...
Il gruppo dei maschietti portano i gigli bianchi, anno 1962, credo.
In primo piano, a destra, mio fratello Peppino
(Dall'album di famiglia)
U gigle janche (giglio bianco) simbolo di purezza come i cuori di questi bambini
Bambini di Prima Comunione, anni '60
Prima Comunione anni '30
(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)
Ricordo che ci preparavano a ricevere il sacramento le suore e si entrava in chiesa con in mano un fiore candido, profumatissimo, u gigle janche ( il giglio bianco)
Si cantava: Oh, che giorno beato, il ciel ci ha dato...
Il gruppo dei maschietti portano i gigli bianchi, anno 1962, credo.
In primo piano, a destra, mio fratello Peppino
(Dall'album di famiglia)
U gigle janche (giglio bianco) simbolo di purezza come i cuori di questi bambini
Bambini di Prima Comunione, anni '60
Prima Comunione anni '30
(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)
domenica 26 maggio 2019
U purtualle
Nel dialetto ponzese l'arancia viene chiamata purtualle.
Pare che il nome purtualle prenda il nome da Portogallo, luogo di provenienza di questo frutto.
I marinai portoghesi lo avevano importato dalla Cina.
A proposito di purtualle ho un aneddoto da raccontare di circa quarant'anni fa...
Una signora che aveva un negozio di frutta e verdura a Ponza vedendo passare un bel bambino cicciottello, presa dalla tenerezza, disse:
Venghi qua bambiloccio che ti dongo nu purtualle (Vieni qua bambolotto che ti do un'arancia)
Un gesto venuto dal cuore.
L'albero di purtualle
Purtualle
(Immagini reperite in rete)
Alcune foto di Ponza di parecchio tempo fa
(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)
Pare che il nome purtualle prenda il nome da Portogallo, luogo di provenienza di questo frutto.
I marinai portoghesi lo avevano importato dalla Cina.
A proposito di purtualle ho un aneddoto da raccontare di circa quarant'anni fa...
Una signora che aveva un negozio di frutta e verdura a Ponza vedendo passare un bel bambino cicciottello, presa dalla tenerezza, disse:
Venghi qua bambiloccio che ti dongo nu purtualle (Vieni qua bambolotto che ti do un'arancia)
Un gesto venuto dal cuore.
L'albero di purtualle
Purtualle
(Immagini reperite in rete)
Alcune foto di Ponza di parecchio tempo fa
(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)
venerdì 24 maggio 2019
San Silverio in Bolivia
A Ponza festeggiamo il 20 giugno il nostro Santo patrono, San Silverio.
Nel libro di Ernesto Prudente "Penna vagabonda" ho trovato una curiosità....
In Bolivia, nel cuore delle Ande, c'è un paese che si chiama San Silverio, ha una popolazione di circa quattrocento persone che sono dediti alla pastorizia ed all'allevamento.
Ernesto ha fatto le sue ricerche circa l'origine del nome e così scrive: "Il suo nome, San Silverio, è scaturito da un fatto che ha del soprannaturale: nella seconda metà del milleottocento un signore dall'aspetto energico e risoluto attraversò questa comunità per altri luoghi. Si fermò soltanto per poco tempo e durante la sosta venne a sapere che un bambino era affetto da una terribile malattia che, giorno dopo giorno, lo trascinava alla morte. Non si vedevano vie d'uscita. Era in un vicolo cieco.
La disperazione dei genitori era altissima.
L'intera comunità partecipava a quella tragedia come se quel figlio fosse di ognuno di loro.
Non vi erano medici, nè nel paese, nè nelle comunità circostanti e il bimbo malato veniva curato con le indicazioni di uno pseudo stregone. Nessun passo verso la guarigione era visibile. Il bambino andava, giorno per giorno, da male in peggio, avvicinandosi, giorno dopo giorno, allo spegnimento. Rifiutava il cibo e passava intere notti in uno stato di totale assopimento.
Il forestiero, venuto a conoscenza del fatto, perchè era sulla bocca di tutti, tutti ne parlavano, chiese di poter vedere il malato.
Una volta portato al suo cospetto lo trovò steso su un pagliericcio, emaciato e smunto e con gli occhi chiusi. Non aveva più la forza di tenerli aperti. Gli si avvicinò e gli pose, amorevolmente, una mano sulla fronte. Il bambino, come venne toccato, aprì gli occhi, guardò e sorrise, cosa che non faceva da tanti e tanti giorni.
