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mercoledì 12 luglio 2023

Don Aniello Conte, cappellano dell'ergastolo di Santo Stefano, e la scarcerazione di Don Giovanni

 Di Don Aniello Conte, cappellano dell'ergastolo di Santo Stefano ne ho scritto più volte. Conoscevo il caso Corbisiero, detenuto innocentemente,  che Don Aniello con la sua testimonianza fece scarcerare ma ho trovato altro.

Leggendo il libro "Ventotene da confino fascista a isola d'Europa" di Pier Giacomo Sottoriva  ho trovato un brano in cui si racconta che Don Aniello Conte ha fatto scarcerare un prete sardo, Don Giovanni, detenuto a Santo Stefano, che non aveva commesso il delitto per cui espiava nell'Ergastolo.

Ecco il brano:

"...Ne fu ospite anche un parroco, certo don Giovanni, che dalla Sardegna vi era trasferito per espiare una condanna all'ergastolo per un delitto che non aveva commesso. Fu restituito alla vita e alla funzione sacerdotale dal parroco del carcere, il ponzese don Aniello Conte, che dedicò tutta la sua vita di missionario in patria a sostenere le malinconie, i pentimenti e anche lo spirito ribelle degli ospiti dell'ergastolo. Fu lui che provocò la revisione del processo che aveva condannato il sacerdote sardo, altre indagini che portarono alla cattura del vero colpevole e che fece restituire alla libertà il suo collega in talare. Questo episodio è narrato dal compianto don Paolo Capobianco, per decenni parroco di Gaeta, e che, una volta in pensione, volle trascorrere i suoi ultimi e fecondi anni nella tranquilla casa di riposo di Ventotene, posta accanto alla chiesa di Santa Candida, da dove proseguì il suo lavoro di raccontatore di storie antiche e recenti della sua gente (v. L'ergastolo di S.Stefano, i reclusi e don Giovanni parroco condannato, sul mensile "il Golfo" del 15 gennaio 1993"

Il racconto di don Paolo Capobianco a proposito di questa storia sul mensile "Il Golfo":

"...Ho conosciuto il cappellano del carcere di Santo Stefano, Don Aniello Conte da Ponza. Era già avanzato negli anni, quando mi sono incontrato con lui per la prima volta. Dalla sua viva voce ho appreso molte delle notizie su esposte.

Don Aniello Conte secondo il Cuore di Dio, integerrimo, umile, nascosto agli occhi del mondo. Tutta la sua vita di sacerdote l'aveva spesa tra i carcerati di Santo Stefano. Li conosceva uno per uno i suoi cari ergastolani; di ognuno sapeva la luttuosa tragedia che l'aveva condotto a Santo Stefano.

Don Aniello fu l'uomo di Dio e della galera; egli era memore delle parole di Cristo Signore: "ero in carcere e veniste a trovarmi" (Matteo 25, 36). Amò di vero cuore i suoi carcerati, li amò fino all'eroismo della propria vita. Quei poveri emarginati della società trovavano in Don Aniello il padre, il fratello, l'amico fedele. Don Aniello , animato dal suo zelo sacerdotale, ha fatto riesumare il processo di un sacerdote parroco della Sardegna, che da 18 anni espiava il delitto non commesso, a Santo Stefano.

Riesumato il processo, interrogati i testimoni ancora in vita, scovato il vero autore dell'atroce delitto, il sacerdote risultò innocente e fu scarcerato.

Monsignor Arborio Mella di Sant'Elia del Vaticano, si interessò perchè il sacerdote ergastolano venisse in terraferma ed inviò da Roma un monaco trappista delle tre Fontane a prelevarlo. Ricordo, perchè ho assistito quando al pontile "Costanzo Ciano" di Gaeta, dove si ormeggiava il postalino proveniente dalle isole ponziane, sbarcò il monaco ed il sacerdote, che indossava un vestito molto dimesso. Erano i primi giorni di giugno del 1942. Monsignor Arborino Mella di Sant'Elia, suo paesano, gli inviò, da Roma, tutti gli abiti da sacerdote.

Era il giorno del "Corpus Domini" di quell'anno 1942; ci trovavamo in sacrestia della cattedrale e si facevano i preparativi della processione; si trovava presente anche l'ex ergastolano-sacerdote, che indossava, per la prima volta, dopo 18 anni una "talare" nuova. Mons. Arcivescovo Casaroli invita quel sacerdote ad indossare la cotta bianca e prendere parte alla processione del SS. Sacramento con il clero. Quando Don Giovanni, tale era il suo nome, si trovò vestito con la sottana e la cotta bianca, si sentì riabilitato sacerdote, scoppiò in un dirotto pianto, tale che fece piangere tutti noi presenti..."

Nota :

Don Aniello Conte, cappellano dell'ergastolo di Santo Stefano era un mio prozio, il fratello di nonno  Salvatore. Mia madre Elvira raccontava spesso di lui.


L'ergastolo di Santo Stefano


L'ergastolo di Santo Stefano visto dall'alto


Don Aniello Conte, cappellano dell'ergastolo di Santo Stefano



Il racconto di don Paolo Capobianco sul mensile "Il Golfo" 
(Un ringraziamento va a Filomena Gargiulo)

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