domenica 29 settembre 2024

La reliquia di questo San Silverio

 La statuetta di San Silverio che vediamo in questa foto è in casa di un ponzese, Eduardo,  molto devoto al Santo ma che vive lontano dalla nostra isola.

San Silverio ha appeso al collo la reliquia, proveniente dalla Basilica di Santa Maria Maggiore di Roma, che fu regalata a sua madre Silveria nel 1944 da un cugino Monsignore diventato poi Cardinale. La statuetta fu fatta realizzare  dallo scultore Cesare Gallucci di Lecce  ed alcune copie vennero vendute probabilmente al tabacchino D'Atri di Ponza.

Eduardo mi ha inviato anche il documento che certifica l'autenticità della reliquia di San Silverio.

Dove c'è un ponzese c'è San Silverio...

(Per gentile concessione di Eduardo Filippo)


La statuetta di San Silverio porta al collo la reliquia


Il documento che certifica l'autenticità della reliquia

venerdì 27 settembre 2024

I quadri di un artista ponzese

 Quest' estate, all'isola di Ponza, nel mese di luglio, presso la Sala Polifunzionale C. Pisacane  (ex Scuola Media) in via Roma ha esposto, in una mostra, i suoi quadri l'artista ponzese Salvatore Balzano (Ciciotto). 

Purtroppo non sono riuscita a visitarla ma qualche quadro l'ho visto esposto sopra dei cavalletti davanti alla Farmacia in piazza Pisacane dove lavora il figlio Giuseppe.

Dei colori fantastici!!!

Ecco qualche foto di Marianna Licari






Alcuni quadri di Salvatore Balzano



Il retro di alcuni cavalletti su cui erano posizionati i quadri

mercoledì 25 settembre 2024

Dinte u vico

 All'isola di Ponza dinte u vico, per me, è Corso Umberto, nel centro storico, vicino casa mia.

E' una strada antica che serviva a collegare il Bagno Penale (la Cisterna di via Parata) alla zona degli Scarpellini, il Canalone, la Dragonara, fino a Chiaia di Luna.

Un tempo, molte persone ci vivevano stabilmente come la famiglia Ambrosino,  Rosa e Idarella Maggio, i De Luca... 

Il balcone dei miei nonni paterni affacciava su Corso Umberto, salivano le scalette del Giudicato per arrivare alla loro casa. Come anche Miliuccia, Urania, Martina, Veruccella...

C'era tanta vita, oggi d'inverno il centro storico è praticamente disabitato.


Dinte u vico (Agosto 2024)


Isola di Ponza, Corso Umberto, un tempo, vico G.Mazzini


La famiglia Ambrosino, faceva il falò il 17 gennaio in occasione di Sant'Antonio Abate

lunedì 23 settembre 2024

Il giglio rosso

 Questa mattonella  di trova in via Nuova, all'isola di Ponza, sul muro della falegnameria Pacifico,  vi è raffigurato  un giglio rosso.

Ecco cosa vi è scritto:

Il giglio rosso simbolo della lotta per la libertà

Con la presenza di un giglio rosso sul davanzale del cortile delle loro case a Ponza, Sandro Pertini e l'amico Luigi Sandolo, durante l'era dell'esilio fascista annunciavano nuove notizie in arrivo dai porti del Mediterraneo.

Sandro Pertini, nel 1952, chiese al suo amico  Luigi Sandolo di inviargli da Ponza i bulbi del giglio rosso perchè voleva piantarli a casa sua.



Il giglio rosso (Immagine reperita in rete)


Pertini e Luigi Sandolo sulla copertina del libro di Antonio De Luca " Sandro Pertini e la nostalgia di Ponza"

sabato 21 settembre 2024

Impressioni di settembre

 Isola di Ponza, La Parata, mio luogo del cuore

Che meraviglia, che colori!!!

Le foto mi sono state inviate oggi da mia sorella Anna Maria




venerdì 20 settembre 2024

Buon compleanno papà!!!

 Buon compleanno papà ovunque tu sia!!!

Il ricordo non muore mai...


Ciro Iacono, maestro d'ascia dell'isola di Ponza 
21/ 09/ 1920 - 25/ 02/ 2006

(Dall'album di famiglia)

mercoledì 18 settembre 2024

I turtanèlle

  I  turtanèlle sono dei dolci tipici ponzesi che si fanno durante il periodo della vendemmia, quando c'è il mosto.

