In questi giorni il cimitero è il fulcro della comunità ponzese, lì c'è la nostra storia, i nostri antenati.
Il piccolo cimitero di Ponza non è affatto un luogo triste perchè è posizionato in un posto dalla vista incantevole, da lì si sente lo sciabordio delle onde del mare.
A mio parere il luogo giusto per riposare...in ogni angolo vedi foto che ritraggono volti conosciuti.
Quest'anno Ponza ha perso altri pezzi di storia come Lauretta, Luciana, Clorinda, Guido, Irio, Sebastiano...e la mia amica d'infanzia Carla, il cui ricordo mi è sempre caro.
Ne ho già scritto, in questo blog, del cimitero di Ponza.
Un pò di foto che ho scattato durante l'estate 2016.
Si sale verso il cimitero
Ecco si entra
La chiesetta
La scalinata che porta al Monumento ai Caduti
Altra scalinata
"Abitare l'utopia" dedicato a Sergio Garavini
Altra scalinata
Antiche cappelle
Altra cappella
Tutto bianco...sembra la scala che porta al cielo
Cappella gentilizia
Qui sono racchiuse le ceneri di una coppia di forestieri, Carlo e Arabella, che hanno amato così tanto Ponza da volerci restare per sempre
domenica 30 ottobre 2016
venerdì 28 ottobre 2016
La cappella dell'Addolorata
Nella vecchia strada che collega Santa Maria ai Conti troviamo una Cappella dedicata alla Madonna Addolorata. Venne edificata nel 1935 per volere di don Luigi Coppa perchè pare che proprio in quei luoghi vedessero gli spiriti.
Un pò per esorcizzare la paura venne costruita la Cappella dell'Addolorata.
La Cappella dell'Addolorata
La Madonna Addolorata
La parte retrostante la Cappella
Un pò per esorcizzare la paura venne costruita la Cappella dell'Addolorata.
La Cappella dell'Addolorata
La Madonna Addolorata
La parte retrostante la Cappella
martedì 25 ottobre 2016
Una bella amicizia
Fin dagli anni '50 mio padre, Ciro Iacono, instaurò un rapporto di amicizia bellissimo con un forestiero, uno dei primi arrivati sull'isola, il notaio Alfredo de Martino.
Quest'amicizia straordinaria è durata tutta la vita.
Il notaio De Martino fu uno dei primi forestieri a comprare una casa a Ponza.
Acquistò una palazzina proprio accanto alla nostra abitazione, in via Parata, dove un tempo c'era la scuola elementare.
Ricordo anche che aveva un motoscafo, in legno, tipo quelli dei cantieri Riva, che faceva la sua bella figura nel porto di Ponza.
Il primo a sinistra della foto è mio padre, Ciro, l'altro a destra è il notaio De Martino. Hanno in mano una granseola, "un fellone"
Mio padre Ciro con il notaio De Martino sul motoscafo
In questa foto si vede la palazzina ad un piano del notaio De Martino in via Parata
Ogni persona che passa nella nostra vita è unica.
Sempre lascia un pò di se e si porta via un pò di noi.
Ci sarà chi si è portato via molto, ma non ci sarà mai chi non avrà lasciato nulla.
Questa è la più grande responsabilità della nostra vita e la prova evidente che due anime non si incontrano per caso.
Jorge Luis Borges
Quest'amicizia straordinaria è durata tutta la vita.
Il notaio De Martino fu uno dei primi forestieri a comprare una casa a Ponza.
Acquistò una palazzina proprio accanto alla nostra abitazione, in via Parata, dove un tempo c'era la scuola elementare.
Ricordo anche che aveva un motoscafo, in legno, tipo quelli dei cantieri Riva, che faceva la sua bella figura nel porto di Ponza.
Il primo a sinistra della foto è mio padre, Ciro, l'altro a destra è il notaio De Martino. Hanno in mano una granseola, "un fellone"
Mio padre Ciro con il notaio De Martino sul motoscafo
In questa foto si vede la palazzina ad un piano del notaio De Martino in via Parata
Ogni persona che passa nella nostra vita è unica.
Sempre lascia un pò di se e si porta via un pò di noi.
Ci sarà chi si è portato via molto, ma non ci sarà mai chi non avrà lasciato nulla.
Questa è la più grande responsabilità della nostra vita e la prova evidente che due anime non si incontrano per caso.
