Sono tante le immagini di San Silverio, alcune antiche, altre che arrivano da Oltreoceano.
Questa immagine mostra San Silverio a New York.
Sotto a San Silverio sono raffigurate le Torri Gemelle e davanti la Statua della Libertà.
Qui San Silverio è chiamato a proteggere la comunità ponzese di New York.
La foto proviene da Marie Tricoli- Socci
Questa immagine di San Silverio è del 1938. Si vede, dietro a San Silverio, la Chiesa prima dell'ampliamento avvenuto nel 1940.
Un'immagine simile l'aveva nonna Olimpia sul comò così mi sembra di ricordare.
mercoledì 30 gennaio 2019
domenica 27 gennaio 2019
A ròje
A ròje nel nostro dialetto ponzese è il gabbiano. Oggi lo troviamo dappertutto non solo al mare. Le città sono piene di gabbiani anche molto aggressivi ma un tempo non era così.
Ernesto Prudente racconta: Una volta, fino alla metà del secolo scorso, nidificava solo a Palmarola e in luoghi inaccessibili. Ora nidifica e vive in tutte le isole e, nel caso di Palmarola, dovunque, ai lati dei sentieri e a pochi metri dalle case. Nel periodo primaverile, dovunque giri per Palmarola incontri nidi di gabbiani con due o tre uova. Il gabbiano è un uccello acquatico, come la berta, con zampe robuste e forti.
Ha un'apertura alare di circa un metro con arti vigorosi e poderosi. E' un volatore eccezionale tanto che si potrebbe dire che vive volando. Ha il mantello e le ali grigio perla. Il gabbiano è un onnivoro, mangia di tutto anche se ha abitudini prevalentemente marine.
Vive in colonia. Una colonia formata da centinaia, migliaia di animali. E' diffidente ed accorto. Non si lascia avvicinare.
E' audace e aggressivo. Ingaggia battaglie terribili con falchi, poiane e bianconi quando invadono la sua zona dove ha costruito il nido e tiene i pulcini.
Il gabbiano è un cacciatore marino eccezionale. Alla vista acutissima accoppia una rapidità incredibile. effettua tuffi meravigliosi per ghermire la preda.
Gabbiani all'isola di Ponza
Gabbiano in volo
(Foto di Rossano Di Loreto)
Ernesto Prudente racconta: Una volta, fino alla metà del secolo scorso, nidificava solo a Palmarola e in luoghi inaccessibili. Ora nidifica e vive in tutte le isole e, nel caso di Palmarola, dovunque, ai lati dei sentieri e a pochi metri dalle case. Nel periodo primaverile, dovunque giri per Palmarola incontri nidi di gabbiani con due o tre uova. Il gabbiano è un uccello acquatico, come la berta, con zampe robuste e forti.
Ha un'apertura alare di circa un metro con arti vigorosi e poderosi. E' un volatore eccezionale tanto che si potrebbe dire che vive volando. Ha il mantello e le ali grigio perla. Il gabbiano è un onnivoro, mangia di tutto anche se ha abitudini prevalentemente marine.
Vive in colonia. Una colonia formata da centinaia, migliaia di animali. E' diffidente ed accorto. Non si lascia avvicinare.
E' audace e aggressivo. Ingaggia battaglie terribili con falchi, poiane e bianconi quando invadono la sua zona dove ha costruito il nido e tiene i pulcini.
Il gabbiano è un cacciatore marino eccezionale. Alla vista acutissima accoppia una rapidità incredibile. effettua tuffi meravigliosi per ghermire la preda.
Gabbiani all'isola di Ponza
Gabbiano in volo
(Foto di Rossano Di Loreto)
giovedì 24 gennaio 2019
Don Aniello Conte cappellano ponzese a Santo Stefano
Qualche giorno fa è stato trasmesso su Rai Storia un documentario in cui si racconta la vita durissima nel carcere di Santo Stefano, una piccola isola vicina a Ventotene, nell'Arcipelago Ponziano.
Un mio prozio, don Aniello Conte, è stato per un molti anni cappellano del carcere.
Cercando su internet, nell'archivio storico del quotidiano "La Stampa", ho trovato diversi articoli, del 1953, che lo riguardano.
Don Aniello Conte, con la sua testimonianza, riuscì a far scagionare Carlo Corbisiero, di Marzano di Nola, accusato di omicidio, in carcere dal 1934.
Era una giornata di luglio del 1953, quando la Corte di giudici sbarcò a Ponza da un rimorchiatore della Marina Militare, per interrogare don Aniello, ormai anziano.