Si impasta la farina con il mosto caldo e si formano degli anelli. Poi si versano nel mosto e si fanno bollire per cinque minuti. Con la schiumarola si raccolgono e si versano in un piatto. 

Ottime i turtanèlle che preparava zia Titina...sapori antichi.

Queste sono quelle del Ristorante Monte Guardia, all'isola di Ponza, con la Signora Anna che mette a disposizione tutto il suo sapere.







martedì 17 settembre 2024

Buon anniversario!!!

 Il 18 settembre 1947, all'isola di Ponza, Ciro Iacono ed Elvira Conte, i miei genitori, si sposavano.

Mia madre raccontava che era una bella giornata di sole dopo una notte di pioggia.

Dal loro amore sono nati Olimpia, Peppino, Francesca (io), Anna Maria e Lella. 

Ogni giorno raccontiamo di loro che non ci sono più

Buon anniversario!!!


Ciro ed Elvira

(Dall'album di famiglia)

domenica 15 settembre 2024

Maria bambina

 L'otto settembre si ricorda la nascita della Beata Vergine Maria e, un tempo, a Ponza era molto sentita questa festa.

Si esponeva in chiesa la statuina di Maria neonata poggiata sopra un letto di confetti bianchi che al termine della funzione religiosa venivano distribuiti ai ragazzi. Credo che  l'artefice di tutto questo sia stato monsignor Dies.
Io, confesso, non ricordo questa statuina, l'ho scoperta grazie ad Aniello De Luca che è un pò la memoria storica per quanto riguarda queste cose.
Sulla Natività di Maria, Lucia Aiello Schiano mi ha segnalato Francesco Del Pozzone uno storico che scrive della Cappella di Conca contrada di Gaeta. 
Certamente il culto di Maria bambina a Ponza è arrivato tramite Monsignor Dies che era di Gaeta

"Frequentando la nobile Cappella dedicata alla Natività di Maria, nella contrada Conca ci si domanda quando sia stata edificata e le circostanze anness. Le Memorie Istoriche della fedelissima città di Gaeta di GIROLAMO GATTOLA (manoscritto della biblioteca Leccese, vol. II, p. 320), ci dicono che: «Nell’anno 1639 era già fabbricata questa chiesetta nel luogo dove ora si vede, denominato Conca, per la fossa ovvero alveo dell’acqua che ivi scaturisce. Sta contigua al giardino che si possiede dal Monastero di dame di S. Caterina, che ora ha cura della medesima e vi tiene un eremita per mantenerla pulita. Sin da quel tempo andava unita col detto giardino, il quale volle per il monastero censuare a Giovanni Angelo Tommasino per annui ducati 67 con istrumento del 23 novembre del su detto anno per notaio Francesco Rometo di Gaeta. Ma poscia nel 1668 con altro istrumento del 3 marzo per notaio Erasmo Baccarella di detta città fu ceduto allo stesso monastero padrone diretto». E' qui, appunto, che i devoti gaetani convenivano, e ancora oggi è così, per onorare la natività della Madre di Dio, anche con pittoreschi intrattenimenti del tutto simili a quelli che troviamo a Piedigrotta. Senza dilungarmi troppo, di questo meraviglioso legame ne ho trattato in altri miei articoli, a cui rimando il lettore, se vorrà. Tuttavia, un punto resta da chiarire, che qui vado ad esporre. Sappiamo che i nostri pescatori di menaide andavano stagionalmente a pescare sui lidi imperiali dell'Alma Roma e anche in Toscana, rientrando proprio per la “Madonna di Conca” (ma altri rimenevano fino a qualche giorno prima del 27 settembre, festa di S. Cosma e Damiano). Ebbene, una singolare caratteristica che segnava questo ritorno dei nostri pescatori menaidisti era data dalle Brocche (le brocchetell') e anforette, acquistate a S, Marinella oppure ad Anzio. Tale consuetudine, molto probabilmente, è altro segno di unità con le pratiche piedigrottane. Argomenta, infatti, il prof. Maurizio Ponticello che “lo stesso Petrarca nel Trecento attestava che il sacello era costantemente frequentato da naviganti, e quindi, gente di mare, pescatori. Gli stessi abitavano il luogo e dintorni...notiamo che il Tempio era in prossimità della spiaggia, ovvero dell'acqua che sgorgava dai pozzi all'interno dell'area della crypta, la medesima che nei riti e nelle processioni della Madonna di Piedigrotta veniva usata dai fedeli per le abluzioni propiziatorie, con l'utilizzo di anforette, hydrias, vasi (…), l'acqua c'è ed fuori e dentro la crypta. L'acqua lustrale è usata nel rito di fecondità, nelle abluzioni delle promesse di amore e di richiesta di fertilità delle future spose. Il vaso è la stessa crypta. All'identico modo che la crypta è il vaso” (Maurizio Ponticello, I misteri di Piedigrotta, edizioni Controcorrente, 2009)."
Francesco Del Pozzone
Tutte le rea

E' nata Maria dal dolce sorriso...


