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venerdì 31 agosto 2007

I colori di Ponza

In primavera Ponza è uno splendore, un’esplosione di colori. Oltre alle case che hanno diverse tonalità, dal rosa al celeste, dal bianco al giallo, la natura ci offre uno spettacolo meraviglioso. Ponza non ha boschi come Zannone, ma è ricca di macchia mediterranea, che a primavera esplode nei suoi colori. Il colore predominante è il giallo delle ginestre, ma c’è anche il bianco del cisto e il fucsia del fico degli ottentotti. Quest’anno c’erano anche i fiori spettacolari dell’agave, gialli e profumati, che purtroppo fioriscono una volta nell’arco di molti anni.
Ponza è rinomata per le sue calette, per il colore azzurro del suo mare, e così si è un po’ trascurata la campagna che prima era ben curata, verdeggiante. C’erano una miriade di contadini che lavoravano, producendo ogni ben di Dio. Oggi queste persone hanno cambiato attività, le campagne sono abbandonate e i prodotti locali quasi non esistono più. Certo il lavoro del contadino è duro, è faticoso e non è molto redditizio, quindi abbiamo una moltitudine di operatori turistici improvvisati. Molti terreni ormai sono incolti e durante il periodo delle piogge il mare è macchiato di terra per molti metri. Infatti, non ci sono più le piante a trattenere la terra.
 Ed ora sarà anche peggio, con gli incendi che hanno devastato l’isola nei giorni scorsi. In questo momento i colori sono spenti, rimane solo il nero del bruciato!

Eèa

<che dall’alto ho visto,
dall’ardua punta dove sono asceso,
che questa è un isoletta: umile giace,
 e immenso intorno la corona il mare…>>.
Omero, Odissea, X, 276-279
La foto è del fotografo Nico Ruta.

giovedì 30 agosto 2007

Una chiesetta molto graziosa

A Ponza c’è una chiesetta che è un amore.
Si trova in campagna, sotto il Monte Guardia, e per arrivarci bisogna fare una scarpinata ma ne vale la pena. È dedicata alla Madonna della Civita, che viene festeggiata il 21 luglio con una processione molto suggestiva che attraversa sentieri di campagna fino ad arrivare all’Aia degli Scotti dove viene celebrata la messa.
Venne fatta costruire, nel 1954, dal parroco Monsignor Luigi Dies ed è una struttura molto semplice tinteggiata di bianco. Nel piccolo complesso c’è anche una cameretta per il parroco, un pozzo per attingere l’acqua e il campanile con una campana. Il sagrato offre un panorama fantastico, in lontananza lo sguardo corre fino all’isola di Zannone, agli scogli delle Formiche, si può stare in contemplazione dello spettacolo che la Natura ci offre. Anche il piccolo asinello che sta nel campo attiguo fa parte dello spettacolo: sembra un personaggio di altri tempi, ormai ne esistono così pochi!
Purtroppo il 26 agosto 2007 è stata anch’essa circondata dal fuoco, tutta la macchia mediterranea è bruciata, come anche i vigneti e i frutteti.
Tutto ciò per opera degli incendiari senza scrupoli,chissà se quell’asinello è sopravvissuto al rogo!

"S.Silverio…"

 Poesia inedita 1976 di Gigi Proietti

La festa del 20 giugno era stata rimandata al 27 a causa delle elezioni, il 26 ci fu un forte levantata….

S. Silverio…S. Silverio
dimme un po’: te pare serio
che arivate a fine giugno
te presenti co sto grugno

Tempo incerto, traballante
un po’ scirocco, un po’ levante
e ce fai sbatte li denti
invece de smorzà li venti

S. Silverio che è successo?
Nu lo dì, forse ho capito
che cos’è che nun te piace
è che nun te mette in pace:

È che il giorno tuo augurale
pe na strana coincidenza
va a finì nella scadenza
del periodo elettorale

e già questo te indispone
e nun l’hai mannata giù
poi stavorta perdippiù
c’è da dì che l’elezione
l’hanno pure anticipate

T’hanno messo er manifesto
su li muri insieme a quelli:
tutti boni, tutti belli
che hanno sempre solo chiesto

Certo che ce vo coraggio
ad affiggete sur muro
inzieme a chi cor core duro
sta a elemosinà un suffragio

Ma te pare che t’ammischi
co li giochi der potere?
Tu sei Santo e ciai piacere
de potè evità sti rischi

E pe questo che t’incazzi
e fai muove cielo e mare
vuoi informà a parole chiare
st’ammuchiata de pupazzi

Però all’ultimo minuto
tu diventi tollerante
fai carmà pure el levante
e ce dai er tuo benvenuto

T’aringrazio S. Silverio
e te dico a tutto core
sei davvero un gran signore
ciò piacere che sei serio.