Il vecchio cappellano di Santo Stefano, viveva in una piccola casa sopra i Conti, rispose alle domande dei giudici che cercarono di metterlo in difficoltà ma invano.
Don Aniello era lucidissimo.
Carlo Corbisiero, finalmente, dopo quasi vent'anni di carcere, da innocente, tornò in libertà.
Don Aniello Conte con la sorella Concetta
Don Aniello Conte
L'articolo di giornale in cui si racconta della testimonianza di don Aniello Conte che fece scarcerare Carlo Corbisiero
Per altri articoli consultare
www.archiviolastampa.it/
Invece questo articolo lo ha pubblicato Gerardo Conte sul suo profilo Facebook. Era su un giornale americano
Un video di Giancarlo Giupponi
Nota:
Don Aniello Conte era il fratello di mio nonno materno, Salvatore Conte. Era figlio di Placido Conte ed Agnese Vitiello. Era nato all'isola di Ponza, sopra i Conti, il 9 febbraio 1867 ed è scomparso il 28 luglio 1961.
Altra nota:
Nel carcere di Santo Stefano, proprio durante il periodo in cui fu cappellano don Aniello Conte, era rinchiuso il bandito Sante Pollastri (Pollastro) amico d'infanzia del campione di ciclismo, Costante Girardengo. La loro amicizia ha ispirato la canzone di Francesco De Gregori "Il bandito e il campione"
Un mio prozio, don Aniello Conte, è stato per un molti anni cappellano del carcere.
Cercando su internet, nell'archivio storico del quotidiano "La Stampa", ho trovato diversi articoli, del 1953, che lo riguardano.
Don Aniello Conte, con la sua testimonianza, riuscì a far scagionare Carlo Corbisiero, di Marzano di Nola, accusato di omicidio, in carcere dal 1934.
Era una giornata di luglio del 1953, quando la Corte di giudici sbarcò a Ponza da un rimorchiatore della Marina Militare, per interrogare don Aniello, ormai anziano.
Il vecchio cappellano di Santo Stefano, viveva in una piccola casa sopra i Conti, rispose alle domande dei giudici che cercarono di metterlo in difficoltà ma invano.
Don Aniello era lucidissimo.
Carlo Corbisiero, finalmente, dopo quasi vent'anni di carcere, da innocente, tornò in libertà.
Don Aniello Conte con la sorella Concetta
Don Aniello Conte
L'articolo di giornale in cui si racconta della testimonianza di don Aniello Conte che fece scarcerare Carlo Corbisiero
Per altri articoli consultare
www.archiviolastampa.it/
Invece questo articolo lo ha pubblicato Gerardo Conte sul suo profilo Facebook. Era su un giornale americano
Un video di Giancarlo Giupponi
Nota:
Don Aniello Conte era il fratello di mio nonno materno, Salvatore Conte. Era figlio di Placido Conte ed Agnese Vitiello. Era nato all'isola di Ponza, sopra i Conti, il 9 febbraio 1867 ed è scomparso il 28 luglio 1961.
Altra nota:
Nel carcere di Santo Stefano, proprio durante il periodo in cui fu cappellano don Aniello Conte, era rinchiuso il bandito Sante Pollastri (Pollastro) amico d'infanzia del campione di ciclismo, Costante Girardengo. La loro amicizia ha ispirato la canzone di Francesco De Gregori "Il bandito e il campione"
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Ventotene,
video di Giancarlo Giupponi
mercoledì 23 gennaio 2019
La villa romana di Santa Maria
Il ritrovamento dei resti di questa villa avvenne nel 1926 durante i lavori di ampliamento di un'abitazione. L'archeologo Luigi Iacono venne incaricato da Amedeo Maiuri dopo le segnalazioni del Rev. Raffaele Tagliamonte, ispettore locale della Soprintendenza.
Il proprietario dell'abitazione, Ciro Mazzella, fece spianare il giardino e gli scavatori si trovarono davanti ad una camera rettangolare cinta in opus reticulatum pavimentata in opus sedile.
Luigi Jacono appurò che il pavimento era in condizioni perfette dopo millenni di sepoltura.
Crede di riconoscere un solarium tra i resti della villa probabilmente per godere dei benefici del sole. Infatti l'esposizione della villa lo fa pensare perchè si trova in una zona soleggiata.
Il terrazzo era pavimentato da mattoncini piccolissimi, a spina di pesce, che ancora si possono vedere passando davanti alla casa.
