E' stata la spiaggia di molti bambini, in pieno centro, raggiungibile a piedi che, purtroppo, in estate è piena d'imbarcazioni.
La mia prima spiaggia visto che abitavo in Corso Pisacane, nell'antico palazzo Irollo.
Una spiaggia di sabbia soffice, con l'acqua bassa, adatta ai bambini dove raccoglievamo delle conchiglie bianche e sottili.
Prima di salire in casa mia madre mi sciacquava i piedini sotto la fontanella che era, un tempo, accanto alla profumeria La Ginestra per evitare di spargere sabbia in giro.
Quanti ricordi...
Avevamo tanto ma ora non abbiamo più niente.
La spiaggia di Sant'Antonio
(Foto di Rossano Di Loreto)
La spiaggia com'era
La spiaggia con la neve
La spiaggia con le barche
La spiaggia di Sant'Antonio nei primi anni del Novecento
(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)
martedì 30 aprile 2019
domenica 28 aprile 2019
La peschiera di Zannone
Anche all'isola di Zannone, nell'Arcipelago Ponziano, ci furono insediamenti romani infatti nei ruderi del monastero cistercense si possono vedere resti di cocciopesto, frammenti marmorei.
La cosa più interessante però è la peschiera romana, ricavata nella roccia, al Varo, proprio all'approdo delle barche.
Ha una vasca coperta da cui si accede attraverso una scala con nove gradini. La peschiera ha una forma rettangolare e dalla parte opposta alla scala di accesso c'è una grande nicchia. Nella parte sud c'è un cunicolo che è l'immissario della peschiera, non è rettilineo ma sale di quota per favorire l'entrata dell'acqua. Probabilmente c'era anche una saracinesca che serviva a regolare il flusso dell'acqua.
Anche questa è archeologia.
La peschiera romana
La scala che porta alla peschiera
(Foto tratte dal libro "Ponza Palmarola Zannone", di Caterina Bon, Raimondo Buitoni, Giovanni Maria De Rossi, Mariella Liverani, Salvatore Paternò, De Luca editore)
L'isola di Zannone
In alto si vede la villa che, purtroppo, versa in pessime condizioni
(Agosto 2017)
La cosa più interessante però è la peschiera romana, ricavata nella roccia, al Varo, proprio all'approdo delle barche.
Ha una vasca coperta da cui si accede attraverso una scala con nove gradini. La peschiera ha una forma rettangolare e dalla parte opposta alla scala di accesso c'è una grande nicchia. Nella parte sud c'è un cunicolo che è l'immissario della peschiera, non è rettilineo ma sale di quota per favorire l'entrata dell'acqua. Probabilmente c'era anche una saracinesca che serviva a regolare il flusso dell'acqua.
Anche questa è archeologia.
La peschiera romana
La scala che porta alla peschiera
(Foto tratte dal libro "Ponza Palmarola Zannone", di Caterina Bon, Raimondo Buitoni, Giovanni Maria De Rossi, Mariella Liverani, Salvatore Paternò, De Luca editore)
L'isola di Zannone
In alto si vede la villa che, purtroppo, versa in pessime condizioni
(Agosto 2017)
mercoledì 24 aprile 2019
Il 25 aprile, Festa della Liberazione
In questo giorno ricordiamo che il 25 aprile 1945 ci fu la fine dell'occupazione nazista, la caduta del fascismo.
Per combattere il nazifascismo, in quegli anni, si era organizzata la Resistenza formata dai partigiani.
Anni di lotte, di sacrifici per conquistare la libertà.
Una pagina di storia, quindi, molto importante.
Ma la storia passò anche da Ponza...
Fu confinato a Ponza Sandro Pertini, partigiano, futuro Presidente della Repubblica.
Ma anche altri diedero un importante contributo alla Resistenza come Mario Magri, Gianbattista Canepa, Cencio Baldazzi...ma non solo loro...
La prima partigiana d'Italia fu la ponzese Maria Vitiello, moglie di Canepa, il comandante "Marzo".
Per loro furono anni terribili ma alla fine riuscirono a vedere l'Italia libera, altri, purtroppo, come Mario Magri, Antonio Camporese non ebbero questa possibilità.
Sono tante le storie italiane che non sono scritte nei libri.
Non possiamo dimenticare.
Buon 25 aprile!!!