Jorge Luis Borges
domenica 23 ottobre 2016
Il pozzo antico di via del Comandante
In pieno centro storico di Ponza, precisamente in via del Comandante, è stata recuperata ed aperta al pubblico quest'estate un'altra Cisterna romana.
E' collegata con quella maestosa di via Parata da cui riceveva il troppo pieno d'acqua.
Ma in via del Comandante, vicino all'Hotel Feola c'è anche un antico pozzo che viene elencato dal Lombardi nel libro Ponza impianti idraulici romani.
Secondo il Lombardi è una cisterna con vera di pozzo antica che riceveva l'acqua dalle cisterne sovrastanti e riforniva sicuramente l'area portuale sottostante.
Adalgiso Coppa, incaricato della Cassa del Mezzogiorno, ha sempre sostenuto che ci sono a Ponza quattro sistemi di cisterne collegate tra loro a gruppi di quattro.
Il pozzo del Comandante è dietro la Palazzina, oggi Palazzo Comunale, e la sua presenza è già attestata nel 1572 dalla Consulta della Regia Camera. Lo troviamo, nel 1768, poi nel progetto del nuovo porto redatto da Winspeare.
Non è collegato con la Cisterna del Corridoio o del Comandante.
Il Tricoli lo annovera tra i pozzi con la dicitura "pozzo dietro il 1° Padiglione".
Vera di pozzo antica accanto all'Hotel Feola in via del Comandante
(Foto di Marianna Licari)
Sovrapposizione della planimetria di rilievo del porto di Ponza con quello originale di Winspeare
(disegno di O.Fasolo)
Ricostruzione, sulla base del progetto di Winspeare, della volumetria del complesso edilizio del porto di Ponza
Piantina aerea portuale 1815
Via del Comandante...il pozzo antico è sulla sinistra poco prima di questo vialetto.
Via del Comandante
E' collegata con quella maestosa di via Parata da cui riceveva il troppo pieno d'acqua.
Ma in via del Comandante, vicino all'Hotel Feola c'è anche un antico pozzo che viene elencato dal Lombardi nel libro Ponza impianti idraulici romani.
Secondo il Lombardi è una cisterna con vera di pozzo antica che riceveva l'acqua dalle cisterne sovrastanti e riforniva sicuramente l'area portuale sottostante.
Adalgiso Coppa, incaricato della Cassa del Mezzogiorno, ha sempre sostenuto che ci sono a Ponza quattro sistemi di cisterne collegate tra loro a gruppi di quattro.
Il pozzo del Comandante è dietro la Palazzina, oggi Palazzo Comunale, e la sua presenza è già attestata nel 1572 dalla Consulta della Regia Camera. Lo troviamo, nel 1768, poi nel progetto del nuovo porto redatto da Winspeare.
Non è collegato con la Cisterna del Corridoio o del Comandante.
Il Tricoli lo annovera tra i pozzi con la dicitura "pozzo dietro il 1° Padiglione".
Vera di pozzo antica accanto all'Hotel Feola in via del Comandante
(Foto di Marianna Licari)
Sovrapposizione della planimetria di rilievo del porto di Ponza con quello originale di Winspeare
(disegno di O.Fasolo)
Ricostruzione, sulla base del progetto di Winspeare, della volumetria del complesso edilizio del porto di Ponza
Piantina aerea portuale 1815
Via del Comandante...il pozzo antico è sulla sinistra poco prima di questo vialetto.
Via del Comandante
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mercoledì 19 ottobre 2016
La collina Mangiaracine
La collina del Belvedere situata tra il promontorio della Madonna e via Parata un tempo veniva chiamata Mangiaracine.
La credenza è che nelle grotte della collina ci fosse la mensa dei pirati saraceni da qui il nome Mangiaracine.
Nei secoli passati i pirati infestavano i nostri mari assaltando vascelli e catturando persone chiedendo poi il riscatto. Anche il famigerato corsaro Dragut approdò nel 1552 a Ponza con una flotta di 150 vele dopo incursioni nelle cittadine costiere.
Qualche foto della collina (Estate 2016)
Ora un pò di foto scattate da Marianna Licari dalla collina Mangiaracine nel 2012
Si vede Pizzo Papero
I Faraglioni del Calzone Muto
Sotto l'arco della grotta
La grotta
La credenza è che nelle grotte della collina ci fosse la mensa dei pirati saraceni da qui il nome Mangiaracine.