Il proprietario del terreno, alle falde del monticello, era prima un certo Maglione (antecedente ai Mazzella) e proprio qui è stata ritrovata una sala esedra con un pavimento policromo composto da quadrati di marmo Chium o africano, Favi, cioè esagoni di Coraliticum, cioè di Palombino. Ed ancora altri quadratini e finalmente Trigona dei triangoli isosceli di rosso antico. Lo stile delle pitture era Terzo stile pompeiano e i pavimenti erano simili all'Augusteo di Capri.
Un Bene Archeologico grandioso di cui non si sa più niente...
Qui sorgeva la villa romana
Villa romana nella Contrada Santa Maria, pianta del solarium scoperto nel 1926
Disegno dei pavimenti
In questa vecchia foto si vede la zona in cui era situata la villa romana
(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)
Il proprietario dell'abitazione, Ciro Mazzella, fece spianare il giardino e gli scavatori si trovarono davanti ad una camera rettangolare cinta in opus reticulatum pavimentata in opus sedile.
Luigi Jacono appurò che il pavimento era in condizioni perfette dopo millenni di sepoltura.
Crede di riconoscere un solarium tra i resti della villa probabilmente per godere dei benefici del sole. Infatti l'esposizione della villa lo fa pensare perchè si trova in una zona soleggiata.
Il terrazzo era pavimentato da mattoncini piccolissimi, a spina di pesce, che ancora si possono vedere passando davanti alla casa.
Il proprietario del terreno, alle falde del monticello, era prima un certo Maglione (antecedente ai Mazzella) e proprio qui è stata ritrovata una sala esedra con un pavimento policromo composto da quadrati di marmo Chium o africano, Favi, cioè esagoni di Coraliticum, cioè di Palombino. Ed ancora altri quadratini e finalmente Trigona dei triangoli isosceli di rosso antico. Lo stile delle pitture era Terzo stile pompeiano e i pavimenti erano simili all'Augusteo di Capri.
Un Bene Archeologico grandioso di cui non si sa più niente...
Qui sorgeva la villa romana
Villa romana nella Contrada Santa Maria, pianta del solarium scoperto nel 1926
Disegno dei pavimenti
In questa vecchia foto si vede la zona in cui era situata la villa romana
(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)
domenica 20 gennaio 2019
La statua di San Silverio
La statua di San Silverio è molto antica e negli ultimi quarant'anni è stata restaurata già due volte.
Verso la metà degli anni '30, durante un incendio scoppiato in chiesa il 20 giugno, rischiò di essere danneggiata seriamente, ma per fortuna bruciarono solo le banconote di dollari donate dai fedeli, giunti dagli Stati Uniti, che erano ancora attaccate alla statua dopo la processione.
Un tempo la statua usciva dalla chiesa in eventi eccezionali come è successo durante la guerra o un terremoto, quando c'era un pericolo per la comunità ponzese.
Il 20 luglio di ogni anno, un mese dopo aver festeggiato San Silverio, con una piccola processione si ripone la statua del Santo nella nicchia dell'altare a Lui dedicato.
E' un momento molto toccante perchè ognuno vuole salutare il Santo, affidare a Lui le proprie speranze, tutto ciò che viene in mente in quell'attimo.
Ognuno di noi poi dice: San Silvè ce vedimme l'anne che vène.
La statua di San Silverio durante la piccola processione del 20 luglio 2018
Verso la metà degli anni '30, durante un incendio scoppiato in chiesa il 20 giugno, rischiò di essere danneggiata seriamente, ma per fortuna bruciarono solo le banconote di dollari donate dai fedeli, giunti dagli Stati Uniti, che erano ancora attaccate alla statua dopo la processione.
Un tempo la statua usciva dalla chiesa in eventi eccezionali come è successo durante la guerra o un terremoto, quando c'era un pericolo per la comunità ponzese.
Il 20 luglio di ogni anno, un mese dopo aver festeggiato San Silverio, con una piccola processione si ripone la statua del Santo nella nicchia dell'altare a Lui dedicato.
E' un momento molto toccante perchè ognuno vuole salutare il Santo, affidare a Lui le proprie speranze, tutto ciò che viene in mente in quell'attimo.
Ognuno di noi poi dice: San Silvè ce vedimme l'anne che vène.
La statua di San Silverio durante la piccola processione del 20 luglio 2018
venerdì 18 gennaio 2019
U purtone i Pascarella
U purtone i Pascarella è un passaggio, un piccolo tunnel con delle scalette, ricavato tra gli edifici già al tempo dei Borboni, che raccorda Corso Pisacane con via Corridoio.