Un paese che ignora il proprio ieri non può avere un domani
Indro Montanelli
Maria Vitiello, la prima partigiana d'Italia, accanto al marito Gianbattista Canepa, il comandante "Marzo"
Maria Vitiello con la figlia Enrica
Rita Parisi con il marito Mario Magri ucciso alle Fosse Ardeatine
Le foto sono tratte dal libro "All'isola di Ponza" di Silverio Corvisieri)
Antonio Camporese
Fu ucciso dai tedeschi il 28 aprile 1945 a Porta Savonarola, una delle vie d'accesso di Padova, proprio mentre era in corso l'ultimo scontro armato in quella città.
Aveva solo 39 anni, nel pieno della vita...
Era nato a Padova il 21 febbraio 1906 ed era un operaio meccanico che durante il regime fascista, per le sue idee, venne mandato in carcere e poi al confino, anche nell'isola di Ponza.
E proprio all'isola di Ponza conobbe e sposò una donna ponzese, Carolina Guarino, che condivise con lui anni difficili e di persecuzioni visto il momento ed il contesto in cui si trovarono.
Antonio Camporese, dopo la sua morte, venne insignito, dallo Stato Italiano, della medaglia d'argento al valor militare con questa motivazione: "Distintosi in azioni di sabotaggio durante tutto il periodo dell'occupazione tedesca, partecipò attivamente ai combattimenti, intesi ad impedire l'accesso al nemico alla città di Padova, al momento della ritirata, per preservare l'abitato da inevitabili distruzioni, incontrando gloriosa morte".
Onore a questi eroi, spesso dimenticati, che hanno fatto grande l'Italia...
Nota:
Maria Vitiello, moglie di Gianbattista Canepa, era la sorella di don Mario Vitiello, sindaco di Ponza dal 1975 al 1980. Cencio Baldazzi sposò la sorella di Maria Vitiello, Elena.
Per combattere il nazifascismo, in quegli anni, si era organizzata la Resistenza formata dai partigiani.
Anni di lotte, di sacrifici per conquistare la libertà.
Una pagina di storia, quindi, molto importante.
Ma la storia passò anche da Ponza...
Fu confinato a Ponza Sandro Pertini, partigiano, futuro Presidente della Repubblica.
Ma anche altri diedero un importante contributo alla Resistenza come Mario Magri, Gianbattista Canepa, Cencio Baldazzi...ma non solo loro...
La prima partigiana d'Italia fu la ponzese Maria Vitiello, moglie di Canepa, il comandante "Marzo".
Per loro furono anni terribili ma alla fine riuscirono a vedere l'Italia libera, altri, purtroppo, come Mario Magri, Antonio Camporese non ebbero questa possibilità.
Sono tante le storie italiane che non sono scritte nei libri.
Non possiamo dimenticare.
Buon 25 aprile!!!
Un paese che ignora il proprio ieri non può avere un domani
Indro Montanelli
Maria Vitiello, la prima partigiana d'Italia, accanto al marito Gianbattista Canepa, il comandante "Marzo"
Maria Vitiello con la figlia Enrica
Rita Parisi con il marito Mario Magri ucciso alle Fosse Ardeatine
Le foto sono tratte dal libro "All'isola di Ponza" di Silverio Corvisieri)
Antonio Camporese
Fu ucciso dai tedeschi il 28 aprile 1945 a Porta Savonarola, una delle vie d'accesso di Padova, proprio mentre era in corso l'ultimo scontro armato in quella città.
Aveva solo 39 anni, nel pieno della vita...
Era nato a Padova il 21 febbraio 1906 ed era un operaio meccanico che durante il regime fascista, per le sue idee, venne mandato in carcere e poi al confino, anche nell'isola di Ponza.
E proprio all'isola di Ponza conobbe e sposò una donna ponzese, Carolina Guarino, che condivise con lui anni difficili e di persecuzioni visto il momento ed il contesto in cui si trovarono.
Antonio Camporese, dopo la sua morte, venne insignito, dallo Stato Italiano, della medaglia d'argento al valor militare con questa motivazione: "Distintosi in azioni di sabotaggio durante tutto il periodo dell'occupazione tedesca, partecipò attivamente ai combattimenti, intesi ad impedire l'accesso al nemico alla città di Padova, al momento della ritirata, per preservare l'abitato da inevitabili distruzioni, incontrando gloriosa morte".