Maria Bambina a Scauri

Maria Bambina a Conca di Gaeta

(Per gentile concessione di Lucia Aiello Schiano)

venerdì 13 settembre 2024

L'isola di Mariano

 Recentemente Antonio De Luca ha pubblicato un libro veramente interessante "L'isola di Mariano memorie dal carcere di Santo Stefano".

Mariano Picicco, attraverso Antonio De Luca, racconta gli anni trascorsi sull'isolotto di Santo Stefano, luogo in cui suo padre, Silverio, lavorava nell'ufficio postale. Erano i primi anni '60, il carcere chiuse i battenti il 2 febbraio 1965.

Nella prima parte del libro è raccontata la famiglia di origine di Mariano, e quella nonna, Maria Picicco, la mamma dei confinati, che aiutò persone costrette a stare a Ponza durante il ventennio fascista, come Nenni, Terracini e tanti altri.

Mariano non poteva stare a Santo Stefano perchè era piccolo, doveva andare a scuola, quindi viveva a Ponza con la nonna Maria Picicco. Andava sull'isolotto durante le feste di Natale, a Pasqua, ed in estate. Non vedeva l'ora di andarci così poteva stare con i suoi genitori ma anche perchè poteva vivere in libertà a differenza dei detenuti nell'ergastolo. Per Mariano Santo Stefano era un vero paradiso, mare bellissimo e campagna ricca di ogni ben di Dio. Percorreva con la bicicletta tutti i giorni  la strada intorno al penitenziario, era curioso di scoprire quel mondo a lui sconosciuto.

La famiglia Picicco avevano rapporti di amicizia con gli agenti di custodia che vivevano lontano dalle proprie famiglie. Mariano racconta: "a Natale, mia madre preparava le zeppole e si brindava al nuovo anno insieme a questi sfortunati, che non erano riusciti ad ottenere la licenza per far ritorno alle proprie case. Ognuno raccontava la sua storia di famiglia e gli inevitabili aneddoti. Nei giorni di Natale e Pasqua, la mia famiglia diventava una famiglia allargata e, mia madre si prestava ben volentieri ad ospitare le guardie, facendole sentire come a casa loro e diventando per loro come una seconda madre. Indubbiamente aveva la capacità di farsi volere bene da tutti."

Ha conservato dei bellissimi ricordi e quarant'anni dopo ha ripercorso i luoghi della sua infanzia ricordando tutto.

Mariano ricorda perfettamente il giorno in cui giunse per la prima volta a Santo Stefano.

Ecco il suo racconto:

"Alla Marinella, piccolo approdo dell'isola, c'erano gli Agenti di Custodia che si occupavano di far scendere le persone e le merci. Io e mia mamma cominciammo a salire per un lungo pendio che, a zig zag, si inerpicava fino alla sommità dell'isola..."

"...Lungo la salita al carcere, rimasi particolarmente incuriosito alla vista di alcuni grossi cartelli che indicavano la natura del luogo ai visitatori o agli ergastolani. In particolare notai una scritta sul cemento che dopo, con consuetudine, avrei continuato a leggere: "Lasciate ogni speranza voi che entrate". Naturalmente la frase di Dante era rivolta agli ergastolani che salivano per la prima volta sull'isola. Era una tipica giornata estiva, di calura e afa. Si sentiva il frinire delle cicale e si avvertiva un forte odore di ginestra, che ancora adesso, quando lo sento, mi riporta a quei giorni. Il riverbero della terra rendeva ogni cosa irreale e da lontano si scorgeva il luccichio del mare. Si sentiva in lontananza il rumore della centrale elettrica che erogava l'energia con dei motori diesel. Si faceva fatica a salire a causa del caldo ma io, data la forte emozione e impazienza, avrei voluto accelerare ancor più il passo per arrivare prima da mio padre. Una volta giunto sotto le mura del carcere, notai che le guardie controllavano tutto, armate di fucile, andando stancamente avanti e indietro lungo il perimetro del penitenziario..."

