La chiesa di Santa Maria è un vero gioiello, è piccola ma è curata.
La mia famiglia è molto legata a questa chiesa perchè un nostro antenato, del ramo materno, don Antonino Conte, è stato il primo addetto, insomma il primo a svolgervi le funzioni religiose.
Mia madre per anni ha custodito una lettera, scritta nell'Ottocento, che le era pervenuta dalla sua famiglia di origine, Conte.
Praticamente gli abitanti della frazione di Santa Maria chiedevano al Papa un suo intervento in modo tale che i lavori della chiesa, interrotti da molto tempo, riprendessero.
Questa lettera la ricordavo molto bene. Era stata scritta proprio da don Antonino Conte.
Nel 1995, per i cento anni della consacrazione di questa chiesa, mia madre diede questa lettera a don Salvatore Tagliamonte, parroco di quel tempo.
Confesso che mi arrabbiai un pò con lei per non averne conservato una copia.
Era pur sempre un documento di famiglia...
Per anni ho pensato spesso a quella lettera...
Quest'estate ho chiesto ad Eva Mazzella che custodisce alcuni documenti della chiesa di Santa Maria, se ne conoscesse l'esistenza.
Dopo qualche giorno Eva mi ha chiamata e mi ha fatto avere la copia.
Non so come ringraziarla...
L'interno della chiesa di San Giuseppe
Don Antonino Conte
Questa è la lettera con la classica scrittura ottocentesca
La lettera qui è trascritta negli "Appunti per un libro" di don Salvatore Tagliamonte e si leggono le parole
Nota:
Don Antonino Conte era il fratello del mio bisnonno Placido. Era nato il 9 aprile 1821 e morì il 25 marzo 1917. Mio nonno Salvatore Conte raccontava che don Antonino era un uomo colto.
Don Antonino Conte fece parte del primo Consiglio Comunale di Ponza dopo l'Unità d'Italia.
Per un certo periodo, la chiesa di Santa Maria fu affidata anche al sacerdote don Aniello Conte, nipote di don Antonino, poi cappellano presso l'ergastolo di Santo Stefano.
Pagine
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lunedì 28 settembre 2015
giovedì 24 settembre 2015
Edicole votive...a Ponza
Delle edicole votive di Ponza ne ho già scritto ampiamente in questo blog ed ho postato anche delle foto.
Sui muri delle abitazioni ma anche all'interno ne troviamo diverse, molto belle, alcune veramente particolari.
Girando per l'isola quest'estate ne ho fotografato altre...
Santa Domitilla questa edicola votiva è nella stradina dietro la chiesa di Ponza porto
San Silverio, questa è a Cala Feola
Questo San Silverio, con il mare in tempesta, è a Le Forna sopra Scarfisso
Questa bella Madonnina è a Le Forna sopra Scarfisso
San Silverio all'interno del palazzo di Clorinda sulla Punta Bianca
San Silverio si trova in Salita Croce
San Silverio sugli Scarpellini
San Silverio sul muro di un'abitazione in località Sant'Antonio
Il gatto che guarda San Silverio...in località Santa Maria
San Silverio sopra Giancos
Sui muri delle abitazioni ma anche all'interno ne troviamo diverse, molto belle, alcune veramente particolari.
Girando per l'isola quest'estate ne ho fotografato altre...
Santa Domitilla questa edicola votiva è nella stradina dietro la chiesa di Ponza porto
San Silverio, questa è a Cala Feola
Questo San Silverio, con il mare in tempesta, è a Le Forna sopra Scarfisso
Questa bella Madonnina è a Le Forna sopra Scarfisso
San Silverio all'interno del palazzo di Clorinda sulla Punta Bianca
San Silverio si trova in Salita Croce
San Silverio sugli Scarpellini
San Silverio sul muro di un'abitazione in località Sant'Antonio
Il gatto che guarda San Silverio...in località Santa Maria
San Silverio sopra Giancos
domenica 20 settembre 2015
Un ricordo di mio padre
Il 21 settembre mio padre, Ciro, avrebbe compiuto gli anni...
Auguri papà!
Ovunque tu sia non smetteremo mai di ricordarti...
Ciro Iacono, grande maestro d'ascia dell'isola di Ponza
Un sorriso non dura che un istante, ma il ricordo può essere eterno.