Onore a questi eroi, spesso dimenticati, che hanno fatto grande l'Italia...
Nota:
Maria Vitiello, moglie di Gianbattista Canepa, era la sorella di don Mario Vitiello, sindaco di Ponza dal 1975 al 1980. Cencio Baldazzi sposò la sorella di Maria Vitiello, Elena.
lunedì 22 aprile 2019
L'aucielli
In questo periodo dell'anno, come anche in autunno, sull'Arcipelago Ponziano fanno sosta migliaia di aucielli migratori che sfruttano il vento per seguire le loro rotte.
Un tempo gli abitanti mettevano le reti per catturarli ed uno di questi luoghi era ncòppe a Parata infatti prende il nome di apparata.
Ncòppe a Parata venivano messe le reti già al tempo dei Borboni.
Consideriamo che gli abitanti dell'isola avevano pochissima carne per alimentarsi aspettavano questo periodo per fare scorta. Prendevano una tale quantità di aucielli da farne delle salsicce, soprattutto con i beccaccini, come scrive, nel 1822, Conrad Haller, l'Ultramontain. La cacciagione era conservata anche sott'olio.
Per fortuna questo non avviene più.
Ma come venivano chiamati in dialetto ponzese i vari aucielli?
La regina tra gli aucielli era arcère, la beccaccia, mentre a quagle, la quaglia veniva catturata soprattutto nelle reti.
Ed ancora a tòrtere, tortora, u marvizze, tordo, a cutrussèlle, codirosso.
E' facile ancora oggi incontrare u rallone, l'airone
Dei nomi curiosi sono quelli dell'upupa, cèntraualle e del gheppio, cestarièlle.
Un vecchio detto recita così: Quante cante u quaraqùagle pigle a rèzze e va a quagle.
Ma non so che uccello sia u quaraqùagle.
Ncòppe a Parata qui mettevano le reti, un tempo, per catturare l'aucielli
Ncòppe a Parata da qui passavano l'aucielli
(Estate 2016)
A quagle (quaglia)
(Foto di Eleonora Degano)
Arcère (beccaccia)
Cèntraualle (Upupa)
Marvizze (tordo)
(Immagini reperite in rete)
U rallone, l'airone sulla banchina di Ponza
(Foto di Rossano Di Loreto)
Nota:
Emiliano Mazzella su Facebook mi ha scritto che u quaraqùagle è il crocione e mi ha inviato questa foto
Un tempo gli abitanti mettevano le reti per catturarli ed uno di questi luoghi era ncòppe a Parata infatti prende il nome di apparata.
Ncòppe a Parata venivano messe le reti già al tempo dei Borboni.
Consideriamo che gli abitanti dell'isola avevano pochissima carne per alimentarsi aspettavano questo periodo per fare scorta. Prendevano una tale quantità di aucielli da farne delle salsicce, soprattutto con i beccaccini, come scrive, nel 1822, Conrad Haller, l'Ultramontain. La cacciagione era conservata anche sott'olio.
Per fortuna questo non avviene più.
Ma come venivano chiamati in dialetto ponzese i vari aucielli?
La regina tra gli aucielli era arcère, la beccaccia, mentre a quagle, la quaglia veniva catturata soprattutto nelle reti.
Ed ancora a tòrtere, tortora, u marvizze, tordo, a cutrussèlle, codirosso.
E' facile ancora oggi incontrare u rallone, l'airone
Dei nomi curiosi sono quelli dell'upupa, cèntraualle e del gheppio, cestarièlle.
Un vecchio detto recita così: Quante cante u quaraqùagle pigle a rèzze e va a quagle.
Ma non so che uccello sia u quaraqùagle.
Ncòppe a Parata qui mettevano le reti, un tempo, per catturare l'aucielli
Ncòppe a Parata da qui passavano l'aucielli
(Estate 2016)
A quagle (quaglia)
(Foto di Eleonora Degano)
Arcère (beccaccia)
Cèntraualle (Upupa)
Marvizze (tordo)
(Immagini reperite in rete)
U rallone, l'airone sulla banchina di Ponza
(Foto di Rossano Di Loreto)
Nota:
Emiliano Mazzella su Facebook mi ha scritto che u quaraqùagle è il crocione e mi ha inviato questa foto
sabato 20 aprile 2019
mercoledì 17 aprile 2019
Chiesa di Ponza chiusa per pericolo crolli
Era quello che temevo e purtroppo è accaduto.
