giovedì 29 giugno 2017

Altezze reali...a Ponza

Per molti anni, i Reali del Belgio, Alberto insieme alla moglie, Paola di Liegi, sono venuti a trascorrere qualche giorno di vacanza a Ponza.
Non era difficile vederli passeggiare per le strade della nostra isola sempre in modo discreto.
Arrivavano con il loro yacht, Alpa, il cui nome deriva dalle prime lettere della coppia reale.
Sovrani molto cattolici devoti al nostro Santo Patrono, San Silverio, infatti spesso venivano proprio nei giorni in cui c'erano i festeggiamenti.
Speriamo di vederli ancora a Ponza...


Nella foto vediamo i Reali del Belgio, la Regina Paola con il vestito blu e il cappello, con Ernesto Prudente, durante la processione di San Silverio nel 2000
(dal libro "Ponza il tempo della storia e quello del silenzio" di Ernesto Prudente)

lunedì 26 giugno 2017

A lanapèrle

A Ponza così viene chiamata la Pinna nobilis o nacchera che è un mollusco in via d'estinzione ed è quindi una specie protetta.
Ecco cosa scrive a tal proposito il caro Ernesto Prudente: La nacchera è quasi sicuramente, la conchiglia più grossa che abita nelle nostre acque marine. Vive tra le alghe. Facile a notarsi per il movimento di chiusura per la difesa involontaria che effettua quando è investita dal movimento dell'acqua causato dal nuotatore. E' attaccata al fondo da una specie di radice. La conchiglia si usava come soprammobile per arredare gli spigoli delle mura della casa e l'interno veniva usato anche come tela per dipingere. 
Quelle situate a grosse profondità venivano pescate con un sistema particolare. Su una barca a remi, oltre al rematore, vi era anche quello che, con la testa nello specchio, scrutava il fondo marino. Come l'avvistava, faceva fermare la barca e si portava a perpendicolo su di essa. Calava in acqua un cerchio di ferro pesante su cui la corda era stata legata in tre punti della sua circonferenza in modo tale che la  legatura risultasse come un cono o una piramide, vuota all'interno. Intorno al cerchio di ferro, lungo tutta la linea della sua circonferenza, vi era, tenuta da legacci di cotone per imbastire un'altra cimetta. Quando il pescatore posava sul fondo l'anello di ferro, al cui interno era finita la lanaperla, dava alla cordicella una serie di strappi che servivano a stracciare il cotone così che il cappio si stringesse intorno al mollusco. Uno strattone più forte, sempre con la stessa cima che la teneva avvolta, e la si estirpava dal fondo. Bisognava essere attenti nel recupero a tenere la cima sempre tesa. Con un minimo imbando si sarebbe allentato il nodo scorsoio e addio lanaperla. Con l'invenzione delle lenti, della maschera e delle pinne e la crescita del subacqueo. le lanaperla venivano prese con le mani. Ho visto esemplari di un metro.
Dai filamenti che la Pinna nobilis produce per ancorarsi ai fondali marini viene ricavato il bisso, la seta del mare. Ancora oggi, in Sardegna, Chiara Vigo, realizza al suo telaio delle splendide creazioni col bisso.
Chiara Vigo sostiene che il bisso non si può nè vendere nè comprare, non soggiace alle leggi del mercato, perchè è un bene collettivo: si può solo ricevere o regalare.
Si racconta che gli abiti di re Salomone fossero di bisso.










Il bisso, la seta del mare

(Immagini reperite in rete)



Il bisso tinto con la porpora, pigmento naturale ricavato dalla lavorazione del mollusco Murice comune
(foto di Roberto Rossi)

Indossai alla svelta i miei abiti di bisso...
Gli feci sapere che erano intessuti di quei filamenti lucidi e serici che fissano alle rocce le nacchere, specie di conchiglie frequenti intorno al Mediterraneo. Una volta, se ne facevano belle stoffe, calze, guanti essendo quei filamenti nel tempo stesso morbidi e calorosi.