Quando c'è molto vento attraversarlo è un pò complicato perchè si forma una fortissima corrente d'aria. Anche quando piove ci sono problemi perchè si forma una vera cascata.
Per chi proviene da via Parata o da Corso Umberto ma anche da Sopra gli Scotti attraversando u purtone i Pascarella si ritrova in un attimo al centro dell'isola.
In questo passaggio c'era la Cisterna Tagliamonte, sotto l'hotel Mari, detta anche del Portone (Portone di Pascarella) che riforniva l'area portuale.
Era una cisterna pubblica da cui si attingeva l'acqua del portone.
Veniva rifornita dalla Cisterna del Corridoio in via Comandante che a sua volta riceveva l'acqua dalla grandiosa Cisterna di via Parata detta anche del Bagno.
U purtone i Pascarella visto dal basso...sulla destra c'è una apertura dove c'era l'accesso alla cisterna Tagliamonte o del Portone
U purtone i Pascarella visto dall'alto...in basso ecco corso Pisacane
(Estate 2015)
U purtone di Pascarella è diventato una cascata...scende tutta l'acqua che viene da sopra gli Scotti, dalla Parata
(Foto di Benedetto Sandolo, ottobre 2013)
Quando c'è molto vento attraversarlo è un pò complicato perchè si forma una fortissima corrente d'aria. Anche quando piove ci sono problemi perchè si forma una vera cascata.
Per chi proviene da via Parata o da Corso Umberto ma anche da Sopra gli Scotti attraversando u purtone i Pascarella si ritrova in un attimo al centro dell'isola.
In questo passaggio c'era la Cisterna Tagliamonte, sotto l'hotel Mari, detta anche del Portone (Portone di Pascarella) che riforniva l'area portuale.
Era una cisterna pubblica da cui si attingeva l'acqua del portone.
Veniva rifornita dalla Cisterna del Corridoio in via Comandante che a sua volta riceveva l'acqua dalla grandiosa Cisterna di via Parata detta anche del Bagno.
U purtone i Pascarella visto dal basso...sulla destra c'è una apertura dove c'era l'accesso alla cisterna Tagliamonte o del Portone
U purtone i Pascarella visto dall'alto...in basso ecco corso Pisacane
(Estate 2015)
U purtone di Pascarella è diventato una cascata...scende tutta l'acqua che viene da sopra gli Scotti, dalla Parata
(Foto di Benedetto Sandolo, ottobre 2013)
giovedì 17 gennaio 2019
A Sant'Antuono maschere e suoni
A Sant'Antuono maschere e suoni.
Questo detto è riferito a Sant'Antonio abate che si festeggia il 17 gennaio, giorno in cui entra ufficialmente il Carnevale.
Un tempo, a Ponza, in questo giorno si facevano dei falò ed io ricordo quello dìnte u vico, Corso Umberto che, mi pare, facesse la famiglia Ambrosino.
Nella zona di Sant'Antonio in una mappa del XVI secolo è indicata una chiesa dedicata al Santo ma credo fosse una cappella che non viene menzionata però dal Pacichelli nel suo viaggio a Ponza avvenuto nel 1685.
Il Tricoli nella Monografia per le isole del gruppo Ponziano scrive:
"Nella medesima spiaggia è piantato questo vasto monumento tutto di mattoni, marmi o fabbrica reticolata, ed era in tre comprese, la prima un rettangolo, attualmente coverta dalla fabbrica del Parroco Vitiello, la seconda sferica con vasta vasca per accumulare l'acqua sorgiva delle Forna per uso delle sacre obluzioni, ed in ultimo un esagono. Lo stucco lucido è gremito di vario dipinto, coi pezzi di colonna, capitelli, ed altri intagli su marmi. Gli affreschi, e bassi rilievi simbolici tra i rottami, indicano che il tempio era dedicato ai cennati Dioscuri, anche perchè non è presumibile, che i Ponzesi avessero trascurato il culto a tali protettori marini.
Vi fu sostituito Sant'Antuono dei marinari, finchè i barbari lo diroccarono."
Quindi al culto dei Dioscuri successe quello di Sant'Antonio Abate a cui erano devoti i coloni ischitani.
Nel 1858 iniziarono i lavori per costruire una chiesa nel borgo di Sant'Antonio ma non ripresero più.