Gli astanti, parenti e amici rimasero sbalorditi.
Lo straniero, nell'imboccare la porta per uscire da quella casa, rivolgendosi a tutti, disse: "Non abbiate timore, guarirà". E così fu!
La mamma, dopo aver guardato negli occhi il suo bambino, lo seguì, cercando di raggiungerlo, e dalla soglia, mentre lui imboccava un sentiero che portava ad un'altra comunità, con voce rotta dal pianto e con le lacrime che le inondavano il viso, gli chiese:
"Chi sei' Come ti chiami?
Silverio, fu la risposta, senza voltarsi".
Una foto antica della processione di San Silverio. In primo piano mio padre Ciro
Qui si vede che la statua di San Silverio viene portata in processione su un trono
Altra foto antica
San Silverio in Bolivia è nella regione di La Paz (capitale della Bolivia)
Nel libro di Ernesto Prudente "Penna vagabonda" ho trovato una curiosità....
In Bolivia, nel cuore delle Ande, c'è un paese che si chiama San Silverio, ha una popolazione di circa quattrocento persone che sono dediti alla pastorizia ed all'allevamento.
Ernesto ha fatto le sue ricerche circa l'origine del nome e così scrive: "Il suo nome, San Silverio, è scaturito da un fatto che ha del soprannaturale: nella seconda metà del milleottocento un signore dall'aspetto energico e risoluto attraversò questa comunità per altri luoghi. Si fermò soltanto per poco tempo e durante la sosta venne a sapere che un bambino era affetto da una terribile malattia che, giorno dopo giorno, lo trascinava alla morte. Non si vedevano vie d'uscita. Era in un vicolo cieco.
La disperazione dei genitori era altissima.
L'intera comunità partecipava a quella tragedia come se quel figlio fosse di ognuno di loro.
Non vi erano medici, nè nel paese, nè nelle comunità circostanti e il bimbo malato veniva curato con le indicazioni di uno pseudo stregone. Nessun passo verso la guarigione era visibile. Il bambino andava, giorno per giorno, da male in peggio, avvicinandosi, giorno dopo giorno, allo spegnimento. Rifiutava il cibo e passava intere notti in uno stato di totale assopimento.
Il forestiero, venuto a conoscenza del fatto, perchè era sulla bocca di tutti, tutti ne parlavano, chiese di poter vedere il malato.
Una volta portato al suo cospetto lo trovò steso su un pagliericcio, emaciato e smunto e con gli occhi chiusi. Non aveva più la forza di tenerli aperti. Gli si avvicinò e gli pose, amorevolmente, una mano sulla fronte. Il bambino, come venne toccato, aprì gli occhi, guardò e sorrise, cosa che non faceva da tanti e tanti giorni.
Gli astanti, parenti e amici rimasero sbalorditi.
Lo straniero, nell'imboccare la porta per uscire da quella casa, rivolgendosi a tutti, disse: "Non abbiate timore, guarirà". E così fu!
La mamma, dopo aver guardato negli occhi il suo bambino, lo seguì, cercando di raggiungerlo, e dalla soglia, mentre lui imboccava un sentiero che portava ad un'altra comunità, con voce rotta dal pianto e con le lacrime che le inondavano il viso, gli chiese:
"Chi sei' Come ti chiami?
Silverio, fu la risposta, senza voltarsi".
Una foto antica della processione di San Silverio. In primo piano mio padre Ciro
Qui si vede che la statua di San Silverio viene portata in processione su un trono
Altra foto antica
San Silverio in Bolivia è nella regione di La Paz (capitale della Bolivia)
mercoledì 22 maggio 2019
Dei bellissimi fiori
Di questa pianta dai fiori bellissimi non ne conoscevo il nome ed ho fatto qualche ricerca per saperne di più.
E' la Lavatera o Malva arborea (Malvone maggiore) e in dialetto ponzese viene chiamata Màura o Marvòne.
Cresce nei terreni incolti delle nostre isole (Arcipelago Ponziano) ma anche lungo le spiagge o le strade.
I fiori della Lavatera o malva arborea chiamata in dialetto ponzese Màura ma anche Marvòne
(Immagine reperita in rete)
I bellissimi fiori della Màura o Marvòne all'isola di Ponza
(Foto di Annalisa Sogliuzzo)
E' la Lavatera o Malva arborea (Malvone maggiore) e in dialetto ponzese viene chiamata Màura o Marvòne.
