Recentemente Antonio De Luca ha pubblicato un libro veramente interessante "L'isola di Mariano memorie dal carcere di Santo Stefano".
Mariano Picicco, attraverso Antonio De Luca, racconta gli anni trascorsi sull'isolotto di Santo Stefano, luogo in cui suo padre, Silverio, lavorava nell'ufficio postale. Erano i primi anni '60, il carcere chiuse i battenti il 2 febbraio 1965.
Nella prima parte del libro è raccontata la famiglia di origine di Mariano, e quella nonna, Maria Picicco, la mamma dei confinati, che aiutò persone costrette a stare a Ponza durante il ventennio fascista, come Nenni, Terracini e tanti altri.
Mariano non poteva stare a Santo Stefano perchè era piccolo, doveva andare a scuola, quindi viveva a Ponza con la nonna Maria Picicco. Andava sull'isolotto durante le feste di Natale, a Pasqua, ed in estate. Non vedeva l'ora di andarci così poteva stare con i suoi genitori ma anche perchè poteva vivere in libertà a differenza dei detenuti nell'ergastolo. Per Mariano Santo Stefano era un vero paradiso, mare bellissimo e campagna ricca di ogni ben di Dio. Percorreva con la bicicletta tutti i giorni la strada intorno al penitenziario, era curioso di scoprire quel mondo a lui sconosciuto.
La famiglia Picicco avevano rapporti di amicizia con gli agenti di custodia che vivevano lontano dalle proprie famiglie. Mariano racconta: "a Natale, mia madre preparava le zeppole e si brindava al nuovo anno insieme a questi sfortunati, che non erano riusciti ad ottenere la licenza per far ritorno alle proprie case. Ognuno raccontava la sua storia di famiglia e gli inevitabili aneddoti. Nei giorni di Natale e Pasqua, la mia famiglia diventava una famiglia allargata e, mia madre si prestava ben volentieri ad ospitare le guardie, facendole sentire come a casa loro e diventando per loro come una seconda madre. Indubbiamente aveva la capacità di farsi volere bene da tutti."
Ha conservato dei bellissimi ricordi e quarant'anni dopo ha ripercorso i luoghi della sua infanzia ricordando tutto.
Mariano ricorda perfettamente il giorno in cui giunse per la prima volta a Santo Stefano.
Ecco il suo racconto:
"Alla Marinella, piccolo approdo dell'isola, c'erano gli Agenti di Custodia che si occupavano di far scendere le persone e le merci. Io e mia mamma cominciammo a salire per un lungo pendio che, a zig zag, si inerpicava fino alla sommità dell'isola..."
"...Lungo la salita al carcere, rimasi particolarmente incuriosito alla vista di alcuni grossi cartelli che indicavano la natura del luogo ai visitatori o agli ergastolani. In particolare notai una scritta sul cemento che dopo, con consuetudine, avrei continuato a leggere: "Lasciate ogni speranza voi che entrate". Naturalmente la frase di Dante era rivolta agli ergastolani che salivano per la prima volta sull'isola. Era una tipica giornata estiva, di calura e afa. Si sentiva il frinire delle cicale e si avvertiva un forte odore di ginestra, che ancora adesso, quando lo sento, mi riporta a quei giorni. Il riverbero della terra rendeva ogni cosa irreale e da lontano si scorgeva il luccichio del mare. Si sentiva in lontananza il rumore della centrale elettrica che erogava l'energia con dei motori diesel. Si faceva fatica a salire a causa del caldo ma io, data la forte emozione e impazienza, avrei voluto accelerare ancor più il passo per arrivare prima da mio padre. Una volta giunto sotto le mura del carcere, notai che le guardie controllavano tutto, armate di fucile, andando stancamente avanti e indietro lungo il perimetro del penitenziario..."
"...Sulla porta dell'ufficio postale, mio padre, insieme a mio fratello e al cane Ilo, gioirono molto per il mio arrivo. Davanti alla porta dell'ufficio, che era anche l'ingresso dell'abitazione dell'ufficiale postale, c'era una rete di pescatori che serviva per non far entrare le mosche. Tutto intorno c'era un bel giardinetto e in fondo lo spaccio delle guardie e la chiesa. Finalmente ero giunto alla mia tanto desiderata isola, un mondo da esplorare e capire..."
Sono riportate tante storie come quella di Gaetano Bresci che uccise il re Umberto I e morì a Santo Stefano.
Ritengo questo libro veramente interessante, è la narrazione di un mondo sconosciuto ma che mi ha un pò riportata ai racconti di mia madre Elvira che più volte è stata a Santo Stefano poichè suo zio, don Aniello Conte, era cappellano del carcere.
Il libro si può acquistare a Ponza nell'edicola di Ricciolino oppure on line.
La copertina del libro
Maria Picicco con le allieve della scuola di ricamo
La nave "Isola di Ponza" in rada a Santo Stefano
Uno dei cartelli posizionati lungo la salita al carcere di Santo Stefano
L'interno della chiesa com'era
Il centro della cittadella del carcere di Santo Stefano
Il salone del barbiere del carcere di Santo Stefano
Il carcere di Santo Stefano
La casa di Mariano sull'isola di Santo Stefano
L'interno del carcere di Santo Stefano
Tombe nel cimitero di Santo Stefano
Il nome di Mariano inciso nel cemento della strada di Santo Stefano
Mariano in compagnia della figlia del ragioniere del carcere di Santo Stefano
Vasca Giulia a Santo Stefano. A sinistra tre agenti di custodia, a destra, sotto l'ombrellone, Mariano con suo fratello Nino
Il carretto messo a disposizione dal carcere. Da sinistra Silverio Picicco, Eleonora Mazzella, il cane Ilo e Nino
Nino Picicco alla guida del Go-Kart del penitenziarioSilverio Picicco e sua moglie Eleonora Mazzella nel loro ultimo giorno a Santo Stefano
(Foto gentilmente concesse da Mariano Picicco)