La Chiesa parrocchiale di Ponza, dedicata a San Silverio e Santa Domitilla, è stata chiusa per pericolo crolli.
Sono anni che pongo l'attenzione sulle pessime condizioni della Chiesa, ho scritto dei post con delle foto in cui si vede chiaramente lo stato in cui versa.
Qualche giorno fa è venuto giù un rosone, sul lato destro dove c'è l'altare dedicato a San Silverio. Ha sfiorato il vestito della statua che raffigura la Madonna Addolorata, che era posizionata in quel lato della chiesa perché la stavano preparando per i riti della Settimana Santa. Per fortuna non è stata colpita.
E se ci fossero state delle persone???
Questo è successo all'interno, dove si vedono chiaramente crepe, tracce d'infiltrazioni d'acqua. E non parliamo delle condizioni dell'esterno.
Da un momento all'altro potrebbe staccarsi qualche altro pezzo.
Ora bisogna correre al riparo, fare perizie, cercare fondi per restaurarla.
La nostra chiesa è un Bene storico, è di tutti noi, bisogna salvaguardarla.
Purtroppo è già successo...ma molti hanno dimenticato.
Circa cinquant'anni fa chiusero la chiesa perché ritenuta pericolante e ricordo che la statua di San Silverio fu portata nel caseggiato dove oggi è della Guardia di Finanza.
La Messa veniva celebrata nella cappella delle suore che, in quel tempo, abitavano nello stabile.
Un periodo triste per la comunità ponzese che frequentava la chiesa.
La storia si ripete, ma a quanto pare non se ne parla...
Queste immagini si commentano da sole
(Foto di Marianna Licari)
La Chiesa parrocchiale di Ponza, dedicata a San Silverio e Santa Domitilla, è stata chiusa per pericolo crolli.
Sono anni che pongo l'attenzione sulle pessime condizioni della Chiesa, ho scritto dei post con delle foto in cui si vede chiaramente lo stato in cui versa.
Qualche giorno fa è venuto giù un rosone, sul lato destro dove c'è l'altare dedicato a San Silverio. Ha sfiorato il vestito della statua che raffigura la Madonna Addolorata, che era posizionata in quel lato della chiesa perché la stavano preparando per i riti della Settimana Santa. Per fortuna non è stata colpita.
E se ci fossero state delle persone???
Questo è successo all'interno, dove si vedono chiaramente crepe, tracce d'infiltrazioni d'acqua. E non parliamo delle condizioni dell'esterno.
Da un momento all'altro potrebbe staccarsi qualche altro pezzo.
Ora bisogna correre al riparo, fare perizie, cercare fondi per restaurarla.
La nostra chiesa è un Bene storico, è di tutti noi, bisogna salvaguardarla.
Purtroppo è già successo...ma molti hanno dimenticato.
Circa cinquant'anni fa chiusero la chiesa perché ritenuta pericolante e ricordo che la statua di San Silverio fu portata nel caseggiato dove oggi è della Guardia di Finanza.
La Messa veniva celebrata nella cappella delle suore che, in quel tempo, abitavano nello stabile.
Un periodo triste per la comunità ponzese che frequentava la chiesa.
La storia si ripete, ma a quanto pare non se ne parla...
Queste immagini si commentano da sole
(Foto di Marianna Licari)
domenica 14 aprile 2019
A rèsacca
A rèsacca nel nostro dialetto ponzese è la risacca, il moto di ritorno di un onda che, urtando contro un ostacolo, viene fermata o respinta (Treccani)
Ecco Ernesto Prudente cosa scrive a tal proposito: "Nei porti crea un fastidio immenso. I cavi di ormeggio delle navi, sotto l'azione della risacca, allentandosi e tesandosi, possono anche spezzarsi. Gli scali d'alaggio nei porti hanno la funzione di far morire la risacca.