Friedrich von Schiller
Il ricordo non muore mai...
Auguri papà!
Ovunque tu sia non smetteremo mai di ricordarti...
Ciro Iacono, grande maestro d'ascia dell'isola di Ponza
Un sorriso non dura che un istante, ma il ricordo può essere eterno.
Friedrich von Schiller
Il ricordo non muore mai...
venerdì 18 settembre 2015
I suoni dell'isola: il mare della Parata
Un bel video di un pomeriggio di fine agosto, all'isola di Ponza.
Oltre ai colori stupendi del mare della Parata, si possono ascoltare i suoni.
Il video è anche su Youtube.
Il video è di Marianna Licari
Oltre ai colori stupendi del mare della Parata, si possono ascoltare i suoni.
Il video è anche su Youtube.
Il video è di Marianna Licari
giovedì 17 settembre 2015
Partono i bastimenti...
Il problema della migrazione sta esplodendo in tutta Europa in questi ultimi tempi.
E' un vero e proprio esodo.
Scappano dal loro paese perchè c'è la guerra, sono perseguitati, non solo per la povertà.
Anche gli italiani, soprattutto nel primo Novecento, hanno lasciato l'Italia creando un notevole flusso migratorio verso l'America.
Quest'anno, a Ponza, c'è stata proprio una mostra dedicata a questo fenomeno.
Peccato che sia stata poco visitata perchè era davvero interessante.
Forse è stata poco pubblicizzata.
Però sarebbe stato bello se all'interno ci fosse stata una sezione dedicata ai ponzesi emigrati.
Anche da Ponza c'è stato un grande flusso migratorio non solo verso gli Stati Uniti, ma anche verso l'America Latina soprattutto l'Argentina.
Così scrive Ernesto Prudente nel suo libro Miscellanea: "...Ne prese una a caso e se la mise davanti per leggere. "Italiani a New York" era il titolo.
Incominciò a leggere: "Nel 1950 la città più popolata di italiani era New York non Roma, Milano o Napoli, si calcolava che tra "paisani" partiti alla disperata, tra la prima e la seconda guerra mondiale, tra i loro figli e loro nipoti, nati sotto i grattacieli di Manhattan, vivessero circa tre milioni di persone do sangue italiano. La "pipeline" umana di contadini napoletani, siciliani, lucani, calabresi senz'altra dote se non la forza delle braccia e la volontà nel lavoro aprì i suoi rubinetti agli inizi del secolo passato, quando New York chiedeva continuamente manovalanza necessaria per i suoi lavori pubblici e per le costruzioni edili che l'avrebbero ingigantita. Gli italiani accorsero a frotte."
Non ebbe bisogno di leggere l'intera pagina per capire quello che descriveva. Lo prevedeva perchè lo sapeva. Glielo avevano raccontato quei tanti ponzesi che, anche loro, sin dall'inizio del secolo, erano passati in quel tubo arrugginito ed erano ritornati nella loro isola per godersi il meritato riposo dopo anni e anni di lavoro in galleria per estrarre minerali o nello scavamento di terreno per porre le fondamenta di nuovi palazzi. Erano quelli che mettevano la pentola sul fuoco una volta la settimana. Lo aveva sentito dalla viva voce di tanti altri ponzesi, quelli che avevano deciso di continuare a vivere negli Stati Uniti dove avevano trasferito la loro famiglia e che, di tanto in tanto, ritornavano a Ponza. Li aveva visti di persona quando aveva accompagnato, nell'immediato dopoguerra, un cugino in partenza dal porto di Napoli. Salivano la scala dell'Andrea Doria con in mano una valigia di cartone tenuta chiusa dallo spago. Li aveva visti salutare, straziati, dalla ringhiera della passeggiata della nave, i parenti che stavano sulla banchina. La crudeltà del distacco era testimoniata, oltre che dalle lacrime, da quel lento sventolio di fazzoletti che non nascondeva, ne poteva nascondere, la forte e profonda commozione.
Erano troppi sulla loro piccola isola."
Un po' di foto di Marianna Licari.
E' un vero e proprio esodo.
Scappano dal loro paese perchè c'è la guerra, sono perseguitati, non solo per la povertà.