Il Borgo Sant'Antuono
(Foto di Rossano Di Loreto, gennaio 2019)
Dìnte u vico (Corso Umberto che un tempo si chiamava Vico G.Mazzini) la famiglia Ambrosino faceva il falò
Immagine di Sant'Antonio Abate
A proposito di Sant'Antonio Abate c'è anche questo detto all'isola di Ponza:
Sant'Antonio dalla barba bianca, famme truà chelle ca me manche
Questo detto è riferito a Sant'Antonio abate che si festeggia il 17 gennaio, giorno in cui entra ufficialmente il Carnevale.
Un tempo, a Ponza, in questo giorno si facevano dei falò ed io ricordo quello dìnte u vico, Corso Umberto che, mi pare, facesse la famiglia Ambrosino.
Nella zona di Sant'Antonio in una mappa del XVI secolo è indicata una chiesa dedicata al Santo ma credo fosse una cappella che non viene menzionata però dal Pacichelli nel suo viaggio a Ponza avvenuto nel 1685.
Il Tricoli nella Monografia per le isole del gruppo Ponziano scrive:
"Nella medesima spiaggia è piantato questo vasto monumento tutto di mattoni, marmi o fabbrica reticolata, ed era in tre comprese, la prima un rettangolo, attualmente coverta dalla fabbrica del Parroco Vitiello, la seconda sferica con vasta vasca per accumulare l'acqua sorgiva delle Forna per uso delle sacre obluzioni, ed in ultimo un esagono. Lo stucco lucido è gremito di vario dipinto, coi pezzi di colonna, capitelli, ed altri intagli su marmi. Gli affreschi, e bassi rilievi simbolici tra i rottami, indicano che il tempio era dedicato ai cennati Dioscuri, anche perchè non è presumibile, che i Ponzesi avessero trascurato il culto a tali protettori marini.
Vi fu sostituito Sant'Antuono dei marinari, finchè i barbari lo diroccarono."
Quindi al culto dei Dioscuri successe quello di Sant'Antonio Abate a cui erano devoti i coloni ischitani.
Nel 1858 iniziarono i lavori per costruire una chiesa nel borgo di Sant'Antonio ma non ripresero più.
Il Borgo Sant'Antuono
(Foto di Rossano Di Loreto, gennaio 2019)
Dìnte u vico (Corso Umberto che un tempo si chiamava Vico G.Mazzini) la famiglia Ambrosino faceva il falò
Immagine di Sant'Antonio Abate
A proposito di Sant'Antonio Abate c'è anche questo detto all'isola di Ponza:
Sant'Antonio dalla barba bianca, famme truà chelle ca me manche
mercoledì 16 gennaio 2019
U spusalizio i na vota
U spusalizio (il matrimonio), a Ponza, in genere, un tempo, veniva celebrato di domenica, oggi non è più così.
Nei giorni precedenti c'era l'appriezzo cioè la stima del corredo della sposa che veniva trascritto pezzo per pezzo su un foglio dall'apprezzatore (una persona scelta dalle famiglie degli sposi).
E finalmente arrivava il giorno fatidico...
La sposa, vestita di bianco, veniva accompagnata in chiesa dal padre, dietro c'erano le coppie di familiari, di amici e quindi formavano un corteo nuziale che attraversava le strade dell'isola.
Un matrimonio era pur sempre un evento...
Dopo la cerimonia il corteo nuziale con in testa gli sposi avevano davanti a loro tanti bambini che cercavano di prendere qualche confetto o qualche soldo che gli invitati lanciavano in segno di augurio.
Un tempo il pranzo nuziale si faceva in casa perchè non c'erano ristoranti adatti ad ospitare un gran numero di invitati.
Ora qualche foto di coppie di sposi di un tempo...
Silverio Musella e Francesca Iacono (mia zia) sposi nel gennaio del 1948
Aniello Conte e Rita Di Fazio sposi nel 1953. In questa foto con Ciro Iacono, Elvira Conte e la piccola Olimpia
Aniello Iacono e Renata Iossa sposi nel settembre 1959
Il corteo che segue la sposa Olimpia Iacono accompagnata da papà Ciro. Lo sposo Rocco Pagano aspetta in chiesa. Era marzo 1974
"L'amore vero è una presenza dolce e quotidiana"
Stephen Littleword
Nei giorni precedenti c'era l'appriezzo cioè la stima del corredo della sposa che veniva trascritto pezzo per pezzo su un foglio dall'apprezzatore (una persona scelta dalle famiglie degli sposi).
E finalmente arrivava il giorno fatidico...
La sposa, vestita di bianco, veniva accompagnata in chiesa dal padre, dietro c'erano le coppie di familiari, di amici e quindi formavano un corteo nuziale che attraversava le strade dell'isola.