Compito primario della spiaggia, ancor prima di quello di solarium, è quello di far morire l'onda. Lo appresi da Silverio Iodice, il vecchio guardiano di Zannone. Ci imbarcammo, con Geppino, prima dell'alba sul peschereccio di Onorino per trasferirci a Zannone per un periodo di caccia. Era una pessima giornata di fine novembre con mare e vento di libeccio. Anche in poppa i cavalloni erano spaventosi e, quando ci raggiungeva uno più grosso del precedente, Silverio diceva qualcosa che non riuscivo a capire. Dato che aveva espresso parere negativo alla trasferta mi avvicinai perchè borbottasse. Sto dicendo ai cavalloni quello che mi ha insegnato mio nonno: "Vai alla spiaggia". I vecchi pescatori isolani imploravano il mare affinchè le sue ondate paurose e pericolose finissero sulla spiaggia perchè quello è l'unico posto dove potessero morire.
La cultura moderna, basata, solo e soltanto, sul commercio del danaro, ci ha indotto a tenere in una considerazione diversa l'utilizzo della spiaggia. Guardiamo, con animo sereno, la fine ingloriosa, che le varie autorizzazioni hanno fatto fare alle spiagge di Ponza e in modo particolare a quella di Santa Maria."
Chiaia di Luna
Scogli a Chiaia di Luna
Giancos
(Foto di Rossano Di Loreto)
Ecco Ernesto Prudente cosa scrive a tal proposito: "Nei porti crea un fastidio immenso. I cavi di ormeggio delle navi, sotto l'azione della risacca, allentandosi e tesandosi, possono anche spezzarsi. Gli scali d'alaggio nei porti hanno la funzione di far morire la risacca.
Compito primario della spiaggia, ancor prima di quello di solarium, è quello di far morire l'onda. Lo appresi da Silverio Iodice, il vecchio guardiano di Zannone. Ci imbarcammo, con Geppino, prima dell'alba sul peschereccio di Onorino per trasferirci a Zannone per un periodo di caccia. Era una pessima giornata di fine novembre con mare e vento di libeccio. Anche in poppa i cavalloni erano spaventosi e, quando ci raggiungeva uno più grosso del precedente, Silverio diceva qualcosa che non riuscivo a capire. Dato che aveva espresso parere negativo alla trasferta mi avvicinai perchè borbottasse. Sto dicendo ai cavalloni quello che mi ha insegnato mio nonno: "Vai alla spiaggia". I vecchi pescatori isolani imploravano il mare affinchè le sue ondate paurose e pericolose finissero sulla spiaggia perchè quello è l'unico posto dove potessero morire.
La cultura moderna, basata, solo e soltanto, sul commercio del danaro, ci ha indotto a tenere in una considerazione diversa l'utilizzo della spiaggia. Guardiamo, con animo sereno, la fine ingloriosa, che le varie autorizzazioni hanno fatto fare alle spiagge di Ponza e in modo particolare a quella di Santa Maria."
Chiaia di Luna
Scogli a Chiaia di Luna
Giancos
(Foto di Rossano Di Loreto)
venerdì 12 aprile 2019
Il Lanternino dell'isola di Ponza
Il Lanternino è il Faro alla punta del molo di Ponza. E' stato ridipinto da poco ed è bellissimo, speriamo che resti tale per un bel pò, che non si pensi a deturparlo con scritte varie.
Il Tricoli così lo descrive: "Il lanternino alla punta N.O. del molo, che si alza di palmi 44, si accende a riverbero parabolico detto fuoco di direzione".
Nel progetto di Winspeare la lanterna era esagonale poi invece venne eseguita ottagonale.
Infatti così scrive Giovanni Maria De Rossi: "L'estremità occidentale del molo venne fornita di un bastione di ferro di cavallo sul quale avrebbe dovuto trovare posto la lanterna esagonale: in realtà, come si può ancor oggi vedere, la lanterna fu costruita di forma ottagonale e a ridosso del bastione. Ciò avvenne, in fase di cantiere, probabilmente per lasciare più libera, per le manovre di artiglieria, la terrazza del baluardo stesso."
Il Lanternino
(Estate 2016)
Ho trovato questa bella pianta del Lanternino datata 7 luglio 1831 redatta dall'ingegnere Enrico Blanco (?) che ritengo molto interessante.
La pianta rappresenta la base della Torretta e la figura del Lanternino.