Anche gli italiani, soprattutto nel primo Novecento, hanno lasciato l'Italia creando un notevole flusso migratorio verso l'America.
Quest'anno, a Ponza, c'è stata proprio una mostra dedicata a questo fenomeno.
Peccato che sia stata poco visitata perchè era davvero interessante.
Forse è stata poco pubblicizzata.
Però sarebbe stato bello se all'interno ci fosse stata una sezione dedicata ai ponzesi emigrati.
Anche da Ponza c'è stato un grande flusso migratorio non solo verso gli Stati Uniti, ma anche verso l'America Latina soprattutto l'Argentina.
Così scrive Ernesto Prudente nel suo libro Miscellanea: "...Ne prese una a caso e se la mise davanti per leggere. "Italiani a New York" era il titolo.
Incominciò a leggere: "Nel 1950 la città più popolata di italiani era New York non Roma, Milano o Napoli, si calcolava che tra "paisani" partiti alla disperata, tra la prima e la seconda guerra mondiale, tra i loro figli e loro nipoti, nati sotto i grattacieli di Manhattan, vivessero circa tre milioni di persone do sangue italiano. La "pipeline" umana di contadini napoletani, siciliani, lucani, calabresi senz'altra dote se non la forza delle braccia e la volontà nel lavoro aprì i suoi rubinetti agli inizi del secolo passato, quando New York chiedeva continuamente manovalanza necessaria per i suoi lavori pubblici e per le costruzioni edili che l'avrebbero ingigantita. Gli italiani accorsero a frotte."
Non ebbe bisogno di leggere l'intera pagina per capire quello che descriveva. Lo prevedeva perchè lo sapeva. Glielo avevano raccontato quei tanti ponzesi che, anche loro, sin dall'inizio del secolo, erano passati in quel tubo arrugginito ed erano ritornati nella loro isola per godersi il meritato riposo dopo anni e anni di lavoro in galleria per estrarre minerali o nello scavamento di terreno per porre le fondamenta di nuovi palazzi. Erano quelli che mettevano la pentola sul fuoco una volta la settimana. Lo aveva sentito dalla viva voce di tanti altri ponzesi, quelli che avevano deciso di continuare a vivere negli Stati Uniti dove avevano trasferito la loro famiglia e che, di tanto in tanto, ritornavano a Ponza. Li aveva visti di persona quando aveva accompagnato, nell'immediato dopoguerra, un cugino in partenza dal porto di Napoli. Salivano la scala dell'Andrea Doria con in mano una valigia di cartone tenuta chiusa dallo spago. Li aveva visti salutare, straziati, dalla ringhiera della passeggiata della nave, i parenti che stavano sulla banchina. La crudeltà del distacco era testimoniata, oltre che dalle lacrime, da quel lento sventolio di fazzoletti che non nascondeva, ne poteva nascondere, la forte e profonda commozione.
Erano troppi sulla loro piccola isola."
Un po' di foto di Marianna Licari.
mercoledì 16 settembre 2015
20 luglio, San Silverio un mese dopo...
Il 20 luglio, un mese dopo San Silverio, si porta la statua del Santo in processione fino al molo Musco come conclusione della festa.
Poi il Santo viene riposto nella nicchia dell'altare a Lui dedicato, che fu donato, nel 1915, da Ciro Piro, fu Leonardo.
Quest'anno il 20 luglio è stata una giornata caldissima che ha messo a dura prova la devozione a San Silverio.
Qualche foto di quest'anno 2015
Poi il Santo viene riposto nella nicchia dell'altare a Lui dedicato, che fu donato, nel 1915, da Ciro Piro, fu Leonardo.
Quest'anno il 20 luglio è stata una giornata caldissima che ha messo a dura prova la devozione a San Silverio.
Qualche foto di quest'anno 2015
domenica 13 settembre 2015
Frammenti di Ponza su Facebook
Da poco tempo Frammenti di Ponza ha una pagina Facebook
Chi vuole può seguirmi anche lì, dove si possono trovare oltre ai nuovi post anche quelli più datati ma che ritengo interessanti.
Chi vuole può seguirmi anche lì, dove si possono trovare oltre ai nuovi post anche quelli più datati ma che ritengo interessanti.