Un matrimonio era pur sempre un evento...
Dopo la cerimonia il corteo nuziale con in testa gli sposi avevano davanti a loro tanti bambini che cercavano di prendere qualche confetto o qualche soldo che gli invitati lanciavano in segno di augurio.
Un tempo il pranzo nuziale si faceva in casa perchè non c'erano ristoranti adatti ad ospitare un gran numero di invitati.
Ora qualche foto di coppie di sposi di un tempo...
Silverio Musella e Francesca Iacono (mia zia) sposi nel gennaio del 1948
Aniello Conte e Rita Di Fazio sposi nel 1953. In questa foto con Ciro Iacono, Elvira Conte e la piccola Olimpia
Aniello Iacono e Renata Iossa sposi nel settembre 1959
Il corteo che segue la sposa Olimpia Iacono accompagnata da papà Ciro. Lo sposo Rocco Pagano aspetta in chiesa. Era marzo 1974
"L'amore vero è una presenza dolce e quotidiana"
Stephen Littleword
domenica 13 gennaio 2019
Il vecchio e il soldato a Palmarola
Nella grotta di Lucrezia a Palmarola, sopra un vecchio comò, sotto una campana di vetro c'erano una statua della Madonna e San Silverio.
E' proprio l'immagine di San Silverio e un soldato di stanza a Palmarola che danno origine a questa storia.
Così racconta Ernesto Prudente: In uno dei primi giorni di marzo del 1942, poco prima di mezzogiorno, mentre Lucrezia era intenta a prepararsi qualcosa da mangiare, passò davanti alla sua grotta uno di quei soldati della guarnigione distaccata a Palmarola. Lucrezia non lo conosceva, era a Palmarola, con Giovannina e Civitella da due giorni, e nè il militare conosceva Lucrezia. La stradina che portava sui Vricci, dove c'era la piccola caserma, che il militare doveva raggiungere passava proprio davanti la grotta di Lucrezia che in quel momento aveva la porta spalancata, ed il soldato, attraversandola, le rivolse gentilmente il saluto dicendole anche che se avesse avuto bisogno lui era disponibile a darle una mano. La gentilezza di quel ventenne mise a disagio la vecchia nonna palmarolese che istintivamente lo invitò ad entrare per offrirgli un bicchiere di vino. Il soldato non rifiutò l'invito, non poteva, era vicentino. Entrò educatamente rimanendo all'impiedi nonostante che Lucrezia gli avesse offerto uno sgabello per farlo sedere. Stava da diversi mesi a Palmarola ma non era mai entrato in una di quelle grotte che servivano da abitazioni per i contadini che si recavano a lavorare la terra. Volse lo sguardo dovunque e dappertutto e mentre prendeva dalle mani di Lucrezia il bicchiere di vino aveva lo sguardo fisso, senza la minima distrazione, su quell'immagine che stava sotto la campana. Accertatosi, guardò negli occhi la vecchietta, togliendole il bicchiere dalle mani che innalzò verso quell'immagine, a mò di saluto, dicendo a Lucrezia: " Quello è il vecchio che incontrai per strada, un pò più sopra, in una giornata di cattivo tempo, un cattivo tempo che durava da oltre dieci giorni, che non permise alla barca di portarci i viveri. Eravamo alla fame. Io salivo dalla spiaggia per dire ai miei compagni che le onde erano grosse e che sicuramente la barca neanche quel giorno si sarebbe fatta viva. Il vecchio, che io pensavo fosse un contadino, mi poggiò una mano sulla spalla dicendomi: Vai sopra e avvisa i compagni che nel primo pomeriggio la barca sarà qui. Ma con questo mare? Si, oggi la barca sarà qui.
Lo ringraziai e corsi a portare la notizia ai compagni. quel vecchio non era un contadino, quel vecchio era quello della tua foto, con la stessa barba."
Uscì dalla grotta di Lucrezia senza un accenno di saluto. Si avviò per la salita con gli occhi umidi di lacrime.
La barca con i viveri arrivò e il soldato cercò il vecchio per tutta l'isola ma invano.
Era sparito.
Quel vecchio era San Silverio.
L'isola di Palmarola vista da Chiaia di Luna
(Foto di Rossano Di Loreto, dicembre 2018)
Questa statua di San Silverio è quella di Lucrezia ed è nella grotta di Palmarola.
Per gentile concessione di Francesca Assenso.
Lucrezia era la sua bisnonna, era la madre di sua nonna materna Lucia.