Nei secoli passati i pirati infestavano i nostri mari assaltando vascelli e catturando persone chiedendo poi il riscatto. Anche il famigerato corsaro Dragut approdò nel 1552 a Ponza con una flotta di 150 vele dopo incursioni nelle cittadine costiere.
Qualche foto della collina (Estate 2016)
Ora un pò di foto scattate da Marianna Licari dalla collina Mangiaracine nel 2012
Si vede Pizzo Papero
I Faraglioni del Calzone Muto
Sotto l'arco della grotta
La grotta
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lunedì 17 ottobre 2016
Bella la Parata!
Durante l'estate è capitato anche che il vento di levante agitasse le acque di Ponza.
Devo dire che ritorno un pò bambina, di quando andavo a scuola e dovevo piantare bene i piedi per terra per non cadere, tanto il vento mi spingeva.
Un pò di foto alla Parata, zona dell'isola esposta a questo vento.
(Estate 2016)
Devo dire che ritorno un pò bambina, di quando andavo a scuola e dovevo piantare bene i piedi per terra per non cadere, tanto il vento mi spingeva.
Un pò di foto alla Parata, zona dell'isola esposta a questo vento.
(Estate 2016)
domenica 16 ottobre 2016
Ritorno alle tradizioni
Piano piano si sta tornando alle tradizioni come quella vinicola che stava scomparendo.
In questi ultimi anni, a Ponza, sono nate ben tre aziende che producono vino ponzese, una di queste è le Antiche Cantine Migliaccio che hanno i vitigni al Fieno.
Ho trovato questo video su Youtube pubblicato qualche settimana fa
In questi ultimi anni, a Ponza, sono nate ben tre aziende che producono vino ponzese, una di queste è le Antiche Cantine Migliaccio che hanno i vitigni al Fieno.
Ho trovato questo video su Youtube pubblicato qualche settimana fa
mercoledì 12 ottobre 2016
Quel che resta di una pagina dolorosa...
Durante l'estate scorsa sono andata alla vecchia miniera, un posto che non conoscevo.
A Ponza c'era una miniera anche molto importante che però ha distrutto nuclei abitativi e devastato una bella zona di Le Forna, la parte settentrionale dell'isola.
La bentonite venne scoperta dall'ingegnere Francesco Savelli ucciso poi durante l'eccidio delle Fosse Ardeatine nel marzo 1944.
Ernesto Prudente ci racconta della miniera nel suo libro Cronaca di cose ponziane:
"Chi si reca a Le Forna, la parte settentrionale dell'isola, non può non notare i segni criminosi di un recente passato.
Rilievi composti da terreni di riporto, burroni costituiti da scavamenti dissennati sono la testimonianza della distruzione di uno dei paesaggi più incantevoli di un'isola ritenuta tra le più belle del mondo.
Si cominciò a scavare nel 1935 in nome del caolino e della bentonite, materiali importanti per l'economia italiana, così si diceva, di cui Ponza possedeva giacimenti più puri e più consistenti di tutta l'Europa.
Per decenni si è operato sottoterra, scavando gallerie, in modo invisibile e poco preoccupante anche se su parecchie case si notavano incrinature dovute all'assestamento del terreno su cui poggiavano.
Si è poi passato, nel 1954, allo scavo a cielo aperto dando una spinta eccessiva alla produzione del minerale.
Non si è guardato in faccia a nessuno e nessuna cosa.
Sono sparite case a centinaia.
Gli abitanti venivano sfrattati in virtù di decreti del Distretto delle miniere e della Prefettura di Latina.
I proprietari di case e terreni, non sapendo a chi santo rivolgersi, chinavano il capo e accettavano la cattiva sorte.
Molte, tante, famiglie furono costrette all'esodo. Lasciarono Ponza per le isole della Toscana o per Formia e non hanno fatto più ritorno a Ponza.
L'economia locale subì le conseguenze di questa partenza in massa.
Vennero cancellate case, strade, colline e terreni coltivati.
L'inquinamento fu dilagante.
la silicosi fece il suo ingresso in campo, mietendo vittime anche fra i non addetti ai lavori.
Le ciminiere dei forni, dove veniva cotto il minerale, proiettavano e diffondevano polvere ricca di soda che penetrava nelle case, in tutte le case della zona, anche in quelle dove le fessure delle imposte erano accuratamente tappate.
Per vendemmiare si aspettava la pioggia che lavasse l'uva...."
"...La SAMIP avanzava come una piovra.
