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domenica 30 ottobre 2022

Il culto dei morti all'isola di Ponza

 Quest'anno il cimitero di Ponza è stato chiuso molti mesi per lavori importanti e improrogabili. Durante l'estate infatti non ho potuto visitare i miei cari, sono arrivata davanti al cancello solo per recitare una preghiera. Il culto dei morti è molto sentito, come in altri luoghi, in questo periodo in particolare, a ridosso della Commemorazione dei defunti.

Secondo la credenza popolare nella notte tra il 1 e il 2 novembre le anime dei defunti tornano dall’aldilà per visitare le loro case e i loro cari.
Mia nonna mi raccontava di processioni di anime che dal cimitero attraversavano le strade del paese.
A Ponza, ma non solo, si usava apparecchiare la tavola per dare, idealmente, ai propri cari un ristoro.
Da bambina, ricordo che si metteva la scarpa per ricevere i doni e che il giorno dopo però dovevamo andare al cimitero per ringraziare i morti.
Ricordo pure la grande esposizione di giocattoli dell’Emporio Musella proprio sulla salita della Madonna che porta al cimitero.
E noi bambini ci credevamo…
Altri tempi!!!


La chiesetta del Cimitero, questa foto l'ho scattata da fuori al cancello (Agosto 2022)











Queste foto del cimitero di Ponza  le ho scattate negli anni passati



L'Emporio Musella. Sulla porta del negozio si intravede la proprietaria, Anna Avellino Musella. Purtroppo questo negozio ormai è chiuso.


La tavola imbandita per i morti (Immagine reperita in rete)

venerdì 28 ottobre 2022

U summe u pertuse

 Questo racconto è tratto dal libro di Ernesto Prudente "ALFAZETA Voci del dialetto ponziano".

Ecco le sue parole:

"In uno di quei soliti pomeriggi estivi degli anni sessanta, attraversavo la banchina Di Fazio diretto in piazza. Sul banchetto della pescheria di Giosuè, Peppe u ruosse, Peppe il grande, per distinguerlo dal cugino, Peppe u pitte, Peppe il piccolo, armeggiava intorno ad un pezzo di lamiera. I due Peppe erano soci della Francesca Maria, una barca che avevano adibita a cianciola. Eravamo e siamo amici. Mi fermai e gli chiesi cosa stesse facendo. "Sto facendo un cappellone per nascondere la luce della lampara. Questa sera andremo "ncòppe u summe u pertuse". Peppe il piccolo, è stato questa mattina con il frontonese a prendere i segnali di allineamento."

"U summe u pertuse" è una secca che si trova a due miglia a nord della punta di ponente di Zannone. Era una secca sconosciuta alla totalità dei pescatori isolani. La conoscevano, e la frequentavano, soltanto il maresciallo di Frontone, un vecchio sottufficiale della marina militare, che è andato in pensione nel 1920 e, ha goduto di questa pensione fino al 1992 anno della sua morte, a centodue anni, e il frontonese, un abitante di Frontone. Di quei tempi, quando le barche non erano ancora fornite delle attrezzature moderne, "u summe u pertuse" era considerato come il pianeta Marte. Si sapeva della sua esistenza ma nessuno sapeva come arrivarci. L'idea mi entusiasmò e subito manifestai a Peppe la mia presenza a bordo quella sera. 

Perchè il cappellone, perchè nascondere la luce? 

Peppe mi disse che diverse lampare di Terracina venivano tutte le sere a pescare nelle acque di Ponza e far conoscere loro la posizione del "summe u pertuse" significava trasferire la proprietà".

Ero emozionato quando la Francesca Maria si mosse dalla banchina del porto di Ponza e con me lo erano tutti, compreso Peppe il piccolo che era il capopesca.

Andavamo verso l'ignoto.

Come superammo la Cala del Mariuolo, la punta di ponente di Zannone, Peppe diresse la prua verso la secca della ghiaia dove lasciammo, facendole dare fondo, una delle due barchette, ognuna con una lampara, di cui era dotata la Francesca Maria e che le teneva a traino. In coperta poi aveva un piccolo canotto, talmente piccolo da non  poter imbarcare più di tre persone. Ritornammo verso ponente per avere di poppa uno dei segnali di rilevamento. 