Le case- grotta a Palmarola
(Foto di Rossano Di Loreto, luglio 2018)
E' proprio l'immagine di San Silverio e un soldato di stanza a Palmarola che danno origine a questa storia.
Così racconta Ernesto Prudente: In uno dei primi giorni di marzo del 1942, poco prima di mezzogiorno, mentre Lucrezia era intenta a prepararsi qualcosa da mangiare, passò davanti alla sua grotta uno di quei soldati della guarnigione distaccata a Palmarola. Lucrezia non lo conosceva, era a Palmarola, con Giovannina e Civitella da due giorni, e nè il militare conosceva Lucrezia. La stradina che portava sui Vricci, dove c'era la piccola caserma, che il militare doveva raggiungere passava proprio davanti la grotta di Lucrezia che in quel momento aveva la porta spalancata, ed il soldato, attraversandola, le rivolse gentilmente il saluto dicendole anche che se avesse avuto bisogno lui era disponibile a darle una mano. La gentilezza di quel ventenne mise a disagio la vecchia nonna palmarolese che istintivamente lo invitò ad entrare per offrirgli un bicchiere di vino. Il soldato non rifiutò l'invito, non poteva, era vicentino. Entrò educatamente rimanendo all'impiedi nonostante che Lucrezia gli avesse offerto uno sgabello per farlo sedere. Stava da diversi mesi a Palmarola ma non era mai entrato in una di quelle grotte che servivano da abitazioni per i contadini che si recavano a lavorare la terra. Volse lo sguardo dovunque e dappertutto e mentre prendeva dalle mani di Lucrezia il bicchiere di vino aveva lo sguardo fisso, senza la minima distrazione, su quell'immagine che stava sotto la campana. Accertatosi, guardò negli occhi la vecchietta, togliendole il bicchiere dalle mani che innalzò verso quell'immagine, a mò di saluto, dicendo a Lucrezia: " Quello è il vecchio che incontrai per strada, un pò più sopra, in una giornata di cattivo tempo, un cattivo tempo che durava da oltre dieci giorni, che non permise alla barca di portarci i viveri. Eravamo alla fame. Io salivo dalla spiaggia per dire ai miei compagni che le onde erano grosse e che sicuramente la barca neanche quel giorno si sarebbe fatta viva. Il vecchio, che io pensavo fosse un contadino, mi poggiò una mano sulla spalla dicendomi: Vai sopra e avvisa i compagni che nel primo pomeriggio la barca sarà qui. Ma con questo mare? Si, oggi la barca sarà qui.
Lo ringraziai e corsi a portare la notizia ai compagni. quel vecchio non era un contadino, quel vecchio era quello della tua foto, con la stessa barba."
Uscì dalla grotta di Lucrezia senza un accenno di saluto. Si avviò per la salita con gli occhi umidi di lacrime.
La barca con i viveri arrivò e il soldato cercò il vecchio per tutta l'isola ma invano.
Era sparito.
Quel vecchio era San Silverio.
L'isola di Palmarola vista da Chiaia di Luna
(Foto di Rossano Di Loreto, dicembre 2018)
Questa statua di San Silverio è quella di Lucrezia ed è nella grotta di Palmarola.
Per gentile concessione di Francesca Assenso.
Lucrezia era la sua bisnonna, era la madre di sua nonna materna Lucia.
Le case- grotta a Palmarola
(Foto di Rossano Di Loreto, luglio 2018)
giovedì 10 gennaio 2019
Il Bambinello della nonna Assunta
Quando i miei nonni materni, Salvatore Conte e Assunta Mazzella, si sposarono il 21 novembre del 1910, ricevettero come regalo di nozze questo bellissimo Bambinello.
Glielo regalarono Placido Conte e Agnese Vitiello, genitori di Salvatore, lo sposo,.
Il Bambinello ha più di cento anni.
Glielo regalarono Placido Conte e Agnese Vitiello, genitori di Salvatore, lo sposo,.
Il Bambinello ha più di cento anni.
martedì 8 gennaio 2019
Il Presepe vivente dell'isola di Ponza
Il presepe vivente, curato dall'Associazione Culturale ' A Priezza, quest'anno in collaborazione con Easy Ponza, è stato ambientato accanto alla Chiesa di Santa Maria.
Tutto è stato curato nei minimi particolari...
Sono stati ricostruiti angoli con gli antichi mestieri...
Al banchetto della frutta e verdura c'è Lina che effettivamente svolge proprio questo mestiere nella vita.
Quella di quest'anno è stata la settima edizione del presepe vivente.