I luoghi del cuore

Ognuno di noi ha dei luoghi  che ama particolarmente io non potevo che averli nella mia isola, Ponza, dove sono nata e cresciuta. Uno di questi è la  Parata che non è solo la spiaggia, bellissima, sassosa, qualche volta sabbiosa come quest’anno. Questo nome deriva da “apparata”, le reti che mettevano i ponzesi per intrappolare le quaglie che passavano nei i loro viaggi migratori. C’è un belvedere magnifico dove affacciarsi puoi spaziare lo sguardo dai faraglioni del Calzone Muto, allo scoglio della Botte, fino ad arrivare a Ventotene o addirittura ad Ischia. È  situato a poca distanza dal porto ed io quando sto a Ponza spesso mi affaccio per godere di questo spettacolo meraviglioso. È da li che osservi il sorgere della luna piena che irradia con la sua luce il mare blu, oppure le lampare delle barche dei pescatori. È un luogo molto ventilato, infatti d’estate anche quando fa molto caldo in questo posto dell’isola c’è sempre un  po’  di brezza ma d’inverno può capitare di trovarsi in mezzo a una vera e propria bufera. Ricordo che quando ero piccola e c’era il vento di levante forte avevo un po’ paura a passare in quel tratto di strada. Il vento creava come un muro che dovevi penetrare ed io con la mia cartella in mano andavo a scuola tenendo i piedi ben saldi a terra  per non cadere. Quest’estate la spiaggia sottostante era veramente magnifica, una immensa distesa di sabbia con degli scogli incastonati nel mare trasparente. E proprio la trasparenza dell’acqua faceva soffermare molte persone che non avrebbero esitato a tuffarcisi. Secondo me la Parata è uno dei belvedere più belli dell’isola senza nulla togliere nulla ad altri. 

Ponza

Canzone di Simone Cristicchi e Pier Cortese
Ponza,Ponza,l'isola della patonza,Ponza,Ponza,parapaponzipò!
Pensa che a Ponza ho incontrato na stronza
mentre andavo a pesca me s'è rotta la lenza
sono andato al Frontone,per un aperitivo
ho comprato un mojito;m'hanno spellato vivo,spellato vivo!

Pensa che a Ponza sono andato in vacanza,
mi so preso una sbronza,m'è partita la danza,
sono andato in pescheria ma era una gioielleria,
gli ho staccato un assegno e so scappato via,scappato via!
Ma io mi sento rilassato e non mi viene neanche più quell'ansia,ansia!

e mentre guardo il mare nella testa ho una canzone che mi ronza,ronza!
Ponza,Ponza,l'isola della patonza,Ponza,Ponza,parapaponzipò!
Ponza,Ponza,l'isola che non t'abbronza,ma te sbianca,per i prezzi che c'ha!

Pensa che a Ponza c'abbiamo na stanza con il cane Nanà
e il suo padrone che fa:San Silverio aiutaci tu!San Silverio aiutaci tu!
Pensa che a Ponza te cresce la panza un centimetro all'ora
come quella signora:San Silverio,proteggici tu,San Silverio proteggici tu!

Ponza m'ha stressato,quasi quasi me prenoto na vacanza,a Monza!
Ma mi sono innamorato e non voglio rimanere senza,senza!

Ponza,Ponza,l'isola della patonza,Ponza,Ponza,parapaponzipò!
Ponza,Ponza,l'isola che nnon t'abbronza,ma te sbianca,per i prezzi che c'ha!