Legenda:
AB= Scala di proporzione
CD= Linea di proiezione del piano generativo lo spaccato
EF= Pianta della Torretta
GH= Ingresso alla Torretta
IK= Porzione del parapetto, che deve demolirsi o costruire nuova fabbrica per servire di parte della Torretta
N= Portellino per impedire che il vento s'immetta nella Lanterna
0P= Lanterna
QR= Urtanti di ferro per sicurezza della Lanterna
RS= Fumarola
TU= Pianta del Lanternino
(La pianta è orientata supponendo l'ingresso della porta intorno alla Batteria)
Ponza 7 luglio 1831
Il Tricoli così lo descrive: "Il lanternino alla punta N.O. del molo, che si alza di palmi 44, si accende a riverbero parabolico detto fuoco di direzione".
Nel progetto di Winspeare la lanterna era esagonale poi invece venne eseguita ottagonale.
Infatti così scrive Giovanni Maria De Rossi: "L'estremità occidentale del molo venne fornita di un bastione di ferro di cavallo sul quale avrebbe dovuto trovare posto la lanterna esagonale: in realtà, come si può ancor oggi vedere, la lanterna fu costruita di forma ottagonale e a ridosso del bastione. Ciò avvenne, in fase di cantiere, probabilmente per lasciare più libera, per le manovre di artiglieria, la terrazza del baluardo stesso."
Il Lanternino
(Estate 2016)
Ho trovato questa bella pianta del Lanternino datata 7 luglio 1831 redatta dall'ingegnere Enrico Blanco (?) che ritengo molto interessante.
La pianta rappresenta la base della Torretta e la figura del Lanternino.
Legenda:
AB= Scala di proporzione
CD= Linea di proiezione del piano generativo lo spaccato
EF= Pianta della Torretta
GH= Ingresso alla Torretta
IK= Porzione del parapetto, che deve demolirsi o costruire nuova fabbrica per servire di parte della Torretta
N= Portellino per impedire che il vento s'immetta nella Lanterna
0P= Lanterna
QR= Urtanti di ferro per sicurezza della Lanterna
RS= Fumarola
TU= Pianta del Lanternino
(La pianta è orientata supponendo l'ingresso della porta intorno alla Batteria)
Ponza 7 luglio 1831
mercoledì 10 aprile 2019
Un terremoto del 1755
Il 1 novembre 1755 la città di Lisbona, in Portogallo, fu colpita da un violentissimo terremoto che sfiorò i 9 gradi della scala Richter e fu avvertito in gran parte d'Europa.
Secondo Sir William Hamilton "Nello stesso giorno e alla stessa ora (1 novembre, verso le 9,40 a.) del grande terremoto di Lisbona, a Ponza si sentì pure un terremoto violentissimo per cui rovinarono due terzi delle case, che allora esistevano nell'isola."
Giuseppe Mercalli, sismologo, celebre per la Scala che porta il suo nome (Scala Mercalli), a tal proposito così scrive: " Questo fatto tanto importante anche per lo studio del grande terremoto di Lisbona non è, per quanto io sappia, registrato nè da alcun autore patrio, nè da' molti istoriografi del terremoto lisbonese, ed io lo riporto solo perchè la testimonianza di W.Hamilton è troppo esplicita ed autorevole per dubitare.
Il terremoto di Lisbona si è sentito in diverse parti dell'Italia superiore, ma in nessun luogo recò danni di sorta. Non fa quindi meraviglia che siasi propagato anche fino alle isole Ponzie, ma non può ammettersi che vi sia arrivato con forza sufficiente per cagionare gravi rovine, poichè a più forte ragione avrebbe dovuto scuotere con eguale energia la Spagna nord-orientale, la Francia, le isole di Corsica e Sardegna ed altre regioni più vicine al centro di scuotimento, il che non è avvenuto.
Bisogna quindi ritenere che la grande scossa lisbonese sia realmente giunta in modo sensibile sino a Ponza, e che quivi, come causa occasionale, abbia determinato un terremoto locale molto più violento, conseguenza probabilmente di qualche sprofondamento sotterraneo"
(Foto dell'isola di Ponza scattate nel marzo 2009)
Nota:
Io dubito che l'area del grande terremoto di Lisbona del 1755 sia stata esagerata, identificando con esso altri terremoti avvenuti nello stesso giorno in Germania, nei Paesi Bassi, in Scandinavia ecc., e dovuti all'attività di altri focolari sismici. E' tuttavia probabile che la coincidenza non sia, almeno per alcuni casi, fortuita, ma dovuta a ciò che, quando in un punto della terra avviene uno scuotimento molto forte, il movimento sismico che, nell'interno della terra, si comunica a grandi distanze secondo direzioni determinate dalla natura delle rocce e dall'andamento delle fratture, disturbi in modo diverso l'azione dei focolari sismici (e anche vulcanici), che conseguentemente si mettono in attività. E tale eccitamento può ottenere prontamente il suo effetto e produrre terremoti quasi contemporanei, creduti dipendenti da una stessa causa, ovvero l'effetto può ritardare di ore, di giorni e anche di mesi.