Cresce nei terreni incolti delle nostre isole (Arcipelago Ponziano) ma anche lungo le spiagge o le strade.
I fiori della Lavatera o malva arborea chiamata in dialetto ponzese Màura ma anche Marvòne
(Immagine reperita in rete)
I bellissimi fiori della Màura o Marvòne all'isola di Ponza
(Foto di Annalisa Sogliuzzo)
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domenica 19 maggio 2019
L'uomo sulla Luna
A luglio saranno cinquant'anni che l'uomo ha messo piede sulla Luna e ci saranno degli eventi per celebrare questa pagina di storia.
Ricordo molto bene che quella notte seguimmo, davanti alla televisione, tutto con attenzione, trepidazione e stupore.
L'uomo sulla Luna???
E' mai possibile? Così ripeteva nonna Olimpia che continuava ad alzare gli occhi al cielo verso la Luna, incredula.
Da quel momento mi sono appassionata alle imprese spaziali.
Ricordo che scrissi anche un articolo su questo evento per il giornalino della scuola. Frequentavo la scuola media "Carlo Pisacane" di Ponza" e c'era un giornalino di cui non ricordo il nome.
Peccato non avere una copia del mio articolo.
Il 20 luglio 1969 gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin allunarono con il modulo Eagle sul Mare della Tranquillità.
Alle 4 e 57 del 21 luglio Neil Armstrong mise piede sul suolo lunare e disse che era un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l'umanità.
Fu un'emozione grandissima.
La Luna vista dall'isola di Ponza
(Foto di Rossano Di Loreto)
La notizia dell'uomo sulla Luna
Astronauta sulla Luna
Ricordo molto bene che quella notte seguimmo, davanti alla televisione, tutto con attenzione, trepidazione e stupore.
L'uomo sulla Luna???
E' mai possibile? Così ripeteva nonna Olimpia che continuava ad alzare gli occhi al cielo verso la Luna, incredula.
Da quel momento mi sono appassionata alle imprese spaziali.
Ricordo che scrissi anche un articolo su questo evento per il giornalino della scuola. Frequentavo la scuola media "Carlo Pisacane" di Ponza" e c'era un giornalino di cui non ricordo il nome.
Peccato non avere una copia del mio articolo.
Il 20 luglio 1969 gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin allunarono con il modulo Eagle sul Mare della Tranquillità.
Alle 4 e 57 del 21 luglio Neil Armstrong mise piede sul suolo lunare e disse che era un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l'umanità.
Fu un'emozione grandissima.
La Luna vista dall'isola di Ponza
(Foto di Rossano Di Loreto)
La notizia dell'uomo sulla Luna
Astronauta sulla Luna
venerdì 17 maggio 2019
I chiapparièlli
Nel dialetto ponzese i chiapparièlli sono i capperi.
Queste piante si possono trovare all'isola di Ponza sulla parete prima della galleria che da Giancos va a Santa Maria e credo stiano lì da tantissimi anni.
A Ponza le piante le troviamo soprattutto in luoghi rocciosi o nei muri di contenimento.
Il cappero è il bocciolo del fiore non ancora aperto.
Si conservano sotto sale oppure sott'olio.
Pianta con i fiori di chiapparièlli
Fiori di chiapparièlli
(Immagini reperite in rete)
Queste piante si possono trovare all'isola di Ponza sulla parete prima della galleria che da Giancos va a Santa Maria e credo stiano lì da tantissimi anni.
A Ponza le piante le troviamo soprattutto in luoghi rocciosi o nei muri di contenimento.
Il cappero è il bocciolo del fiore non ancora aperto.
Si conservano sotto sale oppure sott'olio.
Pianta con i fiori di chiapparièlli
Fiori di chiapparièlli
(Immagini reperite in rete)
mercoledì 15 maggio 2019
Luigi Maria Dies
Ancora oggi nella comunità ponzese è vivo il ricordo del parroco Monsignor Luigi Maria Dies, chiamato affettuosamente u parrucchiane.
Arrivò a Ponza, da Gaeta, nel 1939 e con le sue idee, la sua capacità, con la sua cultura, divenne subito protagonista nella storia ponzese.
Una figura carismatica che ha lasciato dei ricordi indelebili tra i ponzesi.