La Provincia aiutò la SAMIP alienando un tratto della strada provinciale Ponza - Le Forna.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Il popolo dalle doglianze e dalle lamentele, dai ricorsi e dalle invocazioni, passò alle vie di fatto.
Scese sul terreno di guerra, fronteggiando l'avanzata delle ruspe.
A Calacaparra, sul tratto di strada che la Provincia aveva venduto alla SAMIP, venne portato un pullman che servì da garitta per i cittadini uomini, donne, bambini, che, a turno, montavano di sentinella per stazionare davanti alle ruspe.
Una casa, a pochi metri, venne requisita ed adibita ad ufficio comunale..."
Dopo un pò di peripezie...
"...Il sindaco vietò alla SAMIP, con ordinanza, di distruggere la strada su cui gravavano questi servizi di vitale importanza.
Il Prefetto non se la sentì di annullare, com'era solito fare, questo atto che fu come un diretto al mento della società mineraria. Crollò al tappeto e assegnò al sindaco un voto di centodieci e lode..."
E così si giunse alla chiusura della miniera...il sindaco allora era don Mario Vitiello, una persona perbene che aveva preso a cuore la sorte di quei ponzesi che abitavano in quella zona.
Una pagina dolorosa per Le Forna i cui resti sono ancora visibili, che attendono da quarant'anni una riconversione.
Un pò di foto che ho fatto durante la mia passeggiata.
Forte Papa e i resti di materiale minerario
Gli alberi di eucalipto
Sembra di stare nel deserto...in alto i resti del Forte Papa
Dalla miniera si vede il nucleo abitativo di Le Forna
Che mare azzurro!!!
Si vede il promontorio del Circeo...
Un angolo fantastico!
Nota:
Già nell'Ottocento si era a conoscenza di minerali nella zona di Le Forna. Ecco cosa scrive il Tricoli nella Monografia del 1855: " BIANCHETTO. Dopo del lavoro agricolo si distraggono i coloni alla manifatturazione della creta, bianchetto, insegnato loro dal sergente Cavone. Da grezzo che ricavano dalle miniere, la stemperano nelle aje che tengono presso le stesse, e messa in soluzione la materia si fa colare in altri alveari sottoposti, finchè restringe a calor di sole a divenir pastosa, onde ridurla a globbetti; lavorandone da due o tre mila cantaja l'anno, che smaltiscono alla capitale pei lavori di faenze. Molte sono le miniere in essa contrada, ma si decantano quelle di Peppeantonio, nonchè del Felìce pei filoni di creta vergine."
A Ponza c'era una miniera anche molto importante che però ha distrutto nuclei abitativi e devastato una bella zona di Le Forna, la parte settentrionale dell'isola.
La bentonite venne scoperta dall'ingegnere Francesco Savelli ucciso poi durante l'eccidio delle Fosse Ardeatine nel marzo 1944.
Ernesto Prudente ci racconta della miniera nel suo libro Cronaca di cose ponziane:
"Chi si reca a Le Forna, la parte settentrionale dell'isola, non può non notare i segni criminosi di un recente passato.
Rilievi composti da terreni di riporto, burroni costituiti da scavamenti dissennati sono la testimonianza della distruzione di uno dei paesaggi più incantevoli di un'isola ritenuta tra le più belle del mondo.
Si cominciò a scavare nel 1935 in nome del caolino e della bentonite, materiali importanti per l'economia italiana, così si diceva, di cui Ponza possedeva giacimenti più puri e più consistenti di tutta l'Europa.
Per decenni si è operato sottoterra, scavando gallerie, in modo invisibile e poco preoccupante anche se su parecchie case si notavano incrinature dovute all'assestamento del terreno su cui poggiavano.
Si è poi passato, nel 1954, allo scavo a cielo aperto dando una spinta eccessiva alla produzione del minerale.
Non si è guardato in faccia a nessuno e nessuna cosa.
Sono sparite case a centinaia.
Gli abitanti venivano sfrattati in virtù di decreti del Distretto delle miniere e della Prefettura di Latina.
I proprietari di case e terreni, non sapendo a chi santo rivolgersi, chinavano il capo e accettavano la cattiva sorte.
Molte, tante, famiglie furono costrette all'esodo. Lasciarono Ponza per le isole della Toscana o per Formia e non hanno fatto più ritorno a Ponza.
L'economia locale subì le conseguenze di questa partenza in massa.