Jules Verne, Ventimila leghe sotto i mari, 1870


venerdì 23 giugno 2017

A janèstre

Questo termine sta ad indicare la ginestra che in primavera con il suo colore giallo domina Ponza.
E' un fiore che adoro...il suo profumo è inebriante...
Ernesto Prudente nel libro ALFAZETA così la descrive: Da un "Memorando" stilato da una  commissione spedita a Ponza con una Ministeriale del ministro dei Lavori Pubblici, per "Sovrano volere", nel febbraio 1858 leggo che: "Questa pianta che spontanea cresce sull'isola da pochi anni e che gli isolani l'ànno propagata per mezzo di vivai per garantire le coltivazioni dai danni dei sali marini, ma ben altro potrebbe ottenersi da siffatta pianta la quale per questo è utile alle industrie ed agli usi della vita della gente meno agiata per tanto è sconosciuta e negletta." E' da ritenersi che la ginestra è arrivata a Ponza dopo, molto tempo dopo, il gruppo di colonizzatori. E' stata usata come frangivento fino all'ultimo periodo di coltivazione della terra. Le foglie, i fili di ginestra sono stati e lo sono ancora, per quei pochi produttori, usati per legare i tralci della vite alla armatura di canne che i contadini mettevano in atto per tenere sistemate le viti. La ginestra, come tutte le piante, sboccia in primavera e a luglio inoltrato le foglie, che sono simili a dei cespugli di steli, hanno raggiunto una certa lunghezza. Il cespuglio intero viene tagliato e messo a seccare. Poi vengono staccati uno per uno e si formano dei mazzetti che si conservano fino al periodo, gennaio-febbraio-marzo, in cui si usano per legare i tralci. Prima di usarli si mettono a bagno per farli acquistare elasticità.












(foto di Rossano Di Loreto)

lunedì 19 giugno 2017

Buon San Silverio!!!

Buon San Silverio!!!

E' l'augurio che ci scambiamo tra ponzesi il 20 giugno ma che va oltre...ormai sono molti i forestieri che amano così tanto Ponza da seguirne anche le tradizioni come il culto di San Silverio.
La processione con la statua del Santo posizionata nella barchetta colma di garofani rossi è il momento più toccante della festa.
Molti seguono con le barche il Santo quando viene portato da un peschereccio nella baia del porto per la benedizione in memoria dei caduti in mare.
Un tempo San Silverio veniva portato in processione sopra un trono poi su una barca ma quella odierna venne costruita dal maestro d'ascia, Ciro Iacono, più vicina ai modelli di imbarcazioni ponzesi, nei primi anni sessanta,
San Silverio è presente in noi ponzesi fin dai primi istanti della nostra vita. Nei momenti di difficoltà è a Lui che ci rivolgiamo, come ad un padre.
L'immagine di San Silverio è ovunque nell'isola...nelle case, in edicole votive, sulle imbarcazioni...
La devozione verso San Silverio oltrepassa i confini dell'isola...dove c'è un ponzese c'è San Silverio...












domenica 18 giugno 2017

L'archeologia subacquea

A Ponza possiamo trovare reperti archeologici non solo a terra ma anche in mare...
L'isola di Ponza era sulle rotte commerciali dei più grandi navigatori non solo romani...chissà quanti naufragi ci sono stati durante le tempeste...
Nel settembre del 1985, in prossimità della Secca dei Mattoni,poco distante dai Faraglioni di Lucia Rosa, i sub Giuseppe Mazzella e Roberto Calò scoprirono il relitto di una nave romana del I secolo d.C. Giaceva ad una profondità di trenta metri.
All'interno del relitto trovarono tantissime anfore di tipo Dressel e ricordo ancora che dal muretto di piazza Pisacane ne vidi un camion pieno.
Chissà che fine hanno fatto...dovevano servire per il Museo di Ponza...bah
La nave apparteneva ad Aulo Saufeio e con il suo carico di vino e olio era diretta in Gallia.
Nel 2010, tra Ponza e Zannone, la Soprintendenza dei Beni Archeologici del Lazio con la Fondazione americana  Aurora Trust, Ocean Exploration and Education Trust scoprirono cinque relitti di navi romane a cento metri di profondità. Nei relitti c'erano moltissime anfore ben conservate che contenevano olio, vino e conserve di frutta. Questi relitti risalgono al periodo tra il I secolo a.C. e il IV d.C.
Che dire una bella scoperta!!!
L'idea, in questo caso, era di creare un Museo subacqueo. 
Ponza non è solo mare ma anche storia, archeologia, tradizioni...




Al largo dei Faraglioni di Lucia Rosa c'è la Secca dei Mattoni
(Foto di Rossano Di Loreto)



Anfore romane



Anfore ritrovate nei relitti tra Ponza e Zannone

Nota:
La Secca dei Mattoni si trova al largo dei Faraglioni di Lucia Rosa. Deve questo nome al naufragio di una nave carica di mattoni negli anni '30.
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