Qualche anno fa, a Ponza, ho partecipato ad una serata veramente speciale.
Sulla
banchina Mamozio si ricordava l’affondamento del piroscafo Santa Lucia
avvenuto il 24 luglio del 1943, a due miglia dall’isola di
Ventotene.
Mirella
Romano, che in quell’affondamento ha perso il papà, era molto
emozionata, i suoi occhi brillavano. Dopo tanti anni, finalmente, grazie
alle sue ricerche, riusciva a raggiungere un obiettivo prefissato da tanto
tempo, cioè sapere la verità su quell’affondamento.
Per anni erano circolate voci e leggende ma nessuna verità sull’accaduto.
Durante una vacanza a Ponza, il sottotenente di vascello Giulio
Cargnello, responsabile dell’archivio storico del Comando Generale
delle Capitanerie di Porto, incontrò Mirella e prese a cuore la sua
storia.
Nell’archivio riescì a ritrovare l’incartamento riguardante il Santa Lucia.
Finalmente la verità!
È stata un’operazione di guerra in quanto gli alleati volevano fiaccare l’Italia bombardando tutto quello che capitava.
Quella mattina del 24 luglio 1943 gli aerei erano otto ed erano partiti dalla base di Protville, in Tunisia.
Quattro si lanciarono sul Santa Lucia mentre gli altri colpirono una piccola imbarcazione, presumibilmente tedesca.
Nella
serata del 24 luglio 2008 era presente anche un ospite d’eccezione,
l’ultimo superstite di quell’affondamento, ritrovato, per puro caso,
qualche mese prima.
È
Vincenzo Moretti, in quel tempo carabiniere, si
trovava su quella nave insieme ad altri colleghi. Non sapeva nuotare e
si salvò restando attaccato ad un pezzo di legno.
Da
tutta questa vicenda è stato realizzato un documentario storico,
proiettato quella sera, che racconta la storia e raccoglie molte
testimonianze.
Io però ho una testimonianza inedita, quella di mia madre Elvira.
Era appena diciassettenne ed era andata a Ventotene il 18 luglio per aiutare sua sorella Olga che aveva due bambine piccole.
Racconta che su quella nave c’era anche una sua amica, Antonietta Galano e si dovevano incontrare a Ventotene.
Mia
madre vide l’orribile spettacolo dell’affondamento dalla finestra di
casa di don Aniello Conte, suo zio, che era cappellano dell’ergastolo di
Santo Stefano.
In 28 secondi la nave affondò con il suo carico di vite umane, lasciando sulla superficie del mare un’enorme macchia.
Racconta
anche che il giorno precedente all’affondamento, oltre al Santa Lucia,
fu mitragliata la lavanderia di Santo Stefano, per fortuna senza danni.
Lei ed altre persone trascorsero la notte in una grotta sotto
l’ergastolo.
Anche se era molto giovane ricorda perfettamente quell’orrore.
Sono andata a visitare la stanza, nel museo
di Ponza, dove sono raccolti i reperti ritrovati in fondo al mare del
Santa Lucia. Ci sono innumerevoli oggetti, le foto delle persone
disperse in mare, articoli di giornale ma quello che mi ha più colpita è
il cappottino di Mirella. Suo padre glielo aveva regalato prima di
morire ( lei aveva due anni ) e che sua madre aveva conservato
gelosamente per tanto tempo.
È grazie alla tenacia di Mirella che questa storia non è stata dimenticata e dopo 65 anni si è giunti alla verità.
Chi volesse visionare il documento storico può farlo andando sul sito:
Il dipinto nell'immagine è di Luca Ferron ed è visibile nel museo di Ponza.