"...Sulla porta dell'ufficio postale, mio padre, insieme a mio fratello e al cane Ilo, gioirono molto per il mio arrivo. Davanti alla porta dell'ufficio, che era anche l'ingresso dell'abitazione dell'ufficiale postale, c'era una rete di pescatori che serviva per non far entrare le mosche. Tutto intorno c'era un bel giardinetto e in fondo lo spaccio delle guardie e la chiesa. Finalmente ero giunto alla mia tanto desiderata isola, un mondo da esplorare e capire..."

Sono riportate tante storie come quella di Gaetano Bresci che uccise il re Umberto I e morì a Santo Stefano.

Ritengo questo libro veramente interessante, è la narrazione di un mondo sconosciuto ma che mi ha un pò riportata ai racconti di mia madre Elvira che più volte è stata a Santo Stefano poichè suo zio, don Aniello Conte, era cappellano del carcere.

Il libro si può acquistare a Ponza nell'edicola di Ricciolino oppure on line.

La copertina del libro


Maria Picicco con le allieve della scuola di ricamo


La nave "Isola di Ponza" in rada a Santo Stefano


Uno dei cartelli posizionati lungo la salita al carcere di Santo Stefano


L'interno della chiesa com'era


Il centro della cittadella del carcere di Santo Stefano


Il salone del barbiere del carcere di Santo Stefano


Il carcere di Santo Stefano


La casa di Mariano sull'isola di Santo Stefano


L'interno del carcere di Santo Stefano


Tombe nel cimitero di Santo Stefano


Il nome di Mariano inciso nel cemento della strada di Santo Stefano


Mariano in compagnia della figlia del ragioniere del carcere di Santo Stefano


Vasca Giulia a Santo Stefano. A sinistra tre agenti di custodia, a destra, sotto l'ombrellone, Mariano con suo fratello Nino

Il carretto messo a disposizione dal carcere. Da sinistra Silverio Picicco, Eleonora Mazzella, il cane Ilo e Nino

Nino Picicco alla guida del Go-Kart del penitenziario

Silverio Picicco e sua moglie Eleonora Mazzella nel loro ultimo giorno a Santo Stefano

(Foto gentilmente concesse da Mariano Picicco)







mercoledì 11 settembre 2024

La Madonnina sulla Montagnella

 All'isola di Ponza, in località Le Forna, sulla Montagnella della Corte, c'è una bella Madonnina .

Questa statua ha sostituito l'altra posizionata e benedetta negli anni '50 da don Gennaro Sandolo.

E' un punto di riferimento per i naviganti

Nota:

La località si chiama Montagnella della Corte perchè in quel luogo, dopo una caduta, morì una donna e la Corte (magistratura) andò a fare accertamenti.


Anni '50, don Gennaro Sandolo, i Padri Passionisti ed alcuni fedeli




(Estate 2017)

domenica 8 settembre 2024

Navigando la vita

 "Navigando la vita" è il titolo del libro di Salvatore Balzano (Ciciotto) la cui lettura è molto gradevole. 

Salvatore lo ha scritto durante la pandemia  proprio per i suoi figli e nipoti per far conoscere un mondo che non c'è più, quello di una Le Forna della sua infanzia, della sua giovinezza.

Ricorda in particolare la sua famiglia di origine, i suoi amici, i suoi primi approcci con Mimma sua futura moglie scomparsa , purtroppo, prematuramente. 

Racconta aneddoti, ma anche le sue difficoltà della vita.

Ecco una pagina del libro dedicata all'ambiente, la vita e le persone:

"Le abitazioni di forma cubica, sparpagliate sulle colline verdi, degradanti verso il mare dai vari colori che andavano dal bianco a quelli tenui pastello come quelli dell'arcobaleno, con fasce perimetrate sugli ingressi, sulle finestre e sul cornicione, anch'esse multicolori per dare maggiore risalto, in contrasto con il colore principale delle facciate. Le porte verniciate di azzurro, verde o bianco e di tutti i colori che avanzavano dopo avere verniciato le barche per metterle in acqua dopo l'inverno che erano state tirate a secco sugli scogli o conservate in apposite grotte dette malazzeni. Il cortile bianco biancheggiato con la calce, con l'immancabile pozzo per la conservazione dell'acqua piovana, che si recuperava dai tetti, con sopra un triangolo in ferro o in legno, alla cui estremità era legata una carrucola con sopra una fune avvolta che teneva un secchio zincato, con un peso ad uno dei lati per facilitare il suo riempimento quando si attingeva l'acqua. Alle pareti del prospetto principale delle case si notavano grappoli di pomodori, di peperoni piccanti e tanti pesci come rotondi e castardelli, messi ad essiccare per consumarli nei periodi di cattivo tempo e, durante l'inverno. Sul cortile, a curteglia, ammucchiati a un lato si vedevano fasci di pennicilli e legna e lo sfarzo, con dentro la chiocciola, la gallina madre, che covava le uova per fare nascere i pulcini. Esso era costruito con i giunchi intrecciati a canne legate sulla circonferenza, e aveva la forma di una campana, ed assomigliava a una nassa capovolta, e appoggiata sul piano dal lato aperto più grande. All'entrata delle abitazioni una rete di pescatore, che aveva la funzione della tenda per difendersi dagli insetti nocivi e dalle mosche che specialmente nel periodo di vendemmia volavano in grande quantità.  Le rocce vulcaniche con venature diverse, delle quali erano in evidenza macchie di colore rosso date dall'ossidazione di ferro, i vastaccietti, le ginestre, le macchie mediterranee e le pale di fico d'India e tutte le altre facevano apparire il paesaggio come un presepio, specialmente la sera, con le luci fioche delle candele e dei lumi a petrolio che a macchie di leopardo tra i vetri semiaperti degli infissi si vedevano..."

(Per gentile concessione dell'autore Salvatore Balzano, anche pittore)


La copertina del libro con un dipinto di Salvatore


Un dipinto realizzato da Salvatore

venerdì 6 settembre 2024

La Madonna della Salvazione

 Già prima della colonizzazione Borbonica  i pescatori ischitani con le loro veloci feluche si spingevano fino a Ponza. Probabilmente, qualche volta, si saranno trovati in difficoltà ed avranno pregato la Madonna della Salvazione, protettrice dei marinai.

Nella chiesa dello Spirito Santo ad Ischia Ponte c'è un dipinto di un Anonimo che deve essere un ex voto, pare sia del XVII secolo.
Nel dipinto, in basso, si legge la parola PONZA. Ai piedi della Madonna è rappresentato il litorale con il Circeo e sotto Ponza, Ischia. Su Ponza si vede una chiesa ed una torre. Nel mare in tempesta le barche.

A proposito della Madonna della Salvazione così scrive Vincenzo Bonifacio in "Pontio l'isola di Pilato": Il culto della Madonna della Salvazione è stato importato a Ponza intorno ai primi del Seicento dai pescatori ischitani che, durante la bella stagione, vengono a pescare intorno al nostro arcipelago. In base ai pochi elementi che emergono dalle documentazioni si può ipotizzare che, in origine, la piccola chiesa fosse localizzata in una grotta, in seguito il culto fu trasferito in una nuova costruzione ai margini della vicina falesia; sul finire del Settecento anch'essa fu abbandonata e fu inaugurata una nuova chiesa detta del "Purgatorio" all'ingresso del cimitero nella quale è tuttora presente un'antica statua della Vergine col Bambinello che reca, alla base, l'iscrizione M.D.S."

I naviganti ponzesi, quando partivano verso mete lontane, passavano tra lo Scoglio Rosso e le Grotte di Pilato, volgevano lo sguardo verso la chiesetta del Cimitero in cui c'è la statua della Madonna della Salvazione toglievano il cappello in segno di rispetto, e recitavano una preghiera.
In quella chiesetta la mattina  dell'otto settembre,  all'alba, come ricordava  Angelina Lamonica, scendevano da Le Forna i fedeli, cantando " venjmme a salutà a Ddje e a Madonne" . Nei giorni precedenti, quando iniziava ad albeggiare si facevano le novene, in onore della Madonna nella chiesetta del Cimitero. 



La Madonna della Salvazione sul suo altare ma manca ancora il Bambinello



La Madonna della Salvazione vestita diversamente con il Bambinello e la barchetta in mano sull'altare della chiesetta del Purgatorio nel cimitero di Ponza. E' molto antica, credo sia del  Seicento
(Estate 2013)



La chiesetta del cimitero



Il dipinto nella chiesa dello Spirito Santo ad Ischia Ponte
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