Clicca qui per raggiungere la pagina facebook di Frammenti di Ponza |
sabato 12 settembre 2015
Il mio mare
Questo luogo mi è molto caro, è la Parata, a Ponza, a due passi da casa mia.
Lo scoglio viene chiamato Pizzo Papero.
E' proprio lì che corro, sulla Parata, quando ho bisogno di una boccata d'aria...in ogni ora del giorno...non ci sono parole per descrivere le sensazioni...
E che dire la sera con il riflesso della Luna sul mare ed il rumore delle onde del mare...
Un vero paradiso!
Ho tanta nostalgia!
Una mia foto dell'estate 2015.
Il mare, la bellezza eterna del mare. Come l'hanno vista i naviganti del passato e la vedranno nei millenni futuri. La bellezza del mare è un eterno rinnovamento di luci e di colori. E penso alla linea dell'orizzonte con il cielo e le onde in continuo movimento, all'alba come al tramonto, in estate come in inverno. Un'emozione sempre.
Mimmo Jodice
Lo scoglio viene chiamato Pizzo Papero.
E' proprio lì che corro, sulla Parata, quando ho bisogno di una boccata d'aria...in ogni ora del giorno...non ci sono parole per descrivere le sensazioni...
E che dire la sera con il riflesso della Luna sul mare ed il rumore delle onde del mare...
Un vero paradiso!
Ho tanta nostalgia!
Una mia foto dell'estate 2015.
Il mare, la bellezza eterna del mare. Come l'hanno vista i naviganti del passato e la vedranno nei millenni futuri. La bellezza del mare è un eterno rinnovamento di luci e di colori. E penso alla linea dell'orizzonte con il cielo e le onde in continuo movimento, all'alba come al tramonto, in estate come in inverno. Un'emozione sempre.
Mimmo Jodice
mercoledì 9 settembre 2015
La Cisterna Romana della Dragonara
E così, finalmente, sono riuscita a visitare la Cisterna Romana della Dragonara, a Ponza.
Entrando ho provato una grande emozione davanti a così tanta bellezza.
E' stato come camminare nella storia.
Mi sono trovata davanti a qualcosa di maestoso come quando entri in una cattedrale, un senso di sacralità.
Non trovo le parole per descrivere le mie sensazioni.
Bella, veramente, bella!!!
Abbiamo tesori di così tanta grandezza e finora ci è stato impossibile visitarli.
La guida Ike è stata esauriente nelle spiegazioni ed un plauso va anche a lei.
Ora speriamo che al più presto vengano recuperate le altre Cisterne che potrebbero arricchire l'offerta turistica ma soprattutto culturale.
So che prossimamente verrà aperta la Cisterna del Comandante che è stata ripulita lo scorso inverno.
Credo che avrà sicuramente molto successo essendo situata in pieno centro storico.
Spero però che non ci si dimentichi di quella immensa di via Parata (sovrastante) che, se quella della Dragonara ho definito cattedrale questa lo è ancora di più per grandezza.
Lo so che che ci vogliono molte risorse per recuperarla ma credo che valga la pena se pensiamo al Cisternone di Formia, un tempo colmo d'immondizia.
Qualche mia foto...
Entrando ho provato una grande emozione davanti a così tanta bellezza.
E' stato come camminare nella storia.
Mi sono trovata davanti a qualcosa di maestoso come quando entri in una cattedrale, un senso di sacralità.
Non trovo le parole per descrivere le mie sensazioni.
Bella, veramente, bella!!!
Abbiamo tesori di così tanta grandezza e finora ci è stato impossibile visitarli.
La guida Ike è stata esauriente nelle spiegazioni ed un plauso va anche a lei.
Ora speriamo che al più presto vengano recuperate le altre Cisterne che potrebbero arricchire l'offerta turistica ma soprattutto culturale.
So che prossimamente verrà aperta la Cisterna del Comandante che è stata ripulita lo scorso inverno.
Credo che avrà sicuramente molto successo essendo situata in pieno centro storico.
Spero però che non ci si dimentichi di quella immensa di via Parata (sovrastante) che, se quella della Dragonara ho definito cattedrale questa lo è ancora di più per grandezza.
Lo so che che ci vogliono molte risorse per recuperarla ma credo che valga la pena se pensiamo al Cisternone di Formia, un tempo colmo d'immondizia.
Qualche mia foto...