La Francesca Maria aveva un motore senza frizione per cui non poteva andare indietro. Il motore si ingranava solo con la marcia avanti. Fermarsi sul "comignolo" di uno scoglio era appannaggio solo di Peppe.

Per tutto il tragitto ero a poppa a fianco di Peppe il piccolo. L'altro Peppe, il grande, era su una delle due luci, così si chiamano le barche con la lampara, e armeggiava ancora attorno al cappellone. 

Sul sedile di poppa Peppe teneva anche la bussola, cosa mai notata prima e in altre circostanze. Peppe mi teneva informato di ogni e qualsiasi manovra. Camminavamo, così dicono i pescatori, sulla scia del segnale del dritto di poppa. Il faro della Guardia ad un passo di larghezza dalla punta del Mariuolo di Zannone. L'altro segnale doveva ancora apparire e apparve, sempre secondo Peppe, quando eravamo a due miglia da Zannone. Peppe fece sgranare l'elica e la Francesca Maria proseguì con l'abbrivo. Peppe osservava le rocce di Zannone come un subacqueo scruta, con la pila, l'interno di una tana.

Fece mettere in acqua un canottino, dove, su invito di Peppe, presi posto con Vincenzo Costanzo che ora vive a New York. Lo scandaglio che avevamo era un grosso pezzo di piombo, pesante, a mio parere, dai cinque ai dieci chili, legato da una lunga cordicella. Ci fece spostare di circa venti metri più a nord dalla posizione della barca quando diede ordine di calare lo scandaglio. Vincenzo lo calò e la corda, richiamata dal peso, scivolò fino ai settanta metri. Peppe traguardava il segnale di rilevamento su Zannone. L'altro, il cui punto era il faro della Guardia, era di facile accesso. Ci fece spostare ancora di una decina di metri e Vincenzo ripetè l'operazione. Questa volta, però, la corsa del piombo verso il fondo venne arrestata dall'incontro con la cima della secca. Vincenzo nel ritirare il peso misurò le bracciate: ventotto.   A bordo tutti applaudirono. Fu una festa. Avevamo scoperto un nuovo pianeta.

Peppe il grande con la sua barca si portò vicino al canotto e diede fondo. L'ancora della sua barca, come il piombo precedentemente, si posò sulla cresta dello scoglio. Dimenticavo di dire che Vincenzo, nel tirare lo scandaglio, portò a galla due nassòtte. Si erano spezzate e in una c'erano due saraghi. La Francesca Maria rimase nei paraggi della barca con la luce, non ancora accesa, perchè nei dintorni di Gavi si erano appostate le barche di Terracina e una di queste ad un certo punto si diresse verso di noi. Peppe allora diede ordine all'altro Peppe d salpare e di dare la cima di rimorchio per essere traghettato sulla secca della Ghiaia. Guardai la rotta sulla bussola e guardai l'ora sul mio orologio. Annotai nella memoria anche la sistemazione di alcune stelle alle mie spalle.

Quando Peppe , sulla secca della Ghiaia, diede ordine di fermare il motore, erano trascorsi undici minuti. La barca terracinese scandagliò quella zona per più di un'ora. Sapevano della secca d'u summe u pertuse ma non riuscendo a trovarla presero il cammino per Palmarola. Quando le luci si persero all'orizzonte chiesi a Peppe di ritornare sulla nostra scoperta. Peppe fece presente che di notte, non vedendo il segnale di Zannone, la cosa sarebbe stata impossibile. Replicai che ero a conoscenza, da dove ci trovavamo, della rotta della bussola e del tempo di navigazione ed anche della posizione di alcune stelle che avevo attentamente osservato.

Per farmi contento, non mi ha mai detto no ad una qualsiasi richiesta, facemmo la navigazione inversa. Seguivo la bussola e le stelle come un Noè moderno. Al decimo minuto feci fermare il motore e procedemmo con l'abbrivio. Fu Peppe  il grande a calare in acqua l'ancorotto della sua barca e al primo affondo si trovò sulla testata della secca. U summe u pertuse ci era diventato familiare. Gioimmo più di prima.. Facemmo tutti, un giro panoramico con lo sguardo per vedere se ci fossero luci straniere. Buio pesto, totale e completo. Peppe accese la sua luce con il cappellone intorno. Era impossibile notarla da lontano. Ma il fondo lo illuminava e come. 