Vennero cancellate case, strade, colline e terreni coltivati.
L'inquinamento fu dilagante.
la silicosi fece il suo ingresso in campo, mietendo vittime anche fra i non addetti ai lavori.
Le ciminiere dei forni, dove veniva cotto il minerale, proiettavano e diffondevano polvere ricca di soda che penetrava nelle case, in tutte le case della zona, anche in quelle dove le fessure delle imposte erano accuratamente tappate.
Per vendemmiare si aspettava la pioggia che lavasse l'uva...."
"...La SAMIP avanzava come una piovra.
La Provincia aiutò la SAMIP alienando un tratto della strada provinciale Ponza - Le Forna.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Il popolo dalle doglianze e dalle lamentele, dai ricorsi e dalle invocazioni, passò alle vie di fatto.
Scese sul terreno di guerra, fronteggiando l'avanzata delle ruspe.
A Calacaparra, sul tratto di strada che la Provincia aveva venduto alla SAMIP, venne portato un pullman che servì da garitta per i cittadini uomini, donne, bambini, che, a turno, montavano di sentinella per stazionare davanti alle ruspe.
Una casa, a pochi metri, venne requisita ed adibita ad ufficio comunale..."
Dopo un pò di peripezie...
"...Il sindaco vietò alla SAMIP, con ordinanza, di distruggere la strada su cui gravavano questi servizi di vitale importanza.
Il Prefetto non se la sentì di annullare, com'era solito fare, questo atto che fu come un diretto al mento della società mineraria. Crollò al tappeto e assegnò al sindaco un voto di centodieci e lode..."
E così si giunse alla chiusura della miniera...il sindaco allora era don Mario Vitiello, una persona perbene che aveva preso a cuore la sorte di quei ponzesi che abitavano in quella zona.
Una pagina dolorosa per Le Forna i cui resti sono ancora visibili, che attendono da quarant'anni una riconversione.
Un pò di foto che ho fatto durante la mia passeggiata.
Forte Papa e i resti di materiale minerario
Gli alberi di eucalipto
Sembra di stare nel deserto...in alto i resti del Forte Papa
Dalla miniera si vede il nucleo abitativo di Le Forna
Che mare azzurro!!!
Si vede il promontorio del Circeo...
Un angolo fantastico!
Nota:
Già nell'Ottocento si era a conoscenza di minerali nella zona di Le Forna. Ecco cosa scrive il Tricoli nella Monografia del 1855: " BIANCHETTO. Dopo del lavoro agricolo si distraggono i coloni alla manifatturazione della creta, bianchetto, insegnato loro dal sergente Cavone. Da grezzo che ricavano dalle miniere, la stemperano nelle aje che tengono presso le stesse, e messa in soluzione la materia si fa colare in altri alveari sottoposti, finchè restringe a calor di sole a divenir pastosa, onde ridurla a globbetti; lavorandone da due o tre mila cantaja l'anno, che smaltiscono alla capitale pei lavori di faenze. Molte sono le miniere in essa contrada, ma si decantano quelle di Peppeantonio, nonchè del Felìce pei filoni di creta vergine."
domenica 9 ottobre 2016
Dall'album dei ricordi
L'estate 2016 è finita, si è ritornati alla vita di tutti i giorni, ma nel cuore è rimasta Ponza con i suoi colori...
In giro per l'isola ho scattato tante foto...per ora solo un pò...le altre in seguito
Tramonto su Palmarola da sopra gli Scotti
Dagli Scotti
La Luna piena sulla Parata...che spettacolo!!!
Chiaia di Luna
Dalla Parata il Royal Clipper a vele spiegate
La Parata
Il cuore dell'isola
Il Belvedere e i Faraglioni della Madonna
Il mare della Parata
I Faraglioni del Calzone Muto
Tramonto da Chiaia di Luna
Le trasparenze di Cala dell'Acqua
In giro per l'isola ho scattato tante foto...per ora solo un pò...le altre in seguito
Tramonto su Palmarola da sopra gli Scotti
Dagli Scotti
La Luna piena sulla Parata...che spettacolo!!!
Chiaia di Luna
Dalla Parata il Royal Clipper a vele spiegate
La Parata
Il cuore dell'isola
Il Belvedere e i Faraglioni della Madonna
Il mare della Parata
I Faraglioni del Calzone Muto
Tramonto da Chiaia di Luna
Le trasparenze di Cala dell'Acqua
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