Riuscì a catturare l'interesse dei giovani creando con loro un bellissimo rapporto.
E' proprio grazie a lui che all'alba dell'otto dicembre si snoda per le strade di Ponza una singolare processione composta da soli uomini che cantano lodi a Maria Immacolata.
La bellissima statua dell'Immacolata arrivò a Ponza proprio durante il periodo in cui era parroco don Luigi Dies.
Il 20 giugno 1958 venne donata all'Immacolata una corona d'oro. Un gesto d'amore verso la Madonna da parte dei ponzesi che chiedevano la Sua protezione.
L'artefice di tutto ciò fu don Luigi da sempre devoto della Madonna.
Nel 1940 fece ampliare la chiesa, con il contributo dei ponzesi, sul progetto dell'Architetto prof. Carlo Pieri e con l'approvazione del Sopraintendente prof. Terenzio.
Scesero giù di sette metri per trovare la breccia trachitica su cui poggiare le fondamenta.
Il popolo al suono della campanella seguiva il parroco trasportando, a spalla, i blocchi di tufo provenienti dalla cava del Bagno Vecchio.
Ne vennero usati cinquantamila blocchi.
Ci teneva molto a migliorare la nostra chiesa e non oso immaginare cosa direbbe se la vedesse ora nelle condizioni in cui versa.
Per una decina di anni è stato lontano da Ponza e quando è tornato nel luglio 1969 trovò la chiesa chiusa per pericolo di crolli. Subito si mise al lavoro per riportarla all'antico splendore.
Monsignor Dies, quale uomo di cultura che era, ha scritto anche dei libri molto interessanti.
Ne cito qualcuno come "PONZA perla di Roma" e "Da Frosinone a Ponza".
E' scomparso a Ponza nel dicembre 1973.
Monsignor Luigi Maria Dies
Monsignor Dies e i giovani della parrocchia
Don Luigi Dies incorona l'Immacolata.
Porta la corona d'oro la piccola Olimpia Iacono.
La chiesa com'era prima dell'ampliamento
(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)
La bellissima statua della Madonna Immacolata con la corona d'oro voluta fortemente da don Luigi
Il canto scritto per l'occasione da don Luigi Dies
Era il 20 giugno 1958
Nota:
Per quanto riguarda l'ampliamento della chiesa così scrive Mons. Dies nel libro "Ponza perla di Roma" :
"Il popolo, al suono della campanella, sull'imbrunire, seguiva in massa il parroco che lo precedeva con l'esempio nel trasporto a spalla del materiale accumulato sulle banchine durante il giorno e, oltre a questo spettacolo i buoni isolani dettero anche l'altro, più efficace di sostenere tutta la spesa dell'ampliamento. Ad essa non restarono estranei i nostri emigrati in ogni parte del mondo.
Fu utilizzata ogni risorsa, perchè l'ampliamento fosse efficiente e si sacrificò anche il pronao, senza però alterare le linee della facciata. Spostammo innanzi la scala che non potemmo riprodurre per intero, a causa dei vuoti delle grotte sottostanti alla chiesa. Il ripiego di includere cinque dei tredici scalini nell'interno del tempio non dispiacque al Prof. Fedele e la cantoria ampia, anch'essa rotondeggiante, costruita sulla porta d'ingresso, ha utilizzato così anche quello spazio risultato disponibile dalla soppressione della scala."
Arrivò a Ponza, da Gaeta, nel 1939 e con le sue idee, la sua capacità, con la sua cultura, divenne subito protagonista nella storia ponzese.
Una figura carismatica che ha lasciato dei ricordi indelebili tra i ponzesi.
Riuscì a catturare l'interesse dei giovani creando con loro un bellissimo rapporto.
E' proprio grazie a lui che all'alba dell'otto dicembre si snoda per le strade di Ponza una singolare processione composta da soli uomini che cantano lodi a Maria Immacolata.
La bellissima statua dell'Immacolata arrivò a Ponza proprio durante il periodo in cui era parroco don Luigi Dies.
Il 20 giugno 1958 venne donata all'Immacolata una corona d'oro. Un gesto d'amore verso la Madonna da parte dei ponzesi che chiedevano la Sua protezione.
L'artefice di tutto ciò fu don Luigi da sempre devoto della Madonna.