L'equipaggio si rifugiò, come era uso, sottocoperta. A poppa rimanemmo solo Peppe ed io. Eravamo in attesa dell'altro Peppe che non tardò a venire. "Viène a murate e porte Ernesto". Salimmo sul canotto e ci portammo nelle vicinanze della luce. Che cosa si presentò ai miei increduli occhi: squadroni di lacièrte, ordinati e composti, come reparti di militari ad una rivista di parata, guazzavano nel mare calmo d'u summe u pertuse. Ritornammo subito a bordo dove Peppe chiamò tutti in coperta. Sul canotto  dove prese posto Vincenzo, era il suo posto di combattimento, venne subito lanciata la cima della stazza della rete. Quando Peppe il piccolo, dopo conciabolo sulla corrente con il cugino, emise il comando. molla, la rete scivolò sulla murata della barca verso il mare. Alla distanza che ritenne giusta attonnò e la Francesca mise la prua sul canotto dove Vincenzo aveva acceso, per farsi notare, una lampada a petrolio.

I lacièrti vennero accerchiati e subito venne tirato a verricello il cavo che, attraverso una serie di anelli, serviva a stringere la parte bassa della rete. La rete diventava un grande sacco, aperto solo in superficie, Peppe il grande, u luciaiuolo, era con la sua barca al centro della rete ed ad un certpo momento dopo una attenta osservazione, lanciò il grido che tutti aspettavamo: "stanne a inte", stanno dentro, li abbiamo accerchiati.

Il recupero della rete avvenne con lena, vigoria e entusiasmo. Si voleva far presto per imbarcare il pesce sulla nave in partenza alle quattro e mezzo per Formia. Sarebbero arrivati sul mercato ventiquattro ore prima e freschi. E con la stessa sollecitudine e solerzia venne fatto uso del coppo. In pochissimo tempo la rete venne svuotata e la coperta della Francesca Maria disseminata di pesce fino all'orlo. Per non traboccare riempimmo una ventina di casse che depositammo sull'osteriggio del motore. Diversi marinai presero posto sulle barche delle luci.

Arrivammo in porto in tempo utile da incassettare il pesce e trasferirlo sull'isola di Ponza, la nave di collegamento con Formia."

Una storia di pesca ponzese!!!



La barca Francesca Maria nel porto di Ponza


Una barca carica di cassette di pesce

(Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)






Isola di Zannone, agosto 2020




Isola di Zannone, agosto 2019

mercoledì 26 ottobre 2022

Un proverbio ponzese

 Ognune s'arremègge e a varche mje sta sèmpe mmièzze u mare

(ognuno si ormeggia e la mia barca sta sempre in mezzo al mare)

Lo dice chi non riesce a trovare una sistemazione di lavoro


(Dal libro di Ernesto Prudente "A Pànje - i proverbi di Ponza")






Isola di Ponza, ottobre 2022 (Foto di Rossano Di Loreto)

domenica 23 ottobre 2022

Lina la partigiana

 Sicuramente i ponzesi non conoscevano il passato di sofferenza di quella signora che aveva fatto costruire la sua casa sopra Frontone.

Lina Meiffret, moglie del dottor Mario Scudieri conosciuto dai ponzesi come il "medico dei papi", era stata partigiana e venne deportata nei campi di concentramento, in Germania. La sua storia è raccontata nel libro "Lina Partigiana amica del giovane Calvino" da Daniela Cassini e Sarah Clarke.  In questo libro emerge una donna attiva, letterata, che incontra personaggi molto importanti, tra cui Italo Calvino,  che lottano contro il nazifascismo.

Finita la guerra Lina trova in Ponza un luogo  dove poter rifugiarsi e scrivere poesie

Ecco un piccolo brano del libro che riguarda Lina e il suo soggiorno a Ponza:

"Alla fine della guerra, Lina acquista a Ponza alcuni terreni in località Frontone dove dal 1947 in poi comincia la costruzione della casa che la ospiterà  fino agli ultimi anni della sua vita. In quella parte dell'isola si trova una delle poche spiagge di Ponza, quella di Frontone appunto, dove Lina amava fare lunghe passeggiate con il suo cane Nerone, passando per ciò che restava della cava di perlite (vasche per la decantazione del caolino con blocchi ben squadrati), oggi paradiso dei turisti.

