Ogni anno, in estate a casa da noi, c'era il rito della passata di pomodoro.
Un evento che riuniva i componenti della famiglia e dove, fin dalle prime luci dell' alba, vedeva tutti all'opera, ognuno con il proprio compito; per poi terminare verso ora di pranzo, dove si faceva una grande tavolata tutti insieme.
La mattina presto è tutto pronto per cominciare!
I pomodori sono stati già lavati e riposti nelle cassette il giorno prima.
Le bottiglie di vetro, sono state lavate accuratamente, una ad una, e messe a scolare a testa in giù nei tinelli che fungono da contenitori.
Per cominciare viene montata la macchina per macinare i pomodori, fissata al tavolo con dei morsetti.
Poi si iniziano a tagliare i pomodori in due per verificarne l'integrità e la bontà e si mettono in delle vaschette, tagliando via l'eventuale parte imperfetta.
Mio padre usa distinguere i pomodori in grandi, piccoli e "con la botta"; per poi selezionare solo i semi di quelli grandi che verranno successivamente usati per la semina l'anno seguente.
È da sempre mio padre l'addetto alla macchina, e con estrema cura mette i pomodori tagliati nella vaschetta a imbuto, che tramite una manovella, separa la parte polposa del pomodoro, dalle bucce coi semi. Questi ultimi verranno poi ripassati altre due volte, per raccogliere fino all' ultima goccia del loro prezioso succo.
Si lavora in silenzio, senza chiacchiere o distrazioni; si sente solo il cigolio della manovella e il gorgoglio del succo di pomodoro che scorre nel tinello in cui viene raccolto. Il profumo del succo di colore rosso fuoco, si spande per tutta la cantina. Ha un aspetto davvero invitante; e mentre scorre, è denso e palpita come quando cuoci il sugo sulla fiamma.
Un tempo, quando ero bambina, osservavo mio padre che girava con forza e possenza quella manovella.
Oggi quella stessa manovella viene girata con lentezza e affanno. Mio padre, lo stesso uomo di un tempo, oggi mi appare ormai stanco. E nonostante gli altri si propongano di prendere il suo posto a girare, lui non molla e continua a girare quella manovella.
Come un capitano che non abbandona la sua nave che naviga in burrasca; così mio padre non cede il posto alla manovella perché sa che quello è il suo posto e altrove non saprebbe starci.
Finito di macinare i pomodori, si passa all' imbottigliamento.
Da bambina il mio compito era quello di infilare le foglie di basilico fresco nelle bottiglie, facilitata dalle piccole dita di bambina che avevo. Oggi invece utilizzo un "cannucciello" per aiutarmi ad infilare le foglie profumate.
Poi, con l'utilizzo di una caraffa e un imbuto, si riempono le bottiglie col succo di pomodoro.
Successivamente le bottiglie vengono tappate con i tappi metallici. E anche qui mio padre esegue personalmente questa procedura perché "solo lui sa come va fatto"!
Infine le bottiglie vengono riposte orizzontalmente in un fusto metallico, in posizione alternata, ad incastro. È fondamentale il modo in cui le bottiglie vengono posizionate, perché occorre che non sbattano tra loro durante la bollitura. Tra una fila e l'altra di bottiglie, vengono messi degli stracci che impediscono il loro sbattere . Infine il tutto viene ricoperto con un tappo metallico. Poi si riempe il fusto di acqua fino a coprirne il tappo, che viene fermato con due grosse pietre.
In ultimo si infilano delle patate e si accende il fuoco...quando le patate sono cotte, saranno cotte anche le bottiglie di pomodoro.
Nonostante oggi molte cose siano cambiate rispetto ad un tempo, e anche se non ci sono più tutte le persone di una volta, sia perché alcuni sono volate in cielo ed altri sono impegnati col proprio lavoro; fare le bottiglie di pomodoro, rievoca dei bei ricordi.
Sinceramente parlando, da bambina vivevo con antipatia questo giorno, perché c'era da lavorare e non potevo giocare.
Oggi invece comprendo che questo "rito" fa parte delle mie origini e quindi è un pezzettino di me.
Inoltre è in questi momenti in cui aiuto mio padre "a lavoro" che riesco a cogliere il suo lato migliore.
LIBERATO, così come tutti lo conoscono, è stato ed è un grande lavoratore.
Ed è nel lavoro che lui sa tirare fuori il meglio di sé perché anche con i suoi modi un po' burberi, quando gli chiedo di guardarmi per fargli una foto, lui mi dice di lasciar stare, ma poi mi guarda e si lascia fotografare.
É questo il gesto di un papà buono che ha voluto accontentare la sua bambina!
RICORDI
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