Nel 1940 fece ampliare la chiesa, con il contributo dei ponzesi, sul progetto dell'Architetto prof. Carlo Pieri e con l'approvazione del Sopraintendente prof. Terenzio.
Scesero giù di sette metri per trovare la breccia trachitica su cui poggiare le fondamenta.
Il popolo al suono della campanella seguiva il parroco trasportando, a spalla, i blocchi di tufo provenienti dalla cava del Bagno Vecchio.
Ne vennero usati cinquantamila blocchi.
Ci teneva molto a migliorare la nostra chiesa e non oso immaginare cosa direbbe se la vedesse ora nelle condizioni in cui versa.
Per una decina di anni è stato lontano da Ponza e quando è tornato nel luglio 1969 trovò la chiesa chiusa per pericolo di crolli. Subito si mise al lavoro per riportarla all'antico splendore.
Monsignor Dies, quale uomo di cultura che era, ha scritto anche dei libri molto interessanti.
Ne cito qualcuno come "PONZA perla di Roma" e "Da Frosinone a Ponza".
E' scomparso a Ponza nel dicembre 1973.
Monsignor Luigi Maria Dies
Monsignor Dies e i giovani della parrocchia
Don Luigi Dies incorona l'Immacolata.
Porta la corona d'oro la piccola Olimpia Iacono.
La chiesa com'era prima dell'ampliamento
(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)
La bellissima statua della Madonna Immacolata con la corona d'oro voluta fortemente da don Luigi
Il canto scritto per l'occasione da don Luigi Dies
Era il 20 giugno 1958
Nota:
Per quanto riguarda l'ampliamento della chiesa così scrive Mons. Dies nel libro "Ponza perla di Roma" :
"Il popolo, al suono della campanella, sull'imbrunire, seguiva in massa il parroco che lo precedeva con l'esempio nel trasporto a spalla del materiale accumulato sulle banchine durante il giorno e, oltre a questo spettacolo i buoni isolani dettero anche l'altro, più efficace di sostenere tutta la spesa dell'ampliamento. Ad essa non restarono estranei i nostri emigrati in ogni parte del mondo.
Fu utilizzata ogni risorsa, perchè l'ampliamento fosse efficiente e si sacrificò anche il pronao, senza però alterare le linee della facciata. Spostammo innanzi la scala che non potemmo riprodurre per intero, a causa dei vuoti delle grotte sottostanti alla chiesa. Il ripiego di includere cinque dei tredici scalini nell'interno del tempio non dispiacque al Prof. Fedele e la cantoria ampia, anch'essa rotondeggiante, costruita sulla porta d'ingresso, ha utilizzato così anche quello spazio risultato disponibile dalla soppressione della scala."
domenica 12 maggio 2019
Un antico proverbio ponzese
In questa primavera capricciosa riscopriamo gli antichi proverbi ponzesi.
Uno recita così:
A magge Cìòmme perdètte a lanze
(A maggio Ciomme perse la barca)
Questo proverbio ci fa ricordare che in qualsiasi stagione, anche nel mese di maggio, possono verificarsi mareggiate tali da creare gravi danni.
La Parata durante una violenta mareggiata
A Cala dell'Acqua le barche vengono sfiorate dalle onde
(Foto di Rossano Di Loreto)
Nota:
Ciòmme è il nome in dialetto ponzese di Girolamo
Uno recita così:
A magge Cìòmme perdètte a lanze
(A maggio Ciomme perse la barca)
Questo proverbio ci fa ricordare che in qualsiasi stagione, anche nel mese di maggio, possono verificarsi mareggiate tali da creare gravi danni.
La Parata durante una violenta mareggiata
A Cala dell'Acqua le barche vengono sfiorate dalle onde
(Foto di Rossano Di Loreto)
Nota:
Ciòmme è il nome in dialetto ponzese di Girolamo
venerdì 10 maggio 2019
'A spicandòsse
Nel dialetto ponzese 'a spicandòsse è la lavanda.
Dopo che è stata raccolta vengono formati dei piccoli mazzetti di questi fiori per profumare il bucato ma anche da mettere nei cassetti del comò.
Che bel profumo!!!
Fiori di spicandòsse (Lavanda)
Un mazzetto di lavanda
Una distesa di lavanda
(Immagini reperite in rete)
Dopo che è stata raccolta vengono formati dei piccoli mazzetti di questi fiori per profumare il bucato ma anche da mettere nei cassetti del comò.