(G.Mercalli)
Altra nota:
Sir William Hamilton era un ambasciatore inglese a Napoli, era un archeologo ed anche vulcanologo
Secondo Sir William Hamilton "Nello stesso giorno e alla stessa ora (1 novembre, verso le 9,40 a.) del grande terremoto di Lisbona, a Ponza si sentì pure un terremoto violentissimo per cui rovinarono due terzi delle case, che allora esistevano nell'isola."
Giuseppe Mercalli, sismologo, celebre per la Scala che porta il suo nome (Scala Mercalli), a tal proposito così scrive: " Questo fatto tanto importante anche per lo studio del grande terremoto di Lisbona non è, per quanto io sappia, registrato nè da alcun autore patrio, nè da' molti istoriografi del terremoto lisbonese, ed io lo riporto solo perchè la testimonianza di W.Hamilton è troppo esplicita ed autorevole per dubitare.
Il terremoto di Lisbona si è sentito in diverse parti dell'Italia superiore, ma in nessun luogo recò danni di sorta. Non fa quindi meraviglia che siasi propagato anche fino alle isole Ponzie, ma non può ammettersi che vi sia arrivato con forza sufficiente per cagionare gravi rovine, poichè a più forte ragione avrebbe dovuto scuotere con eguale energia la Spagna nord-orientale, la Francia, le isole di Corsica e Sardegna ed altre regioni più vicine al centro di scuotimento, il che non è avvenuto.
Bisogna quindi ritenere che la grande scossa lisbonese sia realmente giunta in modo sensibile sino a Ponza, e che quivi, come causa occasionale, abbia determinato un terremoto locale molto più violento, conseguenza probabilmente di qualche sprofondamento sotterraneo"
(Foto dell'isola di Ponza scattate nel marzo 2009)
Nota:
Io dubito che l'area del grande terremoto di Lisbona del 1755 sia stata esagerata, identificando con esso altri terremoti avvenuti nello stesso giorno in Germania, nei Paesi Bassi, in Scandinavia ecc., e dovuti all'attività di altri focolari sismici. E' tuttavia probabile che la coincidenza non sia, almeno per alcuni casi, fortuita, ma dovuta a ciò che, quando in un punto della terra avviene uno scuotimento molto forte, il movimento sismico che, nell'interno della terra, si comunica a grandi distanze secondo direzioni determinate dalla natura delle rocce e dall'andamento delle fratture, disturbi in modo diverso l'azione dei focolari sismici (e anche vulcanici), che conseguentemente si mettono in attività. E tale eccitamento può ottenere prontamente il suo effetto e produrre terremoti quasi contemporanei, creduti dipendenti da una stessa causa, ovvero l'effetto può ritardare di ore, di giorni e anche di mesi.
(G.Mercalli)
Altra nota:
Sir William Hamilton era un ambasciatore inglese a Napoli, era un archeologo ed anche vulcanologo
domenica 7 aprile 2019
Le Grotte di Pilato
Sotto l'area cimiteriale, all'isola di Ponza, ci sono le grotte di Pilato (da non confondere con il Palazzo o Grotta di Pilato che, invece, come riporta una piantina del XVI -XVII secolo, è la cisterna di via Parata).
Le grotte di Pilato appartenevano alla villa imperiale sovrastante di cui restano pochissime tracce. Questo complesso è costituito da quattro vasche coperte ed una scoperta. Si è sempre pensato che fossero adibite a peschiera, ad allevamento dei pesci, da qui il nome Murenario.
Recentemente si è prospettata l'ipotesi che fosse un bagno marino.
Nella Roma imperiale facevano il bagno in mare aperto solo i plebei quindi gli aristocratici dovevano mantenere la pelle bianca, non bruciata dal sole. Addirittura le donne di rango elevato facevano il bagno nel latte per mantenere una carnagione bianca.