martedì 28 agosto 2007

Il mare

“L’isolano non potrà mai dimenticare il mare. È stato la sua culla. Il mare è nella mente e nel cuore dell’isolano. Il suo primo grande amore”. Così scrive Ernesto Prudente in un suo libro. Questa citazione è verissima perché chi è nato in un’isola ha la necessità, il bisogno di vederlo e questo lo posso dire in prima persona.
Non vivo nella mia isola ormai da tanti anni, ma dalla città in cui abito, anche se piena di cemento, spesso scruto l’orizzonte alla ricerca del mare, che per fortuna è a pochi chilometri. Dalla finestra della mia camera, al quinto piano, lo vedo in lontananza e nelle giornate terse riesco a vedere il promontorio del Circeo, fantasticando che oltre c’è l’isola di Ponza. A volte non mi basta vederlo da lontano, voglio sentirne l’odore, il rumore ed allora devo andare al porto di Anzio per quietare il mio stato d’animo.
I bambini della mia classe sanno che la cosa che mi piace di più è il mare. Cerco in qualche modo di farglielo amare, insegnando loro che bisogna rispettarlo, e non lasciare rifiuti sulla spiaggia perché tutto ciò si ritorcerà contro di noi. Loro mi ripagano con dei disegni dove il mare è riprodotto in modo veramente eloquente.
Davanti al mare potrei stare delle ore senza parlare con alcuno, perché le sue onde, che vanno e vengono, ti placano l’animo.
Mi culla e mi fa tornare bambina, quando l’isola era ancora conosciuta da pochi turisti e potevi fare il bagno addirittura alla spiaggia di Sant’Antonio.
Ricordo che raccoglievo delle conchiglie bianche, molto sottili e l’acqua era bassa per un bel po’ permettendo a noi bambini di fare il bagno senza pericolo. Oggi quella spiaggia è invasa da centinaia di barchette ed è improbabile farci il bagno.
Come è cambiata Ponza!!!
 

lunedì 27 agosto 2007

L’Isola

In principio era l’acqua,
e l’acqua custodiva nel suo grembo
la terra.
E la terra emerse dal grembo degli abissi,
in forma di fuoco,
a testimoniare la potenza del suo divenire.
E il fuoco ruppe la notte
e volò alto sull’acqua,
e la ricoprì,
e sull’acqua fu ribollire,
colonne di vapore, incandescenza e rumore,
la lotta.
L’alba si fece sul mare placato.
La terra aveva conquistato il suo posto
e l’acqua la circondava,
l’abbracciava, la custodiva, l’alimentava.
Era nata l’Isola

Alberto Iacometti, 1974

Il Fuoco

L’Isola è nata dal fuoco, il fuoco creatore, sprigionato dalla terra.
Il suo destino è essere sgretolata, erosa dal mare e dal vento.
Ma spesso l’uomo, che dovrebbe essere custode e non padrone,
usa il fuoco diverso, distruttore.
E non solo sull’Isola!
Pensando solo ai suoi interessi, usa il fuoco come strumento di potere,
di ricatto, verso gli altri uomini, strumento di sfregio verso la natura stessa.
Sono giorni che brucia il Sud - Italia, la Grecia, che bruciano il verde,
gli alberi e le persone.
Ieri bruciava Salina, oggi brucia Ponza.
Stamattina la gente è stata svegliata dai Canadair. L’incendio lambiva le case vicino l’Acquedotto, ma per fortuna è stato domato.
Ma il fuoco distruttore non si è arreso: Monte Guardia, il Pagliaro e Tre Venti sono stati seriamente danneggiati, tutti incendi chiaramente dolosi. Animali e piante inceneriti.
Una vera ferita, un colpo al cuore dell’isola.
Ponza è da sempre vittima degli incendi e degli incendiari.
Anni fa un vastissimo incendio, partito dal Frontone, aveva fatto danni gravissimi, mettendo quasi in ginocchio l’isola intera. Ogni parte dell’isola è stata più o meno colpita da un incendio, accidentale (causato dall’abitudine di bruciare le sterpaglie) o doloso.
Ma gli isolani perché dovrebbero fare del male alla loro Patria?
Commentando il bel verde degli ultimi anni con un commerciante, mi sono sentita rispondere <<Che ci facciamo col verde?Noi vogliamo le case!!>>.
Le case? ancora?l’isola non riesce a reggere l’attuale flusso turistico, e vogliono ancora più case.
Il verde è importantissimo per l’equilibrio ambientale. La macchia mediterranea evita le frane che tormentano l’isola e permette il drenaggio della pioggia dalle colline. È fondamentale. È il rifugio di piccoli animali, di uccelli migratori, di specie vegetali ormai rare.
Inoltre una rigogliosa vegetazione fa dell’isola un meraviglioso giardino pensile.Coltivare e proteggere la terra e sicuramente meglio che incendiarla.
Il turista non vuole vedere una terra brulla e sentire l’odore di bruciato.
Ma riposare gli occhi ammirando un giardino, un gioiello in mezzo al mare.

venerdì 24 agosto 2007

Frammenti di...

Questo blog è una solo una piccola serie di racconti, di “frammenti”, raccolti qua e là, che spero vi facciano apprezzare i lati nascosti della mia Isola, Ponza.
Il disegno è di Milo Manara.

Ricordo di...

