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domenica 8 ottobre 2023

La cattedrale tra le Cisterne romane dell'isola di Ponza

 Qualche giorno fa in televisione hanno mostrato la villa di Domiziano a Sabaudia  ed è apparsa una meravigliosa cisterna Romana simile alla nostra, quella di via Parata. 

Devo confessare che ho provato molta rabbia. Il nostro patrimonio archeologico sta finendo nell'oblio poi per non parlare della cattedrale delle Cisterne romane dell'isola di Ponza.
Ebbene si, all'isola di Ponza esiste la cattedrale tra le cisterne romane ma di un suo possibile recupero non interessa a nessuno che invece potrebbe dare lustro al nostro territorio.
Non è una Cisterna qualunque, non era solo una conserva d'acqua ma è un luogo ricco di storia che potrebbe riservare anche qualche sorpresa.
La Cisterna è quella di via Parata detta anche del Bagno.
Sono anni che cerco di porre l'attenzione su questo Bene Archeologico e nei primi mesi del 2017 sembrava ci fossero buone speranze per un suo recupero.
Poi il nulla...
Questa Cisterna, situata in pieno centro storico, è stata dimenticata per molto tempo, se ne era persa la memoria.
Un sito archeologico a cui tengo molto, di cui ho scritto tanto in altri post, è la grande Cisterna di Via Parata, anticamente chiamata anche Palazzo di Pilato, che è posizionata proprio dietro casa mia. Sicuramente era collegata attraverso un condotto con quella del Corridoio in via Comandante che è sottostante.
Non ci sono mai entrata e non la conosco se non attraverso le foto, le mappe o i racconti di persone che si rifugiavano in caso di allarme aereo durante la seconda guerra mondiale.
Mio nonno, Salvatore Conte, contadino di sopra i Conti, aveva una concessione grazie alla quale nella Cisterna di Via Parata poteva preparare il concime per i suoi terreni a base di alghe con l'aiuto dei coatti. Questo a dimostrare i molteplici usi nel corso dei secoli...
Oggi praticamente è impossibile entrarci è piena d'immondizia e addirittura ci sono costruzioni abusive all'interno.
Il Tricoli nella Monografia per le isole del Gruppo Ponziano, del 1855, così descrive la Cisterna di Via Parata o del Bagno:
"Sono due grotte incavate l'una sopra l'altra nel masso del colle, di palmi 300 lunga, e 200 larga ognuna, le volte sostenute da piloni sovrapposti ai primi, formano ciascuna di esse otto spaziose navate; è magnifico il cavamento, avendo la volta di mezzo massiccia non più di palmi 15.
La inferiore anticamente per tradizione, come ci dice ancora Pacichelli, era chiamata grotta di Pilato. Ora i due terzi sono ridotti a prigione con quattro fori nella volta."

Raccontiamo qualche altro pezzo di storia...
Dopo l'arrivo del primi coloni, nel 1734, a Ponza, i Borboni pensarono di dare un nuovo assetto urbanistico con la costruzione del porto sui resti di quello romano.
I lavori iniziarono nel maggio 1768 e vennero impiegati come manovalanza i forzati che vennero alloggiati nella grande Cisterna di via Parata.
A tal proposito ecco cosa scrive Giovanni Maria De Rossi: "Nella grande cisterna, ubicata oggi in via Parata, fu ricavato l'alloggio per i forzati, con la creazione ed il ripristino delle antiche prese di luce e aria, al fine di rendere meno disagevole il soggiorno. Nella pianta del Winspeare si dice espressamente "quartiere per i forzati con i suoi lucernaj". E' probabilmente questa la cavità indicata in una pianta del secolo XVII come "grotta di Pilato" (da non confondere con il toponimo "grotte di Pilato", che indicava il complesso delle peschiere sotto la torre borbonica).

Anche il Dies la descrive:
LA VASTISSIMA CISTERNA DEL BAGNO
A livello di strada, l'ingresso pietosamente incustodito, il che è tanto strano, quanto significativo, ha tutto l'aspetto d'un Ninfeo o tempietto, sacro...forse a divinità acquarie. Probabilmente l'irregolarità dell'ambiente, che risalta a chi entra, è dovuta alla natura della roccia in cui venne scavato l'antro. Gli architetti dovettero pensare d'adibire a cisterna una cava di tufo da costruzione, che ampliarono nel senso non ancora perforato della montagna. Questa cisterna è detta del bagno, perchè i Borboni vi posero, a loro tempo, il dormitorio) dei forzati qui dedotti per la esecuzione del piano di colonizzazione; diventò per questo un bagno penale.
Sono imponenti gli archi a crociera, tagliati nel tufo, corrono quattro lunghissime navate, divise da tredici pesanti pilastri ricavati dallo stesso taglio. Grande cura fu posta nell'ampliare al massimo questo deposito, il cui scavo arriva fin sotto la collina degli Scotti.
Il laterizio e l'opus reticulatum furono ottimi mezzi per risanare e rafforzare fondi e pilastri, minacciati da sabbia, pomice o vene meno compatte del tufo. Tutta la superficie interna è ricoperta d'intonaco signino e a terra non mancano i pulvini.
Si calcola che in questo deposito potevano essere raccolte molte migliaia di tonnellate d'acqua. Le due cisterne inferiori hanno la stessa forma e ampiezza."
E intanto la Cisterna di via Parata è lì che aspetta che venga ripristinata la legalità, di essere recuperata e restituita alla collettività ponzese
Sono convinta che all'interno potremmo avere delle sorprese...


Dietro questo palazzo rosa c'è la Cisterna di via Parata.


Sotto questa stradina, un tempo chiamata via del Bagno penale, c'è l'accesso alla Cisterna di via Parata



Ecco dove si trova questa grande Cisterna, in pieno centro storico di Ponza



Una pianta della cisterna di via Parata o del Bagno realizzata nel 1770 da Giovanni D'Alessio






L'interno della Cisterna piena d'immondizia

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