Nelle grotte sono state trovati resti di colonne, marmi, dovevano esserci delle statue quindi possiamo ipotizzare che fosse un elegante stabilimento balneare.
Il collegamento con la villa sovrastante avveniva attraverso una scaletta scavata nella roccia.
Nel 1938, Luigi Jacono, archeologo, originario di Ventotene, pubblicò "Una singolare piscina marittima di Ponza" dove descrive minuziosamente questo importante complesso marittimo conosciuto con il nome di Grotte di Pilato. Spiega perchè il progettista romano di questo complesso, villa e peschiera, lo avesse orientato in quel modo, interessandosi a problemi di marineria ed astronomia.
Aveva già pubblicato, nel 1926, "Solarium di una villa romana in Ponza".
L'ingresso delle Grotte di Pilato
(Foto scattata nell'agosto 2015)
Le Grotte di Pilato
(Foto di Rossano Di Loreto, aprile 2018)
Una foto antica
Una bella poesia in dialetto ponzese di Tommaso Lamonica dedicata alle Grotte di Pilato
I Rrotte 'i Pilate
Pare 'i trasi', quanne cca' dinte trase,
nda n'atu munne. S'aizzane voce
cupe 'a 'inte 'u mare e ll'ombra ce sta 'i case.
Se ferme u sciate ell'anema s'addoce
nnanz 'a 'stu monumente ch'è rrummase
cumme fuie fatte a i tiempe 'i Criste ncroce.
Chi sà comm'ere belle, quanne vase,
statue, marme abbelivene 'sti rrocce.
Mo' song'annude i mmore, sò vacante,
senza ddie cappellucce, nicchie e autare,
nun nce stanne murene 'nduvinante.
Sulamente voce cupe 'a 'int 'u mare:
Orestilla, Nerone cu ati muorte
chiagnene eternamente a mala sciorte.
Le grotte di Pilato appartenevano alla villa imperiale sovrastante di cui restano pochissime tracce. Questo complesso è costituito da quattro vasche coperte ed una scoperta. Si è sempre pensato che fossero adibite a peschiera, ad allevamento dei pesci, da qui il nome Murenario.
Recentemente si è prospettata l'ipotesi che fosse un bagno marino.
Nella Roma imperiale facevano il bagno in mare aperto solo i plebei quindi gli aristocratici dovevano mantenere la pelle bianca, non bruciata dal sole. Addirittura le donne di rango elevato facevano il bagno nel latte per mantenere una carnagione bianca.
Nelle grotte sono state trovati resti di colonne, marmi, dovevano esserci delle statue quindi possiamo ipotizzare che fosse un elegante stabilimento balneare.
Il collegamento con la villa sovrastante avveniva attraverso una scaletta scavata nella roccia.
Nel 1938, Luigi Jacono, archeologo, originario di Ventotene, pubblicò "Una singolare piscina marittima di Ponza" dove descrive minuziosamente questo importante complesso marittimo conosciuto con il nome di Grotte di Pilato. Spiega perchè il progettista romano di questo complesso, villa e peschiera, lo avesse orientato in quel modo, interessandosi a problemi di marineria ed astronomia.
Aveva già pubblicato, nel 1926, "Solarium di una villa romana in Ponza".
L'ingresso delle Grotte di Pilato
(Foto scattata nell'agosto 2015)
Le Grotte di Pilato
(Foto di Rossano Di Loreto, aprile 2018)
Una foto antica
Una bella poesia in dialetto ponzese di Tommaso Lamonica dedicata alle Grotte di Pilato
I Rrotte 'i Pilate
Pare 'i trasi', quanne cca' dinte trase,
nda n'atu munne. S'aizzane voce
cupe 'a 'inte 'u mare e ll'ombra ce sta 'i case.
Se ferme u sciate ell'anema s'addoce
nnanz 'a 'stu monumente ch'è rrummase
cumme fuie fatte a i tiempe 'i Criste ncroce.
Chi sà comm'ere belle, quanne vase,
statue, marme abbelivene 'sti rrocce.
Mo' song'annude i mmore, sò vacante,
senza ddie cappellucce, nicchie e autare,
nun nce stanne murene 'nduvinante.
Sulamente voce cupe 'a 'int 'u mare:
Orestilla, Nerone cu ati muorte
chiagnene eternamente a mala sciorte.
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