La casa domina il mare dall'alto, fondendosi con l'azzurro del cielo, e si affaccia sulla cala del Paradiso su cui incombono i resti del fortino borbonico. Da quella posizione si ha da una parte una magnifica vista sull'insenatura del porto dell'isola, con le sue luci e i suoi colori, mentre dall'altra lo sguardo spazia sul tratto della costa orientale dominato da un susseguirsi di golfi ed insenature, su cui la luce del sole e il riverbero dell'acqua compiono continue trasformazioni. Per arrivare a Frontone, si doveva passare per una lunga stradina sterrata che un tempo era percorribile solo a piedi e che attraversava lunghi tratti dominati dalla macchia mediterranea, tra mirti, cespugli di ulivi e di ginestre, agavi maestose e sculture di fichi d'india: tutti elementi che ricorrono costantemente nelle poesie di questa sezione. E lassù, in alto, dove il mare si confonde con il cielo, ecco Tre Venti, dove lo sguardo viene rapito dall'isola di Palmarola che domina incontrastata questa parte di mare.

E' in questo paradiso che tanto ricorda probabilmente la costa di Ponente, che Lina  cerca rifugio e conforto, è qui che nascono e prendono forma alcune delle poesie più belle, è qui che si isola circondata dai gatti (era chiamata ed è ancora ricordata oggi come "la gattara") e dalla natura, è qui che vive , rimasta vedova, sommersa dai suoi libri e dal suo passato."

(Brano tratto dal libro di Daniela Cassini e Sarah Clarke "Lina. Partigiana e letterata, amica del giovane Calvino")



Isola di Ponza, località Frontone. Nel cerchio la casa di Lina Meiffret Scudieri. (Foto di Rossano Di Loreto)



Lina Meiffret da giovane



Lina Meiffret a Frontone, isola di Ponza (Foto tratte da Cenni di storia della Resistenza nell'Imperiese)



La copertina del libro "Lina. Partigiana e letterata, amica del giovane Calvino"


venerdì 21 ottobre 2022

Il Giudicato

 All'isola di Ponza, nel centro storico,  c'è un agglomerato di case con una loggia che viene chiamato Giudicato.

Sicuramente prende il nome dal fatto che in quel luogo, anticamente, c'era la Pretura. 

La Pretura successivamente negli anni '20 era collocata nel palazzo rosa, in via Parata, proprio dove ora abita mia madre. Poi fu spostata in via Madonna.

Ma tornando al Giudicato per me è un luogo molto caro perchè vi abitavano i miei nonni paterni Peppino e Olimpia. Si raggiunge attraverso delle scalette dove su un muro c'è una piccola edicola votiva, antica, con il quadro della Madonna del Carmine. Ogni 16 luglio si faceva festa e ricordo ancora le persone che vi abitavano, oltre ai miei nonni, Miliuccia, Urania, Veruccèlla, Martina, Maria i Bancherrotte...

Quanta vita c'era su quella loggia!!!

Quanti ricordi!!!

Mia figlia Marianna quest'estate ha scattato qualche foto di questo luogo.











Agosto 2022, foto di Marianna Licari

mercoledì 19 ottobre 2022

U lumme

 U lumme, in dialetto ponzese, è il lume, la lampada a petrolio.

Un tempo, quando a Ponza non c'era l'energia elettrica, in ogni casa c'erano i lumme. Alcuni erano di una bellezza indescrivibile, decorati come questo della foto ed erano posizionati sul comò della camera da letto.

Questo della foto era nell'abitazione di Titina Conte, sulla Parata, e certamente apparteneva ai suoi genitori Carlino e Lucia.

Anche nonna Olimpia aveva sul comò i lumme.

Chissà nelle case ponzesi quanti ce ne sono ancora...


(Per gentile concessione di Salvatore Migliaccio, il nipote)



domenica 16 ottobre 2022

San Silverio a Vignola

 Lungo le coste della Sardegna i pescatori ponzesi arrivavano nel mese di marzo per la loro campagna di pesca. Lavoro durissimo e mesi lontano dalle loro famiglie.

Con i pescatori c'era sempre il loro Santo protettore, San Silverio.