Che bel profumo!!!
Fiori di spicandòsse (Lavanda)
Un mazzetto di lavanda
Una distesa di lavanda
(Immagini reperite in rete)
mercoledì 8 maggio 2019
Le Cisterne Romane di Ponza
La prima Cisterna Romana che è stata recuperata, qualche anno fa, è stata quella della Dragonara.
Quando l'ho visitata per la prima volta, ho provato, entrando, una grande emozione davanti a così tanta bellezza.
E' stato come camminare nella storia.
Mi sono trovata davanti a qualcosa di maestoso come quando entri in una cattedrale, un senso di sacralità.
Non trovo le parole per descrivere le mie sensazioni.
Bella, veramente, bella!!!
Poi finalmente è stata recuperata anche la Cisterna del Corridoio in via del Comandante, un piccolo gioiello nel centro storico dell'isola di Ponza. E' collegata con la maestosa Cisterna di via Parata da cui riceveva il troppo pieno d'acqua.
Una bomboniera!!!
Si stava cercando di recuperare anche la sovrastante Cisterna di via Parata ma in questo momento tutto tace, forse non importa a nessuno.
Eppure è un Bene Archeologico molto importante, testimonianza di ingegneria idraulica romana e di storia.
All'interno ci sono costruzioni abusive ed è piena d'immondizia, quindi c'è anche illegalità in questa faccenda.
O forse non si vuole toccare questi individui???
Era stata avviata, nel febbraio del 2017, anche la pratica per l'Art Bonus ma sembra tutto svanito nel nulla.
Abbiamo tesori di così tanta grandezza e non sappiamo valorizzarli.
Cisterna Romana della Dragonara
(Estate 2015)
Probabilmente questo è il cunicolo che collegava la Cisterna del Corridoio con quella sovrastante di via Parata
La Cisterna Romana del Corridoio in via del Comandante
(Estate 2016)
L'ingresso della Cisterna Romana del Corridoio in via del Comandante
Il pozzo in via Parata da cui si attingeva l'acqua dalla sottostante Cisterna del Corridoio
La pratica dell'Art Bonus inerente alla Cisterna di Via Parata
Nota:
L'Art Bonus, legge n.106 del 29.07.2014, è stato introdotto come credito d'imposta per le erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura. Chi effettua erogazioni liberali in denaro per il sostegno della cultura, potrà godere di importanti benefici fiscali sotto forma di credito d'imposta.
Quando l'ho visitata per la prima volta, ho provato, entrando, una grande emozione davanti a così tanta bellezza.
E' stato come camminare nella storia.
Mi sono trovata davanti a qualcosa di maestoso come quando entri in una cattedrale, un senso di sacralità.
Non trovo le parole per descrivere le mie sensazioni.
Bella, veramente, bella!!!
Poi finalmente è stata recuperata anche la Cisterna del Corridoio in via del Comandante, un piccolo gioiello nel centro storico dell'isola di Ponza. E' collegata con la maestosa Cisterna di via Parata da cui riceveva il troppo pieno d'acqua.
Una bomboniera!!!
Si stava cercando di recuperare anche la sovrastante Cisterna di via Parata ma in questo momento tutto tace, forse non importa a nessuno.
Eppure è un Bene Archeologico molto importante, testimonianza di ingegneria idraulica romana e di storia.
All'interno ci sono costruzioni abusive ed è piena d'immondizia, quindi c'è anche illegalità in questa faccenda.
O forse non si vuole toccare questi individui???
Era stata avviata, nel febbraio del 2017, anche la pratica per l'Art Bonus ma sembra tutto svanito nel nulla.
Abbiamo tesori di così tanta grandezza e non sappiamo valorizzarli.
Cisterna Romana della Dragonara
(Estate 2015)
Probabilmente questo è il cunicolo che collegava la Cisterna del Corridoio con quella sovrastante di via Parata
La Cisterna Romana del Corridoio in via del Comandante
(Estate 2016)
L'ingresso della Cisterna Romana del Corridoio in via del Comandante
La pratica dell'Art Bonus inerente alla Cisterna di Via Parata
Nota:
L'Art Bonus, legge n.106 del 29.07.2014, è stato introdotto come credito d'imposta per le erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura. Chi effettua erogazioni liberali in denaro per il sostegno della cultura, potrà godere di importanti benefici fiscali sotto forma di credito d'imposta.
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