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venerdì 11 ottobre 2024

PONZA Carcer illustrium

" PONZA Carcer illustrium " è il titolo del libro di Gino Usai. 

In questo libro si racconta con un'ampia documentazione che fin dai tempi antichi nelle isole Ponziane venivano mandate persone ad espiare le proprie colpe.

Alcuni erano personaggi scomodi per l'impero romano, magari perchè erano convinti cristiani, come Flavia Domitilla che, a Ponza,  diede vita alla "Martiria", un luogo di ritiro con  un gruppo di persone dedite alla preghiera.

Ma a Ponza giunsero molti cristiani che non rinnegarono la propria fede e vennero martirizzati come Anastasia.

Anche papa Silverio venne relegato a Ponza dall'imperatore Giustiniano e trovò ricovero all'inizio presso la "Martiria" di Santa Domitilla ma poi fece edificare un cenobio in località Santa Maria. 

San Silverio morì forse ucciso e venne sepolto nel monastero di Santa Maria e il suo sepolcro venne visitato da tanti fedeli giunti a Ponza per ricevere dei miracoli.

Non sappiamo dove siano i resti di papa Silverio, probabilmente i monaci quando abbandonarono Ponza, nell'813, hanno portato via il suo corpo, forse in qualche chiesa di Roma.

Sulla tomba di Papa Silverio erano incise queste parole: "Romanae Supremus apex Silverius Aedis, Ossa sub hoc retinet mortus extraneo" (Sepolcro del capo supremo romano Silverio, che contiene le sue ossa straniere).

Con i Borboni tornò ad essere luogo di pena, i forzati vennero portati a Ponza perchè serviva mano d'opera per i lavori di urbanizzazione. Venivano rinchiusi nella "Grotta di Pilato" cioè la Cisterna di via Parata che era di epoca romana, dove, un tempo, raccoglievano le acque piovane che scendevano dal monte Guardia.  Era molto grande. priva di luce e malsana.  Chissà sulle pareti si potrebbe trovare qualche iscrizione, dei nomi. 

In seguito giunsero a Ponza relegati, coatti, delinquenti, e possiamo immaginare la vita dei nostri antenati ponzesi che vivevano quotidianamente con queste persone. 

Giunsero i patrioti del Risorgimento ma dopo l'Unità d'Italia arrivarono i camorristi come Tore 'e Crescienzo.

Ma dalla documentazione fornita da Gino Usai in questo libro scopriamo che relegati e coatti fornirono un aiuto alla fragile economia ponzese.

Una pagina molto triste fu quella dei deportati libici che giunsero a Ponza nel 1911, molti morirono per miseria e malattie. 

Poi arrivarono, con l'avvento del fascismo, i confinati politici contrari al regime. 

Molto interessante la documentazione contenuta in questo libro, frutto di un grande lavoro di ricerca da parte dell'autore.

Le foto qui sono contenute all'interno del libro


La copertina del libro


Deportati libici appena sbarcati a Ponza e ammassati sul Lanternino, 1911



Ritratto di Salvatore De Crescenzo, detto Tore 'e Crescienzo, il camorrista

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