San Silverio è in molte località della Sardegna come Arbatax, Golfo Aranci, Carloforte, Cagliari, Olbia...

Sulla spiaggia di Vignola, a Punta dei Francesi, nel nord della Sardegna,  c'è una chiesetta dedicata a San Silverio che ha una storia affascinante come ci racconta Gino Usai nel suo libro "I pescatori ponzesi in Sardegna dal Settecento ai giorni nostri"

"Negli anni Venti del Novecento la spiaggia di Vignola divenne per i pescatori ponzesi un punto di riferimento importante. Lì i ponzesi pescavano aragoste in gran quantità e aspettavano i bastimenti che le trasportavano sui mercati di Marsiglia e Barcellona.

Col tempo si formò in quella baia un gruppo sempre più numeroso di barche ponzesi che si fermavano a pescare per un periodo di circa sei mesi.  I pescatori di notte dormivano sulle barche, altri si attendavano sulla spiaggia all'addiaccio."

"Antonio Peru e sua moglie Rosa Mannoni, proprietari di alcune terre prospicienti la spiaggia, vedendo questi uomini che vivevano in condizioni estreme, decisero di costruire uno stabile in muratura che servisse loro come riparo nelle notti di tempesta, e così fu fatto. Poi nel 1938, i pescatori con il consenso dei proprietari, vollero trasformare quella piccola costruzione in una chiesetta dedicata a S.Silverio, pur restando prezioso riparo nelle notti di pioggia.

Ancora oggi ogni anno in quel luogo il 20 giugno si festeggia San Silverio. Uno degli artefici di questa meravigliosa storia di Vignola è stato Costantino Vitiello, che arrivò in questi paraggi da bambino."

I pescatori ponzesi trasportarono durante uno dei loro viaggi la statua di San Silverio. Tra loro e le famiglie della zona si instaurò un grande rapporto di amicizia. I pescatori fornivano pesce fresco in cambio di acqua potabile e prodotti della terra. 

Dove c'è un ponzese c'è San Silverio...



La chiesetta di San Silverio


La statua di San Silverio

(Foto tratte dal libro di Silverio Mazzella "Le ore del giorno, i giorni dell'anno, gli anni della vita")




L'interno della chiesetta (Immagine reperita in rete)


Costantino Vitiello ritornò dopo tanti anni, ormai anziano, a Vignola
(Foto tratta dal libro di Silverio Mazzella " Ponzesi gente di mare. Storie di barche, di pesca, di navigazione")


venerdì 14 ottobre 2022

E guardo il mondo da un oblò...

 Ci sono finestre che agiscono da richiamo. Una volta che catturano lo sguardo lo fanno prigioniero e da quel momento la vista non sarà più la stessa. (Maurizio Lamborgese, il velista)

Isola di Ponza, Santa Maria, ottobre 2022.

Foto di Maurizio Lamborgese, il velista, scattata dall'oblò della barca Maria Cristina

(Per gentile concessione di Maurizio Lamborgese)




mercoledì 12 ottobre 2022

Un matrimonio ponzese del 1955

 Gli sposi sono Dora Capone e Giovanni Tricoli e sono convolati a nozze nel 1955. Dora abitava sopra Giancos mentre Giovanni in via Madonna.

Giovanni, a Ponza era un falegname come anche suo padre Vincenzo ed i suoi fratelli. Negli Stati Uniti era un designer.

https://www.facebook.com/marie.soccitricoli/videos/10223085524195818

Questo video del loro matrimonio mi è stato inviato dalla figlia Marie Tricoli - Socci da cui ho tratto alcune foto. E' una Ponza antica ed è molto interessante, da vedere.

(Per gentile concessione di Marie Tricoli - Socci)


La sposa Dora Capone


Gli sposi escono dalla chiesa


Monsignor Luigi Dies e si intravede don Salvatore Tagliamonte


Monsignor Luigi Dies che ha officiato il matrimonio


Queste foto sono tratte dal video


Il corteo nuziale


domenica 9 ottobre 2022

L'alba di un nuovo giorno...all'isola di Ponza

 L'alba ha un qualcosa di magico poi all'isola di Ponza è spettacolare, ogni giorno è diversa, i colori sono fantastici.

Ottobre 2022, foto di Rossano Di Loreto