Le foto sono di Easy Ponza
La Sacra Famiglia
Le ostesse
Il cuciniere di caldarroste
La fruttivendola...la grande Lina
Vin brulè
Le sarte
Cuciniere di polenta
Il pescatore
La ricamatrice
I pizzaioli
Bambino con l'asinello
Le zeppolare
Lo zampognaro
I Magi
Tutto è stato curato nei minimi particolari...
Sono stati ricostruiti angoli con gli antichi mestieri...
Al banchetto della frutta e verdura c'è Lina che effettivamente svolge proprio questo mestiere nella vita.
Quella di quest'anno è stata la settima edizione del presepe vivente.
Le foto sono di Easy Ponza
La Sacra Famiglia
Le ostesse
Il cuciniere di caldarroste
La fruttivendola...la grande Lina
Vin brulè
Le sarte
Cuciniere di polenta
Il pescatore
La ricamatrice
I pizzaioli
Bambino con l'asinello
Le zeppolare
Lo zampognaro
I Magi
domenica 6 gennaio 2019
Ponza con la neve
Anche all'isola di Ponza è capitato di trovarsi con un paesaggio innevato...
Ecco un brano tratto da "Vivere Ponza" del 1985 che descrive una giornata in cui i ponzesi si sono svegliati con la neve...
"Neve a Ponza
Insolito e inaspettato il paesaggio dell'Isola al mattino del 10 gennaio 1985. Un manto di neve ricopriva le colline, le spiagge e le case di Ponza. Pochi centimetri bastavano a cambiarne l'aspetto, rendendolo molto simile a quello nordico.
L'eccezionalità dell'evento (che si ripropone mediamente ogni venti- trenta anni) ha fatto gioire i bambini che, marinando la scuola, improvvisavano battaglie all'ultima palla di neve. Ma un sole splendente nel giro di poche ore scioglieva il leggero manto bianco.
L'undici gennaio il vino di produzione locale era tutto prenotato.
Una vecchia tradizione isolana conferma la eccezionale bontà dello stesso in quegli anni nei quali nevica."
Ma era già accaduto nel 1962 ed anche abbastanza copiosa.
Una nevicata eccezionale ci fu il 30 gennaio 1999 e il manto nevoso che coprì Ponza creò un paesaggio incantato, da fiaba.
Un pò di foto di Ponza con la neve
La nevicata del 30 gennaio 1999
Foto in bianco e nero di nevicate meno recenti
(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)
"...ti sembra cotone
ti sembrano piume
nessun tipo di sforzo
non fa neanche una piega
c'è chi ne ha già abbastanza
ma tanto la neve, lei se ne frega
copre i coppi e le piazze
le altalene e i bidoni
i sorrisi dei pazzi
e le bestemmie di qualche barbone
tutti quanti costretti
ad un tempo diverso..."
Luciano Ligabue "La neve se ne frega"
Ecco un brano tratto da "Vivere Ponza" del 1985 che descrive una giornata in cui i ponzesi si sono svegliati con la neve...
"Neve a Ponza
Insolito e inaspettato il paesaggio dell'Isola al mattino del 10 gennaio 1985. Un manto di neve ricopriva le colline, le spiagge e le case di Ponza. Pochi centimetri bastavano a cambiarne l'aspetto, rendendolo molto simile a quello nordico.
L'eccezionalità dell'evento (che si ripropone mediamente ogni venti- trenta anni) ha fatto gioire i bambini che, marinando la scuola, improvvisavano battaglie all'ultima palla di neve. Ma un sole splendente nel giro di poche ore scioglieva il leggero manto bianco.
L'undici gennaio il vino di produzione locale era tutto prenotato.
Una vecchia tradizione isolana conferma la eccezionale bontà dello stesso in quegli anni nei quali nevica."
Ma era già accaduto nel 1962 ed anche abbastanza copiosa.
Una nevicata eccezionale ci fu il 30 gennaio 1999 e il manto nevoso che coprì Ponza creò un paesaggio incantato, da fiaba.
Un pò di foto di Ponza con la neve
La nevicata del 30 gennaio 1999
Foto in bianco e nero di nevicate meno recenti
(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)
"...ti sembra cotone
ti sembrano piume
nessun tipo di sforzo
non fa neanche una piega
c'è chi ne ha già abbastanza
ma tanto la neve, lei se ne frega
copre i coppi e le piazze
le altalene e i bidoni
i sorrisi dei pazzi
e le bestemmie di qualche barbone
tutti quanti costretti
ad un tempo diverso..."
Luciano Ligabue "La neve se ne frega"
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