IN RICORDO DI PAPA’ CIRO,
MAESTRO D’ASCIA A PONZA

In un giorno di fino Febbraio 2006 l’isola di Ponza veniva privata, improvvisamente, di una persona che certamente non passava inosservata, era un pezzo di storia locale. Ciro Iacono, classe 1920, con i suoi capelli bianchi, gli occhi azzurri e un sorriso beffardo, aveva sempre una battuta scherzosa per chi entrava nella sua bottega. Era un maestro d’ascia e negli anni cinquanta aveva incominciato a costruire le prime barchette con cui i turisti visitavano calette, grotte, spiaggette dell’isola. Avevano tutte una linea inconfondibile, un elegante particolare, ad occhio subito si capiva chi le aveva costruite.
Ciro lavorava in una bottega del porto borbonico dove, appena entravi, sentivi nelle narici l’odore dei trucioli di legno. Quello che colpiva di più erano le sue mani, in continuo movimento, che segavano e limavano i pezzi di legno per poi assemblarli fino a formare lo scafo della barca che stava costruendo. Quando la barca era pronta la portava fuori dalla bottega per verniciarla.
Negli anni sessanta costruì la barca che, riempita di garofani rossi, porta in processione la statua di San Silverio, il santo protettore dell’isola. Quando è andato in pensione si è messo a costruire modellini, sempre in legno, di lance, gozzi, tartane, golette dai colori bellissimi e perfettamente rifiniti. Molti si fermavano nella sua bottega per ammirarlo e anche per fotografarlo mentre lavorava. Quando conversavi con lui, tornavi indietro nel tempo e veniva fuori un ritratto inedito di Ponza. Non raccontava solo il passato: la sua conversazione spaziava in tutti i campi, la sua bottega spesso sembrava un salotto, visitato da persone comuni e da qualche vip.
Era molto galante verso sua moglie Elvira, spesso le portava dei fiori e il loro amore era immutato da circa sessanta anni.
Questo era mio padre e il suo ricordo sarà sempre nel mio cuore.  
 
    Francesca Iacono      
                                                                                                                                                         
Pubblicato sul settimanale “Gente” n°37 del 14/09/2006

Una storia ponzese

Finalmente dopo un anno ritorno nella mia isola, Ponza. Man mano che la nave si avvicina e l’isola si staglia all’orizzonte, vengo presa da una forte emozione, è come se la vedessi per la prima volta. Un tuffo al cuore e comincio a riconoscere le case con i loro colori pastello, le rocce dalle forme più buffe. La nave accosta alla banchina, gli ormeggiatori raccolgono le cime per fissarle alle bitte, si apre il portellone e noi passeggeri possiamo scendere. Negli anni scorsi ad aspettarmi sul porto c’era mio padre in sella alla sua bicicletta, purtroppo ciò ora non è più possibile, poiché è mancato lo scorso anno.
Attraverso tutta la banchina per avviarmi verso casa, districandomi tra la gente che fa la spesa o fa la fila per andare in barca.
Ad un certo punto mi trovo davanti ad una porta azzurra con due balenottere bianche dipinte sopra, chiusa ormai da troppo tempo. Dietro quella porta c’è la bottega dove mio padre, Ciro, per buona parte della sua vita, ha lavorato duro costruendo barche di legno. Non poteva permettersi distrazioni, doveva mantenere una moglie e ben cinque figli. In quella bottega lui aveva lavorato fino all’ultimo giorno della sua vita, completando il modellino di un gozzetto.
Negli ultimi anni era molto amareggiato perchè poteva accedervi solo parzialmente: la parte interna era ostruita dalla terra che era caduta dalla strada sovrastante, che conduce a Piazza Pisacane. Qualche anno fa era franata e non potevano più passare le automobili, quindi si era creato un grande disagio per la cittadinanza.
Mio padre, grande galantuomo, acconsentì a far cadere la terra nella parte interna della sua bottega per far riaprire al più presto la strada, in quanto la stagione estiva incombeva. Tutto ciò con la promessa che il più presto possibile tutto sarebbe tornato come era prima, con interventi di rimozione del terriccio e rinforzo della strada.
Sono passati degli anni ormai, la palla è balzata da un’istituzione all’altra, buona parte del terriccio è ancora lì e il rinforzo della strada ha danneggiato la sua bottega, che in questo momento è in condizioni veramente indecenti!!!
Non so di chi è la colpa, ma è certo che in questo momento si sta offendendo la memoria di una persona che ha creduto di fare una buona azione.
Spero che dopo tutto questo tempo qualcuno si faccia carico di questa situazione e riporti la bottega ad uno stato di agibilità.
La prossima volta che ritorno nella mia isola, Ponza, vorrei, aprendo quella porta, poter immaginare mio padre Ciro alle prese con la costruzione di una barca e vederlo sorridermi.
Francesca